venerdì 4 gennaio 2013

Come raccontarsi favole che sembrano vere

Un mio paziente, persona arguta e intelligente, mi diceva qualche tempo fa: "La cocaina è una medicina immaginata per una malattia immaginaria". Geniale! Ma non solo la cocaina ha questa funzione. Ogni problema psicologico nasconde un tentativo di utilizzare una medicina  immaginata per una malattia immaginaria, sfuggendo perciò il peso di affrontare la malattia vera. Detto in un altro modo, si ha paura di affrontare i problemi reali della vita concreta, e allora si provvede costruendosi degli pseudo-problemi da affrontare con pseudo-rimedi spesso peggiori dei problemi veri.
http://paroleingioco.files.wordpress.com/2009/07/mafalda_sexy.jpg?w=762Quello che noi psicoterapeuti verifichiamo con sempre maggiore evidenza è l'aumento esponenziale di persone che sfuggono dalla vita reale e si costruiscono vite fittizie. Le mantengono in piedi raccontandosi favole e sforzandosi di crederci loro stessi per primi. Persone che utilizzando parole e slogan del "Politically correct", cioè di moda, evitano con cura le parole scomode che rivelerebbero la verità. La società attuale è piena di gente che sarebbe pronta a giurare che Cristo è morto di freddo, cioè a negare la realtà che ha davanti gli occhi, pur di evitare di confrontarsi con le proprie contraddizioni. Intendiamoci, non è una novità, i tentativi di fuga dalla realtà sono sempre esistiti, ma oggi sono divenuti così frequenti da risultare normali e quasi trascurabili, e questi tentativi sono una spia rilevante. Indicano che che il disagio psicologico cresce in misura molto significativa e che alla sua base c'è la difficoltà a confrontarsi con la concretezza del vivere. Il che vuol dire, quindi, che all'origine c'è una questione pedagogica, ovvero la necessità di porre al centro dell'attività educativa il rapporto con il reale. E' la "Sfida educativa" che interpella con urgenza chiunque si occupa di educazione, a iniziare dalla realtà umana più coinvolta che è quella della famiglia.

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

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