Riprendo la mia riflessione sulle dipendenze (vedi). Oggi molti cercano la loro "Second Life", un rifugio individualista e recintato dove - anestetizzati - si possa vivere lontani dalla "First Life", cioè la realtà vera, la vita di tutti i giorni. Qualcuno questa seconda vita la trova in realtà parallele, tra le quali spicca proprio il mondo virtuale e internettiano di "Second Life". Ma - come dicevamo nel precedente post - non c'è solo internet, molti affidano il loro rifugio nell'alcool, altri nel gioco compulsivo. Un numero sempre più grande nel sesso senza limiti e regole. Moltissimi si affidano ad hashish e marijuana, non mancano quelli che la loro "bolla" la trovano in pratiche esoteriche o paraesoteriche (new age, yoga, zen...) veicolate da sette e sedicenti guru. La televisione, fa la sua parte, come anche lo sport quando diventa ragione di vita. Esperienze disparate, ma che in comune hanno la possibilità di essere usate come TAZ. TAZ, significa Temporary Autonomus Zone (zona temporaneamente autonoma), un concetto proposto dallo scrittore Peter Lamborn Wilson, più conosciuto come Hakim Bey, maestro e guida riconosciuta dei gruppi anarchici, no global e dei centri sociali, nonchè teorico e studioso del fenomeo della pederastia spirituale (tanto per far capire il soggetto). Hakim Bey descrive la TAZ come un territorio mentale che elude i normali centri di controllo, ha una vita breve, si realizza sul confine di regioni prestabilite dai meccanismi istituzionali. Insomma, un territorio soggettivo e anarchico che si può anche concretizzare per brevi momenti (ad esmpio un Rave) e nel quale vivere fuori delle regole sociali e dare sfogo ad ogni impulso.
Nella foto Akim Bey Hakim Bey teorizza la TAZ come un'esperienza
rivoluzionaria di liberazione. Io ritengo invece, che sia un concetto interessante per descrivere il disagio mentale dei nostri giorni.
Quando una persona non ce la fa a vivere la propria "first life" con le sue responsabilità e le sue fatiche, sente il bisogno insopprimibile di scappare in un mondo fantastico e irreale, in cui stimolazioni neurologiche potenti fanno dimenticare per un pò la realtà e inducono uno stato di piacere effimero e artificiale. Salvo poi, quando ritorna nella vita vera, cadere in uno stato di prostrazione profonda, di delusione, di aridità, di angoscia che la spinge a ripiombare nell'auto-consolazione di una nuova TAZ. Un circuito perverso di auto-annichilimento che estranea sempre più dalla Vita.
Nella pratica clinica, ho verificato che il concetto di TAZ può essere estremamente utile per leggere una serie molto varia di psicopatologie che vanno dagli stati d'ansia, ad alcuni tipi di depressioni, alle polidipendenze. Il panorama attuale mostra sempre più spesso, infatti, pazienti che sfuggono alle tradizionali classificazioni diagnostiche, e che non sapendo come altro etichettarli, gli psichiatri li mettono nel grande calderone dei borderline. Il concetto di TAZ, ci viene in aiuto per individuare la caratteristica comune a questi pazienti: il terrore, l'incapacità, l'inadeguatezza, comunque la difficoltà sempre maggiore di riuscire a sostenere le responsabilità quotidiane, per una mancanza di motivazione alla vita stessa. Con la conseguente tendenza a crearsi degli spazi mentali di isolamento attraverso comportamenti rituali, compulsivi, super attrattivi, in grado di occupare lo spazio mentale Non è la semplice "fuga dalla realtà" con cui spesso si liquida in modo superficiale il problema dei drogati. E' uno stato d'animo di angoscia che emerge di fronte a qualsiasi tipo di frustrazione, che riguarda anche persone che non vorrebbero estraniarsi dalla vita. E allora, la cosiddetta fuga dalla realtà è più corretto concettualizzarla come un'immersone temporanea in una bolla in cui liberare (per liberarsene) i più sentimenti più angosciosi (paura, inadeguatezza, spesso rabbia e violenza); questi sentimenti si possno così esprimere in modo sfrenato e incontrollato in uno spazio mentale, e talvolta fisico, senza regole, per poi poter riassumere un controllo del proprio io e ritornare "ricaricati e purificati" nel mondo normale. Da un certo punto di vista questo comportamento potrebbe essere considerato funzionale all'equilibrio complessivo della persona. Il problema, però, di cui parleremo la prossima volta, è che per le regole dell'apprendimento, la bolla scelta diventa dipendenza, gabbia, e alla fine, patibolo.
2 commenti:
Ciao Silvio, a proposito di SecondLife, oggi mi hanno dato del "malfidente".
E forse hanno ragione, ma ho riflettuto sul fatto che la difficolta che si incontra nella vita reale, può essere in qualche modo affrontata nella vita virtuale, scegliere di essere quel che gli altri non possono verificare di persona. Senza dubbio una vita di inganno per tutti,per l'attore e per gli spettatori. Avermi giudicato malfidente mi ha fatto subito desiderare di essere diverso, per non mostrare piu questo aspetto rifugiandomi con il pensiero ad una SecondLife se vogliamo...
Simone.
Caro Simone, rimanere nella "first life" costa coraggio e impegno, ma ne vale la pena, a costo di essere giudicati male da chi vive una vita virtuale
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