mercoledì 1 febbraio 2012

Quanto dura una psicoterapia?

Questa è una domanda posta da molte persone, e allora cercherò di rispondere per chiarire i dubbi più comuni:

1. Nella psicoterapia psicoanalitica (ne accenno perchè diverse persone sentono parlare di questo tipo di psicoterapia), almeno da un punto di vista teorico  la durata potrebbe essere infinita. Infatti una volta che inizia la psicoterapia, il paziente viene sottoposto ad una analisi, ciò che emerge viene ancora analizzato, i risultati vengono ancora analizzati, e così via... in un processo che potrebbe non finire mai. Non sono frequenti, ma nemmeno rarissimi, i casi  di persone che per tutta la vita si sottopongono alla psicanalisi, anche più volte a settimana. In realtà, nel mondo psicanalitico ora ci sono  numerose visioni diverse, e molti terapeuti di questi orientamenti lavorano in maniera più mirata. Comunque, anche se qualche interessante realtà di psicoanalisi breve esiste, generalmente la psicoterapia psicoanalitica richiede tempi lunghi. Essenzialmente perchè la psicanalisi non lavora su obiettivi definiti, ma sullo studio di tutta la vita inconscia del paziente.

2. Per quanto riguarda la maggioranza degli altri orientamenti, la durata di una psicoterapia è legata al raggiungimento degli obiettivi stabiliti con il paziente. Generalmente il paziente presenta al terapeuta una o l'altra di queste richieste: o superare alcune difficoltà specifiche (attacchi di panico, la paura di confrontarsi con gli altri, la crisi di coppia, ecc.) o migliorare genericamente il proprio stato d'animo (sentirsi meglio, non essere triste, dare un senso alla propria vita, ecc,). Di norma le problematiche specifiche, quelle del primo gruppo, se innestate su una personalità comunque integra, su una storia familiare sufficientemente solida e coesa, su una buona capacità autocritica, su un livello intellettivo nella norma, hanno ottime probabilità di essere affrontate bene e in tempi abbastanza rapidi. Le problematiche del secondo gruppo, invece, richiedono per lo più un'elaborazione maggiormente complessa, spesso hanno alle spalle una storia personale più tormentata, occorre lavorare su livelli più profondi e articolati, è lecito aspettarsi una durata terapeutica più lunga, dovendo anche prevedere una ristrutturazione di equilibri e il conseguene riadattamentto e consolidamento.

3. Due elementi sono fondamentali per farsi un'idea della maggiore o minore durata. Uno appartiene al paziente, uno al suo ambiente. Possiamo dire che il tempo della terapia è inversamente proporzionale alla capacità autocritica e alla disponibilità di mettersi in gioco, e direttamente proporzionale al grado di compromissione del tessuto della sua famiglia d'origine. In altre parole, più il paziente ha coscienza delle sue difficoltà ed è disposto ad affrontarle, meno durerà la terapia, più la famiglia d'origine del paziente è compromessa e patologica più durerà la terapia.

4. Un discorso a parte meritano i problemi di dipendenza, su cui occorrerebbe discutere a lungo, ma non è questo il momento. Sono problemi difficili da affrontare, richiedono spesso ua approccio multidisciplinare, hanno un rischio elevatissimo di ricadute, implicano una ristrutturazione completa dello stile di vita.

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5. In termini quantitativi, per dare un'idea che ammette però numerose eccezioni, possiamo dire che la durata minima di una psicoterapia propriamente detta non possa scendere sotto i 2/3 mesi (con cadenza settimanale). Una durata media si può attestare intorno ai 12/18 mesi, una durata lunga dai 2 ai 3-4 anni.
Ci sono alcuni terapeuti, provenienti soprattutto da certi approcci meno tradizionali, che parlano di terapie anche più brevi di due mesi, ma di fatto si tratta di interventi focalizzati su situazioi circoscritte e di fatto poco frequenti. Ci sono poi le terapie che possono arrivare a dieci, quindici anni, ma è tutto da dimostare che il moltiplicarsi della durata garantisca una migliore soluzione dei problemi posti dal paziente, anzi.

6. Il comportamento corretto dello psicoterapeuta quale dev'essere? Innanzitutto è necessaria una valutazione seria del problema. Quando si ha un quadro il più possibile esaustivo, pur con tutte le limitazioni e l'imprevedibilità dei fatti umani, il professionista deve concordare con il paziente gli obiettivi terapeutici e un progetto di massima, mettendo bene in chiaro l'impossibilità di prevedere la durata effettiva della terapia, ma ricordando altresì al paziente la sua libertà di interrompere la terapia in qualsiasi momento se non trovasse nella terapia l'aiuto che cerca.

01/02/2012 Tutti i diritti riservati: Silvio Rossi -Roma

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