sabato 22 giugno 2013

Un grande errore

Un grande errore - quanto sto per dire farà rabbrividire gli americani, ma tanto gli americani per fortuna non mi leggono - è questa affermazione: "Ognuno può far tutto" (o anche: "Chiunque può fare qualsisasi cosa, o simili). Ogni affermazione sottintende un pensiero, e ogni pensiero provoca dei comportamenti. Quindi se questa affermazione è un grande errore, anche il pensiero e i comportamenti collegati saranno gravemente sbagliati.
Dire che qualsiasi persona è in grado di fare qualsiasi cosa, significa credere che ognuno di noi, se messo nelle condizioni giuste e avendone le opportunità può realizzare ogni obiettivo. Significa pure pensare che non esistano barriere alle possibilità dell'essere umano, significa che siamo tutti uguali nelle capacità di fare e di realizzare. In altre parole è il pensiero che elimina i limiti, le differenze e le diversità. O meglio, è il pensiero che disprezza i limiti,  le differenze e le diversità, in nome di un'omologazione totale. Credere che una donna possa fare quello che fa l'uomo o che l'uomo possa fare quello che fa la donna è una delle tante conseguenze, come pure l'idea che l'opinione di chiunque sia di pari valore e importanza. In realtà, queste, come tante altre conseguenze, nascendo da un principio sbagliato, sono sbagliate anch'esse, e rappresentano un puro esercizio di demagogia, cioè utilizzare frasi che piacciono alle orecchie della gente e creano una fiducia rosea nelle illimitate capacità umane.
La verità è tutt'altra. 
Le differenze sono belle, necessarie e irrinuncianili all'interno di un sistema naturale. (Poi sono quelli che "fanno" i diversi, in maniera provocatoria, strumentale e artificiosa, ma di questi non ci interessiamo perchè qui stiamo parlando di una reale ecologia antropologica, cioè di una visione sistemica dell'ambiente umano alla luce della retta ragione). Le persone non si possono e non si devono omologare.  Ognuno di noi possiede un proprio ed esclusivo bagaglio di caratteristiche, che dà ad ogni persona una propria fisionomia unica e irripetibile, sia come qualità potenziali da esprimere che come propri  limiti invalicabili. Questo vuol dire che ognuno può fare alcune cose, ma nessuno può pensare di fare tutto o ciò che non gli appartiene come "diritto di nascita". E vuol dire anche che se una persona in un certo momento della vita può fare alcune cose, non è detto che possa farle in un altro. 
La frase "Chiunque può fare qualsiasi cosa" è una perversa invenzione di chi vuole mettere l'uomo in prigione, nella prigione dei desideri irraggiungibili, ma ostinatamente imposti.

Bisogna guarire da questo grave errore, che è una serissima minaccia per la salute psicologica  e l'equilibrio sociale. La via d'uscita è guardare con occhi veri la realtà, rendersi conto che, al di là delle sciocchezze dei film americani, non esistono il superuomo, il vincente, il realizzato, quello che dal niente scala le vette sociali
. Questi sono cartoni animati. Nella realtà, ci sono persone concrete: abili in qualcosa, dis-abili in altre, forti in qualcosa, fragili in altre, sicure in alcuni momenti, piene di dubbi in altri. Ci sono gli alti e i bassi, i chiacchieroni e i silenziosi, i belli e i brutti, i furbi e gli sprovveduti. Diversi gli uni da gli altri, quindi da trattare in modo diverso, ma tutti meritevoli di rispetto, onore e cura in quanto persone, al di là di ogni naturale e utile differenza.

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

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