"Hai conquistato Roma ora conquisterai il Paradiso". Questa frase, esposta ai funerali di un Casamonica (i Casamonica sono una famiglia piuttosto nota a Roma per parecchi conticelli aperti con la giustizia), fa pensare. Chi l'ha scritta infatti sembra ignorare che il Paradiso - per chi ne crede l'esistenza - è un luogo che va conquistato, sì, ma con il merito. Non servono nè i muscoli, nè le pistole, nè l'atteggiamento da coatto, nè la voglia di sopraffare e aggredire. Tantomeno servono i rubinetti d'oro o le Ferrari. Anzi, servono proprio quelle virtù del tutto estranee alla mentalità dei clan e delle bande: si va in Paradiso con l'umiltà, con la docilità, con l'amore verso il prossimo, con il perdono, con il rispetto delle leggi, soprattutto quelle scritte nella coscienza. Eppure, per questi personaggi come per gli antichi pagani, accompagnare il defunto verso la fossa con carrozze, cavalli, sfoggio di folla, fanfare e incoraggiamenti, lacrime e donne al seguito, è la migliore garanzia perchè nell'aldilà le cose si mettano al meglio per il morto.
I Casamonica non ci sono estranei, rappresentano - in maniera in fondo molto meno ipocrita - il nostro paganesimo, sono i rappresentanti di una società che non avendo più le coordinate religiose se le costruisce in casa alla buona, alla vecchia maniera. Gli egiziani, gli etruschi, le tribù assire o indoeuropee non erano diverse da loro, riempivano le fosse di oggetti, facevano sfoggio di dolore e potenza, cercavano di accaparrarsi la benevolenza degli dei o degli spiriti come potevano. E non importa se qualcuno usa ancora le chiese per i funerali, non c'è più nulla di cattolico in tutto questo. I Casamonica ci ricordano quanto siamo tornati indietro, tutti.
«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)
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