domenica 19 settembre 2010

L'Inghilterra che non c'è

Un momento delle celebrazioni
Il viaggio di Benedetto XVI in Inghilterra è  certamente un evento importante, uno dei più significativi del suo pontificato. La tradizionale ostilità e il clima di sospetto che hanno per secoli segnato il rapporto degli inglesi con Roma è come se si fosse sciolto sotto l'inusuale sole che ha accompagnato le celebrazioni papali. L'accoglienza della gente, ma anche delle autorità, è stata calorosa ed entusiastica. Le poche contestazioni sono venute dai soliti gruppuscoli colorati e chiassosi, ma guai se non ci fossero, infatti i giornalisti di che cosa scriverebbero e come si guadagnerebbero lo stipendio? La cosa sorprendente di tutto questo viaggio, infatti, è stata l'assenza di un'informazione giornalistica seria e competente. C'è da rimanere allibiti dai titoli dei telegiornali, dai resoconti, dalle cronache. Lo stesso sito dell'Ansa ha brillato per vuoto cerebrale.  Le solite quattro sciocchezze di colore, le stesse frasi isolate tolte dal contesto, una sulla pedofilia, un'altra sulla condanna del nazismo; i quattro algerini che forse preparavano un attentato, ma forse no, i cappelli della regina. Insomma, il nulla. Nessuno che abbia raccontato dei freddi inglesi così caldi nell'abbracciare il Papa venuto da Roma. Nessuno che abbia ricordato l'evento epocale che sta succedendo: migliaia di anglicani, parrocchie intere che stanno tornando al cattolicesimo, stanche delle donne consacrate e dei vescovi gay, nessuno che abbia spiegato chi è  il convertito Henry Newman, il Cardinale beatificato durante questo viaggio, una delle figure più illuminate e sapienti della storia della Chiesa, nessuno che abbia commentato l'allarme del Papa contro la dittatura del relativismo. Insomma una censura globale, che non si sa se sia spiegabile più con l'ottusità dei giornalisti, con i loro pregiudizi, con gli ordini dei potenti o con la semplice e pura ignoranza. Così, come il solito, le persone semplici vedono e credono, i padroni si contorcono nella loro cecità.

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