martedì 28 febbraio 2017

Cadaveri sulla paglia

il Dj Fabo è morto grazie ad una gentile spintarella offerta dai radicali. I quali, quando si tratta di riempire le bare, ci si buttano a mani basse: Confraternita Panneliana dell'Ultimo Viaggio.
E se ne vantano, anche se,  pur accompagnando al crematorio i morti, loro cerchino di mantenersi sempre ben vivi per intascarsi gli abbondanti finanziamenti statali per la loro radio. Dieci milioni di euro annui.
Il partito radicale si è sempre compiaciuto di stendere veli funebri su tutto ciò che toccava: aborto (morte dei bambini), droga depenalizzata (morte della libertà), divorzio (morte della famiglia), omosessualità (morte della biologia), eutanasia (morte e basta)... Ci sarebbe da toccarsi al solo vedere un radicale, per fortuna noi non siamo superstiziosi.

Santo di Paglia
La morte dell'ideologia Pannelliana sarebbe l'unico decesso per il quale fare il tifo, ma da come si mettono le cose sembra ci sia richiesta  ancora un pò di pazienza. A celebrarne le esequie, comunque, gradiremmo ci fosse il distratto Mons. Paglia, vescovo dalle idee leggermente confuse, visto che - pur essendo Presidente della Pontificia Accademia per la Vita - il 17 febbraio 2017 ha tenuto un lungo elogio sperticato di Pannella facendone quasi un santo, un luminoso esempio da seguire. Proprio quel Pannella che di cadaveri ha lastricato la sua cariera di apriporte del potere. Evidentemente Mons. Paglia si ritiene Presidente dell'Accademia della  (sua) Vita e della (altrui) morte. 

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

giovedì 23 febbraio 2017

Autopsia

Più viviamo in un mondo ordinato, più siamo in grado di prevedere le conseguenze delle nostre scelte. La prevedibilità è una delle condizioni più importanti di una società psicologicamente sana. Non per niente, se collochiamo per lungo tempo una persona in una realtà dove le conseguenze dei suoi comportamenti sono sempre variabili e incerte, la sottoponiamo ad una condizione di estremo disagio che può portare alla pazzia o comunque ad un grave disturbo mentale.
Gli esseri umani sono predisposti per vivere bene in situazioni regolate dal principio di causalità, in cui cioè 

determinate cause producono per lo più i medesimi effetti, con una certa stabilità, in cui le anomalie sono perciò "eccezioni che confermano la regola". 
Un mondo in cui ogni regola è messa in discussione, anche in maniera capziosa  e provocatoria, in cui qualsiasi struttura sociale non è mai definita e definitiva, in cui azioni buone possono essere punite e azioni cattive possono ricevere premi, in cui non si riconosce a niente e nessuno l'autorità di dipanare situazioni dubbie, quello è un mondo che sta per finire, perchè produce follia e rabbia autodistruttiva.

Da questa fine vengono salvaguardate solo quelle piccole realtà sociali che hanno saputo coltivare al loro interno un sistema ordinato e prevedibile, capace di trattenere ciò che è valido e di respingere tutto il resto. Un esempio di tutto questo è il crollo dell'Impero Romano, dal quale si sono salvate solo piccole comunità monastiche che hanno dato vita al nuovo splendido occidente medievale. La società attuale, a giudizio di molti e alla luce di quanto detto sopra, sta ripercorrendo gli stessi passi verso il suo disfacimento. Probabilmente sparute comunità, di carattere soprattutto familiare e interfamiliare, saranno quelle che traghetteranno la società ad una nuova stabilità.

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

mercoledì 15 febbraio 2017

La ferocia del frocio

Copio e incollo questo pezzo fantastico di un omosessuale serio, intelligente, feroce e senza pietà. Da appendere in gni classe di ogni ordine e grado (e tanti saluti alla Fedeli, ministro di poca Istruzione).
da: Mi dimetto da frocio! – Il blog di Nino Spirlì
http://blog.ilgiornale.it/spirli/2017/02/09/non-sono-piu-frocio/#

Giovedì 9 febbraio 2017 – Santi Martiri di Alessandria d’Egitto – a casa, scoglionato, in Calabria.

 E basta! Si chiude, seppur con dispiacere, un capitolo durato – gloriosamente – 35 anni. Da quella prima volta in caserma, nel cuore delle nebbie delle Langhe, fino a qualche ora fa. Ma, veramente, giuro!, ne ho piene le balle di questa catasta di “frocetti” che sta subissando, se non l’Umanità intera, almeno la nostra Identità. Son troppi e troppo esagerati. Esasperano tutto: dall’immagine esteriore alla qualità della propria anima. Si sono talmente spinti oltre ogni plausibile confine, che non sanno più da dove siano partiti e perché. Facce di gomma, culi di silicone, sguardi da gatti infuriati. Spiumati più di un’oca da cuscino, ma muscolosi quanto e più di Rambo e Rocky shakerati insieme, seppur bigolodipendenti; oppure bugiardamente barbuti e pur sempre con la mente calamitata da ogni patta incrociata nella metro; argentini nei guizzi vocali come sigaraie da tabarin e apparecchiati come troie da saloon, anche fra i banchetti del mercatino rionale. Scemi e ignoranti, imitano le dee, ma non ne conoscono il nome e le virtù. Gusci vuoti di vite buttate. Eppur presenti in ogni dove: dagli altari, infettati dalle foie di frustrati altrimenti senza futuro, fino alle cattedre delle scuole, minati dalle false teorie su un genere che spezza la Natura e forza la Società. Presenti, e celebrati da altrettanti ignoranti “padroni di casa”, nei salotti mediatici e nelle piazze dell’Arte, dove la Chiamata perde il contatto col Divino e diventa un bercio stridulo di pretesa attenzione. Travestiti da manager d’industria, funzionari statali, mercanti, artigiani… In uniforme, in camice, in tuta… Froci per convenienza, per moda, per carrierismo, per curiosità, per assuefazione, per rabbia. Per ignavia. Sfrontati, arroganti, pretenziosi, volgari, razzisti ed eterofobi. Garantiti dal Potere, che li teme. Ingrassati dalla politica, che ne patisce i ricatti. Coccolati da vecchie puttane ingioiellate e ripulite dalla fede al dito; tutelati da leggi zoppe quanto il gatto e la volpe di collodiana memoria; accontentati nei sacramenti e nelle onorificenze. Padroni di un mondo che cambia dignità come fosse una mutanda pisciata di notte, pontificano e dispongono. Vomitano nuovi dogmi che la strada patisce ed accetta, preoccupata di non farsi crocifiggere, da una stampa impastata con inchiostro a sette colori e banalità, su quella cosa che non è cosa e che molti chiamano teoria del gender. Ma che, poi, tacciono quando, invece, dovrebbero denunciare i martirii patiti da quelli come noi che muoiono, massacrati nei paesi islamici, nei paesi a regime comunista, in mezza africa, negli abissi dell’estremo oriente. Ecco, io non ci sto ad ingrossare le fila di questi frocetti da commedia americana!
Nino Spirli
Volevo essere ricchione alla vecchia maniera, io! E, dunque, mi ritiro! Volevo, sì, essere ricchione senza “matrimonio”; senza figli da consegnare al pubblico ludibrio, in un mondo che non è ancora pronto a cotanta provocazione; senza l’assurda pretesa di cancellare la bellezza della Santità del Padre e della Madre (grassetto nostro), non solo fra le calde mura domestiche, ma anche su un rigoroso certificato di nascita; senza la pietosa bugia che siamo tutti un po’ omosessuali, in fondo. Perché non è così! No, mondo! Non ci sto più! Mi fermo. Mi sposto in un angolo. E non sono più frocio. Non consumo più, né atti, né sentimenti. Per rispetto. A me, ad un Lui, ad una Lei. Al Cielo e alla Terra. Tornerò quando l’ultimo dei mentitori avrà ritrovato il buco dal quale è uscito e si sarà dileguato in quell’abisso dal quale qualcuno, scaltro e malfattore, lo ha convinto ad uscire per interpretare la commedia. La tragica commedia della morte della Dignità Umana. Fra me e me.


«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

giovedì 9 febbraio 2017

Non spegniamo la luce

Se ci affacciamo sul grandioso rumore di fondo dell'informazione quotidiana via radio, internet, giornali o televisione, ci rendiamo conto che oggi viviamo in una vera società della bugia. E' tutto un'enorme brulicare di notize sparate in giro che vengono smentite il giorno dopo, o pseudo teorie scientifiche che non superano nemmeno la prova del buon senso, pettegolezzi e  chiacchiere che a distanza di poco tempo si scoprono inventate apposta per danneggiare qualcuno. Nemmeno le grandi testate si sottraggono a vere e proprie bufale (tanto la gente ha la memoria corta), anzi sono in prima linea per inventare storie inesistenti o attribuire responsabilità ad innocenti e viceversa. Si dirà, ma le notizie false sono sempre esistite, chi aveva il potere spargeva bugie per rafforzarlo, creando ad esempio nemici inesistenti, e chi non l'aveva diffamava per conquistarlo... Certo, sicuramente l'uso dell'inganno ha sempre fatto parte della strategia, e le chiacchiere inventate di sana pianta su qualcuno  hanno sempre caratterizzato la vita sociale, ma erano stratagemmi o debolezze che avevan sempre un qualcosa di anomalo e di estraneo rispetto ad una verità che era comunque un valore riconosciuto, ricercato e apprezzato.
Adesso sembra ci siano stati due cambiamenti importanti, uno è la massificazione della bugia, attraverso un uso indiscriminato, acritico ed ignorante di tecnologie di una potenza straordinaria che diffondono falsità in maniera capillare; il secondo è il rifiuto globale del concetto stesso di verità che viene accantonata dietro il concetto di "opinione", la mia opinione, ovviamente, che dura un anno, un giorno o un semplice click su "mi piace" su Facebook.
Questa imposizione della bugia, dell'opinione sulla verità porta ad una società ancor più che liquida, direi schizofrenica, società delle contraddizioni vissute senza contraddizione. Una società quindi malata e abitata da cittadini che possono credere a tutto, al contrario di tutto, alla compresenza di tutto, perciò a niente.
Dal punto di vista psicopatologico, questa situazione ha delle ripercusioni notevoli, ad esempio il diffondersi di disturbi paranoidei, caratterizzati da pensieri sospettosi e/o complottisti, ideazioni che qualcuno ce l'abbia con me, che ci sia qualcuno che mi voglia far del male, che tutto sia diverso da come ce lo raccontano, ecc. Ma altra conseguenza è pure il vivere una vita narrata, esibita  mostrata in vetrina e quindi mutevole come ogni vetrina che si rispetti, a scapito di una vita autentica della quale non possediamo più le coordinate.
Reagire a tutto questo non è facile, ma direi è necessario. Le risposte che qualcuno propone però non convincono. Per esempio la signora Boldrini alza quanto può la sua flebile voce per denunciare l'abbondanza di balle su internet e propone un controllo che è vera e propria censura, in cui alcuni autorevoli "Cacciatori di bufale" (pensa un pò) possano essere i Controllori dell'informazione e distinguere loro cosa è vero e può passare da cosa è falso e deve essere bloccato. Ora, ai tempi della dittatura sovietica sarebbe scattato un bell'applauso e una bella promozione per la Signora, ma siccome non abbiamo nostalgia per certe epoche è meglio lasciare la Boldrini così com'è, assicurandole la sua ricca retribuzione purchè non si sprema troppo.
Il Re è nudo!
In effetti vivere in un'epoca di menzogna è la nostra condizione, ma sopravvivere senza farsi trascinare in un vortice di non-verità è possibile. Come è possibile sviluppare un istinto a riconoscere la voce della verità e a smascherare gli imbrogli. Qualche esercizio è raccomandabile: 1 Decidiamo di amare la verità come amiamo la luce che illumina il mondo, amiamola e pratichiamola senza risparmio e senza pietà, nelle cose piccole e nelle cose grandi. 2 Chiamiamo le cose col loro nome. 3 Non usiamo pigramente parole o frasi che tutti usano, se prima non abbiamo valutato pienamente la loro verità. 4 Non raccontiamoci favole: se la nostra vita è deprimente non fingiamo di essere felici, ammettiamo che è deprimente, è il primo passo per modificarla. 5 Non allontaniamoci dalla realtà, mai e per nessun motivo. Ci sono molti modi per dire la verità, alcuni anche gentili e cortesi, mai ricorrere alle bugie. Se la verità in qualche momento non è proprio praticabile stiamo zitti, abbiamo sempre un'alternativa sana alla falsità.

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)













lunedì 6 febbraio 2017

Bravi preti e bravi medici

Un sacerdote qualche giorno fa diceva in un'omelia che se una persona cerca la felicità è inutile che vada dallo psicologo. E' altrove che si deve rivolgere: alla fede, al Vangelo.
Il bravo prete (lo dico senza ironia) non aveva del tutto torto, ma forse occorre distinguere, perchè distingure è sempre la strategia migliore quando davvero vogliamo capire le cose.
Se io soffro di mal di schiena vado dal medico. Innanzitutto perchè mi tolga il dolore, poi perchè mi aiuti a non farlo ripresentare, infine perchè io non venga impedito dal mal di schiena a svolgere i miei compiti quotidiani. In questo senso, indirettamente chiedo al medico un pò di felicità, perchè poter riprendere al meglio la mia funzionalità certamente influirebbe sul mio stato di benessere e la mia gioia. Questo non significa che vado dal medico per essere felice (anche chi si trova sulla sedia a rotelle può essere felice e per fortuna persone così ce ne sono), ma l'aiuto che può dare un medico  influisce inevitabilmente sulla qualità di vita e quindi sul benessere generale.
Cosma e Damiano, patroni dei medici
Allo stesso modo, andare dallo psicologo perchè "Lui" ha la ricetta della felicità, è ingenuo e sbagliato, ma sperare che il superamento di alcuni ostacoli psicologici mi ridoni quella libertà interiore che è condizione di uno stato di serenità e pace, questo sì che è legittimo. Non tutti gli ostacoli psicologici si possono superare da soli o con il supporto di un'amica, alcune volte serve l'aiuto professionale di chi lavora sul comportamento umano, le emozioni e sul funzionamento cognitivo.
La Felicità con la effe maiuscola certamente potranno raggiungerla anche i malati cronici sia fisici che (con più difficoltà) psichici, ma questo non vuol dire che chi soffre con il mal di schiena, oltre la fede religiosa che aiuta a dare un senso al dolore, non debba rivolgersi ad un bravo ortopedico. Come insegnava Benedetto XVI  tra fede autentica e retta ragione non c'è contraddizione.

In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

sabato 4 febbraio 2017

Un mondo piuttosto controllato

Verso l'inzio di quest'anno si è parlato per qualche giorno della faccenda del fratelli Occhionero, due bei ragazzi (entro i 50 anni sono tutti ragazzi), lei più grande e sportiva, lui il minore amante della bella vita. Queste due creature di buona famiglia e alte frequentazioni sono stati arrestati perchè qualche inquirente si è accorto che da molti anni, utilizzando un programma chiamato Eye Pyramid, (come l'occhio della piramide massonica che sta sulle banconote americane) virus di brevetto statutinense, hanno messo su una centrale di spionaggio niente male. Da tempo avevano raccolto informazioni e dati violando computer di politici, massoni, imprenditori e religiosi italiani, raccogliendo il tutto su server americani.
I due Occhionero sono molto introdotti nell'ambiene anglo-ameriano, e nell'ambasciata americana, hanno rapporti con società finanziarie internazionali, hanno cercato - sempre appoggiati da tale mondo - di fare grossi affari qualche anno fa nel porto di Taranto. Insomma, sconosciuti, ma ben messi. Lui fequentava logge, lei forse di più i parrucchieri. Entrambi hanno messo su un'attività di raccolta d'informazioni veramente notevole, considerando che personaggi importanti italiani sono stati spiati per anni e anni e tutto quello che è passato sui loro computer ora è in America. 
Di questo episodio così grave per il nostro Paese si è parlato solo qualche giorno, poi il silenzio. Niente di niente, Un'azione che ha mostrato le falle della nostra sicurezza, che ha messo sul mercato informazioni preziose e riservate. Nulla. Solo pochi giorni fa qualche breve notiziola in seguito al rifiuto dei domiciliari, Tutto qua.
Noto, come semplice curiosità di appassionato di comunicazione, che l'informazione non sembra del tutto libera da condizionamenti e pressioni. In altre parole, l'impressione che se ne ricava è che le informazioni suii grandi media escono solo se devono uscire e quindi servono a qualcosa o qalcuno. Non a tutti i fatti viene consentito di essere diffusi, indipendentemente dalla loro importanza.

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

giovedì 2 febbraio 2017

Liofilizzati

Pensieri da tenere a portata di mano:

Mettere ordine nella propria vita apre la porta alla libertà vera.

Essere liberi richiede l'uso del pensiero. Decidere in base alle emozioni vuol dire imprigionarsi da soli.

Ci sono solo due forme di libertà, quella giusta e quella sbagliata. Con quella giusta scegli di essere te stesso al massimo delle possibilità, con quella sbagliata scegli di essere "un altro". Ed è sbagliata perchè "un altro" è solo la tua caricatura.

Un uomo può rinunciare ad agire come un uomo, un cane non può rinunciare ad agire da cane. Questo è il problema della libertà: è stata donata agli esseri umani, ma usata male li può ridurre a bestie.

"Buon senso" non è una brutta espressione: è la virtù di chi preferisce la realtà che c'è e si può migliorare alle llusioni dei sogni impossibili che non si raggiungeranno mai.


«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)