giovedì 26 giugno 2014

In Italia la musica classica va forte

Curiosissimo. Hanno diffuso delle statistiche sul mercato della cultura in Italia. Sono diminuite le persone che vanno al cinema, sono diminuite quelle che vanno al teatro. Sono terribilmente diminuite - guai a loro- quelle che leggono. Sono aumentate di molto le persone che ascoltano musica classica. Davvero strano. Ma la cosa ancor più strana è (questo non lo dicono le statististiche, ma i miei personali contatti) che la vera crescita è per un genere particolare di musica classica, quella antica, medievale e barocca. Io sono felice per questa notizia, perchè la musica antica la adoro, pur capendone poco. Trovo che esprima in maniera sintetica e chiara la pura gioia, la pienezza del vivere,  tutta l'armonia del creato, l'esaltazione dell'intelligenza.
La musica antica non è antica, è eterna, è bellezza assoluta che purifica l'aria nella quale vibra. E' un massaggio per il cuore e una carezza per l'anima. Credo che se in giro aumentano quelli che ascoltano una tale musica questo sia un segnale importante. Penso che rappresenti la voglia di recuperare qualcosa di assoluto, uscendo dalla frammentazione e  dalla precarietà di una cultura smarrita che ha rinunciato ad esprimere e ricercare la verità.
Per festeggiare la notizia nel dovuto modo, il mio consiglio è di sedersi sul divano, chiudere gli occhi, volare:  Canone di Pachebel. Poi faremo i conti con quelli che non leggono...


«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

mercoledì 18 giugno 2014

Perchè la gente impazzisce

No, non so la risposta, e non so nemmeno se si può impazzire, così, all'improvviso. 
In questi giorni abbiamo battuto le mani alle forze dell'ordine che hanno arrestato il pedofilo assassino di Yara. Ma non riusciamo a comprendere le forze del disordine che l'hanno condotto ad una simile barbarie. La sua foto diffusa, da animalista convinto, ci guarda e tace. Allo stesso modo non capiamo le ragioni di quel tizio a Milano che improvvisamente tira fuori il coltello e pugnala tre passanti. Così pure ci sfugge la comprensione dell'altro tizio, sempre nel Milanese, che ammazza moglie e due figli e poi va a vedere la partita dell'Italia.
Pazzi? Malati di mente? Così, all'improvviso? I miei colleghi psichiatri si daranno da fare per trovare parole e concetti per cercare di dare un senso, seppur psicopatologico, a questi atti. Ma non mi convince. Se mi dicessero che sono risultati cocainomani o alcolisti la cosa mi sembrerebbe più logica, la cocaina fa perdere l'equilibrio mentale, si può impazzire per la cocaina e anche per altre sostanze d'abuso. Ma se invece non lo fossero, come in altri fatti di cronaca?
E' possibile che una persona che ha mantenuto sempre un buon equilibrio mentale e che anche nel suo privato si sia comportato in maniera sana improvvisamente si metta a violentare ragazzine e a uccidere? No, non ci credo. Almeno la psicologia non lo spiega. E' inutile aprire bocca e dargli fiato, non ci sono spiegazioni che tengano. Eppure accade. 
C'è un insodabile abisso di male nel cuore dell'uomo, è evidente. E nessuna teoria scientifica ha concetti per capire e parole per spiegare. C'è un vulcano di malvagità che può raccogliere energie sotterranee, alimentate da chissà quali concessioni tollerate nella vita di un uomo, e a un certo punto questo vulcano esplode, spaventosamente erutta tenebrose potenze di male. E gli psichiatri stanno a guardare, e noi psicologi stiamo a guardare.La lotta tra bene e male riguarda ogni essere umano, se non prevale il bene irrompe il male, e in alcuni casi in un modo talmente impetuoso da annullare ogni residuo di libertà personale.

“Ci sono delle forze oscure di cui è impossibile conoscere le leggi. La verità è che qualcosa ci spinge contro quello che siamo. Ma chi è allora che si diverte a farci perdere, che ci manovra sotto, sotto; il diavolo probabilmente. (dal film: "Il diavolo probabilmente, di Luc Bresson, 1977).
«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

I reduci di Villa Arzilla


Sembrava un paradiso terrestre, sembrava...

Marciare e poi marcire


...prima il cuore, poi il cervello e infine i bambini































Chi nel '68 aveva 15/18 anni, oggi ne ha 61/64. Ovvero, quelli che (e sono la maggioranza) sono stati nutriti dalla cosiddetta "Cultura sessantottina" , caratterizzata dal rifiuto dell'autorità, contestazione della famiglia, idolatria del sesso libero, uso delle sostanze psicotrope, ecc. sono quelli che strada facendo o hanno fatto in tempo a riciclarsi come radical-chic, piazzati in ruoli significativi della società grazie all'idea per cui è meglio sputare nel piatto in cui mangiano gli altri che nel proprio, oppure hanno preso la via dell'omologazione borghesuccia (protestare va bene, ma la pastasciutta è meglio). Un piccolo - relativamente piccolo - resto si è autodistrutto con i peggiori virus diffusi dallo spirito del '68.
Tutte queste categorie, però, hanno qualcosa in comune: una serie di sconfitte familiari e affettive, un senso di inutilità e perdita di identità, lo smarrimento ideale sostituito da ideologia prêt-à-porter, vuoi ecologico/animalista, vuoi spiritualista usa e getta, vuoi borghese/capitalista (ironia della sorte, proprio quella che da giovani combattevano).
Questi rottami, residui galleggianti sull'inquinato mare postrivoluzionario, portano dentro di loro l'impronta del fallimento. Sono disillusi, accomodati nell'anticamera della vecchiaia, ma già con la morte nel cuore, logorati dal vano tentativo di esorcizzarla a colpi di sedute di psicanalisi, di corsi di sommelier, di paginate di "Repubblica" e incontri di meditazione alla "Casa delle donne".
Il '68 ha seminato della vita di questi reduci vuoto e invidia. Invidiosi perché vuoti, sentendo che il vuoto se lo sono tirati addosso con le loro mani, seguendo i maestri dell'adulazione. Ma loro non si pentono. Non si pentono perché non capiscono. I loro pensieri utilizzano ancora categorie che si portano dietro da cinquant'anni, come una lumaca si porta dietro un guscio incrinato che non l'ha mai riparata: libertà (sempre confusa con l'anarchia), pace (sempre confusa con la non-appartenenza), dialogo (confuso con la ripetizione di slogan), fantasia (che hanno sostituito alla realtà), relativismo (con cui si sono definitivamente suicidati).


I ritrovi degli sconfitti del' '68 sono diversi, ma uno spicca per la sua intrinseca contraddizione, ed è la scuola. Nelle istituzioni dell'istruzione italiana, molti ex sessantottini hanno messo radici e la fanno da padroni. E si vede. Loro, che sono specialisti nel distruggere e inabili a riedificare, hanno raso a terra il sistema scolastico, rinnegando i fondamentali del pensiero e della cultura calpestandoli senza pietà, e isolando i colleghi più validi, che comunque esistono e resistono. Hanno demolito innanzitutto il concetto stesso di maestro ed educatore, privandolo di rispetto e giusta distanza. Hanno provocato la de-responsabilizzazione dell'alunno, mandando in crisi tutto il sistema valutativo e premiale.  Hanno dato troppo spazio alla politica e alle contingenze socio/economiche in un ambiente che dovrebbe essere consacrato ad una dimensione quasi a-temporale per poter agire nella realtà col dovuto distacco dalle ideologie del momento. Si è predicato l'obbligo scolastico indiscriminato realizzando una discriminazione al contrario, umiliando le abilità artigianali/professionali. Hanno - nel loro narcisismo malato di protagonismo - rifiutato di mettersi a servizio della famiglia, e invece di consacrarsi allo sviluppo intellettuale e civile dei giovani affidati si sono posti come liberatori della repressione, rinforzando i comportamenti più arroganti ed esibizionisti. Hanno preparato dei programmi ministeriali zeppi di note a margine, ma senza un contenuto da annotare. Così gli insegnanti sono sempre più burocrati, affetti da sindacalismo coatto, cavillosi, isterici. E carogne, molto più dei vecchi professori che hanno ucciso moralmente, i quali erano severi ed esigenti, ma non carogne; ma loro - diplomati grazie al “6 politico” - per tacitare la loro sporca coscienza pretendono dagli studenti al di là del ridicolo e al di sopra della loro stessa preparazione. Molti di loro hanno fatto carriera: sono presidi, dirigenti, funzionari dei provveditorati, estensori dei programmi, o semplicemente professori che per la loro età e la loro prosopopea fanno i "nonni" negli istituti. Hanno dalla loro anche la formazione degli inseganti più giovani, che pur non avendo partecipato al gran ballo del '68 ne hanno respirato tutti i veleni sparsi nell'aria, uniformandosi e ubbidendo
La scuola italiana attuale è in una condizione miserevole. E non per le strutture fatiscenti, ma per i cervelli fatiscenti dei responsabili, che cercano la benevolenza degli studenti giustificando e accettando tutto come normale, e umiliando quei pochi allievi che per un'educazione anacronistica ricevuta in famiglia si permettono ancora il lusso del rispetto. Tollerano che gli allievi più tranquilli e gentili subiscano le angherie dei loro compagni, andando sempre in soccorso del più prepotente. Sono propagandisti inconsapevoli del politicamente corretto, consumatori di buonismo e spesso anche di canne, fianco a fianco con gli studenti nelle loro battaglie contro l'omofobia, senza nemmeno saperli aiutare a capire che il concetto stesso di omofobia è un non senso lessicale. Ma in fondo, nella scuola il lessico da tempo ha lasciato posto al dislessico. E si vede.

 «In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)


venerdì 13 giugno 2014

Più ammazzavo più guadagnavo...

Il racconto di una ex manager - pentita - dell'industria della morte: link


«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)