In questi giorni sono stati diffusi alcuni dati sulla società italiana. In sintesi: siamo il paese con il tasso di natalità più basso del mondo, i giovani non hanno fiducia e tendono a trasferirsi all'estero. Risultato: società vecchia, alimentata solo dagli stranieri, con pochissime prospettive per il futuro.
Le ragioni possono essere molte e soggette ad analisi e studi degli specialisti, ma il quadro è evidente: nella nostra società la famiglia è stata talmente messa in ridicolo e poi demonizzata che investire la propria vita prima nel matrimonio e poi nella genitorialità è considerato rischioso, faticoso, pericoloso e - in ultima analisi - autolesionista.
Chi si sposa e mette al mondo dei figli dovrebbe essere lodato, incoraggiato e servito per il bene che fa al paese. ma in Italia chi decide un passo del genere è quasi un votato al martirio: trova dubbi e sarcasmi, difficoltà pratiche e ostacoli sociali. Si vuole favorire gli handicappati rimuovendo le barriere architettoniche, ma i veri disabili oggi sono gli sposi e i genitori, che devono conquistarsi la vita tra mille barriere di ogni tipo in un paese che si da da fare per permettere agli omosessuali di avere ogni diritto, ma che ostacola le famiglie sugli asili, sugli spostamenti, sul lavoro, sullo sport, sulle tasse, sulle abitazioni, su ogni aspetto dell'esistenza.
Al governo ci sono dei cialtroni arroganti, pieni di cocaina e di compagnie ambigue, gentaglia sconfitta dalla vita e ubriaca di potere, lontana dalla gente, staccata dalla realtà e incapace di valutazioni serie sul da farsi.
Basta andare all'estero e troviamo servizi per la famiglia, agevolazioni per chi ha figli, una serie di opportunità per facilitare la vita a chi ha bambini. Da noi si è creato un clima completamente sfavorevole alla famiglia e alla natalità. I giovani non sono sostenuti nella loro indipendenza e anche nel compiere gesti di coraggio. Oggi si sente parlare di giovani solo quando compiono azioni violente per bloccare la Tav in Val di Susa, o quando si accalcano sotto il palco di qualche cantante di moda spinto dalle grandi società musicali. L'unico ente che si occupa di giovani in modo più serio e consapevole, e di famiglia con lucidità e lungimiranza, è la Chiesa Cattolica, ma non è giusto. Non si può lasciare un problema così grande e impellente solo alla buona volontà dei cristiani. E' una responsabilità che riguarda in pieno la società civile, che invece fin'ora si è comportata in maniera assolutamente incivile e suicida.
«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)