mercoledì 30 gennaio 2013

Tra Tweet e Post il cervello andrà in crash

Oggi, vinto da un attacco di masochismo ho creato un account su Twitter. Da tempo volevo andare a curiosare da quelle parti, così come su Linkedin (e infatti mesi fa ho creato un account anche lì). Dopo una rapida occhiata, ho deciso che limiterò  in entrambi la mia frequenza, come già faccio anche per Facebook, per i grandi centri commerciali, per i parchi dei divertimenti, per i concerti in piazza e per tutte le altre situazioni in cui la parola d'ordine è: spreco di tempo e rumore. Si potrebbe discutere se in questi non-luoghi si perda tempo perché c'è rumore o c'è rumore perché si perde tempo. Comunque, con buona pace di Sua Santità, che da poco tempo sta su Twitter (ma sono sicuro non per sua responsabilità), i "Social Networks", sono più che altro "Alienating Networks", posti dove sconosciuti, ma tanto intimi, si scambiano informazioni intime su questioni sempre più sconosciute.
Perchè l'equivoco è questo, noi pensiamo che più si parla più si conosce la verità, mentre è proprio il contrario: la verità la si incontra nel silenzio della conchiglia, il mondo ci getta dentro un granello di sabbia, e la conchiglia ci arrotola intorno una perla. Il problema dei social network è che il mondo non si limita ad un granello, ma ci seppellisce sotto tonnellate di sabbia, impedendoci di pensare, di conoscere e persino di respirare.


«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

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