domenica 26 dicembre 2010
Non ci sono più gli eroi di una volta
Saviano, Assange, moderni eroi della comunicazione, uomini che rischiano in prima persona raccontando cose che qualcuno non vorrebbe far sapere. Eppure non mi convincono. Perchè anche loro non riescono a stare lontano dai riflettori, non rinunciano a fare le prime donne e a tirar su quakche soldino dalle loro comparsate televisive o letterarie. Per esempio, è di poche ore fa la notizia che Assange, profeta dei segreti di Pulcinella di wikileaks, ha in ballo un accordo da un milione e mezzo di dollari per la sua autobiografia. E sorvoliamo sul compenso avuto da Saviano per farsi usare da quella gatta morta di Fabio Fazio. Non mi fido degli eroi a pagamento, non li trovo credibili. Non mi fido di chi denuncia gli omicidi dei camorristi e invece giustifica l'eutanasia. Distinguendo tra chi è morto perchè dava fastidio all'Onorata Società e chi è morto perchè era di peso alla Società Moderna. E' in scena l'eroe, ciak, applausi.
mercoledì 15 dicembre 2010
Parla, mento
In questi giorni abbiamo visto deputati venduti e comprati, urlatori con le vene del collo gonfie, moralisti immorali e pacifisti rissosi. Abbiamo visto cosa si riesce a fare pur di mantenere il potere, e cosa si riese a fare pur di conquistarlo. Il Parlamento è diventato la discarica dei rifiuti tossici delle fabbriche del Potere. La realtà è da un'altra parte, sta nella fatica quotidiana del vivere, di chi ogni mattina poggia i piedi sulla terra cercando di sostenersi nonostante i venti contrari. La realtà appartiene a chi la suda ogni giorno cercando di dare un senso ai propri sacrifici. A chi rifiuta la violenza rivoluzionaria, che fa comodo solo ai potenti. A chi ogni giorno crea i presupposti di una civiltà rinnovata, pagando di persona.
venerdì 3 dicembre 2010
Partiti con Kriterion
La nostra Associazione - Kriterion Famiglia e Persona - ha avuto il suo battesimo del fuoco: il 6 novembre le danze sono iniziate con una giornata di aggiornamento per medici e psicologi su cefalea ed obesità in età evolutiva. Il 27 abbiamo continuato con un'altra giornata sul rapporto tra psicoterapia e dimensione religiosa del paziente. Siamo molto soddisfatti per la riuscita degli eventi e per la competenza di chi ci ha aiutato nella realizzazione. Un ringraziamento speciale all'Associazione Ali di Scorta che ha sostenuto in modo fattivo la macchina dell'organizzazione.
I partecipanti hanno mostrato interesse alle tematiche trattate e hanno chiesto esplicitamente di poter continuare ad aprofondire alcuni argomenti. Speriamo di poter risopndere positivamente quanto prima a queste richieste.
Per il prossimo futuro un'altra novità. Sta per partire una versione "matura" e strutturata della Bottega dello Psicologo. Sarà un appuntamento mensile con giovani psicologi e psicoterapeuti in formazione, per confrontarsi, scambiare esperienze, discutere delle tematiche professionali più scottanti, senza condizionamenti di scuola o ideologici. All'insegna della Psicologia del Reale, su cui Kriterion vuole investire le sue risorse e le sue riflessioni. Sul sito e sul blog metteremo appena possibile le informazioni per tutti gli interessati. Nelle nostre intenzioni la Bottega dovrà essere un luogo di pensiero per produrre iniziative concrete. Nell'interesse della Persona e della Famiglia.
Insomma, siamo partiti. Per lavorare con criterio.
I partecipanti hanno mostrato interesse alle tematiche trattate e hanno chiesto esplicitamente di poter continuare ad aprofondire alcuni argomenti. Speriamo di poter risopndere positivamente quanto prima a queste richieste.
Per il prossimo futuro un'altra novità. Sta per partire una versione "matura" e strutturata della Bottega dello Psicologo. Sarà un appuntamento mensile con giovani psicologi e psicoterapeuti in formazione, per confrontarsi, scambiare esperienze, discutere delle tematiche professionali più scottanti, senza condizionamenti di scuola o ideologici. All'insegna della Psicologia del Reale, su cui Kriterion vuole investire le sue risorse e le sue riflessioni. Sul sito e sul blog metteremo appena possibile le informazioni per tutti gli interessati. Nelle nostre intenzioni la Bottega dovrà essere un luogo di pensiero per produrre iniziative concrete. Nell'interesse della Persona e della Famiglia.
Insomma, siamo partiti. Per lavorare con criterio.
domenica 7 novembre 2010
Chi edifica, chi demolisce, e chi...
Oggi è stata ufficialmente consacrata dal Papa la splendida Sagrada Familia, Basilica di Barcellona progettata e ancor prima meditata dall'architetto spagnolo Antonio Gaudì, prossimamente beato. Un cantiere lungo 120 anni e non ancora completamente terminato, per realizzare una moderna cattedrale che nulla ha da invidiare alle cattedrali europee che hanno fatto grande l'europa dal medioevo in poi.
Lontana mille miglia dalle orribili chiese in cemento che imperversano nelle nostre periferie, o da mostri edilizi frutto delle notti da incubo di muratori travestiti da architetti (vedi ad esempio lo stomachevole edificio per Padre Pio fatto a San Giovanni Rotondo), la Sagrada Familia è una chiesa moderna, ma rispettosa della liturgia, dell'architettura sacra, dei fedeli che devono entrarci e soprattutto del Divino che deve abitarla.
Quasi contemporaneamente a Pompei, trascurata da un'amministrazione sciatta e menfreghista, profondamente ignorante e senza onore, è venuta giù la Casa dei Gladiatori, un sito importante della città sepolta che è uno dei pochi richiami turistici ed economici ancora in grado di convincere i turisti ad affacciarsi nel turpe degrado della Campania.
Insomma, la fede in Dio si dimostra l'unico motore per la realizzazione e il mantenimento di opere belle e valide nei secoli, senza quella il mondo va in pezzi.
Mentre tutto questo accadeva, nelle vie adiacenti al passaggio del Papa un gruppo di duecento gay e lesbiche si baciavano tra di loro. Lo so che non c'entra niente col discorso, ma ci tenevano tanto a farsi notare che me sembrava brutto non dirvelo.
Per saperne di più sulla Sagrada Familia
La Sagrada Familia |
Qui una volata c'era... |
Insomma, la fede in Dio si dimostra l'unico motore per la realizzazione e il mantenimento di opere belle e valide nei secoli, senza quella il mondo va in pezzi.
Mentre tutto questo accadeva, nelle vie adiacenti al passaggio del Papa un gruppo di duecento gay e lesbiche si baciavano tra di loro. Lo so che non c'entra niente col discorso, ma ci tenevano tanto a farsi notare che me sembrava brutto non dirvelo.
Per saperne di più sulla Sagrada Familia
mercoledì 27 ottobre 2010
Per un possibile manifesto della nuova psicologia
La realtà è semplice. La realtà è vera. La realtà è accessibile.
Una certa psicologia ha la grave colpa di aver cancellato l'immediatezza del reale. Ha imposto tesi precostituite, ha creato il sospetto, ha trascurato le essenze. Si è armata di arroganza e presunzione. Ha negato la normalità, ha ignorato l'amore. Ha ripudiato sua madre, la filosofia, e suo padre, il buon senso, e si è scolpita una realtà fitttizia. Ha mercanteggiato con la medicina, succhiandone il determinismo, che fa di un essere nato libero una macchina programmata. Si è fatta religione ed ha preteso l'adorazione.
La psicologia del reale non desidera questo culto:
1. Considera l'uomo una totalità composta di corpo e di un princio unificante che è forma e principio di vita.
2. Questo principio di vita agisce all'interno di un contesto che si dissolve. Il mondo materiale va verso la morte.
3. L'essere umano sente di voler vivere e di avere una finalità nel suo vivere, ma si scontra con una realtà che soccombe sotto il peso del tempo e della sua fragilità.
4. Per tutto il tempo della sua esistenza l'uomo cerca di trovare delle soluzioni al dilemma: Come realizzarsi ed essere felice in una realtà che va verso il dissolvimento? Per questo dilemma ci sono infinite soluzioni sbagliate (cioè tutte le forme di autosalvezza), ma che nascono tutte dalla pretesa di affidarsi solo alle propri e risorse.
5. La soluzione che la Psicologia della realtà ritiene conforme è quella che:
- accoglie in sè i propri limiti;
- si adegua alla realtà che sovrasta ogni essere umano;
- accetta la propria verità e non la nasconde;
- fa riferimento ad una norma esterna che è la morale naturale;
- va verso gli altri praticando le regole del vivere sociale;
- non si abbandona passivamente al dissolvimimento (atteggiamento che porta alla depressione), nè frappone ostacoli artificiosi (ostacoli che nella vita delle persone si manifestano come nevrosi), ma persegue un progetto che travalica l'immediato;
- dedica tutta la propria intelligenza alla ricerca di un senso che poggi su razionalità, concretezza e verità.
Una certa psicologia ha la grave colpa di aver cancellato l'immediatezza del reale. Ha imposto tesi precostituite, ha creato il sospetto, ha trascurato le essenze. Si è armata di arroganza e presunzione. Ha negato la normalità, ha ignorato l'amore. Ha ripudiato sua madre, la filosofia, e suo padre, il buon senso, e si è scolpita una realtà fitttizia. Ha mercanteggiato con la medicina, succhiandone il determinismo, che fa di un essere nato libero una macchina programmata. Si è fatta religione ed ha preteso l'adorazione.
La psicologia del reale non desidera questo culto:
1. Considera l'uomo una totalità composta di corpo e di un princio unificante che è forma e principio di vita.
2. Questo principio di vita agisce all'interno di un contesto che si dissolve. Il mondo materiale va verso la morte.
3. L'essere umano sente di voler vivere e di avere una finalità nel suo vivere, ma si scontra con una realtà che soccombe sotto il peso del tempo e della sua fragilità.
4. Per tutto il tempo della sua esistenza l'uomo cerca di trovare delle soluzioni al dilemma: Come realizzarsi ed essere felice in una realtà che va verso il dissolvimento? Per questo dilemma ci sono infinite soluzioni sbagliate (cioè tutte le forme di autosalvezza), ma che nascono tutte dalla pretesa di affidarsi solo alle propri e risorse.
5. La soluzione che la Psicologia della realtà ritiene conforme è quella che:
- accoglie in sè i propri limiti;
- si adegua alla realtà che sovrasta ogni essere umano;
- accetta la propria verità e non la nasconde;
- fa riferimento ad una norma esterna che è la morale naturale;
- va verso gli altri praticando le regole del vivere sociale;
- non si abbandona passivamente al dissolvimimento (atteggiamento che porta alla depressione), nè frappone ostacoli artificiosi (ostacoli che nella vita delle persone si manifestano come nevrosi), ma persegue un progetto che travalica l'immediato;
- dedica tutta la propria intelligenza alla ricerca di un senso che poggi su razionalità, concretezza e verità.
venerdì 15 ottobre 2010
Violenze
Esplode, senza freno. Basta una minima provocazione e si manda in coma una donna nella metropolitana. Basta un cane investito (per colpa del padrone) che il padrone stesso quasi uccide il tassista. Basta una trasferta calcistica per mettere aferro e fuoco una città. Basta un pò d'attrazione sessuale e scatta la violenza carnale e magari l'omicidio.
Che nel profondo del cuore umano vi fosse l'inferno era risaputo, che le sue porte si stiano spalancano sempre più ce ne stiamo accorgendo. E' una frazione di secondo quella che passa tra il provare un impulso e metterlo in atto, "acting out" si dice in gergo tecnico. A molti sarà venuto di pensare, di fronte ad una persona insopportabile e provocatoria: "Ho voglia di strozzarla". Un uomo rimuove subito il pensiero con un altro pensiero: "A quale rabbia mi porta questa qui, meglio che la lascio perdere sennò posso dire o fare qualcosa di cui posso pentirmi". Questo le persone equilibrate e mature. Capita invece, sempre più frequentemente, che ci sia chi questo filtro mentale non lo fa partire e le mani al collo le mette veramente. Perchè capita? Perchè ci sono individui incapaci di utilizzare un filtro tra le emozioni e l'azione? Le ragioni possono essere tante. Le più frequenti sono certo la droga e la l'alcool, sostanze (senza dividerle tra leggere e pesanti) in grado di indebolire, fino a sopprimerle del tutto, le capacità di vigilanza e freno che sono patrimonio di un individuo sano. Ma c'è una questione piiù profonda. Che riguarda l'educazione e perciò la famiglia. I genitori sono abituati a soddisfare ogni desiderio dei figli, a dire di sì ad ogni richiesta, a tollerare ogni scatto d'ira, a non punire, a permettere il libero sfogo di ogni loro passione. Così distruggono nei figli la capacità potenziale di autocontrollo, e li espongono perciò a pericoli enormi. Visto che la società non è in grado di riparare gli sbagli dei genitori ed è da sciocchi caricare la scuola di questa responsabilità che non gli appartiene, le conseguenze le vediamo ogni giorno sul giornale. Mentre accade tutto questo, invece di occuparci di ridare alla famiglia il posto che merita, continuiamo a sbagliare il bersaglio, invocando più poliziotti, più telecamere, più corsi nelle scuole. L'unica cosa che conta è rivalutare la famiglia tradizionale e darle i mezzi e la cultura per svolgere il suo compito.
Soddisfare ogni desiderio? |
sabato 2 ottobre 2010
la pillola ammazza bambini continua ad ammazzare anche qualche mamma.
Ancora due donne morte dopo aver abortito con la Ru486: lo confermano tre esperti dei Cdc («Centres for Disease Control and Prevention») di Atlanta, nell’ultimo numero della prestigiosa rivista scientifica New England Journal of Medicine. Niente paura, sono solo danni collaterali del giorno dopo.
venerdì 1 ottobre 2010
Alla mensa di Epulone
Mi diceva un paziente: "In fondo niente di nuovo sotto il sole, i politici rubavano ieri e continuano a rubare oggi". Discorso un pò facile, un pò semplicistico, ma in un certo senso condivisibile. I governanti e i potenti di ogni epoca sono sempre stati sottoposti alla tentazione di approfittare della loro condizione e di utlizzarla più che per il bene comune, per i propri interessi. "Chi amministra ha minestra" ripetevano i nonni che la sapevano lunga. Non vale la pena rodersi il fegato, nè invocare chissà quale cambiamento. Mutano le facce, non cambiano i cuori. Quello che però mi fa pensare è la profonda differenza che si nota tra i politici di qualche decennio fa e molti di quelli di oggi. Io che mi occupo anche di tossicodipendenza da diverso tempo, osservando certi nostri rappresentanti, ho la netta sensazione di trovarmi fuori da un SerT (Servizio per le Dipendenze), davanti ad un marciapiede, dove persone senza più autocontrollo, dignità personale, senso dei limiti, gridando con la bottiglia in mano, raccontano al condominio di metadone,, di una macchina rubata, dell'ultimo rifugio di fortuna strappato dal barbone di turno. Sono presi dai loro confusi e aggressivi impulsi che a loro sembrano pensieri, digrignano i denti o ridono all'improvviso per l'abbaiare di un cane. Spettacolo tristissimo di persone in cui è difficile stabilire tra droga, alcool disturbo del comportamento e del pensiero, cosa abbia provocato cosa. Alcuni di loro ne usciranno? Forse, ma pochi, solo chi - in un momento di lucidità - sarà capace di guardarsi allo specchio con onestà. E dopo essersi guardato, se avrà ancora qualche risorsa mentale risparmiata dalla droga, chiederà davvero aiuto. Non posso fare a meno di pensare ad una certa classe di politici nostrani (e non distinuguo tra partiti, non mi interessa): cocainomani, molti depravati moralmente, molti ex-picchiatori repressi forzatamente in una giacca e cravatta che non gli appartiene. Si insultano, si accusano reciprocamente, scoperti con le dita nella marmellata si difendono attaccando. Non hanno il senso del limite, non controllano nè le parole, nè i pensieri che dovrebbero anticipare le parole. Non misurano i gesti, sono imbarbariti. Piegano la schiena al più forte, si vendono, si comprano, mancano di ideali e di progetti alti. Si spiano e si ricattano, si scambiano le ragazze che aspirano alle briciole del banchetto. Fanno finta di fare la voce grossa, ma si comportano da cortigiani ossequiosi dei poteri che li hanno messi lì. No, qui non si tratta di non rubare, si tratta di una generazione politica che ha smarrito l'orientamento, e non si salva la destra e non si salva la sinistra. E non si salvano nemmeno i "puri", che vogliono sostituire gli altri. Qualcuno ne verrà fuori? Non riesco a non aver fiducia nel futuro, ma è necessaria davvero una rivolta morale.
domenica 19 settembre 2010
L'Inghilterra che non c'è
Un momento delle celebrazioni |
lunedì 13 settembre 2010
Aggiornamento ECM
Avviso per psicologi e medici delle specializzazioni interessate. L'Associazione Kriterion Famiglia e Persona ha organizzato per il 6 e il 27 novembre 2010 due giornate formative valide per ttenere crediti ecm. Una ha come tema la cefalea e l'obesità in età evolutiva, l'altra gli aspetti religiosi in psicoterapia. Gli interessati possono reperire le informazioni necessarie sul sito dell'Associazione: www.associazionekriterion.it
Chi è interessato, pur non essendo medico o psicologo, può partecipare come semplice uditore.
Chi è interessato, pur non essendo medico o psicologo, può partecipare come semplice uditore.
martedì 7 settembre 2010
Il Chicco alla riscossa
Enrico, detto Chicco, Mentana è da qualche settimana al Tg di la7. In questo breve tempo ha fatto decollare gli ascolti e sera dopo sera il telegiornale dell'emittente ha aumentato il consenso e l'audience. Mentana è bravo, decisamente competente, aggressivo quanto basta, ma con ironia. Un signor giornalista. Ha voglia di far bene e la capacità di riuscirci, i risultati lo stanno premiando. E ora saranno sorci verdi per la concorrenza: il tg di Rai 1 fa sbadigliare, quello di Rai 2 stimola la diuresi. Rai 3 pensa a stracciarsi le vesti, il telegiornale di rete 4 è una passerella comica. Il Tg5 ancora deve capire cosa farà da grande, quello di Italia Uno è la casa degli orrori di un lunapark scadente. In un panorama desolante come questo solo il Tg di Sky sembrava portare un pò di freschezza. A pagamento. Mentana, aiutato da uno studio televisivo dalla scenografia raffinata, è una boccata d'ossigeno.
sabato 28 agosto 2010
"La donna è mobile..." ma non solo lei
Anche la comunicazione è mobile, talmente mobile che l'autorità per le telecomunicazioni ha annunciato il sorpasso: le telefonate col cellulare superano ormai quelle da telefono fisso.
Ci piace avere addosso questa specie di ciambella gonfiabile che ci accompagna nel mare profondo della nostra giornata. Ci da l'idea di essere legati agli altri e in ogni momento di non perdere i contatti e le relazioni col mondo, insomma di non affogare nehli abissi della solitudine. La telefonia mobile è qualcosa di più di un semplice servizio di comunicazione, è respiro, è sicurezza, è esistenza. Esagero? E allora perchè ci portiamo il cellulare dappertutto? Perchè anche solo per scendere in cantina lo mettiamo in tasca? Perchè, se disgraziatamente ci accorgiamo di non aver visto un messaggio inviatoci, ci vengono mille ansie? Perchè se il telefono si scarica ci viene il panico? Perchè non riusciamo a spegnerlo anche in ambienti dove sarebbe richiesto il silenzio? Il telefono che squilla è la prova che esisto, se qualcuno mi cerca evidentemente ci sono. Il modello di telefono che uso fa capire agli altri le mie possibilità economiche, o la mia capacità di indebitarmi pur di non perdere il treno della moda, o ancora lo snobismo di non essere alla moda. Insomma, il cellulare parla di me prima ancora di farmi parlare con te. Ma come abbiamo fatto a non estinguerci quando non avevamo il cellulare?
martedì 27 luglio 2010
Un "Panorama" desolante
Ci mancava l'inchiesta di Panorama su qualche fallito prete omosessuale che di giorno celebra Messa e di notte si aggira tra locali e stradine in cerca di compagnia maschile. Che tristezza. certo non è una novità, lo sappiamo che queste cose esistono, ma non possiamo liquidare il tutto con un semplicistico: "Sono uomini anche loro, possono avere le loro debolezze". Qui si tratta di peggio, si tratta di persone che sono state anni a formarsi, a cui dovrebbe essere stata presentata la serietà e la responsabilità del loro ruolo, persone che potrebbero andare dal loro vescovo e dirgli: "Io lascio, mi rendo conto di non poter più svolgere il mio compito". Ma non lo fanno, continuano a girare da un uomo all'altro, facendosi compatire da chi fa finta di non riconoscerli, drogati fradici di sesso, talmente presi dalla loro febbre da non riuscire nemmeno fare l'unico atto che gli restituirebbe dignità: chiedere aiuto. Nessuno ha il diritto di giudicarli, ma i danni che queste persone fanno alla Chiesa e al mondo è enorme. Va bene che i preti pedofili, i preti omosessuali, i preti con l'amante, i preti che rubano sono sempre di meno rispetto a quelli che si comportano in maniera coerente, e io sono convinto di questo, ma qui è in gioco il sistema educativo di un'intera generazione di sacerdoti. La Chiesa deve interrogarsi seriamente. Il sacerdozio è stato talmente banalizzato e desacralizzato all'interno del cattolicesimo che il prete a forza di sentirsi dire che è uomo tra gli uomini, non teme di diventare uomo con le donne, con gli uomini, o addirittura con i bambini quando il suo livello di perversione deborda. Io, semplice fedele, noto un livello di crisi da allame rosso. Il Papa ha ragione quando dice che il pericolo non viene dall'esterno, ma dall'interno della Chiesa. Occorrerà tanto tempo per riavere una classe sacerdotale nuova; entusiasta, ma concreta; semplice, ma prudente; attenta ai poveri, ma ancor più attenta alla liturgia; che parla per annunciare e non per dialogare. E forse il prezzo da pagare per averla sarà alto.
giovedì 8 luglio 2010
Paul e la saggezza
Aggiornamento finalissima: Paul ha azzeccato anche la vittoria della Spagna. Va bè, non ha rinunciato alla celebrità, vorrà dire che lo utilizzeremo anche per le prossime elezioni (l'exit Paul lo aspetta)
Paul è il polpo ospitato in un acquario tedesco, ma di origini italiane, che le sta acchiappando tutte. Le previsioni, naturalmente, quelle dei risultati del campionato del mondo di calcio. Due scatole vengono messe nella vasca, con i colori delle due squadre che devono giocare e lui va a mangiare proprio in quella che corrisponde alla squadra vittoriosa. Fin'ora ne ha azzeccate sei su sei. Manca solo la finalissima.
Che dire? Paul è l'animale più simpatico del mondo. Una faccia rilassata senza bisogno di psicofarmaci, lo sguardo intelligente di chi vede poca televisione, tentacoli che accarezzano il mondo con delicatezza, che sfiorano le cose senza volersene impadronire. Può darsi che azzeccherà anche l'ultima partita, può darsi di no. Io, se fossi in lui, sbaglierei di proposito, giusto per non mettersi troppo in mostra. Il divismo non lo riguarda, Paul è una persona seria.
Paul è il polpo ospitato in un acquario tedesco, ma di origini italiane, che le sta acchiappando tutte. Le previsioni, naturalmente, quelle dei risultati del campionato del mondo di calcio. Due scatole vengono messe nella vasca, con i colori delle due squadre che devono giocare e lui va a mangiare proprio in quella che corrisponde alla squadra vittoriosa. Fin'ora ne ha azzeccate sei su sei. Manca solo la finalissima.
Che dire? Paul è l'animale più simpatico del mondo. Una faccia rilassata senza bisogno di psicofarmaci, lo sguardo intelligente di chi vede poca televisione, tentacoli che accarezzano il mondo con delicatezza, che sfiorano le cose senza volersene impadronire. Può darsi che azzeccherà anche l'ultima partita, può darsi di no. Io, se fossi in lui, sbaglierei di proposito, giusto per non mettersi troppo in mostra. Il divismo non lo riguarda, Paul è una persona seria.
martedì 29 giugno 2010
Associazione Kriterion, a servizio della famiglia
Sono davvero contento di informare i frequentatori di questo blog che insieme ad alcuni colleghi abbiamo fondato l'Associazione Kriterion Famiglia e Persona. L'idea dell'Associazione è nata dal desiderio di creare un catalizzatore di risorse da mettere a disposizione della famiglia.
Kriterion in greco significa la costellazione dei valori che serve ad orientarsi. In una società totalmente disorientata, che non sa più da dove proviene nè dove vuole andare, l'Associazione propone i suoi "Kriterion": Famiglia e Persona, riscoperti e tutelati nella loro verità oggettiva.
L'Associazione unisce chi ha a cuore l'istituto familiare perchè capisce che il benessere e la felicità dell'individuo originano in esso. Infatti si muove nello spazio dello sviluppo integrale umano all'interno del cuo contesto naturale che è quello familiare.
Kriterion vuole diffondere cultura familiare per gli operatori della salute e dell'informazione. Vuole sostenere e offrire spazi di formazione per i genitori. Vuole promuovere progetti di prevenzione.
I primi progetti che stiamo realizzando sono due giornate di formazione per medici, psichiatri, psicologi, endocrinologi. Una, il prossimo 6 novembre, dedicata alla cefalea e obesità infantile, una, il 27 novembre, in cui si discuterà della gestione delle tematiche religiose in psicoterapia. Stiamo lavorando anche ad un'idea di progetto sull'alcolismo. Molte altre cose verranno. Ci auguriamo di avere numerosi sostenitori e richieste di iscriversi all'Associazione. Non per ottenere qualcosa in cambio (anche se servizi per gli associati ci saranno eccome), ma per poter contribuire fattivamente ad un nuovo rinascimento della famiglia. Questo il link al sito dell'Associazione : http://www.associazionekriterion.it/
sabato 26 giugno 2010
sabato 19 giugno 2010
Un libro "illuminante"
E’ appena arrivato nelle librerie italiane un libro più affascinante di un romanzo dal titolo “Ero Massone. La mia conversione dalla massoneria alla fede” (Piemme). E’ la storia vera di Maurice Caillet, un medico ginecologo, non battezzato, materialista, abortista e anticattolico. Coerente con la sua formazione illuminista, il dott. Caillet entra a far parte della Massoneria. Nel giro di 15 anni viene iniziato alla conoscenza di tutti i segreti delle Logge: iniziazioni, riti, giuramenti, trattamenti di favore, facilitazioni nella raccolta di denaro, incarichi di potere e cariche politiche. Diventa Venerabile Maestro della Loggia di Rennes e fa carriera nel lavoro e in politica, fino a diventare un notabile del Partito Socialista Francese e dirigente del Centro di Esami della Salute di Rennes. Ma è proprio all’apice della sua carriera politica e professionale che accade l’imprevisto. La moglie Claude si ammala gravemente e lo trascina con sé in un ...
... pellegrinaggio a Lourdes. Mentre lei è nelle piscine, Maurice è intirizzito e si ripara nella cripta posta sotto la grotta delle apparizioni.
Vi stavano celebrando una Messa. Maurice non aveva mai prestato attenzione alla celebrazioni di una messa cattolica. La considerava un rito sorpassato, una sorta di superstizione primitiva, ma quando il sacerdote pronuncia le parole di Gesù “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto…” il suo cuore viene toccato.
“Ero razionalista, massone e ateo – scrive nel libro –. Non ero neanche battezzato, ma mia moglie Claude era malata e decidemmo di andare a Lourdes. Mentre lei era nelle piscine, il freddo mi costrinse a rifugiarmi nella Cripta, dove assistetti con interesse alla prima Messa della mia vita. Quando il sacerdote, leggendo il Vangelo, disse: ‘Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto’, ebbi uno shock tremendo perché avevo sentito questa frase il giorno della mia iniziazione al grado di Apprendista ed ero solito ripeterla quando, già Venerabile, iniziavo i profani”.
Al termine della Messa, andai in sacrestia e chiesi immediatamente il Battesimo al sacerdote. Questi, stupefatto quando gli confessai la mia appartenenza massonica e le mie pratiche occultiste, mi disse di andare dall'Arcivescovo di Rennes. Quello fu l'inizio del mio itinerario spirituale”.
Da allora Maurice Caillet ha lasciato la Massoneria ed ha compiuto un itinerario di conversione e purificazione. L’entusiasmo per la fede trovata gli ha dato la forza di affrontare e superare le tante difficoltà e minacce che il mondo materialista e la Massoneria gli hanno posto di fronte.
E’ stato minacciato di morte, lo hanno licenziato per motivi inesistenti, hanno cercato di impedirgli di continuare la sua attività di medico, gli hanno messo contro parenti e figlie.
A causa delle minacce vive ora sotto protezione in Spagna, ma la sua storia e testimonianza sta sollevando dalle paure tante vittime della Massoneria e sta generando altre conversioni.
Il libro scritto da Caillet è la descrizione più chiara e dettagliata di come funziona la Massoneria che lui ha frequentato per 15 anni. Tutto viene spiegato: riti, iniziazione, ragioni, finalità, metodo di controllo, corruzione, negoziazione di promozioni agli alti vertici delle aziende, distribuzione illegale di appalti per le opere pubbliche, intimidazione ed eliminazione di personaggi scomodi.
Caillet non cede mai al sensazionalismo né alle teorie cospiratorie, con metodo razionale e argomenti che emergono dalla sua esperienza personale, illustra le meschinità, la bramosia di potere, l’ideologia, e l’ipocrisia di gruppi di persone che si nascondono dietro ad un ridicolo ritualismo sincretista e agnostico.
Altro che ideali umanisti, secondo Caillet, dietro ai principi di liberà, uguaglianza e fraternità, si nasconde un gruppo di persone il cui fine è il raggiungimento del potere e del possesso, cancellando il Dio unico dei Cristiani e proponendo l’adorazione di idoli vari.
Per l’ex Venerabile Maestro, “la Massoneria, in tutte le sue obbedienze, sostiene il relativismo, che colloca tutte le religioni su uno stesso piano. Da ciò si deduce un relativismo morale: nessuna norma morale ha in sé un'origine divina e, quindi, definitiva, intangibile. La sua morale evolve in funzione del consenso delle società”.
A questo proposito nel libro il dott. Caillet racconta che la Massoneria francese è stata determinante per l'introduzione dell'aborto libero in Francia nel 1974.
Tra i responsabili di questa legge l’ex Venerabile Maestro indica Jean-Pierre Prouteau, Gran Maestro del Grande Oriente di Francia, consigliere dell’allora Primo Ministro Jacques Chirac. Il dottor Pierre Simon, Gran Maestro della Grande Loggia di Francia, consigliere di Simone Veil, allora Ministro della Sanità. I politici erano circondati da quelli che venivano chiamati i "Fratelli tre punti", e il disegno di legge sull'aborto venne elaborato rapidamente. I deputati e i senatori massoni di destra e di sinistra votarono all'unanimità.
Secondo Caillet il materialismo e il relativismo morale hanno portato la Massoneria francese a promuovere tutte le leggi che favoriscono il libertinaggio sessuale, il divorzio senza colpa, la contraccezione chimica e meccanica, l’aborto, le unioni civili e omosessuali, la manipolazione degli embrioni, la depenalizzazione delle droghe leggere e la legalizzazione dell’eutanasia.
Nel suo libro “De la vie avant toute autre chose” (Ed. Mazarine) apparso nel 1979 e poi ritirato dalle librerie su indicazione delle autorità massoniche dell’epoca, il Gran Maestro Pierre Simon ha scritto che “è l’intero concetto di famiglia che si sta ribaltando”.
Antonio Gaspari (ZENIT.org)
... pellegrinaggio a Lourdes. Mentre lei è nelle piscine, Maurice è intirizzito e si ripara nella cripta posta sotto la grotta delle apparizioni.
Vi stavano celebrando una Messa. Maurice non aveva mai prestato attenzione alla celebrazioni di una messa cattolica. La considerava un rito sorpassato, una sorta di superstizione primitiva, ma quando il sacerdote pronuncia le parole di Gesù “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto…” il suo cuore viene toccato.
“Ero razionalista, massone e ateo – scrive nel libro –. Non ero neanche battezzato, ma mia moglie Claude era malata e decidemmo di andare a Lourdes. Mentre lei era nelle piscine, il freddo mi costrinse a rifugiarmi nella Cripta, dove assistetti con interesse alla prima Messa della mia vita. Quando il sacerdote, leggendo il Vangelo, disse: ‘Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto’, ebbi uno shock tremendo perché avevo sentito questa frase il giorno della mia iniziazione al grado di Apprendista ed ero solito ripeterla quando, già Venerabile, iniziavo i profani”.
Al termine della Messa, andai in sacrestia e chiesi immediatamente il Battesimo al sacerdote. Questi, stupefatto quando gli confessai la mia appartenenza massonica e le mie pratiche occultiste, mi disse di andare dall'Arcivescovo di Rennes. Quello fu l'inizio del mio itinerario spirituale”.
Da allora Maurice Caillet ha lasciato la Massoneria ed ha compiuto un itinerario di conversione e purificazione. L’entusiasmo per la fede trovata gli ha dato la forza di affrontare e superare le tante difficoltà e minacce che il mondo materialista e la Massoneria gli hanno posto di fronte.
E’ stato minacciato di morte, lo hanno licenziato per motivi inesistenti, hanno cercato di impedirgli di continuare la sua attività di medico, gli hanno messo contro parenti e figlie.
A causa delle minacce vive ora sotto protezione in Spagna, ma la sua storia e testimonianza sta sollevando dalle paure tante vittime della Massoneria e sta generando altre conversioni.
Il libro scritto da Caillet è la descrizione più chiara e dettagliata di come funziona la Massoneria che lui ha frequentato per 15 anni. Tutto viene spiegato: riti, iniziazione, ragioni, finalità, metodo di controllo, corruzione, negoziazione di promozioni agli alti vertici delle aziende, distribuzione illegale di appalti per le opere pubbliche, intimidazione ed eliminazione di personaggi scomodi.
Caillet non cede mai al sensazionalismo né alle teorie cospiratorie, con metodo razionale e argomenti che emergono dalla sua esperienza personale, illustra le meschinità, la bramosia di potere, l’ideologia, e l’ipocrisia di gruppi di persone che si nascondono dietro ad un ridicolo ritualismo sincretista e agnostico.
Altro che ideali umanisti, secondo Caillet, dietro ai principi di liberà, uguaglianza e fraternità, si nasconde un gruppo di persone il cui fine è il raggiungimento del potere e del possesso, cancellando il Dio unico dei Cristiani e proponendo l’adorazione di idoli vari.
Per l’ex Venerabile Maestro, “la Massoneria, in tutte le sue obbedienze, sostiene il relativismo, che colloca tutte le religioni su uno stesso piano. Da ciò si deduce un relativismo morale: nessuna norma morale ha in sé un'origine divina e, quindi, definitiva, intangibile. La sua morale evolve in funzione del consenso delle società”.
A questo proposito nel libro il dott. Caillet racconta che la Massoneria francese è stata determinante per l'introduzione dell'aborto libero in Francia nel 1974.
Tra i responsabili di questa legge l’ex Venerabile Maestro indica Jean-Pierre Prouteau, Gran Maestro del Grande Oriente di Francia, consigliere dell’allora Primo Ministro Jacques Chirac. Il dottor Pierre Simon, Gran Maestro della Grande Loggia di Francia, consigliere di Simone Veil, allora Ministro della Sanità. I politici erano circondati da quelli che venivano chiamati i "Fratelli tre punti", e il disegno di legge sull'aborto venne elaborato rapidamente. I deputati e i senatori massoni di destra e di sinistra votarono all'unanimità.
Secondo Caillet il materialismo e il relativismo morale hanno portato la Massoneria francese a promuovere tutte le leggi che favoriscono il libertinaggio sessuale, il divorzio senza colpa, la contraccezione chimica e meccanica, l’aborto, le unioni civili e omosessuali, la manipolazione degli embrioni, la depenalizzazione delle droghe leggere e la legalizzazione dell’eutanasia.
Nel suo libro “De la vie avant toute autre chose” (Ed. Mazarine) apparso nel 1979 e poi ritirato dalle librerie su indicazione delle autorità massoniche dell’epoca, il Gran Maestro Pierre Simon ha scritto che “è l’intero concetto di famiglia che si sta ribaltando”.
Antonio Gaspari (ZENIT.org)
martedì 15 giugno 2010
Ancora sulla pedagogia "Moderna"
Riprendo un pezzo di Alessandro Giorgiutti (dal periodico Tempi)
Il muro di silenzio della Odenwald
Il muro di silenzio della OdenwaldIl liceo tedesco delle élite sessantottine dove si teorizza che insegnare è sbagliato e che non c’è differenza tra adulti e bambini. E dove si sono verificati stupri di gruppo e sevizie su minori - Se non avete mai sentito parlare della scuola tedesca Odenwaldschule la colpa non è vostra. Nei giorni in cui si pubblicavano articoli scandalizzati sul fratello del Papa, don Georg Ratzinger, che aveva l’unica “colpa” di aver dato qualche scapaccione ai suoi allievi indisciplinati, solo qualche riga imbarazzata veniva dedicata all’istituto fondato esattamente cento anni fa, nel 1910, nell’Odenwald, vicino a Francoforte. Un istituto nel quale, si apprende oggi, si sono verificati «almeno dal 1971» abusi e violenze «che superano la nostra capacità di immaginazione» (parola dell’attuale preside, Margarita Kaufmann). È stato pudicamente definito «liceo laico», «la Eton tedesca» o «scuola delle élites» (a ragione: la retta costa più di ...
... duemila euro al mese), ma la scuola-convitto, legata all’Unesco a partire dagli anni Sessanta, è in realtà qualcosa di molto particolare. Si tratta di una delle prime realizzazioni concrete delle ambizioni riformatrici della pedagogia d’inizio Novecento.
Il fondatore, Paul Geheeb, nato in Turingia nel 1870, studi teologici alle spalle e barba da profeta lunga fino al petto, decise per prima cosa di abolire il concetto stesso di educazione: «Preferisco non usare le parole “educazione” e “educare” – diceva – preferisco parlare di sviluppo umano». Al bando anche l’anacronistica distinzione tra maestri e allievi. Gli adulti non devono essere educatori ma “amici” di bambini e adolescenti: «Bisogna che noi veramente viviamo insieme. Gli adulti non devono limitarsi a giocare, lavorare, passeggiare con i bambini, e condividere con loro le piccole e le grandi gioie come le tristezze; è necessario far partecipare questi ultimi, secondo il loro grado di maturità, alle nostre stesse esperienze ed azioni». Non si trattava di guidare, ma di accompagnare. Nessuno doveva essere educato perché ciascuno è il miglior educatore di se stesso.
Da subito, il convitto di Odenwald fece gran scalpore per le idee molto “aperte” e le innovazioni radicali. La mitica assemblea (di bambini, adolescenti e adulti) che si riunisce periodicamente per discutere e prendere decisioni. La promiscuità tra alunni maschi e femmine (si trattava di una vera rivoluzione, per l’epoca). E anche qualche scelta decisamente più ardita: come l’educazione fisica praticata insieme, nudi, da bimbi e bimbe.
Con la forza attrattiva delle mode culturali, i princìpi educativi “anti-autoritari” spingono molte famiglie dal cognome importante e dal portafoglio pieno a iscrivere i propri figli al convitto di Odenwald. Qui, per citarne alcuni, studiano scrittori come il figlio di Thomas Mann, Klaus, e Andreas von Weizsäcker, figlio di un presidente della Repubblica, imprenditori come Wolfgang Porsche, oggi al vertice della casa automobilistica di famiglia, e Beate Uhse, che diverrà la regina incontrastata dei sexy shop. E Daniel Cohn-Bendit, il futuro leader sessantottino ed eurodeputato dei Verdi che avrebbe successivamente descritto con orgoglio i suoi giochi erotici con bambini di quattro e cinque anni.
Umiliazioni e suicidi
Il modello dell’insegnante “amico” era la bandiera anche dello stimatissimo (un tempo) Gerold Becker, che diresse la scuola tra 1971 e 1985, cioè negli anni successivi alla sbornia del ’68, proprio quegli anni in cui si concentrarono le violenze (recentemente ammesse dallo stesso Becker). Secondo l’attuale preside del convitto, le vittime di abusi sarebbero almeno quaranta, anche se il giornale che per primo, anni fa, aveva pubblicato le denunce di alcuni ex studenti ipotizza una cifra vicina al centinaio. Violenze dei professori sugli allievi e degli allievi più grandi sui più piccoli. Stupri di gruppo consumati con la complicità dei supervisori. Maestri che provvedono a distribuire alcol e droga. Studenti costretti a prostituirsi nei fine settimana per soddisfare qualche visitatore amico degli insegnanti. Si sospetta inoltre che quattro ex allievi suicidi si siano tolti la vita proprio in seguito alla vergogna e alle umiliazioni patite (che non possono essere trascritte qui).
Un dettagliato rapporto sugli orrori della Odenwaldschule fu consegnato nel 2002 alla deputata tedesca Antje Vollmer, esponente dei Verdi, allora al governo con i socialdemocratici di Gerhard Schroeder. Ma la Vollmer, che all’epoca era vicepresidente del Bundestag e guidava una commissione sulla politica scolastica, non diede credito al dossier che, se divulgato, avrebbe demolito l’immagine di una scuola considerata il fiore all’occhiello dell’educazione pubblica. Dell’esistenza di quel rapporto, redatto da un gruppo di insegnanti della Odenwaldschule, si è avuto notizia solo qualche settimana fa, proprio negli stessi giorni in cui l’attuale ministro della Giustizia tedesco, la liberale Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, accusava la Chiesa cattolica di aver eretto «un muro di silenzio» sui casi di pedofilia. Un infortunio clamoroso, perché il ministro faceva esplicito riferimento al documento De delictis gravioribus del 2001 col quale il Vaticano istituiva la linea della “tolleranza zero”, ma tale da distogliere l’attenzione mediatica dagli insabbiamenti veri.
Il muro di silenzio della OdenwaldIl liceo tedesco delle élite sessantottine dove si teorizza che insegnare è sbagliato e che non c’è differenza tra adulti e bambini. E dove si sono verificati stupri di gruppo e sevizie su minori - Se non avete mai sentito parlare della scuola tedesca Odenwaldschule la colpa non è vostra. Nei giorni in cui si pubblicavano articoli scandalizzati sul fratello del Papa, don Georg Ratzinger, che aveva l’unica “colpa” di aver dato qualche scapaccione ai suoi allievi indisciplinati, solo qualche riga imbarazzata veniva dedicata all’istituto fondato esattamente cento anni fa, nel 1910, nell’Odenwald, vicino a Francoforte. Un istituto nel quale, si apprende oggi, si sono verificati «almeno dal 1971» abusi e violenze «che superano la nostra capacità di immaginazione» (parola dell’attuale preside, Margarita Kaufmann). È stato pudicamente definito «liceo laico», «la Eton tedesca» o «scuola delle élites» (a ragione: la retta costa più di ...
... duemila euro al mese), ma la scuola-convitto, legata all’Unesco a partire dagli anni Sessanta, è in realtà qualcosa di molto particolare. Si tratta di una delle prime realizzazioni concrete delle ambizioni riformatrici della pedagogia d’inizio Novecento.
Il fondatore, Paul Geheeb, nato in Turingia nel 1870, studi teologici alle spalle e barba da profeta lunga fino al petto, decise per prima cosa di abolire il concetto stesso di educazione: «Preferisco non usare le parole “educazione” e “educare” – diceva – preferisco parlare di sviluppo umano». Al bando anche l’anacronistica distinzione tra maestri e allievi. Gli adulti non devono essere educatori ma “amici” di bambini e adolescenti: «Bisogna che noi veramente viviamo insieme. Gli adulti non devono limitarsi a giocare, lavorare, passeggiare con i bambini, e condividere con loro le piccole e le grandi gioie come le tristezze; è necessario far partecipare questi ultimi, secondo il loro grado di maturità, alle nostre stesse esperienze ed azioni». Non si trattava di guidare, ma di accompagnare. Nessuno doveva essere educato perché ciascuno è il miglior educatore di se stesso.
Da subito, il convitto di Odenwald fece gran scalpore per le idee molto “aperte” e le innovazioni radicali. La mitica assemblea (di bambini, adolescenti e adulti) che si riunisce periodicamente per discutere e prendere decisioni. La promiscuità tra alunni maschi e femmine (si trattava di una vera rivoluzione, per l’epoca). E anche qualche scelta decisamente più ardita: come l’educazione fisica praticata insieme, nudi, da bimbi e bimbe.
Con la forza attrattiva delle mode culturali, i princìpi educativi “anti-autoritari” spingono molte famiglie dal cognome importante e dal portafoglio pieno a iscrivere i propri figli al convitto di Odenwald. Qui, per citarne alcuni, studiano scrittori come il figlio di Thomas Mann, Klaus, e Andreas von Weizsäcker, figlio di un presidente della Repubblica, imprenditori come Wolfgang Porsche, oggi al vertice della casa automobilistica di famiglia, e Beate Uhse, che diverrà la regina incontrastata dei sexy shop. E Daniel Cohn-Bendit, il futuro leader sessantottino ed eurodeputato dei Verdi che avrebbe successivamente descritto con orgoglio i suoi giochi erotici con bambini di quattro e cinque anni.
Umiliazioni e suicidi
Il modello dell’insegnante “amico” era la bandiera anche dello stimatissimo (un tempo) Gerold Becker, che diresse la scuola tra 1971 e 1985, cioè negli anni successivi alla sbornia del ’68, proprio quegli anni in cui si concentrarono le violenze (recentemente ammesse dallo stesso Becker). Secondo l’attuale preside del convitto, le vittime di abusi sarebbero almeno quaranta, anche se il giornale che per primo, anni fa, aveva pubblicato le denunce di alcuni ex studenti ipotizza una cifra vicina al centinaio. Violenze dei professori sugli allievi e degli allievi più grandi sui più piccoli. Stupri di gruppo consumati con la complicità dei supervisori. Maestri che provvedono a distribuire alcol e droga. Studenti costretti a prostituirsi nei fine settimana per soddisfare qualche visitatore amico degli insegnanti. Si sospetta inoltre che quattro ex allievi suicidi si siano tolti la vita proprio in seguito alla vergogna e alle umiliazioni patite (che non possono essere trascritte qui).
Un dettagliato rapporto sugli orrori della Odenwaldschule fu consegnato nel 2002 alla deputata tedesca Antje Vollmer, esponente dei Verdi, allora al governo con i socialdemocratici di Gerhard Schroeder. Ma la Vollmer, che all’epoca era vicepresidente del Bundestag e guidava una commissione sulla politica scolastica, non diede credito al dossier che, se divulgato, avrebbe demolito l’immagine di una scuola considerata il fiore all’occhiello dell’educazione pubblica. Dell’esistenza di quel rapporto, redatto da un gruppo di insegnanti della Odenwaldschule, si è avuto notizia solo qualche settimana fa, proprio negli stessi giorni in cui l’attuale ministro della Giustizia tedesco, la liberale Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, accusava la Chiesa cattolica di aver eretto «un muro di silenzio» sui casi di pedofilia. Un infortunio clamoroso, perché il ministro faceva esplicito riferimento al documento De delictis gravioribus del 2001 col quale il Vaticano istituiva la linea della “tolleranza zero”, ma tale da distogliere l’attenzione mediatica dagli insabbiamenti veri.
mercoledì 9 giugno 2010
Interceptor
Chi intercetta qualche pezzo grosso, spesso poi vende le sue intercettazioni, perchè c'è chi paga bene. Ma chi compra le intercettazioni capita che venga intercettato a sua volta, e così anche chi le intercettazioni le ha vendute. Così chi è stato intercettato per primo si può giustificare dicendo che gli altri fanno più porcherie di lui. Ma gli altri, naturalmente, non ci stanno e si difendono facendo capire che ci sono altre intercettazioni che sono state diffuse, ma loro ne conoscono il contenuto... Così gli intercettati primari, gli intercettati secondari e gli intercettatori, fanno partire una serie di minacce velate e di ricatti incrociati. Da cui nessuno ne esce pulito. Ma per la regola che se tutti rubano nessuno ruba, alla fine non se ne viene a capo e tutto finisce con un bel nulla di fatto giudiziario. Perchè anche certi magistrati...
Ma per fortuna qualcuno ha un'idea brillante e fa una bella legge contro l'uso scorretto delle intercettazioni. Così resterà solo la portinaia ad origliare fuori la porta dei condomini e a diffondere le ultime notizie.
Ma anche se la portinaia non lo raccontasse tutti saprebbero delle corna dell'amministratore.
mercoledì 2 giugno 2010
La complicità
La complicità è tra l'ottusità dei genitori e l'arrogante ignoranza delle maestre. E' una complicità che scatta in molte scuole pubbliche elementari.
Se vivessimo in un paese sano la scuola elementare dovrebbe avere un solo compito: insegnare a leggere, scrivere e far di conto, in un clima di ordine e di disciplina. Se vivessimo in un paese sano la famiglia pretenderebbe dalla scuola che i figli sapessero leggere e scrivere e far di conto, e che rispettassero le regole e avessero un ordine interiore ed esteriore. L'onestà, invece, sarebbe compito dei genitori.
Ma non siamo in un paese sano. Siamo una ex civiltà, che sta cedendo poco per volta ai barbari. Ma questa volta i barbari siamo noi stessi. Così, primaria tra tutte le istituzioni di una civiltà, la scuola non compie più il suo dovere. Almeno, in molte scuole pubbliche è così. Si insegnano la cucina, le barzellette, si fanno progetti con nomi ridondanti per fare scena; si procede con moduli e Portfolio delle competenze; si stima chi è più furbo e non chi è intelligente, chi si fa gli affari suoi e non chi si impegna con volontà. L'educazione sessuale prende il posto dell'educazione, e l'educazione sessuale diventa educazione all'assenza di responsabilità. In compenso l'educazione stradale è tenuta in grande considerazione. Gli edifici scolastici sono brutti, sciatti, cadenti, un'offesa a chi ci lavora e alle famiglie che ci devono far vivere i figli dentro. Sono il segno manifesto di quanto la cultura sia disprezzata. Le maestre, molte maestre, hanno una presunzione pari solo alla loro ignoranza. Per prime non sanno parlare italiano, però si esprimono con termini pomposi ("Il Team docente, lo Staff didattico"), pensando che chiamandosi in modo diverso magicamente cambi anche la loro tragicomica realtà. Insegnano senza metodo, saltando di palo in frasca, ignorando ogni progressione logica. Sostengono che il bambino possieda esso stesso le competenze e loro debbano solo tirarle fuori. Ma se volevano fare le ostetriche dovevano andare all'ospedale.
E le famiglie? Colpevoli. Complici. Convinti come sono che la cultura sia inutile, degni spettatori degli spot di Totti e della Blasi, i genitori se ne fregano che i figli siano degli analfabeti. Tanto ci penseranno le mamme a insegnare alle figlie l'arte di farsi mantenere, e i padri istruiranno i figli su come si entra a far parte della Casta, ma attenti a non farsi scoprire. Famiglie che magari sperperano capitali in videogiochi, palestre, ristoranti, ma che non hanno mai portato i figli in libreria o al museo. Genitori e maestre che corteggiano i bambini figli di genitori che possono tornare utili e che snobbano gli altri. Feste di compleanno, pizze di classe, grembiule sì, grembiule no. Ecco i problemi. Mamme disperate perchè il loro bambino ha avuto una spinta, ma disperate solo perchè non era una spinta che poteva aiutare nella carriera.
Qualcuno sicuramente penserà: "Il Dott. Rossi oggi sputa troppo veleno, mi sa che sotto sotto c'è il caso personale". Non vi darò soddisfazione, ma so quello che scrivo, perchè è una realtà che conosco bene.
No, non siamo in un paese sano. Chi non ha disponibilità economica per permettersi un istituto privato, si fa il segno della croce prima di iscrivere un figlio a scuola, pregando di imbattersi in una di quelle mosche bianche che ancora sanno usare un congiuntivo e sanno pure insegnarlo. E meno male che ci sono ancora mosche bianche, e ci sono ancora scuole private. Ma è un'autentica vergogna che il livello medio dell'istruzione sia così basso. E' una vergogna che i concorsi pubblici abbiano una tale incapacità di filtrare chi vale da chi è solo una sgrammaticata e presuntuosa improvvisatrice. E' vergognoso che il ministero stili dei programmi scolastici ambiziosi e altisonanti, del tutto sproporzionati alle necessità e alle possibilità dei bambini. Che le insegnanti lavorino nelle loro classi senza che il dirigente possa verificare e correggere, se necessario. Che i genitori siano così miopi da preoccuparsi dell'euro in più o in meno per la gita e non del fatto che i loro bambini crescano incapaci di leggere un libro con spirito critico. Il popolo bue aumenta di numero.
lunedì 31 maggio 2010
La legge siamo Noi
Nello Zohar (I,25a), testo del Talmud, si legge: "I Popoli della Terra sono idolatri, e su di loro è stato scritto: Che siano spazzati via dalla faccia della terra...".
In fondo, attaccando un convoglio di navi che portavano aiuti ai palestinesi che stanno morendo di fame, gli ebrei hanno solo seguito la loro legge. Uccidendo e ferendo decine di volontari che arrivavano da tutto il mondo per un'opera di pace e misericordia i figli di Gerusalemme hanno solo compiuto il loro dovere. I palestinesi hanno da morire. L'occidente, ancora troppo impregnato di cultura cristiana, è un ostacolo di cui ci si libera facilmente a cannonate. Qual'è il problema? Chi ha il secondo o terzo arsenale atomico e si oppone a qualsiasi trattato di non profilerazione nucleare si sente in diritto di qualsiasi genocidio. Tutti inferiori, tutti da calpestare.
In fondo, attaccando un convoglio di navi che portavano aiuti ai palestinesi che stanno morendo di fame, gli ebrei hanno solo seguito la loro legge. Uccidendo e ferendo decine di volontari che arrivavano da tutto il mondo per un'opera di pace e misericordia i figli di Gerusalemme hanno solo compiuto il loro dovere. I palestinesi hanno da morire. L'occidente, ancora troppo impregnato di cultura cristiana, è un ostacolo di cui ci si libera facilmente a cannonate. Qual'è il problema? Chi ha il secondo o terzo arsenale atomico e si oppone a qualsiasi trattato di non profilerazione nucleare si sente in diritto di qualsiasi genocidio. Tutti inferiori, tutti da calpestare.
Leggi speciali?
Un omosessuale è stato brutalmente aggredito a Roma da una banda di delinquenti. Vergognoso episodio. Ma che non giustifica la richiesta di leggi speciali contro l'omofobia (sull'ambiguo concetto di omofobia vedi il mio articolo). Perchè pestaggi e violenze ce ne sono tutti i giorni, in tutte le città italiane e ne fanno le spese tutte le categorie di persone, non solo gli omosessuali. Sono picchiate e aggredite le donne, sono pestati e derubati gli adolescenti, sono inseguiti e malmenati i tifosi di una o l'altra squadra. Sono fatti segno di intolleranza e aggressioni i preti, i vigili urbani, i farmacisti e le insegnanti. Perchè dovremmo fare una legge speciale per gli omosessuali? Se gli omosessuali si sentono normali perchè vogliono una norma tutta per loro? Io penso che le persone con orientamento omosessuale siano uguali a tutti gli altri cittadini di fronte alla legge. Nei diritti e nei doveri. Senza privilegi - tanto meno privilegi legati a gusti sessuali. Il primo razzismo lo si fa identificando gli omosessuali come categoria speciale. La persona con orrientamento omosessuale sia tutelata come qualsiasi altra persona, perchè è un cittadino, senz'altre etichette.
domenica 23 maggio 2010
A distanza di qualche mese si ragiona meglio...
...Così, approfittando di questo fine settimana mi sono visto con calma Avatar. Niente da dire sugli effetti speciali, che ci sono, sono belli, e sono ovviamente il punto di forza del film. D'altronde la tecnologia va avanti e anche il cinema ne beneficia. La cosa che però più salta all'occhio è che tutto il baraccone degli effetti super speciali sia messo a servizio per farne un potente inno al neo-paganesimo e al culto della dea madre.
Pandora è un giardino incantato in cui tutti sono connessi con tutti, in un trionfo di eco-buonismo in cui l'uomo è solo il demoniaco distruttore. In Pandora regna sovrano un essere femminile che è sia l'insieme dei viventi, che la regina che ascolta le preghiere fatte sotto alberi speciali, catalizzatori delle varie connessioni. Questo culto, che riprende quello antico neo pagano di Gea - la madre terra - oggi tornato molto di moda, è evidente nel film, con quelle danze ipnotico-sciamaniche ondeggianti che spingono alla perdita dell'identità personale per sciogliersi in uno stato indifferenziato, in cui non ci sono più io o tu, ma solo "il tutto sacro". Ulteriore elemento che sostiene questa ipotesi del culto della dea madre è fornito dall'analisi dei personaggi. Quelli femminili sono tutti buoni e solidali, sia nel popolo dei Nav'ì che tra gli umani. I personaggi maschili o sono carogne, o diventano buoni solo sottomettendosi al potere delle donne-sciamano. Avatar, è proprio un film a 3D: Donne, Donne e ancora Donne.
Pandora è un giardino incantato in cui tutti sono connessi con tutti, in un trionfo di eco-buonismo in cui l'uomo è solo il demoniaco distruttore. In Pandora regna sovrano un essere femminile che è sia l'insieme dei viventi, che la regina che ascolta le preghiere fatte sotto alberi speciali, catalizzatori delle varie connessioni. Questo culto, che riprende quello antico neo pagano di Gea - la madre terra - oggi tornato molto di moda, è evidente nel film, con quelle danze ipnotico-sciamaniche ondeggianti che spingono alla perdita dell'identità personale per sciogliersi in uno stato indifferenziato, in cui non ci sono più io o tu, ma solo "il tutto sacro". Ulteriore elemento che sostiene questa ipotesi del culto della dea madre è fornito dall'analisi dei personaggi. Quelli femminili sono tutti buoni e solidali, sia nel popolo dei Nav'ì che tra gli umani. I personaggi maschili o sono carogne, o diventano buoni solo sottomettendosi al potere delle donne-sciamano. Avatar, è proprio un film a 3D: Donne, Donne e ancora Donne.
mercoledì 12 maggio 2010
Pannella, ultima ora
Dunque, cosa dice il buon Giacinto Pannella, intervistato su un giornale di gossip? 1) Che è arrivato a 80 anni; 2) che ha ricevuto tanti biglietti d'auguri (dai presidenti delle camere a tante autorità, fino a Platinette); 3) che ringrazia il caso piuttosto che Dio; 4) che non aveva capito quanto Pasolini lo amasse; 5) che ha avuto diversi uomini e diverse donne - a cominciare dalle medie quando baciava tutte perchè era grande e grosso; 6) che la compagna al pari di lui ha avuto altre storie ma nessuno dei due è geloso; 7) che fin da piccolo faceva domande che piacevano(secondo quello che diceva il prof. Righetti); 8) che non ha mai avuto voglia di fare figli; 9) varie ed eventuali.
Il punto 10) lo metto io:
Caro Giacinto, quando ero poco più che bambino ti ho incrociato in un mercato all'aperto a Sabaudia. In effetti incutevi un certo timore, grande e grosso com'eri. Per fortuna tu non mi hai nemmeno guardato. Ora, che sei sul viale del tramonto, con il petto stracolmo di medaglie al valore, campione della libertà di sfasciare famiglie e di promuovere leggi a favore della morte, ti guardo (anche se solo in foto) negli occhi. Dal mercato del pesce di Sabaudia sei passato al mercato dei feti abortiti. Sarà suggestione, ma certe cose ce l'hai scritte in faccia.
Il punto 10) lo metto io:
Caro Giacinto, quando ero poco più che bambino ti ho incrociato in un mercato all'aperto a Sabaudia. In effetti incutevi un certo timore, grande e grosso com'eri. Per fortuna tu non mi hai nemmeno guardato. Ora, che sei sul viale del tramonto, con il petto stracolmo di medaglie al valore, campione della libertà di sfasciare famiglie e di promuovere leggi a favore della morte, ti guardo (anche se solo in foto) negli occhi. Dal mercato del pesce di Sabaudia sei passato al mercato dei feti abortiti. Sarà suggestione, ma certe cose ce l'hai scritte in faccia.
mercoledì 5 maggio 2010
Saloni
A Milano fra qualche giorno si terrà il salone del divorzio, una specie di fiera dove ci saranno consulenti, avvocati, psicologi, pasticcieri, investigatori... tutti a disposizione non tanto per alleviare la tristezza delle persone che stanno divorziando o risolvere i problemi connessi, ma per mostrare l'aspetto costruttivo e rinnovativo di un sano divorzio fatto a regola d'arte. Hanno pensato a tutto. Non mancherà l'angolo in cui disfarsi dei regali dell'ex marito, o i consigli del sarto per avere un nuovo look d'acchiappo. In effetti vale la pena fidanzarsi, sposarsi, assumersi le responsabilità di una vita coniugale, mettere al mondo dei figli, se dopo qualche anno di impegno uno può gustarsi tutti quei bei consulenti - sorridenti - che per pochi migliaia di euro ti garantiscono una festa di divorzio all'americana e una nuova forma fisica per fare nuovi incontri e ricominciare la giostra tutto da capo. Finchè morte non ti separi. Dai consulenti.
A proposito di morte, e perchè non organizzare anche un bel salone dell'uxoricidio? Per chi non si accontenta di divorziare, ma preferisce direttamente metterci una pietra sopra. Ci potrebbero essere anche qui tanti esperti: il killer, il tecnico dei veleni, l'impresario delle pompe funebri, il pasticciere per una bella torta funeraria. Si, mi piace. Aggiungiamoci anche un corso di tiro a segno in tre lezioni e l'arte di arredare la cella. Magari con una bella lista di regali appositamente predisposta. E un addetto stampa che istruirà i giornalisti a non dipingere l'omicidio come un dramma. Se qualcuno avrà qualche senso di colpa nell'aver fatto fuori la moglie, lo rassicureranno con la notizia che è stata dimostrata l'esistenza della reincarnazione. Una seria puntata di Voyager non la si nega a nessuno.
A proposito di morte, e perchè non organizzare anche un bel salone dell'uxoricidio? Per chi non si accontenta di divorziare, ma preferisce direttamente metterci una pietra sopra. Ci potrebbero essere anche qui tanti esperti: il killer, il tecnico dei veleni, l'impresario delle pompe funebri, il pasticciere per una bella torta funeraria. Si, mi piace. Aggiungiamoci anche un corso di tiro a segno in tre lezioni e l'arte di arredare la cella. Magari con una bella lista di regali appositamente predisposta. E un addetto stampa che istruirà i giornalisti a non dipingere l'omicidio come un dramma. Se qualcuno avrà qualche senso di colpa nell'aver fatto fuori la moglie, lo rassicureranno con la notizia che è stata dimostrata l'esistenza della reincarnazione. Una seria puntata di Voyager non la si nega a nessuno.
venerdì 30 aprile 2010
Neri come il petrolio
Chilometri e chilometri di coste americane sono in pericolo, una quantità spropositata di petrolio si è riversata in mare da una piattaforma di trivellazione, e in queste ore sta raggiugendo la terraferma.
Ovviamente è la notizia del giorno. Le cose grandi impressionano sempre. Io, in genere, sono più colpito da quelle piccole, talvolta minuscole. Come per esempio, la notizia dei primi uccelli cosparsi dal petrolio, notizia che alcune agenzie stanno riportando.
Così la memoria va a quel famoso cormorano, intriso di petrolio, la cui foto fece il gioro del mondo, durante la prima guerra del Golfo (1990) testimonial della cattiveria di Saddam Hussein. Poi abbiamo saputo che in Iraq non sono mai esistiti Cormorani e che il video del cormorano era immagine di repertorio di un disastro petrolifero di un paio di anni prima avvenuto in Patagonia. La memoria corre, più veloce del petrolio, e la malizia pure. Speriamo che questo incidente sia presto contenuto e che i danni peggiori possano essere evitati. E speriamo pure che stavolta nessuno manipoli questa vicenda per dividere il mondo in buoni e cattivi.
Ovviamente è la notizia del giorno. Le cose grandi impressionano sempre. Io, in genere, sono più colpito da quelle piccole, talvolta minuscole. Come per esempio, la notizia dei primi uccelli cosparsi dal petrolio, notizia che alcune agenzie stanno riportando.
Così la memoria va a quel famoso cormorano, intriso di petrolio, la cui foto fece il gioro del mondo, durante la prima guerra del Golfo (1990) testimonial della cattiveria di Saddam Hussein. Poi abbiamo saputo che in Iraq non sono mai esistiti Cormorani e che il video del cormorano era immagine di repertorio di un disastro petrolifero di un paio di anni prima avvenuto in Patagonia. La memoria corre, più veloce del petrolio, e la malizia pure. Speriamo che questo incidente sia presto contenuto e che i danni peggiori possano essere evitati. E speriamo pure che stavolta nessuno manipoli questa vicenda per dividere il mondo in buoni e cattivi.
martedì 20 aprile 2010
Leggo cose
Leggo cose interessanti sul sito Dagospia. Per esempio una lettera di un tal Gianni Toffali di Verona, il quale - prendendosi le sue responsabilità per ciò che afferma - fa una rassegna sintetica di mostruosità del nostro tempo. Ecco cosa ci racconta:
"...Ciò che invece bisogna sapere circa gli inquisitori laicisti del terzo millennio, è che la pratica della pedofilia è predicata ed auspicata dai loro stessi referenti culturali. Per fare solo alcuni esempi in ordine sparso temporale, Rousseau, il profeta dell'educazione relativista e illuminista si comprò per pochi franchi una bambina di dieci anni per allietare sessualmente le sue serate.
Dacia Maraini (nella foto), sulla scia dei filosofi illuministi che praticavano sesso con i lori figli, sostenne che l'incesto è una pratica naturale. Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Michel Foucault, Jack Lang, futuro ministro francese, firmarono una petizione in cui si reclamava la legalizzazione dei rapporti sessuali coi minori. Daniel Cohn-Bendit, capogruppo dei Verdi a Bruxelles, raccontò addirittura di avere sperimentato e favorito la pedofilia e il sesso coi minori a scuola, come insegnante.
Aldo Busi ha spiegato che l'età per rapporti omosessuali che lui ritiene lecita è a partire dai tredici anni, in quanto a questa età un ragazzo, secondo lui, sarebbe adulto, e libero di decidere di avere rapporti con un altro uomo. Nichi Vendola, governatore della Puglia, in una intervista del 1985 a Repubblica affermava: "Non è facile affrontare un tema come quello della pedofilia ad esempio, cioè del diritto dei bambini ad avere una loro sessualità, ad avere rapporti tra loro, o con gli adulti, e trattarne con chi la sessualità l'ha vista sempre in funzione della famiglia".
I radicali hanno organizzato il 27-10-1998 un convegno, nelle aule del Senato, la cui presentazione recitava: "Essere pedofili non può essere considerato un reato; la pedofilia diventa reato nel momento in cui danneggia altre persone". Come dire che la pedofilia è lecita purché il bambino sia consenziente e la legge lo permetta.
L'internazionale dei Gay e delle lesbiche (ILGA) ha collaborato politicamente e culturalmente con i pedofili americani (NAMBLA: North American Man-Boy Lovers Association ) per dieci anni, prima di separarsi da questo movimento. Il filosofo omosessuale Mario Mieli sosteneva la funzione redentiva della pedofilia. Nelle sue opere (considerate la bibbia dei gay) vengono considerate esperienze redentive da promuovere, oltre la pedofilia, la necrofilia e la coprofagia. Le associazioni omosessualiste (COC) fondate da Jef Last (pedofilo omosessuale e amico di André Gide) nei Paesi Bassi hanno voluto e ottenuto la depenalizzazione dei contatti sessuali con giovanetti al di sopra dei 12 anni .
Nel 1990, infatti, erano stati depenalizzati, nei Paesi Bassi, i contatti sessuali (etero e omo) con individui sopra i 12 anni: la condizione era il consenso del giovane o della giovane e il nulla osta dei genitori. E' pur vero come disse Ratzinger da cardinale, nella chiesa c'è ancora tanta spazzatura, ma è altrettanto vero, che dall'altra parte (quella inquisitoria laicista) c'è una discarica di colossali dimensioni".
Ogni commento è superfluo.
L'originale della lettera è qui
"...Ciò che invece bisogna sapere circa gli inquisitori laicisti del terzo millennio, è che la pratica della pedofilia è predicata ed auspicata dai loro stessi referenti culturali. Per fare solo alcuni esempi in ordine sparso temporale, Rousseau, il profeta dell'educazione relativista e illuminista si comprò per pochi franchi una bambina di dieci anni per allietare sessualmente le sue serate.
Dacia Maraini (nella foto), sulla scia dei filosofi illuministi che praticavano sesso con i lori figli, sostenne che l'incesto è una pratica naturale. Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Michel Foucault, Jack Lang, futuro ministro francese, firmarono una petizione in cui si reclamava la legalizzazione dei rapporti sessuali coi minori. Daniel Cohn-Bendit, capogruppo dei Verdi a Bruxelles, raccontò addirittura di avere sperimentato e favorito la pedofilia e il sesso coi minori a scuola, come insegnante.
Aldo Busi ha spiegato che l'età per rapporti omosessuali che lui ritiene lecita è a partire dai tredici anni, in quanto a questa età un ragazzo, secondo lui, sarebbe adulto, e libero di decidere di avere rapporti con un altro uomo. Nichi Vendola, governatore della Puglia, in una intervista del 1985 a Repubblica affermava: "Non è facile affrontare un tema come quello della pedofilia ad esempio, cioè del diritto dei bambini ad avere una loro sessualità, ad avere rapporti tra loro, o con gli adulti, e trattarne con chi la sessualità l'ha vista sempre in funzione della famiglia".
I radicali hanno organizzato il 27-10-1998 un convegno, nelle aule del Senato, la cui presentazione recitava: "Essere pedofili non può essere considerato un reato; la pedofilia diventa reato nel momento in cui danneggia altre persone". Come dire che la pedofilia è lecita purché il bambino sia consenziente e la legge lo permetta.
L'internazionale dei Gay e delle lesbiche (ILGA) ha collaborato politicamente e culturalmente con i pedofili americani (NAMBLA: North American Man-Boy Lovers Association ) per dieci anni, prima di separarsi da questo movimento. Il filosofo omosessuale Mario Mieli sosteneva la funzione redentiva della pedofilia. Nelle sue opere (considerate la bibbia dei gay) vengono considerate esperienze redentive da promuovere, oltre la pedofilia, la necrofilia e la coprofagia. Le associazioni omosessualiste (COC) fondate da Jef Last (pedofilo omosessuale e amico di André Gide) nei Paesi Bassi hanno voluto e ottenuto la depenalizzazione dei contatti sessuali con giovanetti al di sopra dei 12 anni .
Nel 1990, infatti, erano stati depenalizzati, nei Paesi Bassi, i contatti sessuali (etero e omo) con individui sopra i 12 anni: la condizione era il consenso del giovane o della giovane e il nulla osta dei genitori. E' pur vero come disse Ratzinger da cardinale, nella chiesa c'è ancora tanta spazzatura, ma è altrettanto vero, che dall'altra parte (quella inquisitoria laicista) c'è una discarica di colossali dimensioni".
Ogni commento è superfluo.
L'originale della lettera è qui
sabato 17 aprile 2010
Diverse persone...
... mi hano chiesto in questi giorni cosa ne penso dell'attacco continuo alla Chiesa sul tema dei preti pedofili. Posto che non sono un esperto e che la mia opinione conta davvero poco, ma il tema ha dei risvolti che comunque interessano la psicologia sociale, innanzitutto rimando al materiale pubblicato in un precedente post (qui) e poi aggiungo quanto segue:
1. L'attacco alla Chiesa parte da un fondo di verità. E' vero che ci sono stati casi di preti pedofili.
2. Ma, innanzitutto, i casi sono molto meno di quanti ne strombazzano i giornali. E poi non esistono solo nella Chiesa, ma in tutte le realtà umane: protestanti, ebrei, famiglie, professionisti, operai, maestre, e chi più ne ha più ne metta.
3. Alle critiche giuste sono mischiate una valanga di critiche false e pretestuose.
4. L'obiettivo evidente di questo attacco non è fare chiarezza, ma demolire la Chiesa e in modo particolare infangare l'immagine del Papa. Dimenticando (o ignorando appositamente) che proprio Ratzinger è stato uno di quelli che nella Chiesa ha fatto più degli altri per fare pulizia e per denunciare le cose che non andavano.
5. Se c'è una istituzione che nella storia si è mossa concretamente per proteggere i deboli (bambini e donne in primis) è proprio la Chiesa.
6. Alcuni vescovi e cardinali di fronte a questo attacco concentrico stanno sbagliando molto: ogni giorno fanno dichiarazioni, rilasciano interviste, commentano a titolo personale, in un caos mediatico e comunicativo senza ordine e rispetto gerarchico. Questo danneggia la Chiesa e favorisce chi, utilizzando frasi sparse qua e là, sfrutta la confusione per perseguire i propri obiettivi.
1. L'attacco alla Chiesa parte da un fondo di verità. E' vero che ci sono stati casi di preti pedofili.
2. Ma, innanzitutto, i casi sono molto meno di quanti ne strombazzano i giornali. E poi non esistono solo nella Chiesa, ma in tutte le realtà umane: protestanti, ebrei, famiglie, professionisti, operai, maestre, e chi più ne ha più ne metta.
3. Alle critiche giuste sono mischiate una valanga di critiche false e pretestuose.
4. L'obiettivo evidente di questo attacco non è fare chiarezza, ma demolire la Chiesa e in modo particolare infangare l'immagine del Papa. Dimenticando (o ignorando appositamente) che proprio Ratzinger è stato uno di quelli che nella Chiesa ha fatto più degli altri per fare pulizia e per denunciare le cose che non andavano.
5. Se c'è una istituzione che nella storia si è mossa concretamente per proteggere i deboli (bambini e donne in primis) è proprio la Chiesa.
6. Alcuni vescovi e cardinali di fronte a questo attacco concentrico stanno sbagliando molto: ogni giorno fanno dichiarazioni, rilasciano interviste, commentano a titolo personale, in un caos mediatico e comunicativo senza ordine e rispetto gerarchico. Questo danneggia la Chiesa e favorisce chi, utilizzando frasi sparse qua e là, sfrutta la confusione per perseguire i propri obiettivi.
sabato 10 aprile 2010
Al supermercato delle anime
La prima violenza che si fa ai bambini è quella di non permettergli di essere bambini.
La seconda violenza è quella di non dargli modelli adulti positivi, ma fargli scimmiottare gli atteggiamenti più balordi, eccessivi, spesso maliziosi dei grandi.
La terza violenza è quella di immetterli in un parco diverimenti come attrazioni per ogni tipo di spettatori.
La quarta violenza è quella di far eseguire ad una bambina una canzone d'amore, guardando negli occhi un cantante adulto che con atteggiamenti languidi si comporta come se la bambina fosse la sua partner, mentre la presentatrice - vestita da allegra intrattenitrice - ci azzuppa il pane.
Da scuola per minorati mentali (vedi isola e grande fratello) la tv mostra ambizioni anche da scuola pedofili.
mercoledì 7 aprile 2010
Dopo le regionali
Le Regionali sono passate, i commenti politici li lasciamo ad altri. Invece un piccolo commento psicologico potremmo anche tentarlo.
Tutti sono d'accordo su un fatto, i vincitori indiscutibili delle elezioni sono stati i leghisti, i quali hanno non solo confermato, ma anche esteso il loro spazio di rappresentanza, ottenendo consensi e fiducia da parte dei cittadini anche oltre i loro tradizionali luoghi del nord.
Perchè? la risposta mi viene immediata: i leghisti sono qualcuno. Cioè hanno una faccia, un'identità, una caratterizzazione. Se io dovessi indovinare cosa direbbe un leghista su un qualsiasi problema ci arriverei con una certa facilità, perchè partendo dai presupposti base si ottengono delle conclusioni. La lega si distingue dagli altri perchè ha un pensiero proprio, perchè pur avendo modificato delle cose nelle corso della sua storia i principi sono sempre quelli.
Perchè promette di raggiungere sempre gli stessi obiettivi: sicurezza per i citadini, integrazione prudente e severa degli stranieri, economia diffidente degli investitori e delle banche estere, difesa di valori tradizionali, politica concreta senza molte chiacchiere. Tutto ciò permette alla Lega di non rimanere chiusa nei propri palazzi e di tirare fuori ogni due mesi una nuova linea politica. La Lega sta in mezzo alla gente, ne ascolta i problemi quotidiani e cerca di dare una risposta. Ora non è questo il luogo di verificare se tutti questi impegni poi li mantiene veramente, se è fumo o se c'è pure l'arrosto, ma di valutare l'aspetto comunicativo di un fenomeno che - piaccia o non piaccia - acquista sempre più autorevolezza, grazie anche a rappresentanti come Tremonti e Maroni, che sono riconosciuti a livello trasversale come politici bravi e competenti. Sembrava inverosimile fino a poco tempo fa, ma adesso anche a Roma o Napoli c'è qualcuno in giro che dice: "Anche da noi ci vorrebbe un pò di Lega". Nel senso di "Ci vorrebbero anche da noi ordine, regole applicate, polso fermo, ecc.".
Dal punto di vista psicologico tutto questo ha un significato. Innanzitutto che la dissoluzione dei confini, per cui non ci sono differenziazioni tra enti, tra idee, tra realtà, tra pensieri, ma è tutto un confuso miscuglio senza più una propria identità, rappresenta un fallimento antropologico, inumano e lacerante. E quindi che l'essere umano è attratto da chi gli promette una coerenza interna, un profilo preciso e identificabile, una "faccia riconoscibile". Secondo, che l'idea di libertà coincidente con il trionfo del soggettivismo e del relativismo, e la conseguente pedagogia della concessione totale, rappresentano anch'esse un fallimento totale. Finita la luna di miele, e una volta accortasi di dove portano certe ideologie dell'indistinto, la gente ricerca chi è capace di dire no, di chi ha il coraggio di rifiutare certe cose per accoglierne altre, di fare scelte basate sui principi piuttosto che sulla miserabile opportunità del momento.
mercoledì 31 marzo 2010
sabato 27 marzo 2010
Davanti all'Olimpico
Oggi, verso le 16,30 sono passato davanti lo Stadio Olimpico di Roma. C'era una folla straripante di tifosi che si avviavano a vedere Roma Inter. Tutti con almeno un oggetto o un indumento addosso colorato di giallo e rosso. Nel caos generale mi sono sbagliato e sono anche passato con il semaforo rosso. Mi sono rivolto ai vigili, che con uno sguardo di pena mi hanno detto: "I nostri colleghi non l'avranno nemmeno presa in considerazione, in un momento simile". Che tristezza, non mi sono meritato nemmeno una multa. Persino i vigili schifano uno che non si interessa allo sport. Comunque domani ci sono le elezioni, viva la vita e la famiglia (giallorossa o biancoazzurra, basta che sia unita).
venerdì 19 marzo 2010
Giudicare alla luce dei fatti
Spesso, travolti da informazioni chiassose , siamo spinti a farci delle idee su alcune questioni sulla spinta dell'emotività e della fretta. Un esempio rilevante è quello della pedofilia. In queste ultime settimane molto se ne è strillato a proposito, e spesso a sporoposito, con l'intento non tanto nascosto di volere attaccare la Chiesa piuttosto che proteggere i bambini. Per chi volesse capire meglio come stanno le cose, con informazioni reali e dati alla mano, segnalo tre link preziosi: uno, un'intervista con chi si occupa all'interno della Chiesa d'indagare e intervenire, il secondo con un sociologo di fama, Massimo Introvigne, che fa luce sulla questione. il terzo è la lettera del Papa ai cattolici d'Irlanda, magistrale esempio di chiarezza e onestà.
lunedì 15 marzo 2010
Un libro vecchio, idee mai sentite
Rudolf Allers, psichiatra viennese, filosofo, allievo di Freud e, successivamente, di Adler. Poi si è distaccato da entrambi, diventando un critico acuto della Psicoanalisi (l'opera più importante su questa teoria aveva per titolo "L'errore di successo"). Cattolico, uno dei maggiori pensatori del '900, approfondì in modo particolare la filosofia scolastica. La Casa editrice D'Ettoris ci ha fatto un regalo pubblicando in italiano un suo volume curato da Roberto Marchesini: "Psicologia e cattolicesimo". L'opera va ad indagare il rapporto tra la scienza laica dell'uomo, che è sempre a rischio di frammentazione dell'essere umano, e la proposta religiosa, che tende all'uificazione e a proporre un senso globale dell'esistente. Un libro da leggere e da rileggere per rivedere le nostre sicurezze.
venerdì 5 marzo 2010
Alcool, la necessità di fermarsi
Ho partecipato in questa settimana ad un corso di aggiornamento sui problemi alcool-correlati organizzato da operatori che seguono il metodo Hudolin. Il metodo, pensato dal medico Croato Hudolin, aiuta chi beve ad uscire dal suo problema attraverso la partecipazione a gruppi chiamati CAT, Club Alcolisti in Trattamento. Sono rimasto colpito sia dalle informazioni ricevute, sia soprattutto dalla visita a due di questi club. Lì ho conosciuto persone dalle storie più diverse, ma tutti con il dramma comune dell'alcool. Molti di loro sono anni che non bevono più.
Il problema delle dipendenze è estremamente provocatorio, perchè va ad interessare moltissimi aspetti centrrali dell'essere umano: il corpo, la mente, la spiritualità, le relazioni sociali, il tema della libertà. Approfondendo le tematiche relative alle dipendenze in realtà si approfondisce l'essenza stessa dell'uomo.
Il problema delle dipendenze è estremamente provocatorio, perchè va ad interessare moltissimi aspetti centrrali dell'essere umano: il corpo, la mente, la spiritualità, le relazioni sociali, il tema della libertà. Approfondendo le tematiche relative alle dipendenze in realtà si approfondisce l'essenza stessa dell'uomo.
venerdì 26 febbraio 2010
I corrotti di oggi e di domani
Scandali su scandali: Fastweb, Telecom, riciclaggio, la ricostruzione dell'Aquila, i mondiali di nuoto, gli avvocati corrotti, i giudici spioni, ecc. ecc.
E tutti che gridano: "Ci vuole più controllo, più leggi, più severità, più moralità". Distinguiamo. Se aumentano le leggi e i controlli, aumenteranno soltanto gli mporti delle bustarelle per coprire l'aumento di rischio. Se aumenta la severità, aumenterà solo per chi si comporta bene, gli altri sanno benissimo che la severità è inversamente proporzionale a quanto puoi spendere per un avvocato. Per quanto riguarda la moralità, non la si impone nè per legge, nè con i dibattiti in Parlamento. Non ci sono alternative: o si mette vicino ad ogni persona una guardia del corpo a controllare che non rubi (ma anche le guardie del corpo possono chiudere un occhio) o si educa ogni persona ad avere nella propria coscienza la guardia del corpo. Ma l'educazione della coscienza, fondamento di ogni educazione, non la fornisce certo la televisione, dove la corruzione e il degrado umano spargono puzze digitali invece che analogiche, ma fa lo stesso. E non la fornisce la scuola, dove non si danno più idee chiare e distinte, ma solo eccezioni e sofismi, così la coscienza diventa solo oggetto di interpretazione personale. Resta, ovviamente, la famiglia. Ma la famiglia è stata già messa da tempo all'angolo in condizioni di debolezza e di insicurezza.
E allora? Allora si lavori per ridare alla famiglia il suo ruolo, quello di principale ed insostituibile agente educativo. Le madri siano più attente ad insegnare la moralità e i padri vigilino, anche con la giusta severità, affinchè gli insegnamenti siano messi in pratica. E soprattutto siano d'esempio. E se qualcuno dice che tutto questo è semplicismo, continui a godersi i dibattiti in televisione mentre i suoi figli si allenano a diventare i corrotti di domani.
E tutti che gridano: "Ci vuole più controllo, più leggi, più severità, più moralità". Distinguiamo. Se aumentano le leggi e i controlli, aumenteranno soltanto gli mporti delle bustarelle per coprire l'aumento di rischio. Se aumenta la severità, aumenterà solo per chi si comporta bene, gli altri sanno benissimo che la severità è inversamente proporzionale a quanto puoi spendere per un avvocato. Per quanto riguarda la moralità, non la si impone nè per legge, nè con i dibattiti in Parlamento. Non ci sono alternative: o si mette vicino ad ogni persona una guardia del corpo a controllare che non rubi (ma anche le guardie del corpo possono chiudere un occhio) o si educa ogni persona ad avere nella propria coscienza la guardia del corpo. Ma l'educazione della coscienza, fondamento di ogni educazione, non la fornisce certo la televisione, dove la corruzione e il degrado umano spargono puzze digitali invece che analogiche, ma fa lo stesso. E non la fornisce la scuola, dove non si danno più idee chiare e distinte, ma solo eccezioni e sofismi, così la coscienza diventa solo oggetto di interpretazione personale. Resta, ovviamente, la famiglia. Ma la famiglia è stata già messa da tempo all'angolo in condizioni di debolezza e di insicurezza.
E allora? Allora si lavori per ridare alla famiglia il suo ruolo, quello di principale ed insostituibile agente educativo. Le madri siano più attente ad insegnare la moralità e i padri vigilino, anche con la giusta severità, affinchè gli insegnamenti siano messi in pratica. E soprattutto siano d'esempio. E se qualcuno dice che tutto questo è semplicismo, continui a godersi i dibattiti in televisione mentre i suoi figli si allenano a diventare i corrotti di domani.
mercoledì 17 febbraio 2010
Ancor di bestie udiamo
Taranto. Una coppia. Non sappiamo se hanno figli, ma hanno sicuramente un cane. Il cane è di lui, ma è stato accudito da lei. Lui e lei si separano. Lei si porta via il cane, lui protesta. Il giudice sentenzia: sei mesi il cane a lei e sei mesi il cane a lui. Interviene Croce, Presidente dell'Associazione per la difesa degli animali: "Akira è un essere senziente, e in quanto tale ha diritto di vivere con chi l'ha sempre amorevolmente curata. Il trattare un cane come un qualsiasi elettrodomestico è quantomeno poco usuale". Bravo Croce, pensiamo ai sentimenti degli animali. Se proprio c'è da trattare qualcuno come un elettrodomestico la nostra società è sempre aperta ai bambini. Una settimana con papà e una con mamma, una cameretta a casa del babbo (dove magari vive anche la nuova fidanzata del papà-che-però-va-tanto-d'accordo-con-la-ex-del-compagno-perchè-è-stata-una-separazione-tanto-civile) e una cameretta a casa della mamma (che magari non ha problemi a sentirsi con il padre di suo figlio-ed-anzi- ora-il-suo-ex-è-il-migliore-confidente-del-suo-attuale-compagno).
Croce, mettendo due parole in croce, ci ha ricordato (siamo all'inizio delle Quaresima) che non vanno messi in croce i cani, i gatti, i giudici, i separati e i Presidenti che difendono gli animali. Così, al solito, in Croce ci salirà l'Unico che difende i bambini.
Croce, mettendo due parole in croce, ci ha ricordato (siamo all'inizio delle Quaresima) che non vanno messi in croce i cani, i gatti, i giudici, i separati e i Presidenti che difendono gli animali. Così, al solito, in Croce ci salirà l'Unico che difende i bambini.
martedì 16 febbraio 2010
Bigazzi, i gatti, e altre bestie
Ma come sono efficienti i grandi censori del politicamente corretto! Il buon Bigazzi, collerico ma preparato esperto della "Prova del cuoco", ha raccontato, in una recente puntata del programma (vedi), della tradizione toscana di mangiare i gatti, e ha parlato del buon sapore di questi animali. E' stato cacciato il giorno dopo, con ignominia e disprezzo. Cos'ha detto di così grave Bigazzi? La verità: mangiare i gatti era una tradizione regionale - ma non solo toscana, a giudicare dai racconti di mia nonna - e che la carne di gatto è buona (anche questa è un'opinione condivisa da chi ha assaggiato). Senza contare che durante la guerra intere famiglie non sono morte di fame grazie ai gatti. Ma siccome fa molto chic ed è molto bipartisan difendere gli animali, anche dalla verità, Bigazzi è stato cancellato da un momento all'altro senza che nessuno abbia speso una parola per lui. Certo, perchè avevano tutti da fare per trovare scusanti per Morgan. Il quale Morgan - pur avendo un nome da gatto - non se lo mangia nessuno, ma è lui che divora il cuore dei giovani giustificando l'uso della droga per ragioni pseudocurative. Ma si sa, sparate sui giovani, sulle persone in coma, sui feti, sulle famiglie, ma non sui gatti. Comunque, tutti tranquilli: stasera comincia San Remo. Morgan farà parlare di sè, i cantanti miagoleranno come gatti e ognuno si farà i Bigazzi suoi.
martedì 9 febbraio 2010
In memoria di Eluana Englaro
A distanza di un anno dall'uccisione per fame e sete di Eluana Englaro ecco una risposta a chi ancora considera una persona in coma un non-essere:
SALUTE: STUDIO GB, IN 40% CASI ERRATE DIAGNOSI SU STATO VEGETATIVO
(ASCA) - Roma, 5 feb - I pazienti in stato vegetativo - e non solo quelli in stato di minima coscienza - possono rispondere agli stimoli esterni: e' quanto emerge dallo studio guidato dal neuroscienziato Martin Monti del Medical Research Council Cognition and Brain Sciences Unit di Cambridge (Inghilterra) e pubblicato ieri sul New England Journal of Medicine.
''L'ipotesi e' che i pazienti che non rispondono a ordini semplici, come quelli in stato o, non abbiano totale 'assenza di coscienza', ma abbiano anzi dei 'contenuti di coscienza' che permettono al paziente di avvertire gli stimoli esterni'', spiega Rita Formisano, primario dell'Unita' Post-coma dell'Irccs Santa Lucia di Roma. Si parla infatti di ''isole di coscienza'', cioe' di aree cerebrali che si attivano consentendo di percepire gli stimoli. ''Nei pazienti in stato di minima coscienza e' usuale che i pazienti rispondano, anche se in maniera incostante e fluttuante, agli stimoli esterni - continua Formisano -. Cio' che stupisce e' che accada anche in alcuni pazienti in stato vegetativo''.
Nello studio pubblicato su New England Journal of Medicine quattro dei 54 pazienti esaminati, ritenuti in stato vegetativo, sono stati riclassificati all'interno dello stato di minima coscienza: ''Accade molto spesso. Nella letteratura internazionale - conclude Formisano - si arriva al 40% di errori diagnostici: molti pazienti, dopo essere stati definiti in stato vegetativo, vengono riclassificati in stato di minima coscienza''.
"Il caso che ha attirato l'attenzione dei ricercatori: un paziente belga di 20 anni che sette anni fa aveva subito un incidente stradale con trauma cerebrale. Il ragazzo, attraverso la scansione cerebrale, è stato in grado di confermare il nome di suo padre, Alexander, e di rispondere correttamente a 5 domande su 6 che lo riguardavano comunicando il "sì" e il "no" attraverso il pensiero".
Qualcuno lo vada a dire allo scienziato Umberto Veronesi
SALUTE: STUDIO GB, IN 40% CASI ERRATE DIAGNOSI SU STATO VEGETATIVO
(ASCA) - Roma, 5 feb - I pazienti in stato vegetativo - e non solo quelli in stato di minima coscienza - possono rispondere agli stimoli esterni: e' quanto emerge dallo studio guidato dal neuroscienziato Martin Monti del Medical Research Council Cognition and Brain Sciences Unit di Cambridge (Inghilterra) e pubblicato ieri sul New England Journal of Medicine.
''L'ipotesi e' che i pazienti che non rispondono a ordini semplici, come quelli in stato o, non abbiano totale 'assenza di coscienza', ma abbiano anzi dei 'contenuti di coscienza' che permettono al paziente di avvertire gli stimoli esterni'', spiega Rita Formisano, primario dell'Unita' Post-coma dell'Irccs Santa Lucia di Roma. Si parla infatti di ''isole di coscienza'', cioe' di aree cerebrali che si attivano consentendo di percepire gli stimoli. ''Nei pazienti in stato di minima coscienza e' usuale che i pazienti rispondano, anche se in maniera incostante e fluttuante, agli stimoli esterni - continua Formisano -. Cio' che stupisce e' che accada anche in alcuni pazienti in stato vegetativo''.
Nello studio pubblicato su New England Journal of Medicine quattro dei 54 pazienti esaminati, ritenuti in stato vegetativo, sono stati riclassificati all'interno dello stato di minima coscienza: ''Accade molto spesso. Nella letteratura internazionale - conclude Formisano - si arriva al 40% di errori diagnostici: molti pazienti, dopo essere stati definiti in stato vegetativo, vengono riclassificati in stato di minima coscienza''.
"Il caso che ha attirato l'attenzione dei ricercatori: un paziente belga di 20 anni che sette anni fa aveva subito un incidente stradale con trauma cerebrale. Il ragazzo, attraverso la scansione cerebrale, è stato in grado di confermare il nome di suo padre, Alexander, e di rispondere correttamente a 5 domande su 6 che lo riguardavano comunicando il "sì" e il "no" attraverso il pensiero".
Qualcuno lo vada a dire allo scienziato Umberto Veronesi
domenica 7 febbraio 2010
Una Newsletter importante
Ospito volentieri sul mio blog questa news letter inviatami da una persona che stimo e di cui condivido le battaglie a difesa della vita: Olimpia Tarzia.
Carissima/o,
avevo vent’anni quando incontrai per la prima volta il fondatore dei Radicali.
Era il 18 maggio del ’78 e nell’Aula del Senato si stava svolgendo il voto finale sulla legge 194 che ha legalizzato l’aborto in Italia (emanata poi il 22 maggio 1978).
Insieme ad un gruppo di giovani, appartenenti a diversi movimenti ed associazioni, organizzammo un sit-in per la vita e con canti e slogan, manifestavamo la nostra contrarietà al disegno di legge in votazione. Stavamo stipati nella Corsia Agonale (per chi non conosce Roma, è una viuzza prospiciente il Palazzo del Senato) con cartelli e striscioni scritti a mano ed eravamo convinti che una legge così ingiusta non sarebbe mai stata approvata. Col passare delle ore le notizie che ci pervenivano dall’Aula erano sempre meno rassicuranti.
All’improvviso ci comunicarono che Pannella voleva incontrare una nostra delegazione. Entrammo nel Palazzo, in un salottino limitrofo all’Aula da dove sentivamo le voci dei senatori.
Ricordo con estrema lucidità quell’incontro: Marco Pannella, ci fece un lungo discorso, utilizzando al massimo la sua capacità di convincimento e pronunciava parole come “battaglia di civiltà e di libertà”, “conquista delle donne”… poi, fissandoci negli occhi ed ostentando un largo sorriso affermò: “Sarà anche grazie a voi, donne e giovani cattolici, che riusciremo a portare a termine queste battaglie.”
Ma non ci convinse. Per niente. Anzi.
Fondai con altri il Movimento per la vita italiano: ad oggi: 600 tra centri di aiuto alla vita e movimenti locali, 80 case di accoglienza, 110.000 bambini strappati all’aborto ed altrettante donne salvate da un dramma indelebile.
Pochi giorni fa, in un’intervista, Emma Bonino, leader storica dei Radicali, candidata alla Presidenza della Regione Lazio per il Pd, ha affermato: “non temo di perdere i voti dei cattolici, le grandi conquiste civili di questo Paese, dal divorzio all'aborto, sono state proprio dovute al voto dei cattolici. I clericali e i bigotti probabilmente non saranno contenti, ma non importa. Credo che i cattolici veramente credenti sentano invece questi problemi di libertà e responsabilità personale molto vicini al loro sentire”
Affermazioni da brivido. Per fortuna che c’è la Bonino che ci spiega chi sono “i cattolici veramente credenti”, (che – secondo la sua opinione – la voteranno) e quelli invece “clericali e bigotti” (che non la voteranno).
Ma, devo dire, non è il discernimento dei cattolici doc secondo Bonino il tema che mi appassiona, ciò che più mi inquieta è il pensiero che possa esistere il rischio reale di accettare una provocazione così pesante senza opporre le nostre ragioni, nel silenzio più assordante, per un mal compreso senso di “tenere i toni bassi”, di non esporsi, di non “reagire alle provocazioni”, in una forma di irenismo fuori luogo, oltre che pernicioso e moralmente inaccettabile.
Non possiamo, non dobbiamo dimenticare che la culturale radicale, maestra nelle mistificazioni, origine del più esasperato individualismo e relativismo, ha diffuso nel nostro Paese un laicismo intollerante, molto simile al fanatismo religioso; spacciandola come difesa dei diritti umani, ha propagandato una cultura di morte, che sferra i suoi attacchi più forti proprio dove la vita umana è più debole, alle sue frontiere: all’alba e al tramonto, alla vita prenatale e alla vita terminale.
Mentendo, mistificando, manipolando.
Quando si è prospettata la candidatura di Renata Polverini alla Presidenza della Regione Lazio per la Pdl, Renata mi ha chiesto disponibilità a candidarmi nella sua Lista civica ed affiancarla in quest’avventura. Ho accettato con convinzione la sua proposta, particolarmente significativa, per quanto mi riguarda, per il fatto che la candidata concorrente per il PD sarebbe stata Emma Bonino, le cui idee e, soprattutto, i valori etici, e ancor prima, la stessa concezione antropologica di cui è portatrice (e su cui è impegnata da anni e che non rinnega in alcun modo) sono esattamente agli antipodi della mie convinzioni e rappresentano tesi culturali e azioni concrete contro le quali combatto da trent’anni.
La sfida elettorale del Lazio ha perso i contorni del mero confronto elettorale (siamo, infatti, di fronte ad un vero e proprio scontro di idee di civiltà diametralmente opposte) ed è diventata un confronto tra due modi di vedere la vita, la persona, la famiglia, la società, un confronto tra due concezioni antropologiche, ove non trovano spazio le zone franche, le sfumature di grigi, le posizioni intermedie, quel dar ragione un po’ a tutti, accettando come possibili verità tutte le tesi, secondo la prassi del relativismo etico imperante. La posta in gioco è troppo alta.
Bisogna prendere posizione: o per la vita o contro la vita, o per la famiglia o contro la famiglia, o per il valore della persona o per l’esaltazione dell’individuo.
Qualcuno, ancora, afferma che i temi cosiddetti etici non hanno a che fare con le Regioni, che invece hanno più il compito di amministrare.
Vorrei chiarire che non è assolutamente così: la Regione ha ruoli legislativi, ha competenze dirette in materia di sanità, di politiche familiari e sociali, di educazione. Impensabile che provvedimenti legislativi in tal senso siano “neutri”, avulsi da un sistema di riferimento etico di valori, umani e civili.
Saranno, ad esempio, le Regioni a decidere le procedure di somministrazione della pillola abortiva RU486. L’Emilia Romagna ha già deliberato per la somministrazione in Day Hospital: la donna assume la prima pillola in ospedale e poi va ad abortire nel bagno di casa, nella clandestinità più assoluta, nella solitudine più dolorosa e angosciosa.
Nel corso della mia esperienza nel Consiglio Regionale del Lazio dal 2000 al 2005, come Presidente della Commissione Politiche Familiari e Pari Opportunità e Presidente dell’Osservatorio Regionale Permanente delle Famiglie, sono stati numerosissimi i provvedimenti legislativi inerenti le politiche familiari. Una tra tante la legge sulla famiglia del 2001, ove ho voluto inserire il quoziente familiare e il riconoscimento del figlio concepito quale componente della famiglia: una legge dalla ricaduta pratica concreta, ma che, senza dubbio, sottende un sistema di valori molto chiaro.
Dobbiamo avere chiara consapevolezza di quali sono i valori in gioco, siamo tutti coinvolti, siamo tutti candidati, per una Regione che sappiamo cosa non vogliamo che diventi.
Non sentirla come responsabilità personale, che ci interpella direttamente, renderebbe patetica, oltre che illegittima ogni lamentazione dopo.
La vittoria della Bonino significherebbe la vittoria di una cultura, di un modo di concepire la vita e la morte, la dignità della persona, la società, assolutamente inconciliabile con la cultura e la fede cristiana e rispetto alla quale, anzi, c’è bisogno di una vera e propria mobilitazione, di tutti i cattolici, chiamati, in questa occasione, ad una scelta fondamentale, indipendentemente dall’orientamento politico cui sono solitamente predisposti.
È il momento di scegliere da che parte stare, con quale visione del mondo schierarsi: se con Dio, senza Dio, o perfino contro Dio.
Senza ipocrisie o finzioni anestetizzanti della coscienza, bisogna avere il coraggio di dire che il voto a Emma Bonino è assolutamente inconciliabile con le convinzioni morali di un credente: la sua candidatura rappresenta una provocazione intollerabile, sferra un attacco durissimo, culturale prima che politico, alla visione cristiana della vita e della società, all’antropologia cristiana.
Le convinzioni morali e le conseguenti posizioni politiche di Emma Bonino sono talmente radicalmente in conflitto con quelle cristiane che un cristiano non può avere dubbi sul decidere da che parte schierarsi.
Nessun cristiano può rifugiarsi o nascondersi dietro l’alibi, trasparente, illegittimo, di una neutralità morale che non può essere affatto invocata per giustificare un voto elettorale che, in questo caso, non è irrilevante sul piano etico.
In poche parole, votare Emma Bonino significa, nei fatti, aderire ad un umanesimo che, nella prospettiva cristiana, è disumano e disumanizzante.
Ecco perché sono scesa in campo. Mi sono candidata per contrastare con tutte le mie forze questa possibile drammatica deriva, perché guardando i miei figli sogno per loro e per la loro generazione una società molto diversa da quella propostaci dai radicali.
Faccio un appello in particolare ai cristiani perché sentano sulla loro pelle la responsabilità di questa campagna elettorale e la pericolosità che deriverebbe dalla affermazione di quanto, a parole e a fatti, abbiamo sempre combattuto.
Un appello ad una campagna elettorale fatta alla luce del sole, senza timidezze né imbarazzi, nel chiedere apertamente, ovviamente se ne si è convinti, il voto, con nome e cognome.
Mi rivolgo a te perché, insieme, abbiamo condiviso e condividiamo tante battaglie a difesa della vita e della famiglia.
Penso al Movimento per la vita, al Comitato per la Famiglia, al Ce.F.E.S., (Centro di Formazione ed Educazione della Sessualità), alla W.W.A.L.F., (World Women’s Alliance for Life & Family), ai Consultori di ispirazione cristiana, alle comunità ecclesiali parrocchiali e diocesane, ai movimenti e alle associazioni, alle donne e agli uomini di buona volontà incontrati nel lungo cammino che ci ha visto impegnati insieme, in diverse modalità, in diversi periodi, ma con la stessa determinazione nel far prevalere la verità sull’uomo e sulla sua incomparabile dignità e con lo stesso spirito di servizio verso i più deboli e i più indifesi. Nel convincimento che temi come il diritto alla vita, il valore della famiglia, la solidarietà verso i più deboli non abbiano e non debbano avere un colore, nel 2008, abbiamo “provocato” la politica con la lista al Senato di Giuliano Ferrara “Aborto? No, grazie” in cui ero capolista in diverse Regioni: battaglia fondamentalmente culturale, che costrinse gli esponenti delle varie forze politiche ad esprimersi e a confrontarsi con un tema storicamente cancellato dalle campagne elettorali perché considerato “politicamente scorretto”.
La mia storia personale ha fatto sì che potessi affrontare queste sfide sia nel mondo sociale e culturale del volontariato – da più di trent’anni -, sia nel mondo politico-istituzionale, nei cinque anni di mandato elettorale in Consiglio Regionale del Lazio dal 2000 al 2005.
Mi rivolgo a te, perché vorrei tanto saperti al mio fianco anche in questa determinante sfida!
Stiamo mettendo in campo tutta la mobilitazione possibile: ci sono mille modi in cui, se vorrai, potrai aiutarmi. Innanzitutto scrivendomi, facendomi sentire che sei con me in questo impegnativo ma appassionante cammino.
Sul piano operativo le vie da percorrere sono tante: dal diffondere le newsletter, il mio sito web: http://www.olimpiatarzia.it/ , il mio contatto su Facebook ( http://www.facebook.com/ su cui sono presente da qualche giorno), costituendo Gruppi di sostegno, di zona o d’ambiente, alla mia candidatura, suscitando adesioni ad una rappresentanza politica del Nuovo Femminismo e diffondendo il mio programma. A tal proposito stiamo costituendo una think tank, un laboratorio interdisciplinare di idee e di programmi, composta da esperti ed esponenti di alto livello della cultura e del mondo accademico, responsabili del mondo del volontariato e dell’associazionismo, tutte persone altamente qualificate e di fiducia, da anni impegnate in progetti comuni, a difesa della vita, della famiglia, del diritto di libertà educativa, della salute, del bene comune e della solidarietà, che hanno deciso di essere al mio fianco anche in questa battaglia di civiltà, per sostenermi in questo impegno per una politica dei fatti e non di parole.
Nella prolusione al Consiglio episcopale permanente, il card. Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, ha incoraggiato i cattolici in politica "ad essere sempre coerenti con la fede che include ed eleva ogni istanza e valore veramente umani". Servono - ha detto - "italiani e credenti che avvertono la responsabilità davanti a Dio come decisiva per l'agire politico (…)” capaci di far fronte a quella che viene definita una “emergenza” nel nostro Paese, educativa e principalmente etica, di crisi dei “valori che costituiscono il fondamento della civiltà: la vita umana comunque si presenti e ovunque palpiti, la famiglia formata da un uomo e una donna e fondata sul matrimonio, la responsabilità educativa, la solidarietà verso gli altri, in particolare i più deboli, il lavoro come possibilità di realizzazione personale, la comunità come destino buono che accomuna gli uomini e li avvicina alla meta”.
In queste parole del Cardinale si trova la sintesi culturale del mio impegno politico e del mio programma elettorale e la ragione per cui ho accettato di candidarmi nella Lista civica di Renata Polverini alle prossime elezioni regionali, assumendomi la responsabilità, di fronte ai cittadini laziali, di rappresentare questi valori etici e politici, che non sono soltanto religiosi, evangelici, ma principalmente civili; anzi, il fondamento stesso della civiltà.
Sono certa che il popolo della vita farà sentire la sua voce.
Olimpia Tarzia
Carissima/o,
avevo vent’anni quando incontrai per la prima volta il fondatore dei Radicali.
Era il 18 maggio del ’78 e nell’Aula del Senato si stava svolgendo il voto finale sulla legge 194 che ha legalizzato l’aborto in Italia (emanata poi il 22 maggio 1978).
Insieme ad un gruppo di giovani, appartenenti a diversi movimenti ed associazioni, organizzammo un sit-in per la vita e con canti e slogan, manifestavamo la nostra contrarietà al disegno di legge in votazione. Stavamo stipati nella Corsia Agonale (per chi non conosce Roma, è una viuzza prospiciente il Palazzo del Senato) con cartelli e striscioni scritti a mano ed eravamo convinti che una legge così ingiusta non sarebbe mai stata approvata. Col passare delle ore le notizie che ci pervenivano dall’Aula erano sempre meno rassicuranti.
All’improvviso ci comunicarono che Pannella voleva incontrare una nostra delegazione. Entrammo nel Palazzo, in un salottino limitrofo all’Aula da dove sentivamo le voci dei senatori.
Ricordo con estrema lucidità quell’incontro: Marco Pannella, ci fece un lungo discorso, utilizzando al massimo la sua capacità di convincimento e pronunciava parole come “battaglia di civiltà e di libertà”, “conquista delle donne”… poi, fissandoci negli occhi ed ostentando un largo sorriso affermò: “Sarà anche grazie a voi, donne e giovani cattolici, che riusciremo a portare a termine queste battaglie.”
Ma non ci convinse. Per niente. Anzi.
Fondai con altri il Movimento per la vita italiano: ad oggi: 600 tra centri di aiuto alla vita e movimenti locali, 80 case di accoglienza, 110.000 bambini strappati all’aborto ed altrettante donne salvate da un dramma indelebile.
Pochi giorni fa, in un’intervista, Emma Bonino, leader storica dei Radicali, candidata alla Presidenza della Regione Lazio per il Pd, ha affermato: “non temo di perdere i voti dei cattolici, le grandi conquiste civili di questo Paese, dal divorzio all'aborto, sono state proprio dovute al voto dei cattolici. I clericali e i bigotti probabilmente non saranno contenti, ma non importa. Credo che i cattolici veramente credenti sentano invece questi problemi di libertà e responsabilità personale molto vicini al loro sentire”
Affermazioni da brivido. Per fortuna che c’è la Bonino che ci spiega chi sono “i cattolici veramente credenti”, (che – secondo la sua opinione – la voteranno) e quelli invece “clericali e bigotti” (che non la voteranno).
Ma, devo dire, non è il discernimento dei cattolici doc secondo Bonino il tema che mi appassiona, ciò che più mi inquieta è il pensiero che possa esistere il rischio reale di accettare una provocazione così pesante senza opporre le nostre ragioni, nel silenzio più assordante, per un mal compreso senso di “tenere i toni bassi”, di non esporsi, di non “reagire alle provocazioni”, in una forma di irenismo fuori luogo, oltre che pernicioso e moralmente inaccettabile.
Non possiamo, non dobbiamo dimenticare che la culturale radicale, maestra nelle mistificazioni, origine del più esasperato individualismo e relativismo, ha diffuso nel nostro Paese un laicismo intollerante, molto simile al fanatismo religioso; spacciandola come difesa dei diritti umani, ha propagandato una cultura di morte, che sferra i suoi attacchi più forti proprio dove la vita umana è più debole, alle sue frontiere: all’alba e al tramonto, alla vita prenatale e alla vita terminale.
Mentendo, mistificando, manipolando.
Quando si è prospettata la candidatura di Renata Polverini alla Presidenza della Regione Lazio per la Pdl, Renata mi ha chiesto disponibilità a candidarmi nella sua Lista civica ed affiancarla in quest’avventura. Ho accettato con convinzione la sua proposta, particolarmente significativa, per quanto mi riguarda, per il fatto che la candidata concorrente per il PD sarebbe stata Emma Bonino, le cui idee e, soprattutto, i valori etici, e ancor prima, la stessa concezione antropologica di cui è portatrice (e su cui è impegnata da anni e che non rinnega in alcun modo) sono esattamente agli antipodi della mie convinzioni e rappresentano tesi culturali e azioni concrete contro le quali combatto da trent’anni.
La sfida elettorale del Lazio ha perso i contorni del mero confronto elettorale (siamo, infatti, di fronte ad un vero e proprio scontro di idee di civiltà diametralmente opposte) ed è diventata un confronto tra due modi di vedere la vita, la persona, la famiglia, la società, un confronto tra due concezioni antropologiche, ove non trovano spazio le zone franche, le sfumature di grigi, le posizioni intermedie, quel dar ragione un po’ a tutti, accettando come possibili verità tutte le tesi, secondo la prassi del relativismo etico imperante. La posta in gioco è troppo alta.
Bisogna prendere posizione: o per la vita o contro la vita, o per la famiglia o contro la famiglia, o per il valore della persona o per l’esaltazione dell’individuo.
Qualcuno, ancora, afferma che i temi cosiddetti etici non hanno a che fare con le Regioni, che invece hanno più il compito di amministrare.
Vorrei chiarire che non è assolutamente così: la Regione ha ruoli legislativi, ha competenze dirette in materia di sanità, di politiche familiari e sociali, di educazione. Impensabile che provvedimenti legislativi in tal senso siano “neutri”, avulsi da un sistema di riferimento etico di valori, umani e civili.
Saranno, ad esempio, le Regioni a decidere le procedure di somministrazione della pillola abortiva RU486. L’Emilia Romagna ha già deliberato per la somministrazione in Day Hospital: la donna assume la prima pillola in ospedale e poi va ad abortire nel bagno di casa, nella clandestinità più assoluta, nella solitudine più dolorosa e angosciosa.
Nel corso della mia esperienza nel Consiglio Regionale del Lazio dal 2000 al 2005, come Presidente della Commissione Politiche Familiari e Pari Opportunità e Presidente dell’Osservatorio Regionale Permanente delle Famiglie, sono stati numerosissimi i provvedimenti legislativi inerenti le politiche familiari. Una tra tante la legge sulla famiglia del 2001, ove ho voluto inserire il quoziente familiare e il riconoscimento del figlio concepito quale componente della famiglia: una legge dalla ricaduta pratica concreta, ma che, senza dubbio, sottende un sistema di valori molto chiaro.
Dobbiamo avere chiara consapevolezza di quali sono i valori in gioco, siamo tutti coinvolti, siamo tutti candidati, per una Regione che sappiamo cosa non vogliamo che diventi.
Non sentirla come responsabilità personale, che ci interpella direttamente, renderebbe patetica, oltre che illegittima ogni lamentazione dopo.
La vittoria della Bonino significherebbe la vittoria di una cultura, di un modo di concepire la vita e la morte, la dignità della persona, la società, assolutamente inconciliabile con la cultura e la fede cristiana e rispetto alla quale, anzi, c’è bisogno di una vera e propria mobilitazione, di tutti i cattolici, chiamati, in questa occasione, ad una scelta fondamentale, indipendentemente dall’orientamento politico cui sono solitamente predisposti.
È il momento di scegliere da che parte stare, con quale visione del mondo schierarsi: se con Dio, senza Dio, o perfino contro Dio.
Senza ipocrisie o finzioni anestetizzanti della coscienza, bisogna avere il coraggio di dire che il voto a Emma Bonino è assolutamente inconciliabile con le convinzioni morali di un credente: la sua candidatura rappresenta una provocazione intollerabile, sferra un attacco durissimo, culturale prima che politico, alla visione cristiana della vita e della società, all’antropologia cristiana.
Le convinzioni morali e le conseguenti posizioni politiche di Emma Bonino sono talmente radicalmente in conflitto con quelle cristiane che un cristiano non può avere dubbi sul decidere da che parte schierarsi.
Nessun cristiano può rifugiarsi o nascondersi dietro l’alibi, trasparente, illegittimo, di una neutralità morale che non può essere affatto invocata per giustificare un voto elettorale che, in questo caso, non è irrilevante sul piano etico.
In poche parole, votare Emma Bonino significa, nei fatti, aderire ad un umanesimo che, nella prospettiva cristiana, è disumano e disumanizzante.
Ecco perché sono scesa in campo. Mi sono candidata per contrastare con tutte le mie forze questa possibile drammatica deriva, perché guardando i miei figli sogno per loro e per la loro generazione una società molto diversa da quella propostaci dai radicali.
Faccio un appello in particolare ai cristiani perché sentano sulla loro pelle la responsabilità di questa campagna elettorale e la pericolosità che deriverebbe dalla affermazione di quanto, a parole e a fatti, abbiamo sempre combattuto.
Un appello ad una campagna elettorale fatta alla luce del sole, senza timidezze né imbarazzi, nel chiedere apertamente, ovviamente se ne si è convinti, il voto, con nome e cognome.
Mi rivolgo a te perché, insieme, abbiamo condiviso e condividiamo tante battaglie a difesa della vita e della famiglia.
Penso al Movimento per la vita, al Comitato per la Famiglia, al Ce.F.E.S., (Centro di Formazione ed Educazione della Sessualità), alla W.W.A.L.F., (World Women’s Alliance for Life & Family), ai Consultori di ispirazione cristiana, alle comunità ecclesiali parrocchiali e diocesane, ai movimenti e alle associazioni, alle donne e agli uomini di buona volontà incontrati nel lungo cammino che ci ha visto impegnati insieme, in diverse modalità, in diversi periodi, ma con la stessa determinazione nel far prevalere la verità sull’uomo e sulla sua incomparabile dignità e con lo stesso spirito di servizio verso i più deboli e i più indifesi. Nel convincimento che temi come il diritto alla vita, il valore della famiglia, la solidarietà verso i più deboli non abbiano e non debbano avere un colore, nel 2008, abbiamo “provocato” la politica con la lista al Senato di Giuliano Ferrara “Aborto? No, grazie” in cui ero capolista in diverse Regioni: battaglia fondamentalmente culturale, che costrinse gli esponenti delle varie forze politiche ad esprimersi e a confrontarsi con un tema storicamente cancellato dalle campagne elettorali perché considerato “politicamente scorretto”.
La mia storia personale ha fatto sì che potessi affrontare queste sfide sia nel mondo sociale e culturale del volontariato – da più di trent’anni -, sia nel mondo politico-istituzionale, nei cinque anni di mandato elettorale in Consiglio Regionale del Lazio dal 2000 al 2005.
Mi rivolgo a te, perché vorrei tanto saperti al mio fianco anche in questa determinante sfida!
Stiamo mettendo in campo tutta la mobilitazione possibile: ci sono mille modi in cui, se vorrai, potrai aiutarmi. Innanzitutto scrivendomi, facendomi sentire che sei con me in questo impegnativo ma appassionante cammino.
Sul piano operativo le vie da percorrere sono tante: dal diffondere le newsletter, il mio sito web: http://www.olimpiatarzia.it/ , il mio contatto su Facebook ( http://www.facebook.com/ su cui sono presente da qualche giorno), costituendo Gruppi di sostegno, di zona o d’ambiente, alla mia candidatura, suscitando adesioni ad una rappresentanza politica del Nuovo Femminismo e diffondendo il mio programma. A tal proposito stiamo costituendo una think tank, un laboratorio interdisciplinare di idee e di programmi, composta da esperti ed esponenti di alto livello della cultura e del mondo accademico, responsabili del mondo del volontariato e dell’associazionismo, tutte persone altamente qualificate e di fiducia, da anni impegnate in progetti comuni, a difesa della vita, della famiglia, del diritto di libertà educativa, della salute, del bene comune e della solidarietà, che hanno deciso di essere al mio fianco anche in questa battaglia di civiltà, per sostenermi in questo impegno per una politica dei fatti e non di parole.
Nella prolusione al Consiglio episcopale permanente, il card. Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, ha incoraggiato i cattolici in politica "ad essere sempre coerenti con la fede che include ed eleva ogni istanza e valore veramente umani". Servono - ha detto - "italiani e credenti che avvertono la responsabilità davanti a Dio come decisiva per l'agire politico (…)” capaci di far fronte a quella che viene definita una “emergenza” nel nostro Paese, educativa e principalmente etica, di crisi dei “valori che costituiscono il fondamento della civiltà: la vita umana comunque si presenti e ovunque palpiti, la famiglia formata da un uomo e una donna e fondata sul matrimonio, la responsabilità educativa, la solidarietà verso gli altri, in particolare i più deboli, il lavoro come possibilità di realizzazione personale, la comunità come destino buono che accomuna gli uomini e li avvicina alla meta”.
In queste parole del Cardinale si trova la sintesi culturale del mio impegno politico e del mio programma elettorale e la ragione per cui ho accettato di candidarmi nella Lista civica di Renata Polverini alle prossime elezioni regionali, assumendomi la responsabilità, di fronte ai cittadini laziali, di rappresentare questi valori etici e politici, che non sono soltanto religiosi, evangelici, ma principalmente civili; anzi, il fondamento stesso della civiltà.
Sono certa che il popolo della vita farà sentire la sua voce.
Olimpia Tarzia
giovedì 4 febbraio 2010
Fatta Morgana
1. Il cantante Morgan ha dichiarato di usare droga, utilizzandola anche come antidepressivo. E' finito su tutti i giornali e ci resterà.
2. In Giappone hanno comunicato che chiuderanno il museo - l'unico al mondo - dedicato esclusivamente a John Lennon. Motivo, pochi visitatori.
3. Caro Morgan, se il tuo scopo era quello di diventare famoso e di vendere dischi, stai tranquillo, ce la farai. Ma alla fine anche il tuo museo chiuderà.
2. In Giappone hanno comunicato che chiuderanno il museo - l'unico al mondo - dedicato esclusivamente a John Lennon. Motivo, pochi visitatori.
3. Caro Morgan, se il tuo scopo era quello di diventare famoso e di vendere dischi, stai tranquillo, ce la farai. Ma alla fine anche il tuo museo chiuderà.
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