domenica 2 marzo 2008

La solita zuppa

Sanremo è finito, Sanremo dalle canzoni noiose e monotone, Sanremo stonato. Nonostante la professionalità di Pippo , le clownnerie di Chiambretti e di quelli del dopo -festival, pure l'edizione 2008 passerà senza lasciare traccia e ricordo. Sanremo è finito. Le solite finte provocazioni tra cantanti che guadagano pià di cento operai della Fiat, ma che predicano rivoluzioni sociali, e giudici che hanno la credibilità di scimmie ammaestrate. La solita facccetta d'angelo che strizza l'occhio languido ai gay, sperando di guadagnarci qualche punto in più, mentre il suo amante che le scrive il pezzo ha lasciato moglie e figli per accaparrarsi le sue grazie. Sanremo assomiglia tanto alle brioche di Maria Antonietta ("Maestà il popolo reclama perchè il pane è finito", "E allora dategli delle brioche"). Lo stato del nostro paese è a livelli indescrivibili: dopo mesi e mesi di immondizia la magistratura si è ricordata di mandare un avviso di garanzia al governatore della Campania, ma tutto finirà alla napoletana: una bella ammuina. Nel frattempo Sanremo cerca di placarci la fame di giustizia e onestà con un'orgia di lustrini, paillettes e rumori vari. Offensivo. Solo una domanda, ma che ci faceva là dentro uno come Cammeriere? Poveretto, nel buio di una stanza nera in cui tutti i gatti sono neri, rischia anche lui di essere omogeneizzato nella zuppa sanremese e non lo merita, non lo merita proprio.

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