Per quanto riguarda i presidenti degli USA, scorrerne velocemente la lista fa veire i brividi. A parte qualche eccezione sembra la galleria degli orrori. Non per le facce, ovviamente sempre ben curate, ma per le loro scelte di governo.
In questa galleria, però, quello attuale spicca. Ne avesse fatta una dritta. Guerrafondaio, sconclusionato nella politica estera, autolesionista in economia, culturalmente assente, un fallimento sotto forma di presidente americano.
Ma in questo blog ci interessiamo di altro che dei presidenti USA. Se ne parliamo è solo per un aspetto psicologico interessante. L'attuale occupante della Casa Bianca, al momento dell'elezione era stato osannato da tutti i nostri intellettuali, progressisti, avanzati, libertari e liberisti. Ricordo che ci sono stati alcuni, per esempio un ex sindaco di Roma, che a momenti gli veniva un coccolone quando è spuntata la stella di Barak, nemmeno fosse la stella cometa che annunciava il Salvatore. Ma tutto questo orgasmico entusiasno, perchè? Perchè non era bianco. Tutti i suoi meriti erano quelli di essere un segnale: di globalizzazione, di vittoria sul pregiudizio, di cambiamento. E ora se lo cuccano il segnale. Quando di una persona si guarda il suo significato invece della sua realtà, ecco quello che succede. "Il primo presidente nero", dicevano. Come no, il primo presidente che vorrebbe farci neri, diciamo noi. Un uomo più che inutile. Dannoso, nocivo, una cura sbagliata per una malattia inesistente.
Ma naturalmente il problema non è il marito di Michelle, ma chi lo ha santificato per fiducia, solo per il colore della pelle, un razzismo al contrario fatto da antirazzisti di mestiere. Tutto questo per ricordarci che i pacifisti sono i peggiori nemici della pace, i puri sono i peggiori nemici della purezza, quelli del libero pensiero sono le prime vittime
dei pregiudizi.
«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)
Nessun commento:
Posta un commento