venerdì 26 febbraio 2010

I corrotti di oggi e di domani

Scandali su scandali: Fastweb, Telecom, riciclaggio, la ricostruzione dell'Aquila, i mondiali di nuoto, gli avvocati corrotti, i giudici spioni, ecc. ecc.
E tutti che gridano: "Ci vuole più controllo, più leggi, più severità, più moralità". Distinguiamo. Se aumentano le leggi e i controlli, aumenteranno soltanto gli mporti delle bustarelle per coprire l'aumento di rischio. Se aumenta la severità, aumenterà solo per chi si comporta bene, gli altri sanno benissimo che la severità è inversamente proporzionale a quanto puoi spendere per un avvocato. Per quanto riguarda la moralità, non la si impone nè per legge, nè con i dibattiti in Parlamento. Non ci sono alternative: o si mette vicino ad ogni persona una guardia del corpo a controllare che non rubi (ma anche le guardie del corpo possono chiudere un occhio) o si educa ogni persona ad avere nella propria coscienza la guardia del corpo. Ma l'educazione della coscienza, fondamento di ogni educazione, non la fornisce certo la televisione, dove la corruzione e il degrado umano spargono puzze digitali invece che analogiche, ma fa lo stesso. E non la fornisce la scuola, dove non si danno più idee chiare e distinte, ma solo eccezioni e sofismi, così la coscienza diventa solo oggetto di interpretazione personale. Resta, ovviamente, la famiglia. Ma la famiglia è stata già messa da tempo all'angolo in condizioni di debolezza e di insicurezza.
E allora? Allora si lavori per ridare alla famiglia il suo ruolo, quello di principale ed insostituibile agente educativo. Le madri siano più attente ad insegnare la moralità e i padri vigilino, anche con la giusta severità, affinchè gli insegnamenti siano messi in pratica. E soprattutto siano d'esempio. E se qualcuno dice che tutto questo è semplicismo, continui a godersi i dibattiti in televisione mentre i suoi figli si allenano a diventare i corrotti di domani.

mercoledì 17 febbraio 2010

Ancor di bestie udiamo

Taranto. Una coppia. Non sappiamo se hanno figli, ma hanno sicuramente un cane. Il cane è di lui, ma è stato accudito da lei. Lui e lei si separano. Lei si porta via il cane, lui protesta. Il giudice sentenzia: sei mesi il cane a lei e sei mesi il cane a lui. Interviene Croce, Presidente dell'Associazione per la difesa degli animali: "Akira è un essere senziente, e in quanto tale ha diritto di vivere con chi l'ha sempre amorevolmente curata. Il trattare un cane come un qualsiasi elettrodomestico è quantomeno poco usuale". Bravo Croce, pensiamo ai sentimenti degli animali. Se proprio c'è da trattare qualcuno come un elettrodomestico la nostra società è sempre aperta ai bambini. Una settimana con papà e una con mamma, una cameretta a casa del babbo (dove magari vive anche la nuova fidanzata del papà-che-però-va-tanto-d'accordo-con-la-ex-del-compagno-perchè-è-stata-una-separazione-tanto-civile) e una cameretta a casa della mamma (che magari non ha problemi a sentirsi con il padre di suo figlio-ed-anzi- ora-il-suo-ex-è-il-migliore-confidente-del-suo-attuale-compagno).
Croce, mettendo due parole in croce, ci ha ricordato (siamo all'inizio delle Quaresima) che non vanno messi in croce i cani, i gatti, i giudici, i separati e i Presidenti che difendono gli animali. Così, al solito, in Croce ci salirà l'Unico che difende i bambini.

martedì 16 febbraio 2010

Bigazzi, i gatti, e altre bestie

Ma come sono efficienti i grandi censori del politicamente corretto! Il buon Bigazzi, collerico ma preparato esperto della "Prova del cuoco", ha raccontato, in una recente puntata del programma (vedi), della tradizione toscana di mangiare i gatti, e ha parlato del buon sapore di questi animali. E' stato cacciato il giorno dopo, con ignominia e disprezzo. Cos'ha detto di così grave Bigazzi? La verità: mangiare i gatti era una tradizione regionale - ma non solo toscana, a giudicare dai racconti di mia nonna - e che la carne di gatto è buona (anche questa è un'opinione condivisa da chi ha assaggiato). Senza contare che durante la guerra intere famiglie non sono morte di fame grazie ai gatti. Ma siccome fa molto chic ed è molto bipartisan difendere gli animali, anche dalla verità, Bigazzi è stato cancellato da un momento all'altro senza che nessuno abbia speso una parola per lui. Certo, perchè avevano tutti da fare per trovare scusanti per Morgan. Il quale Morgan - pur avendo un nome da gatto - non se lo mangia nessuno, ma è lui che divora il cuore dei giovani giustificando l'uso della droga per ragioni pseudocurative. Ma si sa, sparate sui giovani, sulle persone in coma, sui feti, sulle famiglie, ma non sui gatti. Comunque, tutti tranquilli: stasera comincia San Remo. Morgan farà parlare di sè, i cantanti miagoleranno come gatti e ognuno si farà i Bigazzi suoi.

martedì 9 febbraio 2010

In memoria di Eluana Englaro

A distanza di un anno dall'uccisione per fame e sete di Eluana Englaro ecco una risposta a chi ancora considera una persona in coma un non-essere:

SALUTE: STUDIO GB, IN 40% CASI ERRATE DIAGNOSI SU STATO VEGETATIVO

(ASCA) - Roma, 5 feb - I pazienti in stato vegetativo - e non solo quelli in stato di minima coscienza - possono rispondere agli stimoli esterni: e' quanto emerge dallo studio guidato dal neuroscienziato Martin Monti del Medical Research Council Cognition and Brain Sciences Unit di Cambridge (Inghilterra) e pubblicato ieri sul New England Journal of Medicine.

''L'ipotesi e' che i pazienti che non rispondono a ordini semplici, come quelli in stato o, non abbiano totale 'assenza di coscienza', ma abbiano anzi dei 'contenuti di coscienza' che permettono al paziente di avvertire gli stimoli esterni'', spiega Rita Formisano, primario dell'Unita' Post-coma dell'Irccs Santa Lucia di Roma. Si parla infatti di ''isole di coscienza'', cioe' di aree cerebrali che si attivano consentendo di percepire gli stimoli. ''Nei pazienti in stato di minima coscienza e' usuale che i pazienti rispondano, anche se in maniera incostante e fluttuante, agli stimoli esterni - continua Formisano -. Cio' che stupisce e' che accada anche in alcuni pazienti in stato vegetativo''.

Nello studio pubblicato su New England Journal of Medicine quattro dei 54 pazienti esaminati, ritenuti in stato vegetativo, sono stati riclassificati all'interno dello stato di minima coscienza: ''Accade molto spesso. Nella letteratura internazionale - conclude Formisano - si arriva al 40% di errori diagnostici: molti pazienti, dopo essere stati definiti in stato vegetativo, vengono riclassificati in stato di minima coscienza''.

"Il caso che ha attirato l'attenzione dei ricercatori: un paziente belga di 20 anni che sette anni fa aveva subito un incidente stradale con trauma cerebrale. Il ragazzo, attraverso la scansione cerebrale, è stato in grado di confermare il nome di suo padre, Alexander, e di rispondere correttamente a 5 domande su 6 che lo riguardavano comunicando il "sì" e il "no" attraverso il pensiero".

Qualcuno lo vada a dire allo scienziato Umberto Veronesi


domenica 7 febbraio 2010

Una Newsletter importante

Ospito volentieri sul mio blog questa news letter inviatami da una persona che stimo e di cui condivido le battaglie a difesa della vita: Olimpia Tarzia.


Carissima/o,

avevo vent’anni quando incontrai per la prima volta il fondatore dei Radicali.

Era il 18 maggio del ’78 e nell’Aula del Senato si stava svolgendo il voto finale sulla legge 194 che ha legalizzato l’aborto in Italia (emanata poi il 22 maggio 1978).

Insieme ad un gruppo di giovani, appartenenti a diversi movimenti ed associazioni, organizzammo un sit-in per la vita e con canti e slogan, manifestavamo la nostra contrarietà al disegno di legge in votazione. Stavamo stipati nella Corsia Agonale (per chi non conosce Roma, è una viuzza prospiciente il Palazzo del Senato) con cartelli e striscioni scritti a mano ed eravamo convinti che una legge così ingiusta non sarebbe mai stata approvata. Col passare delle ore le notizie che ci pervenivano dall’Aula erano sempre meno rassicuranti.

All’improvviso ci comunicarono che Pannella voleva incontrare una nostra delegazione. Entrammo nel Palazzo, in un salottino limitrofo all’Aula da dove sentivamo le voci dei senatori.

Ricordo con estrema lucidità quell’incontro: Marco Pannella, ci fece un lungo discorso, utilizzando al massimo la sua capacità di convincimento e pronunciava parole come “battaglia di civiltà e di libertà”, “conquista delle donne”… poi, fissandoci negli occhi ed ostentando un largo sorriso affermò: “Sarà anche grazie a voi, donne e giovani cattolici, che riusciremo a portare a termine queste battaglie.”

Ma non ci convinse. Per niente. Anzi.

Fondai con altri il Movimento per la vita italiano: ad oggi: 600 tra centri di aiuto alla vita e movimenti locali, 80 case di accoglienza, 110.000 bambini strappati all’aborto ed altrettante donne salvate da un dramma indelebile.

Pochi giorni fa, in un’intervista, Emma Bonino, leader storica dei Radicali, candidata alla Presidenza della Regione Lazio per il Pd, ha affermato: “non temo di perdere i voti dei cattolici, le grandi conquiste civili di questo Paese, dal divorzio all'aborto, sono state proprio dovute al voto dei cattolici. I clericali e i bigotti probabilmente non saranno contenti, ma non importa. Credo che i cattolici veramente credenti sentano invece questi problemi di libertà e responsabilità personale molto vicini al loro sentire”

Affermazioni da brivido. Per fortuna che c’è la Bonino che ci spiega chi sono “i cattolici veramente credenti”, (che – secondo la sua opinione – la voteranno) e quelli invece “clericali e bigotti” (che non la voteranno).

Ma, devo dire, non è il discernimento dei cattolici doc secondo Bonino il tema che mi appassiona, ciò che più mi inquieta è il pensiero che possa esistere il rischio reale di accettare una provocazione così pesante senza opporre le nostre ragioni, nel silenzio più assordante, per un mal compreso senso di “tenere i toni bassi”, di non esporsi, di non “reagire alle provocazioni”, in una forma di irenismo fuori luogo, oltre che pernicioso e moralmente inaccettabile.

Non possiamo, non dobbiamo dimenticare che la culturale radicale, maestra nelle mistificazioni, origine del più esasperato individualismo e relativismo, ha diffuso nel nostro Paese un laicismo intollerante, molto simile al fanatismo religioso; spacciandola come difesa dei diritti umani, ha propagandato una cultura di morte, che sferra i suoi attacchi più forti proprio dove la vita umana è più debole, alle sue frontiere: all’alba e al tramonto, alla vita prenatale e alla vita terminale.

Mentendo, mistificando, manipolando.

Quando si è prospettata la candidatura di Renata Polverini alla Presidenza della Regione Lazio per la Pdl, Renata mi ha chiesto disponibilità a candidarmi nella sua Lista civica ed affiancarla in quest’avventura. Ho accettato con convinzione la sua proposta, particolarmente significativa, per quanto mi riguarda, per il fatto che la candidata concorrente per il PD sarebbe stata Emma Bonino, le cui idee e, soprattutto, i valori etici, e ancor prima, la stessa concezione antropologica di cui è portatrice (e su cui è impegnata da anni e che non rinnega in alcun modo) sono esattamente agli antipodi della mie convinzioni e rappresentano tesi culturali e azioni concrete contro le quali combatto da trent’anni.

La sfida elettorale del Lazio ha perso i contorni del mero confronto elettorale (siamo, infatti, di fronte ad un vero e proprio scontro di idee di civiltà diametralmente opposte) ed è diventata un confronto tra due modi di vedere la vita, la persona, la famiglia, la società, un confronto tra due concezioni antropologiche, ove non trovano spazio le zone franche, le sfumature di grigi, le posizioni intermedie, quel dar ragione un po’ a tutti, accettando come possibili verità tutte le tesi, secondo la prassi del relativismo etico imperante. La posta in gioco è troppo alta.

Bisogna prendere posizione: o per la vita o contro la vita, o per la famiglia o contro la famiglia, o per il valore della persona o per l’esaltazione dell’individuo.

Qualcuno, ancora, afferma che i temi cosiddetti etici non hanno a che fare con le Regioni, che invece hanno più il compito di amministrare.

Vorrei chiarire che non è assolutamente così: la Regione ha ruoli legislativi, ha competenze dirette in materia di sanità, di politiche familiari e sociali, di educazione. Impensabile che provvedimenti legislativi in tal senso siano “neutri”, avulsi da un sistema di riferimento etico di valori, umani e civili.

Saranno, ad esempio, le Regioni a decidere le procedure di somministrazione della pillola abortiva RU486. L’Emilia Romagna ha già deliberato per la somministrazione in Day Hospital: la donna assume la prima pillola in ospedale e poi va ad abortire nel bagno di casa, nella clandestinità più assoluta, nella solitudine più dolorosa e angosciosa.

Nel corso della mia esperienza nel Consiglio Regionale del Lazio dal 2000 al 2005, come Presidente della Commissione Politiche Familiari e Pari Opportunità e Presidente dell’Osservatorio Regionale Permanente delle Famiglie, sono stati numerosissimi i provvedimenti legislativi inerenti le politiche familiari. Una tra tante la legge sulla famiglia del 2001, ove ho voluto inserire il quoziente familiare e il riconoscimento del figlio concepito quale componente della famiglia: una legge dalla ricaduta pratica concreta, ma che, senza dubbio, sottende un sistema di valori molto chiaro.

Dobbiamo avere chiara consapevolezza di quali sono i valori in gioco, siamo tutti coinvolti, siamo tutti candidati, per una Regione che sappiamo cosa non vogliamo che diventi.

Non sentirla come responsabilità personale, che ci interpella direttamente, renderebbe patetica, oltre che illegittima ogni lamentazione dopo.

La vittoria della Bonino significherebbe la vittoria di una cultura, di un modo di concepire la vita e la morte, la dignità della persona, la società, assolutamente inconciliabile con la cultura e la fede cristiana e rispetto alla quale, anzi, c’è bisogno di una vera e propria mobilitazione, di tutti i cattolici, chiamati, in questa occasione, ad una scelta fondamentale, indipendentemente dall’orientamento politico cui sono solitamente predisposti.

È il momento di scegliere da che parte stare, con quale visione del mondo schierarsi: se con Dio, senza Dio, o perfino contro Dio.

Senza ipocrisie o finzioni anestetizzanti della coscienza, bisogna avere il coraggio di dire che il voto a Emma Bonino è assolutamente inconciliabile con le convinzioni morali di un credente: la sua candidatura rappresenta una provocazione intollerabile, sferra un attacco durissimo, culturale prima che politico, alla visione cristiana della vita e della società, all’antropologia cristiana.

Le convinzioni morali e le conseguenti posizioni politiche di Emma Bonino sono talmente radicalmente in conflitto con quelle cristiane che un cristiano non può avere dubbi sul decidere da che parte schierarsi.

Nessun cristiano può rifugiarsi o nascondersi dietro l’alibi, trasparente, illegittimo, di una neutralità morale che non può essere affatto invocata per giustificare un voto elettorale che, in questo caso, non è irrilevante sul piano etico.

In poche parole, votare Emma Bonino significa, nei fatti, aderire ad un umanesimo che, nella prospettiva cristiana, è disumano e disumanizzante.

Ecco perché sono scesa in campo. Mi sono candidata per contrastare con tutte le mie forze questa possibile drammatica deriva, perché guardando i miei figli sogno per loro e per la loro generazione una società molto diversa da quella propostaci dai radicali.

Faccio un appello in particolare ai cristiani perché sentano sulla loro pelle la responsabilità di questa campagna elettorale e la pericolosità che deriverebbe dalla affermazione di quanto, a parole e a fatti, abbiamo sempre combattuto.

Un appello ad una campagna elettorale fatta alla luce del sole, senza timidezze né imbarazzi, nel chiedere apertamente, ovviamente se ne si è convinti, il voto, con nome e cognome.

Mi rivolgo a te perché, insieme, abbiamo condiviso e condividiamo tante battaglie a difesa della vita e della famiglia.

Penso al Movimento per la vita, al Comitato per la Famiglia, al Ce.F.E.S., (Centro di Formazione ed Educazione della Sessualità), alla W.W.A.L.F., (World Women’s Alliance for Life & Family), ai Consultori di ispirazione cristiana, alle comunità ecclesiali parrocchiali e diocesane, ai movimenti e alle associazioni, alle donne e agli uomini di buona volontà incontrati nel lungo cammino che ci ha visto impegnati insieme, in diverse modalità, in diversi periodi, ma con la stessa determinazione nel far prevalere la verità sull’uomo e sulla sua incomparabile dignità e con lo stesso spirito di servizio verso i più deboli e i più indifesi. Nel convincimento che temi come il diritto alla vita, il valore della famiglia, la solidarietà verso i più deboli non abbiano e non debbano avere un colore, nel 2008, abbiamo “provocato” la politica con la lista al Senato di Giuliano Ferrara “Aborto? No, grazie” in cui ero capolista in diverse Regioni: battaglia fondamentalmente culturale, che costrinse gli esponenti delle varie forze politiche ad esprimersi e a confrontarsi con un tema storicamente cancellato dalle campagne elettorali perché considerato “politicamente scorretto”.

La mia storia personale ha fatto sì che potessi affrontare queste sfide sia nel mondo sociale e culturale del volontariato – da più di trent’anni -, sia nel mondo politico-istituzionale, nei cinque anni di mandato elettorale in Consiglio Regionale del Lazio dal 2000 al 2005.

Mi rivolgo a te, perché vorrei tanto saperti al mio fianco anche in questa determinante sfida!

Stiamo mettendo in campo tutta la mobilitazione possibile: ci sono mille modi in cui, se vorrai, potrai aiutarmi. Innanzitutto scrivendomi, facendomi sentire che sei con me in questo impegnativo ma appassionante cammino.

Sul piano operativo le vie da percorrere sono tante: dal diffondere le newsletter, il mio sito web: http://www.olimpiatarzia.it/ , il mio contatto su Facebook ( http://www.facebook.com/ su cui sono presente da qualche giorno), costituendo Gruppi di sostegno, di zona o d’ambiente, alla mia candidatura, suscitando adesioni ad una rappresentanza politica del Nuovo Femminismo e diffondendo il mio programma. A tal proposito stiamo costituendo una think tank, un laboratorio interdisciplinare di idee e di programmi, composta da esperti ed esponenti di alto livello della cultura e del mondo accademico, responsabili del mondo del volontariato e dell’associazionismo, tutte persone altamente qualificate e di fiducia, da anni impegnate in progetti comuni, a difesa della vita, della famiglia, del diritto di libertà educativa, della salute, del bene comune e della solidarietà, che hanno deciso di essere al mio fianco anche in questa battaglia di civiltà, per sostenermi in questo impegno per una politica dei fatti e non di parole.

Nella prolusione al Consiglio episcopale permanente, il card. Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, ha incoraggiato i cattolici in politica "ad essere sempre coerenti con la fede che include ed eleva ogni istanza e valore veramente umani". Servono - ha detto - "italiani e credenti che avvertono la responsabilità davanti a Dio come decisiva per l'agire politico (…)” capaci di far fronte a quella che viene definita una “emergenza” nel nostro Paese, educativa e principalmente etica, di crisi dei “valori che costituiscono il fondamento della civiltà: la vita umana comunque si presenti e ovunque palpiti, la famiglia formata da un uomo e una donna e fondata sul matrimonio, la responsabilità educativa, la solidarietà verso gli altri, in particolare i più deboli, il lavoro come possibilità di realizzazione personale, la comunità come destino buono che accomuna gli uomini e li avvicina alla meta”.

In queste parole del Cardinale si trova la sintesi culturale del mio impegno politico e del mio programma elettorale e la ragione per cui ho accettato di candidarmi nella Lista civica di Renata Polverini alle prossime elezioni regionali, assumendomi la responsabilità, di fronte ai cittadini laziali, di rappresentare questi valori etici e politici, che non sono soltanto religiosi, evangelici, ma principalmente civili; anzi, il fondamento stesso della civiltà.

Sono certa che il popolo della vita farà sentire la sua voce.

Olimpia Tarzia

giovedì 4 febbraio 2010

Fatta Morgana

1. Il cantante Morgan ha dichiarato di usare droga, utilizzandola anche come antidepressivo. E' finito su tutti i giornali e ci resterà.
2. In Giappone hanno comunicato che chiuderanno il museo - l'unico al mondo - dedicato esclusivamente a John Lennon. Motivo, pochi visitatori.
3. Caro Morgan, se il tuo scopo era quello di diventare famoso e di vendere dischi, stai tranquillo, ce la farai. Ma alla fine anche il tuo museo chiuderà.