martedì 29 dicembre 2015

Maestro

 I piccoli tendono ad imitare i grandi, i figli tendono ad imitare i genitori. Attenzione: imitare, non necessariamente ascoltare e imparare dalle prediche. Capita infatti che i figli siano lo specchio della verità vissuta dai genitori e non della verità da loro insegnata. Questo capita quando i genitori dicono una cosa ma ne praticano un'altra, allora ciò che passa sono il comportamento e gli atteggiamenti reali, certamente non le parole, a cui per primi si disubbidisce.
Così i figli diventano lo specchio dell'incoerenza dei genitori, mostrano l'ambiguità di chi predica bene e razzola male. Educatore infatti, lo si è prima di tutto verso se stessi e poi verso gli altri. Gli altri ubbidiscono a ciò che siamo non a ciò che diciamo. In qualche modo tutti i progetti pedagogici e formativi non servono a nulla se chi li mette in pratica non è innanzitutto una persona credibile e coerente. Fanno ridere quelli che pretendono disciplina e impegno e poi loro per primi non tollerano la minima rinuncia ai loro capricci. Per questo è difficile, ma anche bello essere educatori, perchè costringe a continue revisioni di vita e a "conversioni" cioè a cambiare strada quando necessario.

In onore di Padre Genesio, maestro per poco e per sempre


L'educazione la fanno i maestri e non si diventa maestri per diritto di laurea o di genitorialità, ma solo perchè qualcuno guardandoti negli occhi ti ha riconosciuto.
  




«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

mercoledì 23 dicembre 2015

Natale, che nessuno ne esca indenne...!





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A U G U R I !













«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

martedì 15 dicembre 2015

L'umiliazione della bellezza


Sempre più nelle scuole e nelle università si valuta usando delle apposite griglie: tot errori tot punteggio.  Tale sistema si usa con una buona intenzione, quella di valutare con oggettività, senza condizionamenti e in maniera univoca la prova dello studente. Anche in psicologia si va sempre più in questa direzione: test, questionari, categorie diagnostiche definite ecc. Tutto per poter esprimere un giudizio a prova di verifica (e di ricorso). Se questa abitudine ha qualche - relativamente - vantaggio legale, non ne ha affatto da un punto di vista della validità reale.  Infatti, nonostante l'apparenza di serietà, questo approccio così rigido esprime secondo noi un atteggiamento dogmatico e profondamente antidemocratico. La democrazia infatti è giusta quando dà ad ognuno il suo e non quando dà la stessa cosa a tutti. In questo caso c'è sempre chi riceve di più e chi di meno, ma nessuno ciò di cui ha veramente bisogno.  Una valutazione obiettiva, nonostante l'apparenza, non è mai obiettiva, ma fa riferimento ad un ipotetico “individuo medio” che nella realtà non esiste.  Proprio per questo tale specie di valutazione livella tutti verso la mediocrità e così solo il mediocre risulta vincente. 
La realtà è fatta di persone non di individui, quindi di esseri ognuno diverso dall'altro. La valutazione, che non serve ad incasellare, ma ad aiutare la persona a conoscersi e uscire dalle caselle per crescere nell'autodeterminazione, deve necessariamente essere personalizzata e soggettiva. Un esempio ci aiuterà a capire: se due studenti A e B fanno in un compito lo stesso numero e lo stesso tipo di errori, secondo una valutazione obiettiva dovrebbero prendere sei, tutti e due.  Questo giudizio sarebbe corretto legalmente, ma rappresenterebbe una gravissima ingiustizia di fronte alla verità dei fatti.  Infatti l'insegnante sa benissimo che A ha commesso quegli errori perché non studia e ha un atteggiamento menefreghista verso la scuola, mentre B li ha commessi per pura distrazione, concentrato com'era su soluzioni creative e connessioni tra nozioni che sa padroneggiare alla perfezione. La vera giustizia vorrebbe un cinque per A e un sette per B. Questo tipo di valutazione però, realmente democratica perché attenta lle differenze, richiederebbe maestri esperti, competenti e autorevoli.  Maestri in grado di ottenere rispetto e coraggiosi, cioè che sanno difendere il loro giudizio e rispondere a tono a genitori protettivi e permalosi.  Purtroppo la maggior parte degli insegnanti sono ex sessantottini prossimi alla pensione o figli di sessantottini imbucati col sei (appunto) politico. O insegnanti che vengono da zone disagiate dove si diventa maestre con pratiche assai dubbie e clientelari. Tutta gente che usa le griglie e la democrazia come scudo a difesa della loro incompetenza, o gente che non diventerà mai competente proprio per la scarsa dimestichezza con il giudizio reale. 

Valutare, non ingabbiare
Per non far sembrare quanto detto un’accusa fatta solo alla categoria degli insegnanti, diremo pure che nella psicologia il rischio è simile: incasellare e mettere in griglie chi, in quanto persona, sfugge per natura a cataloghi ed etichette.  Così anche noi, per comodità diagnostica, ci abituiamo a parlare non del Signor X ma del Signor X medio che sta in una certa determinata casella.  Questo rappresenta la fine del Signor X e il fallimento di un vero processo di diagnosi.
La bellezza dell'essere umano è la propria originalità e unicità, e chi deve esprimere per professione una valutazione in adesione alla verità deve farlo senza umiliare questa bellezza.

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

venerdì 4 dicembre 2015

La Bottega dello Psicologo 2a Ed.

Il 1 dicembre 2015 è iniziata la seconda edizione della "Bottega dello psicologo", curata dall'Associazione Kriterion. Formazione, confronti e scambi di esperienze  per dare ai giovani psicologi il vero senso della professione di psicoterapeuta  vissuta sul campo.  Una proposta diversa rispetto alla preparazione universitaria e delle scuole di specializzazione: una trasmissione di realtà professionale, un racconto di storie e di soluzioni,  un approfondimento di temi spesso ignorati nella formazione tradizionale,  l'occasione per imparare "il mestiere" ed esplorare nuove strade. 
Dopo la felice riuscita della prima edizione una nuova avventura  aperta agli studenti di psicologia intenzionati ad intraprendere la carriera psicoterapeutica o a coloro che già  frequentano una scuola di specializzazione.

Info: psykenet@email.it

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

domenica 22 novembre 2015

Parigi, dal Mulino Rosso al rosso sangue

Il nulla...
Le bombe di Parigi, quale che sia il loro marchio di fabbrica, sono drammatiche e orribili, ma salutari. Perchè obbligano i padri a parlare con i loro figli. 
In questi giorni sono moltissimi i bambini e gli adolescenti che chiedono agli adulti una rassicurazione su quello che sta succedendo. Hanno paura, giustamente vista la loro immaturità, non riescono a capire il senso di questa violenza che esplode improvvisa in mezzo alle case di Europa. Si rivolgono ai "grandi" perchè qualcuno spieghi loro che cosa sta capitando. Non è una guerra chiara, non è ben definito il terreno dello scontro, in realtà non si conoscono nemmeno bene i protagonisti, tanta confusione e incertezza.
Allora, cosa dire? Citare a sproposito la Fallaci con le sue sparate contro l'Islam? Ripetere le idiozie di Obama sui valori (quali?) dell'Occidente? Credere ad una maggioranza di musulmani moderati? Accettare le tesi di chi pensa che i terrroristi siano manovrati dai grandi poteri, per giustificare strategie geopolitiche globali?
...Finisce in nulla
Quello di cui i ragazzi hanno bisogno è la verità. E la verità è che nel mondo esiste il male. Esiste come possibilità ed esiste quindi come scelta che alcuni fanno, liberamente e consapevolmente. La verità quindi è che l'essere umano ha la facoltà di scegliere se aderire al bene, scoperto alla luce della propria coscienza illuminata da solidi principi, o preferire il male, nelle mille facce che può presentare: dall'egoismo primario alla distruzione dell'altro per i propri fini. 
Guai se gli educatori - in primis i padri - non sfruttassero questo momento per parlare ai loro figli, per mostrare le mille seduzioni del male e le sue tragiche conseguenze, ma per mostrare anche la faticosa ascesi del bene e la luminosa pacifica esistenza che può donare.

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

martedì 17 novembre 2015

"Mio figlio non sa" (mio marito non c'è)



Una mia paziente mi diceva, letteralmente: "Mio figlio non sa dove fermarsi". In questa frase ci sono tanti elementi su cui riflettere, ma cercherò di semplificare. Dividiamo la frase in due parti, la prima è: "Mio figlio non sa". In questa espressione c'è¨ tutto il cuore e l'intelligenza della madre, che sente questo ragazzo come suo, frutto delle sue viscere, il ragazzo che non è un ragazzo qualsiasi, ma proprio quello che ha voluto, desiderato, nutrito e quindi a livello profondo e affettivo, le appartiene (“mio figlio”).  Conseguentemente è il figlio che lei conosce e capisce, di cui si accorge quando sa o non sa. In questo caso lei capisce che il figlio non sa, ma qui finisce il suo territorio. La madre comprende, poi si ferma e non è in grado di trovare una soluzione, descrive il problema e poi si angoscia. L'angoscia è giustificata perché è sola. La madre è in grado di capire il figlio perché è visceralmente suo, ma non è in grado di aiutarlo a cambiare proprio perché è visceralmente suo. Noi possiamo educare gli altri, ma per educare noi stessi abbiamo bisogno degli altri.  Il figlio è parte della madre quindi la madre lo capisce ma non lo cambia. 



La seconda parte della frase è illuminante: "(Non sa) dove fermarsi". Certo, non sa perché non ha il padre. E’ il padre che mette i limiti, gli stop, li mette con l'autorevolezza di chi parla a qualcun altro e non a se stesso.  Chi parla a se stesso è sempre poco convincente, troppo complice e troppo permissivo; ecco perché la madre sa, ma fatica ad educare mentre il padre capisce molto meno, ma è efficace nel cambiamento. 

Chi lo farà diventare grande?
Le due metà della frase sono le due metà della coppia, una descrizione sintetica e acuta della complementarietà della madre e del padre, e del perché un figlio abbia bisogno di un papà e di una mamma: una mamma per essere capito e un papà per diventare adulto. Essere adulti, infatti, vuol dire essere liberi, cioè responsabili, cioè consapevoli dei limiti propri di ogni situazione.  Il dramma attuale della nostra società non è il terrorismo, ma la frammentazione familiare: la fatica eroica di tante donne che cercano di tirare sui figli da sole, la fuga dei padri, l'infantilismo cronico dei giovani che non sanno quando fermarsi.  

          «In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

giovedì 12 novembre 2015

Un regalo

 Ho trovato questa frase del mai abbastanza lodato Chesterton e la voglio regalare agli amici che ogni tanto vengono da queste parti. Con affetto:

G.K. Chesterton
“Finché non si salveranno i padri, non si potranno salvare i bambini e, allo stato attuale, noi non possiamo salvare gli altri, perché non sappiamo salvare noi stessi. Non possiamo insegnare cosa sia la cittadinanza se noi stessi non siamo cittadini; non possiamo dare ad altri la libertà se noi stessi abbiamo dimenticato l’ardente desiderio di libertà. L’educazione è semplicemente la trasmissione della verità; e come possiamo passare ad altri la verità se noi non l’abbiamo mai avuta tra le mani? […]Gran parte della libertà moderna è, alle radici, paura. Non è tanto che noi siamo troppo audaci per sopportare le regole, è che siamo troppo paurosi per sopportare le responsabilità. Mi riferisco alla responsabilità di affermare la verità della nostra tradizione umana e di tramandarla con la voce dell’autorità, una voce insopprimibile. Questa è la sola ed eterna educazione: essere così sicuri che qualcosa è vero da avere il coraggio di dirlo a un bambino”.

(G.K.Chesterton, da Che cosa c’è di sbagliato nel mondo)


«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

giovedì 5 novembre 2015

Il fisioterapista della famiglia

Alcune volte nel corpo spuntano certi doloretti o disturbi di cui non cogliamo facilmente l'origine. Così prendiamo antidolorifici e  analgesici per cercare una soluzione. Poi magari qualcuno ci consiglia di farci vedere da un fisiatra, ed esce fuori che i doloretti insospettabili dipendevano dalla schiena, dalla postura. Così magari basta un ciclo di mobilizzazione o di rieducazione posturale e tutto va a posto. Si trattava di correggere uno sbilanciamento, di allungare la colonna, nulla di straordinario, però era quello che ci voleva.
La famiglia può essere assimilata ad un corpo umano. Talvolta ci sono dei sintomi psicologici o relazionali, o affettivi, di cui non si comprende bene l'origine. Molti pensano subito a ricorrere agli psicofarmaci, altri si arrampicano sugli specchi per cercare delle cause dirette, ma certe volte la verità è piuttosto semplice. Occorre osservare la componente portante, la colonna vertebrale della famiglia, cioè la coppia. Bisogna individuare squilibri, carichi eccessivi, difetti di relazione. Serve un delicato ma incisivo rimaneggiamento delle delicate armonie di coppia per ristabilire la giusta proporzione tra le parti e la ridistribuzione dei ruoli. A volte bisogna incoraggiare l'uomo ad uscire dall'ombra, a volte bisogna aiutare la donna ad essere più collaborativa, talvolta bisogna invece limitare il peso per alleggerire tensioni. Insomma, in certe situazioni uno psicoterapeuta si sente come un fisioterapista, ma sotto le sue mani non ci sono muscoli e ossa, ma persone da rimettere in sincronia con tutte le altre del sistema...

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

domenica 25 ottobre 2015

La Chiesa e l'albero della vita

Il Sinodo della Chiesa cattolica sulla famiglia è finito. Come professionisti che tutti i giorni si confrontano sui guasti della famiglia (e sui danni che orovengono da famiglie guaste) non siamo soddisfatti. Il Sinodo ha ribadito l'ovvio: l'importanza della famiglia, la non possibile equiparazione tra famiglia naturale ed altre unioni, l'attenzione personale verso coloro che pur credenti sono divorziati e risposati. Nulla da eccepire, ma avremmo voluto altro. Non abbiamo sentito l'urlo. Il Sinodo è stato timido e dai toni di compromesso. I progressisti hanno cercato in tutti i modi ti tirare per la giacchetta il Papa, altri (la maggioranza) hanno voluto, non potendo far di meglio, arginare questa deriva. Il risultato è stato di una meschinità che non fa onore alla Chiesa Cattolica. Noi operatori del benessere, che sappiamo dall'esperienza del dolore di tante persone che demolire la famiglia è un attentato vero e proprio alla salute pubblica, speravamo che almeno dalla Chiesa si levasse forte e deciso l'urlo a favore della famiglia. Ma non urlo, un debole miagolio incerto è salito dal Vaticano.
Ovviamente qui non si tratta di questioni di fede. Anche un ateo può riconoscere che il pensiero chiaro e  fermo della dottrina cattolica sulla famiglia risponde ad esigenze umane naturali. Ma il pensiero chiaro e fermo stavolta ha tentennato di fronte alle suggestioni, ai condizionamenti, agli interessi di una società prepotente e in stato confusionale. Molti vescovi hanno abdicato al loro dovere di annunciare la verità oggettiva e hanno svoltato per un percorso di accomodamento e cedimento. Nei periodi di buio la Chiesa ha sempre tenuta alta la fiaccola per indicare la giusta strada, a credenti e non, questa volta non è stata all'altezza della sua missione e della sua responsabilità e questo ci da la misura della crisi in cui ci dibattiamo.
 
Oggi, alla chiusura del Sinodo, la sensazione non è particolarmente diversa da quella per la prossima chiusura dell'Expo di Milano: "Avrei potuto risparmiare il biglietto". La speranza è che se l'albero della vita si spegnerà tra poco, l'Albero della Vita, la famiglia, venga riacceso presto.


«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivozionario» (George Orwell)

martedì 20 ottobre 2015

Meteo ergo sum

In questi giorni molti paesi sono stati colpiti dal maltempo. In realtà, lo sappiamo, il maltempo c'entra poco. Quello che produce danni è l'incuria delle amministrazioni comunali, è la corruzione, è chi non spende soldi per la manutenzione del territorio, chi fa costruire dove non si deve, chi dovrebbe pulire i tombini e non lo fa. Nonostante questo continuiamo a pensare che la natura sia la colpevole. Ma la natura fa il suo mestiere, certe volte colpisce duro, certe volte si scatena, ma noi avremmo tutte le capacità di gestire efficacemente i capricci metereologici se non volessimo fare i furbi e fregarcene delle regole e della prudenza. Solidarietà per le vittime,  ma grave responsabilità sulla coscienza di chi avrebbe il ruolo per agire e non agisce.
Ma nella vita di tutti i giorni, c'è chi sul meteo ci specula e ci prende in giro...

 Il Meteo. Ogni giorno, ogni ora, continuamente, i nostri occhi oscillano tra il cielo di cui cogliamo ogni velatura, e il telefonino, dove i siti meteo ci aggiornano sulla formazione del ciclone Octopus, della tempesta autunnale Demetra, dell'ondata di caldo Dromedarius, della tremenda ondata di gelo Syberjan.
Questi siti sono le avanguardie dell'inferno, sono gli annunciatori dell'horror incombente sotto forma di grandine assassina, sono le trombe dell'apocalisse imminente (trombe marine, ovviamente). Tutto questo per tenerci incollati e spararci tra una previsione e l'altra pubblicità che a loro fa guadagnare parecchiuccio,  e a noi produce un dissanguamento economico in ombrelli. Tra l'altro comincio a pensare che dietro questi siti annunciatori di ecatombi ci siano loro: i venditori marocchini di ombrelli cinesi all'uscita di metropolitane romane. Loro, comodamente al riparo delle pensiline, che guardano noi, che uscendo dal tunnel rassicurante del ventre della terra ci affacciamo cerei al pensiero di Flagello, che ci aspetta di fuori. Pronti a sborsare i fatidici dieci euro per un accidenti di parapioggia assemblato da schiavi cantonesi che alla vista del primo chicco di grandine di Flagello si disintegra, offrendo la nostra acconciatura a tutte le umide maledizioni di Giove Pluvio.
Nembi, cumulonembi e inquietanti stratificazioni. Potremmo catalogare ogni stria biancastra che svetta sulle nostre teste come un colonnello dell'Areonautica militare. Il colonello dell'Aeronautica! Sogno proibito di ogni ragazza da marito: "Oggi rimani in casa, tesoro, il tasso di umidità è eccessivo per le tue unghie...,  in compenso domani possiamo mangiare pizza, la temperatura è perfetta per la lievitazione..."
Ormai si va al cinema se la probabilità di pioggia è sotto al 2%, dal 3 al 10% si può andare al ristorante sotto casa. Dall'11% in su l'alternativa sono i pacchi su Rai 1 o il suicidio.


«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)