mercoledì 7 aprile 2010

Dopo le regionali

Le Regionali sono passate, i commenti politici li lasciamo ad altri. Invece un piccolo commento psicologico potremmo anche tentarlo.
Tutti sono d'accordo su un fatto, i vincitori indiscutibili delle elezioni sono stati i leghisti, i quali hanno non solo confermato, ma anche esteso il loro spazio di rappresentanza, ottenendo consensi e fiducia da parte dei cittadini anche oltre i loro tradizionali luoghi del nord.

Perchè? la risposta mi viene immediata: i leghisti sono qualcuno. Cioè hanno una faccia, un'identità, una caratterizzazione. Se io dovessi indovinare cosa direbbe un leghista su un qualsiasi problema ci arriverei con una certa facilità, perchè partendo dai presupposti base si ottengono delle conclusioni. La lega si distingue dagli altri perchè ha un pensiero proprio, perchè pur avendo modificato delle cose nelle corso della sua storia i principi sono sempre quelli.

Perchè promette di raggiungere sempre gli stessi obiettivi: sicurezza per i citadini, integrazione prudente e severa degli stranieri, economia diffidente degli investitori e delle banche estere, difesa di valori tradizionali, politica concreta senza molte chiacchiere. Tutto ciò permette alla Lega di non rimanere chiusa nei propri palazzi e di tirare fuori ogni due mesi una nuova linea politica. La Lega sta in mezzo alla gente, ne ascolta i problemi quotidiani e cerca di dare una risposta. Ora non è questo il luogo di verificare se tutti questi impegni poi li mantiene veramente, se è fumo o se c'è pure l'arrosto, ma di valutare l'aspetto comunicativo di un fenomeno che - piaccia o non piaccia - acquista sempre più autorevolezza, grazie anche a rappresentanti come Tremonti e Maroni, che sono riconosciuti a livello trasversale come politici bravi e competenti. Sembrava inverosimile fino a poco tempo fa, ma adesso anche a Roma o Napoli c'è qualcuno in giro che dice: "Anche da noi ci vorrebbe un pò di Lega". Nel senso di "Ci vorrebbero anche da noi ordine, regole applicate, polso fermo, ecc.".

Dal punto di vista psicologico tutto questo ha un significato. Innanzitutto che la dissoluzione dei confini, per cui non ci sono differenziazioni tra enti, tra idee, tra realtà, tra pensieri, ma è tutto un confuso miscuglio senza più una propria identità, rappresenta un fallimento antropologico, inumano e lacerante. E quindi che l'essere umano è attratto da chi gli promette una coerenza interna, un profilo preciso e identificabile, una "faccia riconoscibile". Secondo, che l'idea di libertà coincidente con il trionfo del soggettivismo e del relativismo, e la conseguente pedagogia della concessione totale, rappresentano anch'esse un fallimento totale. Finita la luna di miele, e una volta accortasi di dove portano certe ideologie dell'indistinto, la gente ricerca chi è capace di dire no, di chi ha il coraggio di rifiutare certe cose per accoglierne altre, di fare scelte basate sui principi piuttosto che sulla miserabile opportunità del momento.

Nessun commento: