mercoledì 27 febbraio 2013

Difendere la dignità dell'uomo

Invito tutti a leggere e, se d'accordo, a sottoscrivere. Vai

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

Siamo la peste

Le elezioni sono state fatte e c'è più confusione di prima. 
Tra le tante cose che si potrebbero dire sull'esito delle votazioni ne scelgo una sola, la sorpresa dei politici. La sorpresa di chi si credeva vincitore e se l'è cavata per il rotto della cuffia. La sorpresa di chi si credeva un grande statista ed è stato cacciato fuori dal giro raccogliendo un'elemosina di voti. La sorpresa di chi dava per spacciato un politico che invece è risaltato fuori più vivo di prima. Eppure tutta questa gente si è circondata di sondaggisti pagati profumatamente, questi hanno passato gli ultimi mesi a consultare statistiche e tendenze, hanno effettuato ricerche di mercato. Ci hanno contato anche i respiri. E poi te li ritrovi con espressioni stupite, come bambini che scoprono che lo stereo non funziona se lo prendi a martellate.
Ma questi politici, dove vivono? Loro che parlano di famiglie e di lavoratori hanno mai parlato una volta nella vita con persone vere? Abituati alla folla di cortigiani e lacchè, di portaborse e consiglieri ipocriti, si ricordano che faccia hanno le persone vere? Non credo, hanno perso, se pure lo hanno mai avuto, il rapporto con la gente. Si sono isolati in un eremo dorato da cui il mondo appare immerso nelle nebbie dei loro preconcetti, hanno creato un muro tra loro e la vita, su cui qualcuno ha scritto: "non oltrepassare, pericolo". 
Sorpresi, stupiti, imbambolati. Fuori dal contesto, dal tempo, dai problemi, dalla società e dalla cultura. Fuori da tutto. Se solo avessero parlato con noi, con gli uomini e le donne che la mattina escono per affrontare la giornata, se avessero aperto le  orecchie e il cuore per sentirci veramente, forse avrebbero capito, avrebbero previsto  senza bisogno dei sondaggi.  Ma loro sono radical chic, si informano - e si formano - solo all'interno dei salotti che contano, sono diffidenti e schizzinosi, ci evitano come la peste. Non ci rappresentano, ci concedono il voto per filantropia, e poi si sorprendono sentendoci lontani. 



«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

sabato 23 febbraio 2013

Chi pe sti mari va...


... sti pesci pija, dicono a Roma. Ma ora , purtroppo, si dice molto meno.

La maturità psicologica di una persona si misura con una semplice osservazione. Non servono test, nè profonde analisi: Una persona è tanto più matura  quanto più si assume la responsabilità delle proprie azioni. Non è difficile, no? O meglio, non è difficile da capire, ma è molto difficile da fare.
E' difficile da fare perchè oggi viviamo in una società debole che crea persone de-responsabilizzate.
Nel nostro mondo, se un operaio si fa male in un cantiere, si parla subito di leggi sulla sicurezza sul lavoro.  Perdonate il cinismo, ma io penso che se che un operaio è talmente incosciente da non proteggersi adeguatamente (ovviamente nella misura che a lui spetta), tre mesi di ingessatura sono la conseguenza prevedibile. Se un ragazzo si schianta contro un muro perchè aveva fumato spinelli e bevuto, il padre dovrebbe rompergli lui le ossa eventualmente rimaste integre.  Non è tollerabile uno stato/mamma che rimbocca pure le coperte agli incoscienti. Non bisogna obbligare per legge a portare il casco, chi non ci arriva da solo si rompa pure la testa e si paghi pure i danni.
 Purtroppo noi siamo allevati in un paese declinato al femminile, una società in cui manca l'apporto del maschio come categoria pedagogica e morale. Siamo troppo protetti, accuditi, premurosamente difesi, sempre giustificati e tenuti al riparo da ogni pena. Salvo poi essere tenuti al guinzaglio dai nostri vizi tollerati come arma di condizionamento e controllo. 
Una persona è pienamente persona nel momento in cui fa una cosa dopo averci pensato, e quando l'ha fatta si assume pienamente la responsabilità delle sue conseguenze. 
Molto spesso mi trovo a che fare con pazienti che danno un'estrema importanza al sentimento. Al fatto che non si sentono di fare una cosa, o che si sentono depressi, o che hanno paura di sentirsi ansiosi, ecc.  Per queste persone quello che conta è che ci si deve sentire bene, costi quel che costi, perchè il sentimento diventa l'assoluto criterio delle proprie azioni. Ma così si tende a fare solo ciò che si sente, e quello che si sente è ovviamente solo il richiamo dei propri istinti, delle proprie pulsioni e dei propri desideri, del proprio egocentrismo e della propria autoreferenzialità. Questo posto di assoluta centralità psichica che si da al sentimento è sbagliato, in quanto attribuisce un ruolo dominante all'elemento più superficiale, mutevole e inaffidabile della personalità.
Dobbiamo capire che non ci si può sentire bene se ci si comporta superficialmente, o in maniera impusiva e senza adeguata riflessione. Non possiamo sentirci bene se agiamo sotto l'impulso del momento. Altrimenti ci rendiamo schiavi del sentimento, come un bambino capriccioso che cerca sempre nuovi giocattoli. Il sentirsi bene è un effetto di una scelta pensata e cosciente, di un comportamento improntato alla responsabilità, di un coraggioso rispetto di ciò che giusto, che non sempre coincide con ciò che ci piace.
Dietro un bambino capriccioso ci sono due bamboccioni
Essere maturi, allora, è superare la schiavitù del sentimento per approdare alla libertà della ragione.  La scuola della maturità è la famiglia, ma una famiglia dove c'è un padre oltre che una madre. Un padre che dia il senso delle norme, del loro rispetto, della forza d'animo necessaria per adeguarsi ad esse. Il padre deve  insegnare che non è la società che si deve adattare al bambino, ma il bambino alla società; che non è la scuola che deve capire l'allievo, ma l'allievo che deve fare ciò che la scuola richiede; che non è la porta che si deve spostare per far passare il pallone, ma che bisogna tirare bene per fare gol.



«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

venerdì 22 febbraio 2013

Libertà di pensiero

Ospito volentieri su questo blog la voce di diversi omosessuali che pensano con la loro testa, a prescindere dalle campagne di persuasione dei gruppi di pressione politica gay. Queste testimonianze di pensiero controcorrente sono tratte da "la strega cacciatrice"

TESTIMONIANZE DEGLI OMOSESSUALI

 1.  «Io sono un conservatore e un omosessuale, e mi oppongo al matrimonio gay. Sono un bigotto? [...] Nessuno dei miei amici gay vogliono il matrimonio gay come legge» (Andrew Pierce, Daily Mail)

 2. «Il dibattito sul matrimonio gay può collassare sulle accuse di omofobia. Il messaggio, esplicito o implicito, è spesso quello che l’essere anti-matrimonio gay significa essere in qualche modo anti-gay. Figure pubbliche che si oppongono abitualmente ricevono gli insulti di bigottismo o omofobia. [...] La risposta riflessa di molti sostenitori del matrimonio gay è quello di dipingere ogni forma di dissenso come pregiudizio, come se l’unica ragione per difendere il matrimonio come è esistito fino ad oggi fosse stata una certa varietà di bigottismo o uno squilibrio psicologico. [...] In realtà le persone gay dovrebbero difendere la concezione tradizionale del matrimonio con la stessa forza di tutti gli altri. Dato che il matrimonio tradizionale viene ostacolato in nome del popolo gay, con conseguenze per le generazioni future, è tanto più importante che le persone gay che si oppongono al matrimonio gay comincino a parlare. [...] I bambini devono essere cresciuti da un uomo e una donna. [...] Non tutti i matrimoni, ovviamente, coinvolgono l’educazione dei figli, ma la realtà è che i matrimoni tendono verso l’educazione dei figli. [...] Il matrimonio tra uomo e donna fornisce ai bambini i risultati migliori di vita, i bambini cresciuti in questi matrimoni sono migliori in tutta una serie di misure. Questo non è certamente per denigrare le altre famiglie, ma sottolineare l’importanza del matrimonio come istituzione. [...] Se le coppie gay sono considerate ugualmente ammissibili al matrimonio – anche se esse non sono adeguate verso l’educazione dei figli e non possono, per definizione, dare al bambino una madre e un padre -, allora la comprensione fondamentale di ciò che è il matrimonio in realtà viene scartata. [...] Per dirla personalmente, non mi sento minimamente discriminato per il fatto che non posso sposare una persona dello stesso sesso. Capisco e accetto che ci siano buone ragioni per questo» (Richard Waghorne, Irish Daily Mail). 

3.  «Il matrimonio è fondamentalmente centrato sui bisogni dei bambini. Ridefinire il matrimonio per includere le coppie gay e lesbiche eliminerebbe del tutto quel diritto – e indebolirebbe ancora di più nella cultura -, l’idea basilare di una madre e un padre per ogni bambino» (David Blankenhorn, The Australian).

 4. «La coppia omosessuale è diversa da quella eterosessuale. Ed è diversa per un semplice dettaglio: non può dare origine alla vita, per cui ha bisogno di una forma di unione specifica che non sia il matrimonio. Ha bisogno di un’altra cosa perché la realtà delle coppie omosessuali è diversa da quella delle coppie eterosessuali. [...] Crediamo che i bambini abbiano il diritto ad avere un padre e una madre, possibilmente biologici, che possibilmente si amino. Un figlio nasce dal frutto dell’amore di suo padre e di sua madre e ha il diritto di conoscerli. Se le coppie omosessuali adottano dei bambini che sono già privati dei loro genitori biologici, allora li si priva di un padre e di una madre una seconda volta». Inoltre, ha informato che «dal momento che paesi come la Cina e altri in Asia hanno procedure nelle quali chiedono che le coppie omosessuali siano escluse. Tutto ciò significa rendere l’adozione per le coppie uomo-donna ancora più difficile. Noi non vogliamo il matrimonio, che è riservato all’uomo e alla donna in quanto possono procreare. È così da secoli. [...] Prima chi si opponeva al matrimonio gay veniva subito chiamato omofobo da quasi tutti i grandi media ed era impossibile opporsi senza essere immediatamente tacciati di omofobia. Io e i miei amici omosessuali, che non possiamo certo essere accusati di omofobia, chiediamo che ci sia un dibattito per permettere le unioni omosessuali, ma creando un’istituzione diversa dal matrimonio. [...] La pace si costruisce dentro la famiglia e per avere pace nella famiglia bisogna donare ai bambini il quadro più naturale e che più infonde sicurezza per crescere e diventare grandi. Cioè la composizione classica uomo-donna» (Nathalie de Williencourt. Tempi.it) 

 5. «...Sono contrario alle adozioni da parte di coppie gay. La famiglia è una sola. Un maschio e una femmina. E’ nella natura delle cose da sempre» (Alfonso Signorini, Libero).

 6. «Il piano del governo [di Holland] è tutt’altro che unanime nella comunità gay. Contrariamente a quanto dicono i mezzi di comunicazione, la richiesta non viene dalla maggioranza degli omosessuali. La maggior parte non è interessata, ma l’influenza del movimento LGBT è tale che molti non osano dirlo» (Xavier Bongibault, Fdesouche). 

 7. «Sono omosessuale. Io non sono gay. Non ho scelto il mio orientamento sessuale e non sono più orgoglioso di essere un omosessuale di quanto dovrebbe essere un eterosessuale. Non ho nessun motivo particolare per affermare la mia sessualità. [...] L’ordine del giorno è quello del matrimonio per tutti. Ma molti omosessuali non hanno alcuna voglia di sposarsi. Gli autori e intellettuali omosessuali del XIX secolo si rivolterebbero nella tomba pur di respingere questa idea borghese. [...] Il matrimonio per tutti è una legge per gay e non per omosessuali» (Jean-Pierre Delaume-Myard, Le Plus). 

 8. «Io sono gay. Qualche anno fa ero dall’altra parte della barricata su questo argomento. Ma più leggevo, pensavo, studiavo e tentavo di difendere la mia posizione, più mi rendevo conto che non potevo farlo. I rapporti omosessuali dovrebbero essere sostenuti dalla società, ma sono cresciuto convinto, tuttavia, che il termine “matrimonio” non deve essere modificato o regolato in alcun modo. [...] Ammettiamolo: non dovremmo tentare di forzare un qualcosa che non è mai stato pensato per le coppie dello stesso sesso. Le relazioni omosessuali sono diverse da quelle eterosessuali» (Doug Mainwaring, The Washington Post). 

 8. «[Mia madre] pensa che i bambini abbiano bisogno di un padre e una madre e io sono d’accordo con lei. Non riesco a pensare a niente di peggio che essere allevato da due papà gay» (Rupert Everett, Sunday Times Magazine). 

 TOLLERANZA A SENZA UNICO 

9.  Rupert Everett, che è un noto attore britannico, ha rivelato al Daily Telegraph che dopo aver pronunciato la frase che ho riportato sopra, la sua vita è diventa un inferno. «Ho ricevuto lettere di odio e ci sono state anche minacce di morte. Sono odiato da loro». “Loro” sarebbero i gay attivisti delle lobby. Alla faccia della tolleranza e del rispetto per tutti! Se non ti allinei col pensiero dominante, rischi di pagarla molto cara.

Ti potrebbe anche interessare : La pressionea fare outing-è una forma di.violenza


«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

mercoledì 20 febbraio 2013

Il pozzo della saggezza

Ancora stupri in India, Stupri e omicidi. Di bambine.
L'India, il paese dove qualche anno fa era di moda andare per un viaggio mistico, per parlare con i saggi, per meditare e scoprire la luce. Il paese dello yoga, dell'induismo, delle vacche sacre e dell'ayurveda. L'India, il paese dove gli uomini sono divisi in caste, dove credono nella reincarnazione, e dove mettono le bombe nelle chiese cattoliche.
Sacra India, terra di maestri e di mostri, terra ammirata da tanti occidentali, attratti dal fascino speziato del nulla.
Magica India, dove è nata la svastica e dove non ci si finisce mai di sorprendere.





















«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

lunedì 11 febbraio 2013

Una scelta impegnativa

LE DIMISSIONI DEL PAPA



Il gesto che oggi ha stupito il mondo, ha richiesto certamente a Benedetto XVI coraggio e forza d'animo degni di un combattente di altri tempi. In questo 11 febbraio del 2012, festa della Madonna di Lourdes, Joseph Ratzinger ha sostenuto una prova veramente difficile. A parte ogni ulteriore considerazione che riguarda solo la sua coscienza, di Papa Benedetto noi laici ricorderemo  i suoi grandi insegnamenti: fede e ragione non sono nemiche, la verità è una, il relativismo è il cancro del pensiero umano.
Vedi


«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

Conosciamo meglio i nostri eroi

Un articolo interessante per conoscere un protagonista di una certa "cultura".



«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

martedì 5 febbraio 2013

Psichiatra o Psicologo?

Alcune persone non hanno le idee chiare in proposito, ma la faccenda non è poi tanto complicata. Lo Psichiatra è un medico, specializzato in Psichiatria, lo Psicologo è laureato in Psicologia. Il che vuol dire che lo psichiatra cura le malattie mentali, e le cura con gli psicofarmaci, a meno che non sia anche specializzato in psicoterapia; lo psicologo, invece, tratta i disturbi della vita psichica del paziente (pensieri, emozioni, comportamenti, ecc.), utilizzando diversi strumenti clinici (o psicoterapeutici se ne ha la specializzazione), e senza fare uso di psicofarmaci.
Ci sono alcuni casi, ad esempio la schizofrenia, quasi del tutto di competenza dello psichiatra, ci sono casi, ad esempio i problemi di coppia, del tutto di competenza dello psicologo. Ci sono casi in cui potrebbe servire più l'uno o più l'altro a seconda della maggiore preponderanza del fattore "Malattia mentale" o del fattore "Disturbo del comportamento". 
Alcune volte è utile la collaborazione di tutt'e due le figure: un supporto farmacologico più un buon trattamento psicologico o psicoterapeutico. L'importante è giudicare con equilibrio e correttezza: E' inutile curare con psicofarmaci situazioni di ansia o panico se  agevolmente sono affrontabili senza, come è dannoso utilizzare solo gli strumenti psicologici quando ci si trova di fronte a situazioni di disagio con certe caratterizzazioni.
A chi spetta la decisione? Ti offriamo una piccola Psykoguida per orientarti, prelevabile da questa pagina. Poi, in prima battuta ci si può rivolgere sia sia ad una figura che all'altra. La cosa importante è che sia un professionista serio, in grado di dare un consiglio spassionato, a prescindere dagli interessi di casta. Ci sono validissimi psichiatri che spesso inviano pazienti a noi psicologi, come anche validi psicologi che chiedono un intervento di tipo psichiatrico. La collaborazione è sempre necessaria e proficua, per il bene del paziente e per la crescita professionale. 


05/02/2013 Tutti i diritti riservati: Silvio Rossi - Roma

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)