Lizzani, Lucentini, Monicelli, Magri, D'Amico... Registi, scrittori, giudici, tutta gente di cervello fino. Laici, laicisti, idealisti, tutti morti. Suicidi.
Chissà perchè c'è un nutrito gruppo di intellettuali, schierati, politicamente e artisticamente impegnati, che non riesce a vivere la sua vita fino in fondo. Quando si scoprono vecchi, non più autosufficienti, deboli... via, si sparano, si gasano, si avvelenano, si buttano dal balcone. E naturalmente giù sul marciapiedi ci sono il dotto Umberto Veronesi e l'elegantissimo Vittorio Feltri, che a cadavere ancora caldo già utilizzano il morto per le loro ideologiche battaglie a favore dell'eutanasia. Il dotto Veronesi |
L'elegantissimo Feltri |
Certo, meglio dar man forte ai radicali e le loro politiche pro-morte che sforzarsi di capire perchè gente che ha avuto tutto dalla vita poi la butta via appena diventa inutilizzabile. Meglio favorire le pompe funebri che favorire un ragionamento. Il suicidio, la caduta degli dei, è l'effetto più emblematico della "cultura dello scarto", come la chiama Papa Francesco, cioè la mercificazione dell'uomo, che quando non serve più si butta via. E alcuni sono così ligi a questa cultura che si buttano via da soli quando pensano di non essere più buoni a nulla. Quindi Veronesi e Feltri, se non si sono ancora suicidati vuol dire che pensano di essere utili a qualcosa. Personalmente credo che loro abbiano un valore in quanto persone, ma che siano utili...
«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)
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