Dopo di che, tutti gli ipocriti a stracciarsi le vesti per lo scandalo davanti al mondo, per lo stato che scende a patti coi camorristi, per le famiglie che non possono più andare in tranquillità allo stadio, ecc.
Non so se piangere o ridere. Per il bene della mia salute decido di ridere.
Se questi ignoranti vestiti da politici si fossero fermati, almeno una volta nella vita, a guardare come si comportano molti genitori quando vanno a vedere i figli di 8/9 anni nelle partitelle del sabato, avrebbero già capito tutto. Se queste teste vuote di tanti giornalisti avessero mai visto in che stato sub-umano si trovano i ragazzini che escono da un locale dopo aver bevuto e fumato canne, avrebbero capito ancora di più. Se questi mentecatti che ci governano conoscessero la differenza tra quantità e qualità (una spinta di un bullo in classe o una coltellata fuori lo stadio qualitativamente sono la stessa cosa, è diversa solo la quantità) non darebbero stupidamente fiato alle trombe.
Nel corso degli anni hanno demolito l'autorità, il rispetto per la gerarchia, la disciplina e i valori quali l'onore e la dignità personale. Hanno banalizato la cultura, distrutto la scuola elementare, hanno istituito il "perdonismo" come categoria morale (ben diverso dal perdono che non esclude la giustizia). Dall'inizio del '900 hanno delegato alle mafie la creazione e il mantenimento del sottosviluppo del sud. E adesso, che cosa vogliono? I veri responsabili sono gli intellettuali e i progressisti che nell'ultimo secolo hanno devastato il tessuto sociale e l'autorità della famiglia. Fatti come quello di sabato, sono prevedibili e magari anche previsti da qualcuno dotato di lungimiranza. Sono i frutti di un lavoro di erosione che va avanti da decenni. Non c'è da stupirsi, accadrà ancora e magari accadrà di peggio. Finchè non si metterà mano seriamente alla ricostruzione, che non si fa nè con i daspo, nè con i manganelli, ma con i cervelli e il coraggio di andare controcorrente.
«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)
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