venerdì 30 maggio 2014

Fresco fresco dalla Norvegia: Una serata tra amici veri (3)

Come promesso pochi post fa, eccovi un gran regalo per tutti. E' arrivato il video che sta facendo il giro del mondo, che mostra senza ombra di dubbio le contraddizioni e òe ipocrisie  delle dittatura ideologica del gender.
Consiglio di vederlo in famiglia, nei gruppi, a scuola, in ogni luogo possibile, per stimolare il dibattito, per chiarire le idee, per fare vera cultura.Chi può lo diffonda su Facebook, lo metta sui propri siti e blog, perchè ne vale davvero la pena. Buona visione:  Link al Video

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

domenica 25 maggio 2014

Ragazzi cresciuti da coppie omosessuali tre volte più svantaggiati di quelli cresciuti nelle famiglie

Studio scientifico: i ragazzi cresciuti da coppie omosessuali sono tre volte più svantaggiati di quelli cresciuti nelle famiglie fondate sull'amore di un uomo e una donna.
Una semplice conferma al buon senso, ma fa comunque piacere che la scienza vera si esprima con chiarezza su questa ideologia dittatoriale del gender. Leggi tutto l'articolo qui

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

giovedì 22 maggio 2014

Una serata tra amici veri (2)

 

Come promesso mantengo - parzialmente - l'impegmo preso. Questo è il link per vedere tutta la videoregistrazione della serata contro la dittatura dell'ideologia del gender. E' lunga, ma ne vale la pena. Appena possibile posterò anche il video su quello che dicono i veri scienziati sulla differenza biologica tra maschi e femmine, al di là di ogni ideologica balla. Da vedere e far girare, nelle famiglie, nei gruppi e nelle scuole.

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

martedì 20 maggio 2014

Una serata tra amici veri

Ieri sera, lunedì 19 maggio, sono stato all'Auditorium del Seraphicum a Roma. Una sera in cui ho ascoltato - in compagnia di oltre 600 "tifosi del vero" - quattro grandi persone: Maurizio Botta, sacerdote senza "se" e senza "ma". Costanza Miriano, giornalista che sa dire cose bellissime sulle donne e sugli uomini tra una risata e un'altra. Mario Adinolfi, giornalista e politico di centro sinistra (ma che è stato lapidato dai suoi e da molti altri per aver sostenuto opinioni contro la dittatura dell'ideologia del gender). Marco Scicchitano, psicologo che ha fatto una approfondita ricerca sul tema dell'ideologia del gender verificando che - appunto - è un'ideologia, non scienza. Ho guardato con estremo interesse un filmato, che appena possibile metterò su questo blog, che mostra i pregiudizi di certi pseudo scienziati e quello che dicono le ricerche davvero scientifiche. 
Ho ascoltato cose  terrificanti, come l'uso dei bambini per farne carne da macello per sostenere l'ideologia, le scuole sempre più usate come campi di rieducazione nazisti per convincere i ragazzi che il bianco può anche essere nero, se spegniamo il nostro cervello. In una serata di applausi e ovazioni ho ascoltato un triste silenzio di fronte alla videotestimonianza di una coppia di due maschi italiani che hanno comprato a centomila (100.000) euro un figlio, privandolo per sempre di una mamma per il perverso gusto di sentirsi genitori senza aver amato una donna. Videotestimonianza naturalmente mandata in onda sulla videofogna di quel canale per giovani dove se non sei lesbica, perverso o almeno leggermente trans non ti fanno nemmeno sedere per non contaminarsi il culo.
Il ritratto della tristezza.
Ecco, una serata "diversa" nel senso buono del termine, in mezzo a seicento amici. molti di parecchio più giovani di me per fortuna, per ricordarci insieme che se c'è il sole non piove, e se fa freddo non può fare caldo. Una serata dell'ovvio, per chiamare le cose col loro nome, per non sentirsi pazzi a sostenere che un bambino ha bisogno di un padre e di una madre, per non vergognarsi si ricordare che le persone nascono biologicamente maschi o femmine. Non si cambia preferenza sessuale a piacimento come si cambia un paio di mutande. E soprattutto, se vuoi cambiare le mutande bianche in rosa non devi pretendere il sussidio dallo stato...

Altro... (Adinolfi)
Altro ancora...(Le perversioni dello "Scienziato"))
e Ancora altro... (Per ridere, fino a un certo punto)

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

mercoledì 14 maggio 2014

Il rimedio per la smemoratezza


Si sa che alcune persone soffrono di vuoti di memoria, a tal punto che c'è il rischio di dimenticarsi anche di cose molte importanti. Di dimenticarsi persino dei propri valori base e dei propri affetti più significativi. Ci sono persone che per molti anni sono state tifose della Roma, e ad un certo punto si si sono trovate a sventolare con gioia la bandiera della Lazio. Alcuni si sono dimenticati di pagare le tasse e si sono trovati con conti in Svizzera. Si fa presto a dire "Traditori, Evasori": sono semplicemente smemorati...
Era stufo dei soliti bastoncini di pesce.
Non perdiamoci di vista...
Per i nostri problemi mnemonici fino ad un certo punto ci viene in soccorso l'agenda, cartacea o digitale non importa. Ci sono anche i Post-it o la segretaria per chi può permettersela.  Ma nei casi disperati abbiamo una risorsa selvaggia e tribale per ricordare chi siamo e che cosa amiamo: il tatuaggio. Il tatuaggio è un rimedio tradizionale contro la demenza senile. Imprimiamo sulla pelle il simbolo della nostra squadra per ricordarci quando esultare, il nome dell'amata per sapere quando essere gelosi, una spada per ricordarci di essere forti, un teschio per non dimenticare di far paura agli altri, ecc. Suggerisco anche di tatuare una banconota sulla mano, per ricordarci di pagare il tatuatore e chi un giorno - a costo di scarnificarrci - ci dovrà togliere il tatuaggio, E sarà quando ci tornerà la memoria e ci ricorderemo di quanto siamo stati... tatuati.

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

domenica 11 maggio 2014

La Psicoterapia 2.0

I pazienti in terapia parlano e raccontano molte cose della loro vita. Le loro narrazioni costituiscono il materiale più prezioso attraverso il quale si individuano i nodi che sono alla base delle difficoltà e dei problemi che presentano, e attraverso le parole si aprono anche le porte del cambiamento.
Le narrazioni dei pazienti non sono mai uguali, cambiano da persona a persona, eppure spesso si possono trovare degli elementi comuni presenti quasi in tutti.
Un elemento che spesso si riscontra nei racconti dei pazienti è la scarsità di riferimenti a motivazioni diverse dai propri sentimenti. I pazienti ogni tanto chiedono "E' giusto, no, dottore?", rispetto a qualche comportamento o qualche pensiero, ma più che altro vogliono la conferma autorevole dello "specialista" alle loro azioni, fatte con motivazioni in cui il giusto coincide per lo più con ciò che procura un'emozione positiva. Manca quindi una riflessione personale sulla valenza morale delle proprie azioni. E' come se le persone agissero trascurando completamente ogni aspetto etico, basando le decisioni sull'emozione del momento, sulle pressioni sociali, su considerazioni fondamentalmente egocentriche.
La mancanza di qualsiasi riferimento ad un sistema valoriale è sconcertante. In pratica ci troviamo di fronte a uomini e donne che non si interrogano se certe scelte che devono fare siano giuste o sbagliate, che agiscono in fondo soltanto in base ad un unico criterio, quello del proprio immediato soddisfacimento: faccio ciò che mi soddisfa, faccio sentendomi il più importante, faccio perchè ho il diritto di fare ciò che voglio. Questo modo di pensare e agire non è solo dei pazienti, ma i pazienti trovandosi in una situazione di sincerità e fiduciosa condivisione hanno meno remore a presentare questo aspetto di sè. In realtà è evidente che stiamo parlando di ogni persona, tuttti siamo soggetti a questa egolatria (= adorazione dell'io come se fosse Dio),
E' la mancanza di un sistema di valori oggettivi e vincolanti, ai quali riferirsi, che produce un'esasperazione di questa egolatria fino a creare una matrice comportamentale che produce azioni riferite solo a se stessi, che hanno per metro di misura il proprio tornaconto, che non tollerano alcun limite o necessario compromesso, che se non trovano una realtà disponibile ad assecondarle si costruscono una realtà parallela psicopatologica.
Il fatto è che se rifiutiamo l'esistenza di un sistema base  di valori esterno a noi ma vincolante per ognuno (la legge naturale), e ci rifugiamo nell'individualismo più esasperato caricando la singola coscienza dell'onere di costruirsi un proprio sistema di riferimento, il risultato è l'esplosione dell'egoismo assoluto, la risalita delle pulsioni più basse e istintuali e la perdità di ogni capacità relazionale vera, con sè, con gli altri, con la realtà.
Per noi psicologi, svolgere il lavoro psicoterapeutico con persone che hanno questa visione così autocentrata è una vera e propria "Mission Impossible", se non si garantiscono alcuni prerequisiti. Innanzitutto occorre creare una relazione di verità e di leale collaborazione. Poi occorre mettere bene in chiaro che la terapia vera, quella che porta a dei risultati osservabili, e non è una semplice chiacchierata di sfogo per confermare le proprie sicurezzze, può richiedere la fatica di riordinare i propri pensieri, di riflettere in modo spietato sulle  proprie scale di valori, di modificare comportamenti, di riconoscere i propri errori. Infine, ma questo è un problema del terapeuta più che del paziente, occorre prendere atto che oggi viviamo ina società fortemente patologica, che produce disagio psichico. La salute significa essere capaci vivere in questo mondo  sufficientemente adattati, ma capaci - quando necessario - di andare controcorrente, di pensare in maniera libera, di agire in maniera anticonformista. Se questi principi non sono condivisi da entrambi, terapeuta e paziente, la psicoterapia sarà per il paziente solo un'esborso di tempo e denaro, per il terapeuta una pesante frustrazione.
Qualcuno potrebbe dire che uno psicologo non dovrebbe entrare negli aspetti morali delle scelte di un paziente,  come se analizzare il rapporto tra la persona e il suo sistema valoriale sia una forma di intromissione e di condizionamento, ma è un'obiezione inconstente. La persona è una, tutto ciò che produce la persona proviene dalla stessa unità psicosomatica, il sistema valoriale è della persona, agire in conformità ad esso o in contraddizione provoca delle conseguenze psichiche. Quindi, uno psicologo può e talvolta deve mettere sotto osservazione questo aspetto, quando individua delle relazioni con i disagi presentato dal paziente, pur nell'ovvio rispetto che si deve ad ogni coscienza. Chi scrive ritiene che la Psicoterapia abbia una funzione non puramente tecnica, ma indirettamente sociale e pedagogica, perchè un paziente che si libera delle proprie nevrosi diventa un cittadino più responsabile  e solidale, un paziente che vince la propria "egolatria" si apre a nuovi orizzonti di  maturità e di responsabilità. Quindi riflettere su questi temi è necessario per noi psicoterapeuti per poter svolgere sempre meglio e più compiutamente il nostro lavoro.

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

11/05/14 Tutti i diritti riservati: Silvio Rossi - Roma











martedì 6 maggio 2014

Calcio in culo

 Sabato, dentro e fuori l'Olimpico è successo quel che è successo. Napoletani, Fiorentini, Romani, poliziotti, tutti a darsele di santa ragione, a far esplodere bombe carta, a prendersi a pistolettate.
Dopo di che, tutti gli ipocriti a stracciarsi le vesti  per lo scandalo davanti al mondo, per lo stato che  scende a patti coi camorristi, per le famiglie che non possono più andare  in tranquillità allo stadio, ecc.
Non so se piangere o ridere. Per il bene della mia salute decido di ridere.

Se questi ignoranti vestiti da politici si fossero fermati, almeno una volta nella vita, a guardare come si comportano molti genitori quando vanno a vedere i figli di 8/9 anni nelle partitelle del sabato, avrebbero già capito tutto. Se queste teste vuote di tanti giornalisti avessero mai visto in che stato sub-umano si trovano i ragazzini che escono da un locale dopo aver bevuto e fumato canne, avrebbero capito ancora di più. Se questi mentecatti che ci governano conoscessero la differenza tra quantità e qualità (una spinta di un bullo in classe o una coltellata fuori lo stadio  qualitativamente sono la stessa cosa, è diversa solo la quantità) non darebbero stupidamente fiato alle trombe.
Nel corso degli anni hanno demolito l'autorità, il rispetto per la gerarchia, la disciplina e i valori quali l'onore e la dignità personale. Hanno banalizato la cultura, distrutto la scuola elementare, hanno istituito il "perdonismo" come categoria morale (ben diverso dal perdono che non esclude la giustizia). Dall'inizio del '900 hanno delegato alle mafie la creazione e il mantenimento del sottosviluppo del sud. E adesso, che cosa vogliono? I veri responsabili sono gli intellettuali e i progressisti che nell'ultimo secolo hanno devastato il tessuto sociale e l'autorità della famiglia. Fatti come quello di sabato, sono prevedibili e magari anche previsti da qualcuno dotato di lungimiranza. Sono i frutti di un lavoro di erosione che va avanti da decenni. Non c'è da stupirsi, accadrà ancora e magari accadrà di peggio. Finchè non si metterà mano seriamente alla ricostruzione, che non si fa nè con i daspo, nè con i manganelli, ma con i cervelli e il coraggio di andare controcorrente. 

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)