venerdì 20 settembre 2013

Voci di saggezza

Un mio paziete nigeriano mi ha spiazzato: "Dottore, per essere intelligenti ci vogliono le palle!". Dopo un attimo di perplessità mi illumino e mi dichiaro d'accordo. Certo, ci vuole coraggio per essere intelligenti. Perchè chi è intelligente capisce le cose, ma chi capisce si deve comportare di conseguenza, anche quando pesa.
L'intelligenza pretende anche la responsabilità: grande intelligenza, grande responsabilità. E' molto più comodo fare lo stupido, così da avere la libertà di fare quello che ti fa comodo, anche se è sbagliato.
L'intelligenza fa capire cosa è giusto e cosa è sbagliato, perciò ti costringe a fare ciò che è giusto, per non risultare incoerente. A volte siamo così impauriti dal dover fare cose che ci pesano, da non fingere più di essere stpidi, ma di diventarlo davvero, trovando delle giustificazioni ridicole,  o patologiche, che ci danno l'alibi per non agire.
Ci vogliono le palle per essere intelligenti, chi ha la testa per capire il bene deve poi farlo, anche a costo di andare controcorrente, rischiare l'emarginazione. Si chiama coerenza, è il prezzo da pagare.

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

domenica 15 settembre 2013

Ogni giorno un Family Day

In questi giorni sono stati diffusi alcuni dati sulla società italiana. In sintesi: siamo il paese con il tasso di natalità più basso del mondo, i giovani non hanno fiducia e tendono a trasferirsi all'estero. Risultato:  società vecchia, alimentata solo dagli stranieri, con pochissime prospettive per il futuro.
Le ragioni possono essere molte e soggette ad analisi e studi degli specialisti, ma il quadro è evidente: nella nostra società la famiglia è stata talmente messa in ridicolo e poi demonizzata che investire la propria vita prima nel matrimonio e poi nella genitorialità è considerato rischioso, faticoso, pericoloso e - in ultima analisi - autolesionista. 
Chi si sposa e mette al mondo dei figli dovrebbe essere lodato, incoraggiato e servito per il bene che fa al paese. ma in Italia chi decide un passo del genere è quasi un votato al martirio: trova dubbi e sarcasmi, difficoltà pratiche e ostacoli sociali. Si vuole favorire gli handicappati rimuovendo le barriere architettoniche, ma i veri disabili oggi sono gli sposi e i genitori, che devono conquistarsi la vita tra mille barriere di ogni tipo in un paese che si da da fare per permettere agli omosessuali di  avere ogni diritto, ma che ostacola le famiglie sugli asili, sugli spostamenti, sul lavoro, sullo sport, sulle tasse, sulle abitazioni, su ogni aspetto dell'esistenza.
Al governo ci sono dei cialtroni arroganti, pieni di cocaina e di compagnie ambigue, gentaglia sconfitta dalla vita e ubriaca di potere, lontana dalla gente, staccata dalla realtà e incapace di valutazioni serie sul da farsi.
Basta andare all'estero e troviamo servizi per la famiglia, agevolazioni per chi ha figli, una serie di opportunità per facilitare la vita a chi ha bambini. Da noi si è creato un clima completamente sfavorevole alla famiglia e alla natalità. I giovani non sono sostenuti nella loro indipendenza e anche nel compiere gesti di coraggio. Oggi si sente parlare di giovani solo quando compiono azioni violente per bloccare la Tav in Val di Susa, o quando si accalcano sotto il palco di qualche cantante di moda spinto dalle grandi società musicali. L'unico ente che si occupa di giovani in modo più serio e consapevole, e di famiglia con lucidità e lungimiranza, è la Chiesa Cattolica, ma non è giusto. Non si può lasciare un problema così grande e impellente solo alla buona volontà dei cristiani. E' una responsabilità che riguarda in pieno la società civile, che invece fin'ora si è comportata in maniera assolutamente incivile e suicida.


«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

venerdì 6 settembre 2013

I sintomi psicopatologici

I cosiddettti "sintomi psicopatologici", cioè quei comportamenti che sono di ostacolo al corretto funzionamento psicologico di una persona, e che generalmente rappresentano il motivo della richiesta di psicoterapia, cosa sono realmente? Indizi che la persona è malata psichica? Segnali di un progressivo disfacimento della personalità?
Questi allarmismi sono inutili, dannosi e portano fuori strada.
I sintomi psicopatologici sono risposte sbagliate a domande giuste. Sono cioè delle reazioni a condizioni problematiche, spesso esterne all'individuo, che però non migliorano quelle condizioni, magari ne alleviano il peso, ma creamdo altri problemi in altre aree. Mi spiego meglio. Se per una serie di circostanze io ritengo di non essere in grado di affrontare il mondo, la mia risposta sbagliata potrebbe essere quella di manifestare dei sintomi agorafobici, cioè oer esempio di sviluppare ansia quando devo uscire di casa e attacchi di panico quando mi trovo da solo in mezzo alla città. In questo caso i sintomi ansiosi sono risposte sbagliate ad un problema vero; mi costringono a stare in casa, qundi mi aiutano ad evitare il mondo, ma creano un sacco di altri problemi: lo stato d'ansia continuo, l'impossibilità di fare tante cose, l'obbligo per i miei familiari di accomagnarmi, la depressione conseguente, l'abbassamneto dell'autostima, ecc.
Quando si ha a che fare con i pazienti la difficoltà è quella di comprendere (perchè le cose raramente sono così semplici), il legame strategico che esiste tra i sintomi e le condizioni di vita e la storia del paziente a cui i sintomi sono correlati. E poi a sostituire i sintomi con risposte giuste. Nel caso dell'esempio aiutare il paziente a valutare realisticamente quali sono le sue capacità, ristrutturare il suo sistema cognitivo relativo a conpiti, difficoltà, obiettivi, ostacoli, motivazioni, aspettative, dargli gli strumenti di controllo dell'ansia, ecc.
I sintomi sono perciò dei segnali utili che richiedono una comprensione intelligente del loro significato all'interno della vita e della storia di una persona. Vanno considerati non la spia di un malfunzionamento psichico, ma la richiesta di un organismo sano di risolvere un problema che ha assunto delle proporzioni non più gestibili in maniera automatica.

 06/09/13 Diritti riservati Silvio Rossi - Roma


«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)