mercoledì 5 marzo 2014

La Psicoterapia col profumo della libertà

In questi giorni alcune persone, indipendentemente una dall'altra, mi hanno chiesto come possono capire se la psicoterapia alla quali si stanno sottoponendo va bene per loro.
Ovviamente mi sono guardato bene di esprimere opinioni personali per rispetto dei miei colleghi, però ho cercato di ricordare qualche criterio sempre utile per capire:

1. Non si paga un professionista per farsi ascoltare. L'ascolto è indispensabile per capire le difficoltà di una persona, ma l'ascolto per l'ascolto non ha senso. Mi rendo conto che è una bella sensazione quella di poter parlare in libertà davanti a qualcuno che mi presta la massima attenzione, ma non è questo lo scopo della psicoterapia. Si può, anzi si deve, ottenere questo in famiglia, con un'amica, con qualunque persona istauro un rapporto di fiducia. Però il semplice parlare e farsi ascoltare sfoga, ma non guarisce.
2. Scopo della psicoterapia è cambiare. E cosa occorre cambiare (perchè anche sul cambiamento c'è una mitologia notevole)? Bisogna cambiare tutto ciò che intralcia le scelte libere. Detto in un altro modo: le scelte non si fanno insieme con lo psicoterapeuta, si fanno da soli, e lo psicoterapeuta ci aiuta a rimuovere tutti quei legacci che cimpediscono di scegliere bene e da soli.
3. Il raggiungimento di questo scopo si deve realizzare in tempi ragionevoli, proporzionati alla quantità e qulità di legacci che ci bloccano, ma sempre ragionevoli devono essere.
4. La psicoterapia quindi deve avere il profumo della libertà, guai se invece la psicoterapia stessa diventa un impedimento, un altro nodo, vorrebbe dire che c'è qualcosa di profondamente sbagliato;  proseguire in questo modo potrebbe solo danneggiarci. O si discute del problema col terapeuta e si trova una soluzione, oppure occorre trarne tutte le conseguenze.


«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

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