domenica 30 ottobre 2016

Il vero terremoto, quello dell'amore

In questi giorni di scosse e crolli mi viene da pensare che tutta questa attività sismica sia solo la manifestazione esteriore e rumorosa di terremoti ben più drammatici che avvengono nel cuore dell'uomo.
Le scosse telluriche hanno sempre accompagnato la storia dei nostri paesi, non è questa la novità. La cosa sconvolgente è renderci conto ogni giorno di quanto siano venute giù altre costruzioni: i ponti della solidarietà, le piazze della ricerca del bene comune,  i palazzi della convivenza pacifica, le torri del buon senso, le chiese della realtà, i castelli dell'amore familiare. 
E' la civiltà umana che nell'ultimo secolo è stata profondamente terremotata da ideologie dirompenti, che hanno lavorato alle fondamenta dell'uomo per cancellarne ogni identità e stabilità.
Gli italiani sono stati sempre capaci di far risorgere le loro città. In ogni borgo del nostro straordinario paese troviamo monumenti toccati da terremoti e ricostruiti più belli di prima. Ma il terremoto del cuore, si potrà ricostruire? Quali ingegneri sapranno mettere mano per restituire coraggio e fiducia, ingredienti fondamentali per una rinascita veramente umana? So di essere ripetitivo, ma la verità non si può modificare per capriccio di novità; la verità è che se non si riparte dalla famiglia, formata da una coppia che sta insieme per tutta la vita e da figli (declinati al plurale), la società non ha futuro. Solo la famiglia ha in sè il potere di guarire le ferite dell'uomo e della donna, di dare speranza e capacità di agire. Le macerie del nichilismo, cioè la fede nel nulla, stanno soffocando ogni residuo di umanità, le famiglie reagiscano: dimostrando che la fede nell'amore che non finisce, perchè fondato sulla volontà, ha un senso e una possibilità concreta di applicazione. 

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

giovedì 27 ottobre 2016

Voglio essere quello che mi pare: un cadavere

Un mio paziente, che ringrazio,  mi segnala questo articolo di qualche tempo fa, nel quale si raccontava la storia di Nathan (ma venuto al mondo come Nancy) che in Belgio ha scelto l'eutanasia dopo che il cambio di sesso non l'aveva soddisfatta.
Non si era sentita accettata come femmina nella sua famiglia, ha fatto l'impossibile per diventare maschio, e dopo tanta fatica e sacrifici, ancora infelice nel suo nuovo corpo ha chiesto e ottenuto di morire. 
Quando l'uomo pretende di decidere chi deve essere e vuole costruirsi la sua vita in base ai suoi criteri, va sempre incontro al disastro.
Il Belgio, come altri paesi "avanzati" avanzato in realtà lo è davvero: è l'avanzo della civiltà. Si vanta di concedere a chiunque di disporre di sè come vuole e quello che ottiene sono culle vuote e tombe piene. 

Leggiamo nell'articolo che in questo caso il medico sostiene di poter parlare di "sofferenze psicologiche insopportabili". E allora? Aiutare a curare o ad affrontare sofferenze è proprio il compito di chi svolge una professione sanitaria; un medico che vede il suo paziente soffrire e invece di curarlo come può sostiene il suo abbattimento possiamo ancora definirlo medico? O non piuttosto l'ultimo disperato servo di una fallimentare volontà di potenza? Il fatto è che se cogliamo il sacro in ogni essere umano, nessua sofferenza è insopportabile, altrimenti la vita stessa diventa una beffa insostenibile da terminare quanto prima.

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

Per capire cosa siamo diventati e se possiamo ancora salvarci

Un ottimo e profondo articolo da sorseggiare e meditare. Se vi capita
una mezz'ora di tempo usatela per riattivare neuroni e cuore con questa lettura:
Link










«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

sabato 22 ottobre 2016

Conti... veramente poco...


Conti, partecipando ad uno spot per la trasmissione "Dieci cose" presentato da Flavio Insinna , ci informa generosamente (questo il Link, vedi il minuto 0,25) di alcune cose che per lui sono molto importanti, tra queste cita la salute perchè - testualmente - "Senza la salute non si vale niente".

Quando Conti, tra qualche annetto, si troverà a parlare ansiosamente con un medico a proposito di alcuni valori delle sue analisi e  scoprirà che la sua salute sta cominciando a vacillare, quando sentirà gli acciacchi della vecchiaia  ricordargli il suo imminente decadimento, quando qualche sua persona cara non sarà più un gioiello di funzionamento, insomma quando Carlo Conti direttamente o indirettamente avrà a che fare con la malattia, speriamo che gli vadano di traverso queste parole terribilmente offensive e crudeli con cui dichiara, se la logica ancora serve a qualcosa in questo mondo impazzito, che coloro che hanno perso la salute non valgono nulla. Mi auguro che tutti coloro che soffrono in un letto d'ospedale, che combattono contro un male, che aprono gli occhi ogni mattina ringraziando Dio di essere vivi, possano comunicare a questo campione dell'intelligenza, che ci ricorda molto i nazisti e le loro politiche eugenetiche di eliminazione dei deboli e degli imperfetti, che avrebbe un futuro nei paesi del nord Europa o negli USA, dove stanno facendo a gara per facilitare l'eutanasia e l'abbattimento degli esseri umani che ormai (secondo il Conti-Pensiero) non servono più a nulla. 
Conti, conformista e campione del politicamente corretto, esprime con questa sua uscita disgustosa il peggio del mostro partorito dal nichilismo contemporaneo: la deformazione dell'essere umano in oggetto di consumo; da usare, comprare, vendere e poi cestinare. 
Lo aspettiamo al varco, quando la tv gli darà un calcio nel suo luogo meno abbronzato, al comparire della malattia o della vecchiaia, quando non attirerà più audience o investimenti pubblicitari, quando, insomma, non servirà più ad un cazzo. Mentre il mondo lo inviterà ad uscire di scena lo aspettiamo davanti lo specchio, a sentirlo protestare che non è vero, che un uomo è più, molto di più della sua salute.



«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

martedì 18 ottobre 2016

Un soffio di chiarezza


Essere genitori è un compito che può dare tanta ansia e senso di insicurezza, soprattutto oggi, perchè la nostra società manda messaggi che disorientano e creano tanti dubbi in chi è impegnato nell'opera più preziosa e più grande del mondo, quella di educare.
Per questo con l'Associazione Kriterion Famiglia e Persona sta per partire una bella iniziativa, un ciclo di sette incontri per aiutare i genitori a vivere il loro ruolo con chiarezza e serenità, proponendo strumenti efficaci, ma soprattutto orientandoli verso la verità del loro compito.
Il tutto inizierà mercoledì 9 novembre alle 19,30 presso i locali della libreria per bambini Sirò, in Viale Carnaro 25 A, tra Piazza Sempione e Conca D'oro. E poi a seguire nei mercoledì successivi.
Il costo è di 25 euro ad incontro, 30 per le coppie. Per chi si prenota per tutto il ciclo viene  offerto un ulteriore bonus oltre ad una consulenza gratuita personale con uno psicologo dell'Associazione. Per prenotarsi e ulteriori informazioni si può chiamare il numero 3348551378.




«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

martedì 11 ottobre 2016

Resistere col cervello

Ci sono momenti nella storia in cui la parola d'ordine è "Resistenza", ma non la resistenza tanto celebrata e strumentalizzata dai nostri politicanti, quella che oltre qualche merito isolato si è macchiata di sangue innocente e di azioni riprovevoli: parliamo di quella resistenza del pensiero necessaria per arginare il caos che sembra essere diventato il sigillo sulla carta d'identità della nostra epoca.


Siamo sommersi dall'ondata di scorie prodotte dall'ideologia relativistica, quella che ha annullato ogni richiamo alla verità e ogni confronto con la realtà oggettiva. Da questa ideologia perversa e pervertitrice, il cui dio è l'opinione personale e la cui liturgia è la violenza per opporla alle altre opinioni (violenza mascherata sotto le ipocrite apparenze della tolleranza e del politicamente corretto), sono derivate tutte le follie dalle quali siamo circondati, perché quando l'uomo agisce esclusivamente in base alle proprie opinioni soggettive il risultato non può essere che la follia, cioè il distacco dalla realtà.

L'uomo, innalzato allo scranno supremo, promosso giudice, arbitro, sommo esecutore, unico ago della bilancia della propria esistenza, diventa subito vittima della propria visione personaleche non è mai aderente a ciò che è, diventa schiavo dei propri impulsi egoistici, diventa tiranno e despota per imporre il proprio desiderio presentato come dogma.
Così nascono i conflitti, le guerre, ma soprattutto l'autodistruzione. 
Questo è il clima che respiriamo, è ilmomento storico in cui siamo chiamati a vivere, questo il rischio dal quale dobbiamo guardarci. L'unica risposta possibile e ragionevole che possiamo dare alla nostra domanda di futuro è una ferma contrapposizione, una Resistenza delle Idee Forti, idee se vogliamo ancora più elementari  di quelle che qualcuno a buon diritto chiamava principi non negoziabili. Convinzioni solide, certe, irrinunciabili, attorno alle quali avvolgere la nostra esistenza e su cui fondare la nostra salute mentale.
C'è bisogno di certezze, c'è bisogno di sapere che, nonostante il buio sembra aver eliminato ogni luce, la luce potrebbe ancora illuminarci se noi facessimo lo lo sforzo di sfregare un fiammifero. I nostri fiammiferi sono le idee forti, che però, diversamente dei fiammiferi, più si usano più luce fanno. E senza consumarsi.


 Allora, quali sono queste idee forti?

 Queste poche, ma credo affidabili:
  •  I tre principi fondamentali della logica
    • Principio di identita': A = A
    • Principio di non contraddizione: la stessa proposizione non puo' essere contemporaneamente vera e falsa.
    • Principio del terzo escluso: ad ogni affermazione si potra' associare solamente il valore vero oppure falso e non esiste una terza possibilita'.
  • Discriminare, cioè distinguere tra cose diverse, è la funzione principale e fondamentale dell'intelligenza.
  • Ciò che è Vero è vero per tutti e per sempre.
  • Le mie opinioni e i miei sentimenti personali sono validi nella misura in cui si adeguano alla verità oggettiva che sta fuori e sopra di me.
  • Esistono il bene e il male, esistono il giusto e lo sbagliato. Agire bene porta frutti buoni, agire male produce conseguenze letali.


Sembra filosofia, intesa nel senso più deteriore e astratto, vero? Oppure moralismo da quattro soldi... Invece probabilmente non c'è filosofia più concreta e urgente per non lasciarci sommergere dalla grigia marea. Basti pensare agli occhi smarriti di molti genitori, che non sanno comportarsi di fronte alle richieste assurde dei figli. Sentono che dovrebbero agire in una direzione precisa, ma poi ti chiedono:  "Ma siamo noi i matti che sbagliano"? Oppure quelle persone che su un episodio qualsiasi non riescono a distinguere tra le loro opinioni e i fatti concreti, ecc.
Gli educatori in primis, vittime distratte della mentalità relativistica, inconsapevoli diffusori di caos e disorientamento nei loro affidati, dovrebbero riscoprire questi capisaldi della civiltà e del pensiero e avere il coraggio di applicarli con fermezza. Il loro allievi questo chiedono e sarebbe una gravissima omissione essere complici del disfacimento delle loro vite.

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

martedì 4 ottobre 2016

Psicoterapia Cognitivo comportamentale: Istruzioni per l'uso

In un recente incontro con dei colleghi di varie provenienze ho sentito dire da un' "Addetta ai lavori" che la Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale è quella terapia che quando il paziente la termina poi i suoi sintomi ricompaiono. 
Francamente, non sapendo se piangere o ridere, ho pensato fosse utile un breve riepilogo:

1.  La Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale, o Terapia Cognitivo-Comportamentale, è una Psicoterapia (cioè una cura dei disturbi psicologici di una persona) che si basa sulle scoperte scientifiche, le ricerche e i paradigmi (cioè modelli) scaturiti da diverse scuole psicologiche che si rifanno alla Psicologia sperimentale (Pavlov), al primo comportamentismo (Skinner/Watson), al Neo comportamentismo (Hull/Tolman), al Cognitivismo (Miller/Neisser/Gibson/Money/Beck/Ellis), in un arco di tempo molto ampio che va dai primi decenni del '900 ad oggi).

2.Si basa su teorie dell'apprendimento e teorie del funzionamento cognitivo, avendo come presupposto che le stesse leggi che regolano l'apprendimento di pensieri e comportamenti corretti spiegano l'instaurarsi di pensieri e comportamenti dsfunzionali; in tal modo è possibile attraverso tecniche ben precise sostituire comportamenti e pensieri che vogliamo correggere con altri più efficaci e "sani".

3. La Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale è - a livello internazionale - considerata la terapia d'elezione, ovvero quella più efficace e affidabile, per numerosi disturbi, comprese numerose forme di nevrosi, la depressione, i disturbi alimentari, disturbi della sfera sessuale, le dipendenze, i disturbi d'ansia e panico, ecc.

4. Il valore della Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale sta soprattutto nella possibilità di valutarne sperimentalmente l'efficacia.

Questo tanto per mettere dei puntini sulle "i".

Per fare un discorso meno partigiano e polemico, sottolineo altre questioni: purtroppo nessuna terapia (nemmeno quelle mediche) garantisce un risultato certo e soddisfacente; talvolta non si riescono a raggiungere gli obiettivi desiderati, ma il vantaggio di questo specifico approccio è che è piuttosto breve, al contrario di altre scuole di Psicoterapia, e che non occorre aspettare dieci anni di sedute per capire che le cose non funzionano. Altra cosa che mi sta molto a cuore è che la Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale (come tutti gli approcci di origine positivista, compresa la psicoanalisi) trascura due elementi fondamentali dell'esperienza umana, cioè quello della libertà e della ricerca del senso. Infatti tutte queste scuole hanno alla loro base una concezione deterministica dell'uomo, considerato come un essere quasi obbligato e sottomesso a fattori interni o esterni che comunque ne limitano o annullano del tutto la libertà.  Questa concezione antropologica non può essere un dogma e occorre - secondo tanti di noi - inserire in un modello che comunque funziona, quello Cognitivo-Comportamentale, degli elementi che traggano spunto da altre impostazioni, come la Logoterapia di Frankl o quella di Rudolf Allers.
Di fatto, e questa è una mia personale opinione, la Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale opportunamente integrata da una visione antropologica che non umili il paziente in un orizzonte troppo ristretto e determinato, può rappresentare un approccio terapeutico utile ed efficace, non certo l'unico possibile, ma sicuramente uno dei più affidabili oggi a nostra disposizione. 
Con buona pace dell' "Addetta ai lavori".

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)