martedì 22 dicembre 2009

Paura di cosa?

Credo che spesso - se non sempre - la verità e la semplicità vadano a braccetto. Le spiegazioni più semplici sono anche quelle che più si approssimano alla verità dei fatti. I ragionamenti cervellotici e contorti, anche se qualche volta affascinano, per lo più allontanano dal cuore delle questioni.
Prendiamo il caso della paura. Ognuno di noi sa che ci sono infinite paure. Si può temere di rimanere chiusi nell'ascensore, o di volare, o del buio, si può avere l'ansia di parlare in pubblico o quella di fare un colloquio di lavoro. Si può provare terrore per una iniezione o per la propria salute. Ci sentiamo circondati da possibili pericoli. Ecco, questo è il filo che lega le paure più diverse: ci spaventa ciò che per noi rappresenta una minaccia, ma minaccia a cosa?

Alla felicità.

Siamo desiderosi di felicità, aspiriamo sopra ogni cosa alla gioia, ed ognuno di noi ha una propria visione di ciò che può renderlo felice. Il nostro mondo però non ci assicura di poter raggiungere la felicità piena o semlicemente non ci assicura che una volta raggiunta non finisca. Allora qui nasce la paura. Identifichiamo dei pericoli (veri, verosimili o del tutto fantastici) per la nostra felicità ed entriamo in ansia. O in guerra contro tali pericoli. E cerchiamo delle garanzie.

Quest'anno per molti la garanzia è stata il prodotto disinfettante per le mani che prometteva un riparo al contagio influenzale. Per altri può essere un'assicurazione contro gli infortuni. Per altri può essere la ricchezza, vista come massima garanzia rispetto a qualsiasi pericolo. Ma chi riflette scopre che garanzia vera non esiste. Non si può essere riparati contro tutte le minacce. Allora la nostra tensione verso la gioia totale trova un ostacolo: nel nostro mondo non è possibile avere la garanzia per la felicità, quindi la felicità piena è impossibile. La rispsta a questo dilemma è solo far riferimento ad un "altro mondo", nel quale le contraddizioni, le ambiguità e i paradossi di questa realtà possano trovare un senso ed una speranza.

Un "altro mondo" tutti lo cercano, per lo più senza rendersene conto. Chi nell'alienazione delle dipendenze, chi nell'utopia politica, chi in uno sforzo titanico di autoredenzione, chi negli ufo o nel reiki e chi nell'ambientalismo ideologico. Chi nel suicidio e chi nella religione.

Questo ragionamento ha portato alcuni a sostenere che le religioni sono state inventate proprio per dare risposta ragionevole al desiderio di felicità dell'uomo. Ma altri dicono che, proprio perhè la religione è la sola risposta ragionevole al desiderio di felicità, non può essere stata prodotta dall'uomo - incapace di darsi la felicità da solo - e affermano che l'idea di Dio esiste non perchè inventata, ma perchè Dio stesso esiste.
Di fronte a questa provocazione per il pensiero e per il cuore, oguno è tirato in ballo. Nel frattempo, a tutti gli amici che ogni tanto si affacciano da queste parti faccio i migliori auguri per un Natale all'insegna della semplicità. E, perchè nò, per un anno nuovo guidato dalla ragione.
Silvio


domenica 13 dicembre 2009

A forza di aizzare l'odio...

...qualche dente salta. C'è gente che di mestiere fa l'istigatore d'odio. Ex magistrati dalla parola incomprensibile, prestati alla subpolitica, insieme a giornalisti che con fare apparentemente distaccato incitano i forcaioli. O autoproclamati difensori di regioni italiane che urlano contro Vescovi che si esprimono con un'ottica leggermente più ampia. E' chiaro che così non si fa più politica, si agitano gli animi, si spinge all'invidia sociale, si sputa su figure istituzionali, si fa leva sulla piazza solleticando gli istinti peggiori. Non c'è da stupirsi se poi un poveretto in cura da dieci anni in centri psichiatrici (almeno così dicono le prime notizie) si avvicina al Presidente del Consiglio per aggredirlo. Si può pensarla diversamente da Berlusconi o da Bersani, da Fini o da Rutelli, ma non può mai mancare un rispetto di fondo. Se un uono pubblico si esprime con la proprietà di liguaggio e il pensiero lucido ed obiettivo di un tifoso pieno di birra che ha visto la sua squadra retrocessa in serie b allora siamo alla frutta.

mercoledì 9 dicembre 2009

Chiude bottega, ma non chiude la bocca e si sente ancora l'alito sulfureo

Costanzo chiude la sua trasmissione su Canale Cinque, e verrebbe da dire chissenefrega. Ma relativamente. Il fatto che Costanzo invecchi e che non regga più il ritmo dello show non ci rallegra più di tanto. Intanto la sua missione da guastatore l'ha portata a termine. Quasi ogni puntata del suo programma è stata un contributo all'inquinamento dell'aria e delle coscienze.

Ha portato in televisione spazzatura morale, mostri da avanspettacolo, casi umani, rissaioli per professione, scandalosi e finti scandalizzati, nudisti, tronisti e opportunisti, scrittori che si credono intellettuali e nessunologi che si credono tuttologi, intrattenitori da salotto e intrattenitrici da camera da letto, prestigiatori, donne baffute, emarginati e marginali, preti spretati, alieni e alienati, bambini da copertina e storie pietose, nullità, nullafacenti e sfaccendati di varie provenienze. Ha lanciato anche qualche personaggio meno peggio di altri, ma era inevitabile, se non altro per ragioni statistiche.

Poi ieri il Papa, nella solennità dell'Immacolata, dice no al «meccanismo perverso» che porta i mass media a sfruttare fino all’ultimo le «persone invisibili che ogni tanto balzano in prima pagina o sui teleschermi», «senza pietà, o con una falsa pietà». E attacca i media senza mezzi termini sottolineando che «ci abituano al male e ci intossicano».

E Costanzo, intervistato dice: "I media non intossicano nessuno. Mi dispiace che il Papa abbia pronunciato quella frase". E stavolta un bel chissenefrega è inevitabile.