Roma ha raggiunto uno dei massimi livelli di degrado, sporcizia e incuria della sua storia. Roba da vergognarsi di fronte al mondo intero. Io che sono nato a Roma e sono fiero di essere cittadino del cuore culturale, artistico, religioso, storico della civiltà occidentale e non solo (perchè questo è la Capitale) provo una grande desolazione.
Molti danno la colpa al Sindaco Marino. E' vero, Marino è un pessimo amministratore, distratto dai problemi della città, superficiale, vanesio e fondamentalmente inutile. Roma è abbandonata a se stessa, ma attribuire la colpa a Marino è da cretini. Nemmeno Attila da solo avrebbe potuto distruggere Roma, se non avesse avuto i suoi Unni. E gli Unni di Marino sono tutti i cittadin che calpestano e umiliano Roma, sono gli spazzini che prendono finte malattie o che preferiscono il bar ai cassonetti, sono gli autisti dell'Atac che boicottano la mobilità pubblica mettendo in ginocchio tutta la città, sono gli immigrati che si vendono l'anima per trovare un posticino nella capitale e poi ci sputano sopra e non la rispettano perchè non la sentono cosa loro, sono quegli impiegati pubblici imboscati negli uffici, sono i romani che invece di difendere con fierezza la città più bella e sacra al mondo, la lasciano violentare impunemente, sono i padri che invece di insegnare l'educazione ai figli anche a suon di schiaffi se serve, ridono se li vedono prendere in giro i più deboli, sono gli insegnanti che giustificano le canne e i congiuntivi sbagliati ma colpiscono il buon comportamento. Questi, e tanti altri sono gli Unni che quotidianamente aiutano Marino nell'opera di demolizione.
Insomma, la colpa è della persona, del singolo, del condomino, la colpa è mia tutte le volte che non faccio il mio dovere, ciò per cui sono pagato. Smettiamola di ragionare come i comunisti di trent'anni fa, o i fascisti di molto prima. Sistema, collettività, popolo, classe, parole vuote. Esiste l'uomo, il singolo, e ognuno risponde in prima persona.
«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)
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