martedì 21 febbraio 2012

A volte ricantano...



Va bene, lasciamo perdere San Remo. Eppure non si può lasciar perdere San Remo. Evitiamo di parlare di San Remo. Non possiamo tacere di San Remo. E intanto che decidiamo, San Remo comunque ci occupa la mente. Perchè?
Perchè San Remo, per la televisione italiana, è un pò come il doppio legame per le relazioni interpersonali: un meccanismo patologico.
Il doppio legame è quel tipo di comunicazione che è vera e falsa allo stesso tempo, che afferma e nega allo stesso tempo, che crea una relazione ambigua dalla quale non si può uscire pur volendo, che produce devastazioni psichiche. Ditemi se non è il ritratto di San Remo! Il Festival è una gara tra canzoni, ma è anche un bluff clamoroso in cui le canzoni (imposte a prescindere dalla qualità) non contano nulla, conta la cornice. San Remo propone argomeni seri, ma in un contesto che nega la loro serietà. San Remo è ambiguo, nel senso che pretende di coivolgere per una settimana e più un intero paese con delle minchiate inguardabili, ci fa dire che sono delle minchiate, ma nonostante tutto ne parliamo come se fossero delle questioni di vita o di morte. A pensarci bene, se uno cerca la musica buona, la trova fuori da San Remo: se uno vuole ammirare le donne ci sono mille occasioni fuori da  San Remo: se ci si vuole divertire, ci sono tanti programmi comici fuori da San Remo; se si vuole riflettere su argomenti seri non mancano le opportunità fuori San Remo. Qualsiasi cosa è migliore, fuori da San Remo. Eppure, tutti, anche quelli che non hanno visto una puntata, incontrandosi il lunedì dopo la finale devono fare un commento su qualche gaffe, o qualche polemica, o qualche smutandata sanremese. Siamo prigionieri, tutti sulla stessa barca, che procede a colpi di remo. Anzi, di San Remo. Poveri noi.

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