martedì 24 dicembre 2013

Rottama il natale e ritrova il Natale

Non ricordavo un Natale più blasfemo, offensivo e odiato di questo. In giro ho visto presepi deturpati, addobbi natalizi porno, battutacce su babbi natale, ecc. ecc. 
Da un certo punto di vista mi viene da dire: era ora.  Non se ne poteva più di un clima festivaliero buonista, smielato, zuccheroso, in una parola, vomitevole. E la colpa è innanzitutto della Chiesa, una parte della Chiesa, che per anni, per generazioni, ha tollerato che venisse proposta un'immagine della Natività caricaturale, lontana dal Vangelo, dalla realtà, un Natale buono per piagnucolare un paio di giorni davanti alle lucine della capanna, ascoltando nenie insopportabili, con riunioni di famiglia ipocrite.
Ma grazie a Dio la pacchia è finita. Di soldi per i dolci ce ne sono pochi, per i regali pure. Gli addobbi si comprano dai cinesi (assemblati dagli schiavi dei loro lager), le famiglie sono sempre più disgregate e la tredicesima quando c'è non ce la fa a giustificare lo sforzo di guardarsi in faccia.
Il Natale con il quale siamo cresciuti (e con il quale è stata corrotta la nostra fede) non esiste più, la maschera sta defintivamente crollando. Evviva.
Ora si smascherano le ipocrisie. I falsi credenti, come i falsi preti e i falsi vescovi, possono pure andare a pascolare il loro bue eil loro asinello lontano. Magari in Egitto, dove i veri cristiani sono massacrati dai musulmani, o in Corea e in Cina, dove sono uccisi dalle dittature comuniste, o nell'occidente laicista, dove piano piano vengono azzittiti dalla dittatura delle lobby sincretiste, omosessuali, pedofile, bancarie. Ora è l'occasione per recuperare il senso del Natale vero, che non è proprio un momentino di spensierata gioia davanti all'alberello, ma l'inizio di una tragedia, perchè il Bambino appena arrivato è qui per farsi inchiodare sulla Croce, per farsi sputare dai soldati, per farsi schiaffeggiare dai suoi correligionari. E,  a parte ogni pauperismo imbecille, tra parentesi ricordiamo che Gesù non è nato povero, che Giuseppe e Maria erano di ceto medio-alto, di nobile stirpe e affatto bisognosi di mangiatoie. La capannina è nella fantasia degli sciocchi  e il luogo trovato per il parto era quello che al volo hanno reperito perchè erano in viaggio e gli alberghi erano pieni...
Auguri a chi cerca la Luce e non ha paura della Croce
Insomma, fa dispiacere vedere la festa del Natale ridotta a brandelli, ma se i brandelli sono quelli di una mascherata carnascialesca che ha nascosto per tanto tempo il vero volto di questa Festa, allora strappiamoli tutti questi brandelli e recuperiamo (almeno i credenti) il significato autentico del Natale, e gli altri la facciano finita con questa ipocrisia e riconoscano la verità: non sono cristiani, non lo sono mai stati e non gliene frega un beneamato ciufolo del cristianesimo.


 «In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

lunedì 23 dicembre 2013

Ogni uomo ha bisogno di luce



«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

mercoledì 11 dicembre 2013

Psicoterapia breve di gruppo a Roma

Buone notizie per la salute: da gennaio il nostro Studio di Psicologia e Psicoterapia metterà a disposizione di chiunque lo desideri un ciclo di psicoterapia breve di gruppo condotta con il modello cognitivo/comportamentale.
 
Molte persone desiderano migliorare in modo significativo la loro qualità di vita, sottoposta a stress,
disorientamento e richieste lavorative e familiari davvero intense. Pochi però hanno modo di dedicarsi in modo continuativo ai lunghi impegni che le psicoterapie tradizionali richiedono. Abbiamo deciso di venire incontro proprio a queste persone, costruendo un “pacchetto strategico” di breve durata, ma efficace e riccodi contenuti.
 

Ecco la scheda sintetica del progetto, davvero innovativo ed estremamente pratico:
 

Durata del progetto: 20 sedute settimanali di un’ora e mezzo. (Tutti i lunedì sera per
cinque mesi)
Destinatari: Aperto a tutti, previo colloquio di ammissione
Numero partecipanti: max 10
Sede: Roma, Viale Adriatico 129 (Zona Montesacro)
Obiettivo: Accrescere la propria qualità di vita potenziando le risorse psichiche e
aumentando la resistenza allo stress mediante un percorso strutturato in forma dialogica
di gruppo:
- Apprendimento di un modello funzionale di salute psichica
- Addestramento all’uso di griglie di autovalutazione
- Addestramento all’uso di strumenti di intervento
- Progettazione di un training personalizzato autogestito
Elemento esclusivo di novità: Al termine del percorso delle 20 sedute è possibile
proseguire ri-costituendo il gruppo con una fisionomia di auto/mutuo aiuto (incontri
gratuiti senza limiti temporali).
Costo: 29,00 €/seduta, oppure 490,00 € in un’unica soluzione
Responsabile del progetto:
Dott. Silvio Rossi, Psicoterapeuta e Presidente dell’Associazione Kriterion Famiglia e
Persona
informazioni: psykenet chiocciola email.it


«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

lunedì 9 dicembre 2013

Storie di ordinaria psicoterapia

Recentemente da più persone ho ascoltato storie che riguardano il rapporto tra pazienti e psicoterapeuti. E queste storie non mi sono piaciute per niente. Per esempio, una ragazza mi diceva che è stata quasi otto anni in psicoterapia, due sedute a settimana, senza averne vantaggi - quanto meno quelli che lei si aspettava. Sebbene volesse smettere la terapia, non riusciva a dirlo e quindi si è trascinata avanti questa storia con dispendio di tempo e di denaro. Fino quando poi ha smesso, ma con grandi sensi di colpa.
Un ragazzo, che si sentiva ormai bene, quando provava a parlare con la sua psicologa aveva sempre l'impressione di non essere capito, gli sembrava che lei sollevasse continue obiezioni circa il terminare le sedute e si sentiva in qualche modo "bloccato" nella terapia.
E così via con tante altre storie...
Tutto questo non va bene. Sottolineo alcuni punti importanti, affinchè siano d'aiuto a chi si trovasse in condizioni simili:

1. La psicoterapia è per il paziente e non il paziente per la psicoterapia.
2. Il paziente ha diritto a comunicare con il suo terapeuta su tutto ciò che riguarda la psicoterapia, senza che questo sia considerato un sintomo, o comunque che almeno vengano ben distinti i due livelli di ragionamento, aiutando il paziente a fare chiarezza tra i sintomi e i desideri legittimi.
3. Il paziente ha diritto di interrompere la terapia quando vuole. Può parlarne con lo psicologo (quanto meno per buona educazione), ma se non si sente a suo agio ha il diritto di cambiare, senza che questa scelta sia etichettata come espressione di un problema.
4. La psicoterapia ha essenzialmnete uno scopo: rendere la persona più libera per poter decidere autonomamente la propria vita, se non raggiunge questo obiettivo è stata inutile.
5. La psicoterapia deve funzionare. Un bravo psicoterapeuta deve dare al paziente i criteri  affinchè lui (il paziente) stabilisca se funziona o no.

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

martedì 3 dicembre 2013

Medjugorje, quanti dubbi


Premetto: scrivere qualche appunto su Medjugorje è una mia necessità per riflettere insieme a voi su aspetti psicologici della questione che mi interessano, senza entrare nel campo religioso che non spetta a me esaminare. Però, devo dire che in questi giorni sono stato abbastanza stuzzicato a ragionare sul tema anche da un paio di clamorose novità accadute nella Chiesa. Una è la lettera con cui il Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede (ex Sant'Uffizio), ha allertato i vescovi americani su un giro di conferenze di un "veggente" di Medjugorie. L'altra è una battuta di qualche giorno fa del Papa, che durante un 'omelia a Santa Marta ha detto: "Ma la Madonna è madre, non è un capo ufficio della posta, per inviare messaggi tutti i giorni". Un articolo documentato in proposito lo trovate qui. So in partenza che quanto segue ad alcuni non piacerà, ma leggetelo senza pregiudizi, perchè cercare la Verità è un'impresa entusiasmante, anche se qualche volta ci obbliga a correggere le nostre certezze. .

Dunque, Medjugorje.

1. FIDUCIA A PROVA DI BOMBA

Un fenomeno dubbio
Una cosa salta subito all'attenzione, la totale, indiscussa e appassionata fiducia di tutti coloro che credono nella realtà delle apparizioni. Può sembrare ovvio, ma lo è davvero? Infatti, all'interno della Chiesa si trovano numerosi credenti con una fede incerta, soggetta a crisi, messa a dura prova dalla vita o dalle difficoltà del cammino, cioè una fede che va sempre confermata, rinforzata, rimessa in gioco. Tra i fedeli di Medjugorje, invece, per lo più c'è un'incrollabile certezza. Dal momento in cui, colpiti dal clima emotivo del luogo e dalle testimonianze di altre persone, danno fiducia alle parole riferite dai "veggenti", entrano in una radicalità che non sente ragioni, che va avanti saltando ogni ostacolo, che non si piega a critiche ed obiezioni.  Forse questa fede sarà considerata lodevole, degna di ammirazione. Non sono sicuro, non mi sembra umana,  mi appare difforme da una religione in cui la conquista di una fede stabile ed incrollabile è frutto di una vita di sforzi e di sfide mosse dalla sapienza umana. Oltretutto, questo atteggiamento così entusiasticamente vissuto cade anche in pericolose derive, al punto da far guardare chi non è andato mai a Medjugorje come un cristiano ancora non completo, uno a cui manca un'esperienza vitale. Contraddicendo in pieno invece l'atteggiamento della Chiesa, che considera le apparizioni, anche quelle riconosciute come Fatima o Lourdes, non vincolanti per un cristiano. Cioè si può essere perfettamente cristiani anche senza credere che la Madonna sia apparsa in un certo luogo, e senza essere andati in qualcuno di questi santuari.
 Ma l'aspetto più paradossale di questa fiducia  saldissima di coloro che credono nelle apparizioni di Medjugorje è che ha bisogno di essere periodicamente rinfocolata da viaggi sul posto.  Allora, la fede è davvero incrollabile oppure deve essere sostenuta da regolari immersioni nel clima suggestivo del luogo? Probabilmente la fede nelle apparizioni essendo fondata su aspetti emotivi, necessita di essere costantemente  alimentata da esperienze sensibili per auto-sostenersi, per auto-confermarsi. Ma proprio perchè si tratta di un fenomeno di natura prettamente emozionale, necessita di essere ri-vissuto continuamente confermandosi ogni volta più forte e più tenace.

2. PRATICHE ESTREME

A Medjugorje la Madonna - secondo quanto dicono i "veggenti" - chiede due giorni a settimana di digiuno a pane e acqua e la recita quotidiana del Rosario. Ora, a parte le considerazioni religiose che credo mostrino una certa contraddizione con lo stile del Vangelo, dal punto di vista strettamente psicologico questa richiesta appare, come ogni altra richiesta di tipo estremo, molto pericolosa. Infatti, chi riesce a sottomettersi a questa pratica tende a sentirsi soddisfatto della propria autodisciplina e in linea con le richieste della "Madonna", propenso a vedere il digiuno come un valore in sè, e percepirlo come un traguardo raggiunto. Tutto questo conduce ad un'adesione a Medjugorje viscerale, piena di riconoscenza, da non sottoporre quindi al vaglio della critica, anche per non rischiare di sentirsi ingannati dopo tanto sforzo fatto per praticare questo ascetismo. D'altronde, chi invece non ci riesce si sente sempre inadeguato, non un vero cristiano, uno che non può esprimere dei dubbi perchè non ne è degno. In entrambi i casi, una richiesta di questa portata conduce chi si avvicina al fenomeno di Medjugorje, ad impedire la propria libertà di analisi e di riflessione autonoma.

3. IL DOPPIO LEGAME

Sono circa 33 anni che vanno avanti le presunte apparizioni, e molte migliaia di messaggi sono stati trasmessi dai ragazzi coinvolti in questa storia. Questa quantità di messaggi è un'inondazione di richiami, alcuni di buon senso, altri scontati. Alcuni sono piuttosto ambigui, ma occorrerebbe verificare bene la correttezza della traduzione. Comunque, allo psicologo interessa una caratteristica strana e particolare di questi messaggi, la frase conclusiva: "Grazie di aver risposto alla mia chiamata", frase che termina ogni messaggio e su cui ci si è forse poco soffermati.
A mio parere questa frase ricade a pieno titolo nel fenomeno del "doppio legame", che abbiamo già esaminato qui e qui.  Cerco di spiegarmi (senza ironia, ma cercando di usare solo la logica): 

Mettiamoci nei panni di uno che legge uno di questi messaggi, ad esempio:

Pregate, pregate, pregate! Grazie per aver risposto alla mia chiamata! 
(21 giugno 1984)

            E' evidente che non c'è stata nessuna chiamata, non ho sentito nessuna voce che mi chiamava, quindi non c'è dubbio che il messaggio  sia non solo un messaggio, ma anche la chiamata stessa. Perciò con l'azione di leggere il messaggio il testo mi dice che ho già risposto alla chiamata. La mia intenzione iniziale non era però quella di rispondere ad una chiamata, ma solo di leggere un messaggio. Evidentemente non conta la mia volontà, aver letto il messaggio mi obbliga ad accettare un fatto compiuto: ho risposto ad una chiamata.  Abbiamo quindi la prima difficoltà: i messaggi sono una violazione della mia libertà di scelta, cosa completamente in contrasto con la libera adesione al Vangelo, che è la caratteristica fondamentale dell'annuncio cristiano. 

               Andiamo avanti. Se io dico a me stesso che non voglio rispondere a nessuna chiamata prima di aver riflettuto, il messaggio mi ricorda invece che ho già risposto nel momento in cui ho letto il messaggio (mi hanno già ringraziato per questo...), quindi sbaglio. Se dico che voglio rispondere a questa chiamata, la risposta già l'ho data prima, leggendo il messaggio, quindi sbaglio. Se io accetto di aver ormai risposto alla chiamata, cedendo all'evidenza, in realtà non ho ancora risposto perchè ancora non ho messo in pratica quanto detto nel messaggio, quindi sbaglio. Insomma, qualsiasi cosa io faccio dopo aver letto un messaggio costruito in questo modo io mi trovo in una condizione di errore. E' un tipico caso perfettamente riuscito di Doppio Legame, la comunicazione patologica per eccellenza. 

                  Ma andiamo ancora avanti. Il messaggio dice: "Grazie di aver risposto alla mia chiamata", senza dire se la mia sia una risposta positiva o negativa, ma presumibilmente dando per scontato che sia positiva (visto il "Grazie"). Eppure io non ho detto ancora niente, anche perchè rispondere positivamente a messaggi che spesso riguardano il provare dei sentimenti, che per natura sfuggono alla libera adesione, è umanamente impossibile. Perciò anche qui ci troviamo di fronte a comunicazione persuasiva e contraddittoria. 

            L'unica via d'uscita da tutto questo è esplicitare l'illogicità del messaggio e contestare l'assurdità di questa comunicazione, ma ho davanti due ostacoli: il primo è la paura di essere presuntuoso verso  questa Madonna che da 33 anni in maniera costante continua a produrre messaggi così costruiti, dall'altra la pressione psicologica di tante persone che sostengono i messaggi e la loro veridicità, e che quindi mi fanno sentire un ingrato e un condannato se preferisco ascoltare la logica invece della Madonna. Comunque se nonostante tutto protesto, mi metto fuori dalla fede in Medjugorje, e siccome i seguaci di questi "veggenti" mi ricorderanno che, essendo le ultime apparizioni della storia, essendo quelle che anticipano i famosi segreti, essendo la Madonna colei che vuole la mia salvezza ecc. ecc. sto sputando sull'ultima possibilità che mi viene offerta, ho paura di mettermi  fuori anche dalla retta fede cristiana. 
Un fenomeno senza dubbi
Ma la retta fede cristiana, quella confermata da duemila anni dal Vangelo e dall'autorità della Chiesa, è una fede che non è contro la logica, e mai in contraddizione con essa. Una cosa è un Mistero che non si riesce a capire fino in fondo, un conto è una contraddizione che non si riesce a spiegare per niente perchè è un assurdo in sè. E inoltre la fede cristiana è una fede libera: proposta, mai imposta, soprattutto con comunicazioni ai limiti del plagio.

 Se quanto detto ha un fondamento,  prima o poi il fenomeno Medjugorie imploderà su se stesso mostrando la sua inconsistenza. In questo caso la sfida che la Chiesa e la psicologia  dovranno affrontare nei prossimi anni, ognuna nei propri ambiti, sarà quella di accogliere frotte di persone provate spiritualmente e psicologicamente, senza punti di riferimento religiosi e umani, fragili e a rischio di disturbi emotivi. Occorre attrezzarsi per far fronte alla possibile emergenza dei "delusi da Medjugorie".

Un sito serio, scientifico e documentatissimo su Medjugorje: http://www.marcocorvaglia.com/ 


«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

mercoledì 27 novembre 2013

Violenza sulle donne o violenza sulla famiglia?



Bene, anche questa volta siamo usciti indenni e istruiti dalla giornata contro la violenza sulle donne . Abbiamo capito tutto, le donne sono le vittime, gli uomini sono i violenti, la famiglia è la scena del crimine e noi cittadini  siamo i cojoni  che dobbiamo berci tutto questo.
 Ma qualche volta non ci va di passare per stupidi. E allora usiamo la logica. E’ evidente che la famiglia sia  la scena del crimine, visto che se vivi da sola  l'unica violenza che puoi subire è una graffiata da parte del gatto; e visto pure  che adesso chiamano  famiglia qualsiasi  convivenza, basta solo che una donna subisca soprusi  da uno con cui sta da tre settimane  e già si parla di violenza in famiglia.
 Ma il fatto davvero straordinario  è che questi politicanti che fanno la passerella sulle spalle delle donne e questi giornalisti cialtroni che ubbidiscono  al pensiero dominante, non dicono la cosa più importante e più vera:  la maggior parte degli uomini che si macchiano di questi delitti così infamanti, sono affetti da dipendenze patologiche. Sono alcolisti, cocainomani, abusatori da Cannabis, tutte sostanze che sono in grado di ottenebrare il cervello, scatenare i peggiori istinti, rendere un uomo (e una donna) un animale, lasciarlo completamente in balia di allucinazioni, paranoie, crisi incontenibili di rabbia.
Invece, guarda un po’, la colpevole è la famiglia, dicono questi sciacalli, e tutti pensano alla famiglia quale dovrebbe essere, costituita da un maschio e una femmina, indissolubile, basata su un riconoscimento pubblico. Ma, ancora guarda un po’, è proprio la famiglia che per natura è attrezzata a educare quei maschi di cui sopra a rispettare le donne, a non drogarsi, ad avere un atteggiamento responsabile verso se stessi, proprio grazie all’esempio e alla disciplina data da quei padri che lor signori fanno di tutto per demonizzare. E il cerchio è chiuso: Bastardi gli uomini, bastarda la famiglia, santi e rispettati i pusher che fanno sì che le donne riempiano i cimiteri. Fantastico.  E le donne, poi, che invece di protestare contro una televisione schifosa che le sfrutta e le mette in vetrina come oggetti da comprare e da vendere, si mettono i nastrini al collo e vanno a manifestare in piazza, povere illuse, come se la droga e l’alcool usati dagli uomini che si sono prese svaniscano all’istante perché loro sono in piazza ad ascoltare gli “intellettuali” che le sfruttano ulteriormente per fare carriera. E il doppio cerchio è chiuso. Anzi, la pietra tombale ha chiuso nel sepolcro la speranza delle donne.  E su quella pietra c’è una scritta: “Speravi forse che smettesse di essere tossico perchè tu l’amavi”?


«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

domenica 10 novembre 2013

Carne di porco e lacrime di coccodrillo

Ragazzine di 14/15 anni non sono pienamente in grado di intendere e volere, cioè di assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Soprattutto se sono lasciate a loro stesse, senza controllo o guida. Ma ragazzine di 14/15 anni non sono prive di quell'esibizionismo e voglia di essere ammirate che dovrebbe essere funzionale alla loro crescita e allo sviluppo di un'identità femminile piena. E' abbastanza naturale. Per quanto possa scandalizzare, è prevedibile anche che ci siano pervertiti e schifosi che pur adulti posino i loro occhi su queste ragazzine. Evidentemente il loro cervello malato di cocaina, assuefatto ad ogni piacere normale ed anormale cerca una morbosa nuova soddisfazione nel violare corpi innocenti e sacri.
Il problema è che tra questi fiori - che dovrebbero essere adeguatamente coltivati e protetti - e questa merda che brama infangarli, ci dovrebbe essere una famiglia attenta e premurosa. Attenta a dare un'educazione robusta e convinta, fatta di idee chiare, di regole condivise, di controllo intelligente.
Di fronte ai fatti di cronaca di questi giorni, ragazzine che si prostituiscono e tante persone che ci speculano sopra, i soliti farisei hanno dato il solito spettacolo: la colpa è della scuola, è della società, è della famiglia.
Ma la scuola ha un solo compito, quello di insegnare a leggere e a scrivere, la società è sempre stata piena di maiali pronti a sbranare. La famiglia è colpevole? certo, ma la sua colpa sta nel non esserci. Mancano madri capaci di essere maestre e modelli, in compenso  ci sono in giro donne che a 40 anni giocano a fare le modelle tatuate in cerca di ingaggio. Mancano padri autorevoli e presenti, alcuni però sono campioni di caccia ai trans e cinture nere di tiro di canna. Ecco perchè delle povere creature si lasciano sfruttare dai porci, perchè innanzitutto sono state sfruttate in famiglia, usate solo per dare soddisfazione ai genitori e usate per avere delle badanti da vecchi. Usate per poter dire "Non sono impotente" e usate per esibirle in giro come cagnolini ad una mostra cinofila. Usate come arma di ricatto nelle separazioni...
Inutile lo scandalizzarsi dei farisei; se tra i giovani e i maiali che ne vogliono sbranare le carni non ricostruiremo l'unica protezione possibile, la famiglia tradizionale basata su un impegno di indissolubilità, i maiali continueranno a fare il loro mestiere, e i genitori continuerannoa versare lacrime di coccodrillo.

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

martedì 5 novembre 2013

Psicoterapia a portata di clic


 Qui sopra, sulla cornice azzurra, troverete la pagina "Speciale Psicoterapia", un'area del blog molto importante, che raccoglie i post più cliccati e richiesti che riguardano la psicoterapia. Così, senza fatica e perdita di tempo avrete a disposizione informazioni e documentazione a portata di clic.

 «In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

venerdì 1 novembre 2013

Gente strana, ma non malata


Il primo novembre si celebra la festa dedicata a tutti i santi. Strana gente, i santi. Sono persone normalissime che fanno scelte anormali.
Madre Teresa
Normalissime perchè chi incontra un santo non vede un marziano con l'aureola sulla testa, vede una mamma, o un impiegato, o un contadino, o un sacerdote, insomma vede una persona come ce ne sono tante. Che si confonde tra tante altre, senza dare nell'occhio o suscitare una grande impressione. Eppure i santi vivono in un modo che a noi crea scandalo e imbarazzo. E' gente che ha una scala di valori diversa dalla nostra, che dà poca importanza a ciò che per noi è vitale e sarebbe pronta a dare la vita (e tante volte la dà) per cose che noi talvolta trascuriamo completamente. I santi sono persone che come noi non amano la sofferenza, e se stanno male vanno dal dottore, anche loro come noi.
I coniugi Beltrame
Allo stesso tempo ringraziano Dio per la sofferenza che devono patire e la offrono in riparazione dei nostri peccati. E senza nemmeno avvertirci.
Bakita
Pur vivendo nel mondo i santi sarebbero pronti a rinunciare a tutto in nome di Dio, perchè per loro l'amore di Dio ha una forza di richiamo così forte che nulla potrebbe fermarli. I santi non appartengono ad una sola delle categorie in cui noi dividiamo la gente: poveri, ricchi, colti, ignoranti, occidentali, orientali, giovani, vecchi.
Giacinta, Francesco e Lucia di Fatima
Ci sono santi di tutte le specie e di tutte le appartenenze, l'unica cosa che li unisce è la spasmodica, violenta, imbarazzante aspirazione a fare la volontà di Dio, talvolta fregandosene completamente di quella che è la volontà dell'uomo. Epppure, allo stesso tempo, i santi amano l'uomo, lo servono, si spezzano per farsi nutrimento di chi ha fame. Strana gente, i santi, pronti a lasciare casa, amici, professione, onori, famiglia, per una promessa di felicità.


«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

martedì 29 ottobre 2013

Tutto si può dire

Si, tutto si può dire, non abbiamo limiti alla nostra espressione, purchè si tenga conto però di due condizioni. La prima, legata alla forma, è semplicemente  la buona educazione. Non bisogna mai, anche nell'infuriare della battaglia polemica, dimenticare che la persona che abbiamo davanti è una persona, appunto, e quindi merita di essere trattata sempre con il rispetto dovuto, pur nella violenza delle argomentazioni. L'altra condizione è quella dell'intenzione che deve ispirare il nostro parlare. Quando comuichiamo, diamoci l'obiettivo di dire sempre qualcosa che sia per bene per l'altro, altrimenti taciamo. Questo non significa dire cose che piacciono sempre: se ci vuole un rimprovero rimproveriamo pure, però con il dovuto modo e sempre spinti dalla ricerca del bene.
Ricordiamoci di parlare con buona educazione e cercando il miglioramento dell'altro,  bastano queste accortezze e saremo liberi di esprimerci come voglia
mo, sicuri di esere sempre accolti con stima e gratitudine.

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

domenica 27 ottobre 2013

sabato 26 ottobre 2013

Crani vuoti e crani pieni

"Io ho capito..."
Probabilmente il cranio di Darwin non ha un'espressione tranquilla come quella del teschio ritrovato in Georgia. E a ragione. Infatti i nuovi ritrovamenti archeologici effettuati nel paese dal Professor David Lordkipanidze e descritti nel numero del 18 ottobre di "Science", possono dare il colpo mortale al Darwinismo, alle ipotesi evoluzioniste, perchè buttano alle ortiche la teoria delle cinque razze e invece ci raccontano un linea di discendenza unica di tutta l'umanità da un unico ceppo. Non entro nel dettaglio perchè non sono uno specialista e chi vuole può trovare degli approfondimenti, per esempio qui e qui. La morale che però possiamo trarne è che:

"...Sei sicuro?"
1. L'arroganza degli scienziati che pretendono di imporre delle teorie come dogmi assoluti, imposti sui libri scolastici come verità certe, è solo manifestazione di delirio di onnipotenza scientista. E invece, regolarmente, le teorie vengono sostituite da altre più aggiornate, o integrate, o smentite, o ridicolizzate col passar del tempo.
2. Non esiste una verità dell'uomo assoluta. L'uomo da solo non può darsi la verità.
3. Ogni affermazione umana deve essere costruita su basi di probabilità. 
4. La conoscenza scientifica è un tipo di conoscenza da praticare, ma sapendo che essa permette un avvicinamento progressivo alla verità, senza però mai raggiungerla del tutto.
5. Esistono anche altri tipi di conoscenza, oltre a quella scientifica, per esempio quella dell'artista o del filosofo, che meritano altrettanto rispetto: la verità gradisce numerosi corteggiatori, senza però mai concedersi del tutto. La ricerca religiosa è probabilmente la strada maestra per incontrare compiutamente la verità, perchè è l'unica che si apre ad una rivelazione che non proviene dall'uomo.

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

venerdì 11 ottobre 2013

intelligenza abUSAta

Per quanto riguarda i presidenti degli USA, scorrerne velocemente la lista fa veire i brividi. A parte qualche eccezione sembra la  galleria degli orrori. Non per le facce, ovviamente sempre ben curate, ma per le loro scelte di governo.
In questa galleria, però, quello attuale spicca. Ne avesse fatta una dritta. Guerrafondaio, sconclusionato nella politica estera, autolesionista in economia, culturalmente assente, un fallimento sotto forma di presidente americano.
Ma in questo blog ci interessiamo di altro che dei presidenti USA. Se ne parliamo è solo per un aspetto psicologico interessante. L'attuale occupante della Casa Bianca, al momento dell'elezione era stato osannato da tutti i nostri  intellettuali, progressisti, avanzati, libertari e liberisti. Ricordo che ci sono stati alcuni, per esempio un ex sindaco di Roma, che a momenti gli veniva un coccolone quando è spuntata la stella di Barak, nemmeno fosse la stella cometa che annunciava il Salvatore. Ma tutto questo orgasmico entusiasno, perchè? Perchè non era bianco. Tutti i suoi meriti erano quelli di essere un segnale: di globalizzazione, di vittoria sul pregiudizio, di cambiamento. E ora se lo cuccano il segnale. Quando di una persona si guarda il suo significato invece della sua realtà, ecco quello che succede. "Il primo presidente nero", dicevano. Come no, il primo presidente che vorrebbe farci neri, diciamo noi. Un uomo più che inutile. Dannoso, nocivo, una cura sbagliata per una malattia inesistente.
Ma naturalmente il problema non è il marito di Michelle, ma chi lo ha santificato per fiducia, solo per il colore della pelle, un razzismo al contrario fatto da antirazzisti di mestiere. Tutto questo per ricordarci  che i pacifisti sono i peggiori nemici della pace, i puri sono i peggiori nemici della purezza, quelli del libero pensiero sono le prime vittime
dei pregiudizi.
«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

martedì 8 ottobre 2013

La caduta degli dei

Lizzani, Lucentini, Monicelli, Magri, D'Amico... Registi, scrittori,  giudici, tutta gente di cervello fino. Laici, laicisti, idealisti, tutti morti. Suicidi. 
Chissà perchè c'è un nutrito gruppo di intellettuali, schierati, politicamente e artisticamente impegnati,  che non riesce a vivere la sua vita fino in fondo. Quando si scoprono vecchi, non più autosufficienti, deboli... via, si sparano, si gasano, si avvelenano, si buttano dal balcone. E naturalmente giù sul marciapiedi ci sono il dotto Umberto Veronesi e l'elegantissimo Vittorio Feltri, che a cadavere ancora caldo già utilizzano il morto per le loro ideologiche battaglie a favore dell'eutanasia.
Il dotto Veronesi
L'elegantissimo Feltri
Certo, meglio dar man forte ai radicali e le loro politiche pro-morte che sforzarsi di capire perchè gente che ha avuto tutto dalla vita poi la butta via appena diventa inutilizzabile. Meglio favorire le pompe funebri che favorire un ragionamento. Il suicidio, la caduta degli dei, è l'effetto più emblematico della "cultura dello scarto", come la chiama Papa Francesco, cioè la mercificazione dell'uomo, che quando non serve più si butta via. E alcuni sono così ligi a questa cultura che si buttano via da soli quando pensano di non essere più buoni a nulla. Quindi Veronesi e Feltri, se non si sono ancora suicidati vuol dire che pensano di essere utili a qualcosa. Personalmente credo che loro abbiano un valore in quanto persone, ma che siano utili...

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

martedì 1 ottobre 2013

Tutto per amore

A volte commettiamo un errore, quello di credere che dire di no sia un male e dire di sì sia un bene.  I genitori che commettono questo errore sono quelli che concedono tutto ai figli, per amore ovviamente. Le ragazze che commettono questo errore sono quelle che cedono sempre alle pretese dei loro ragazzi, per amore ovviamente. Gli educatori che commettono questo errore sono quelli che tranquillizzano comunque le persone senza spiegargli il loro errore, per amore ovviamente.
Insomma, per amore si fanno un sacco di cose stupide. E dannose.
Invece la buona notizia è che è lecito dire di no, è lecito e anche sano. E persino è un segno di amore, quando il no  (come dovrebbe essere sempre) è detto per il bene proprio e dell'altro.
Certo, sulle prime chi si sente dire di no borbotta e fa l'offeso. Prova anche a giocare sui sensi di colpa. I più teatrali addirittura minacciano di tagliarsi le vene. A cosa arriva l'Io obeso e invadente che vorrebbe sempre soddisfare i propri desideri. Ma è un bene, il no, è una dieta soave che modella i fianchi, rinsalda le ossa e rinforza la psiche. 

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

venerdì 20 settembre 2013

Voci di saggezza

Un mio paziete nigeriano mi ha spiazzato: "Dottore, per essere intelligenti ci vogliono le palle!". Dopo un attimo di perplessità mi illumino e mi dichiaro d'accordo. Certo, ci vuole coraggio per essere intelligenti. Perchè chi è intelligente capisce le cose, ma chi capisce si deve comportare di conseguenza, anche quando pesa.
L'intelligenza pretende anche la responsabilità: grande intelligenza, grande responsabilità. E' molto più comodo fare lo stupido, così da avere la libertà di fare quello che ti fa comodo, anche se è sbagliato.
L'intelligenza fa capire cosa è giusto e cosa è sbagliato, perciò ti costringe a fare ciò che è giusto, per non risultare incoerente. A volte siamo così impauriti dal dover fare cose che ci pesano, da non fingere più di essere stpidi, ma di diventarlo davvero, trovando delle giustificazioni ridicole,  o patologiche, che ci danno l'alibi per non agire.
Ci vogliono le palle per essere intelligenti, chi ha la testa per capire il bene deve poi farlo, anche a costo di andare controcorrente, rischiare l'emarginazione. Si chiama coerenza, è il prezzo da pagare.

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

domenica 15 settembre 2013

Ogni giorno un Family Day

In questi giorni sono stati diffusi alcuni dati sulla società italiana. In sintesi: siamo il paese con il tasso di natalità più basso del mondo, i giovani non hanno fiducia e tendono a trasferirsi all'estero. Risultato:  società vecchia, alimentata solo dagli stranieri, con pochissime prospettive per il futuro.
Le ragioni possono essere molte e soggette ad analisi e studi degli specialisti, ma il quadro è evidente: nella nostra società la famiglia è stata talmente messa in ridicolo e poi demonizzata che investire la propria vita prima nel matrimonio e poi nella genitorialità è considerato rischioso, faticoso, pericoloso e - in ultima analisi - autolesionista. 
Chi si sposa e mette al mondo dei figli dovrebbe essere lodato, incoraggiato e servito per il bene che fa al paese. ma in Italia chi decide un passo del genere è quasi un votato al martirio: trova dubbi e sarcasmi, difficoltà pratiche e ostacoli sociali. Si vuole favorire gli handicappati rimuovendo le barriere architettoniche, ma i veri disabili oggi sono gli sposi e i genitori, che devono conquistarsi la vita tra mille barriere di ogni tipo in un paese che si da da fare per permettere agli omosessuali di  avere ogni diritto, ma che ostacola le famiglie sugli asili, sugli spostamenti, sul lavoro, sullo sport, sulle tasse, sulle abitazioni, su ogni aspetto dell'esistenza.
Al governo ci sono dei cialtroni arroganti, pieni di cocaina e di compagnie ambigue, gentaglia sconfitta dalla vita e ubriaca di potere, lontana dalla gente, staccata dalla realtà e incapace di valutazioni serie sul da farsi.
Basta andare all'estero e troviamo servizi per la famiglia, agevolazioni per chi ha figli, una serie di opportunità per facilitare la vita a chi ha bambini. Da noi si è creato un clima completamente sfavorevole alla famiglia e alla natalità. I giovani non sono sostenuti nella loro indipendenza e anche nel compiere gesti di coraggio. Oggi si sente parlare di giovani solo quando compiono azioni violente per bloccare la Tav in Val di Susa, o quando si accalcano sotto il palco di qualche cantante di moda spinto dalle grandi società musicali. L'unico ente che si occupa di giovani in modo più serio e consapevole, e di famiglia con lucidità e lungimiranza, è la Chiesa Cattolica, ma non è giusto. Non si può lasciare un problema così grande e impellente solo alla buona volontà dei cristiani. E' una responsabilità che riguarda in pieno la società civile, che invece fin'ora si è comportata in maniera assolutamente incivile e suicida.


«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

venerdì 6 settembre 2013

I sintomi psicopatologici

I cosiddettti "sintomi psicopatologici", cioè quei comportamenti che sono di ostacolo al corretto funzionamento psicologico di una persona, e che generalmente rappresentano il motivo della richiesta di psicoterapia, cosa sono realmente? Indizi che la persona è malata psichica? Segnali di un progressivo disfacimento della personalità?
Questi allarmismi sono inutili, dannosi e portano fuori strada.
I sintomi psicopatologici sono risposte sbagliate a domande giuste. Sono cioè delle reazioni a condizioni problematiche, spesso esterne all'individuo, che però non migliorano quelle condizioni, magari ne alleviano il peso, ma creamdo altri problemi in altre aree. Mi spiego meglio. Se per una serie di circostanze io ritengo di non essere in grado di affrontare il mondo, la mia risposta sbagliata potrebbe essere quella di manifestare dei sintomi agorafobici, cioè oer esempio di sviluppare ansia quando devo uscire di casa e attacchi di panico quando mi trovo da solo in mezzo alla città. In questo caso i sintomi ansiosi sono risposte sbagliate ad un problema vero; mi costringono a stare in casa, qundi mi aiutano ad evitare il mondo, ma creano un sacco di altri problemi: lo stato d'ansia continuo, l'impossibilità di fare tante cose, l'obbligo per i miei familiari di accomagnarmi, la depressione conseguente, l'abbassamneto dell'autostima, ecc.
Quando si ha a che fare con i pazienti la difficoltà è quella di comprendere (perchè le cose raramente sono così semplici), il legame strategico che esiste tra i sintomi e le condizioni di vita e la storia del paziente a cui i sintomi sono correlati. E poi a sostituire i sintomi con risposte giuste. Nel caso dell'esempio aiutare il paziente a valutare realisticamente quali sono le sue capacità, ristrutturare il suo sistema cognitivo relativo a conpiti, difficoltà, obiettivi, ostacoli, motivazioni, aspettative, dargli gli strumenti di controllo dell'ansia, ecc.
I sintomi sono perciò dei segnali utili che richiedono una comprensione intelligente del loro significato all'interno della vita e della storia di una persona. Vanno considerati non la spia di un malfunzionamento psichico, ma la richiesta di un organismo sano di risolvere un problema che ha assunto delle proporzioni non più gestibili in maniera automatica.

 06/09/13 Diritti riservati Silvio Rossi - Roma


«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

martedì 27 agosto 2013

Senza commenti

Ho letto sulla "Bussola quotidiana" questo articolo di un collega, che porto all'attenzione dei lettori di Spennate Vive.



«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

martedì 23 luglio 2013

Doppio legame, uno sgradito ospite

Il doppio legame, ogni tanto mi imbatto in lui. Sta li acquattato, subdolo, travestito da depressione, da sindrome borderline, da una miriade di disagi psicologici, nascosto nella penombra di una vita complessa e sofferente. Il doppio legame, di cui ho avuto occasione di parlare qui, a proposito degli omosessuali costretti a fare Outing, è una vera calamità. E' un disturbo della comunicazione veramente grave, che se presente nella comunicazione educativa delle famiglie può provocare danni seri e duraturi nella vita delle persone.
Ci sono pazienti che fin dalla prima seduta portano con loro il confuso ronzio di fondo del doppio legame. Sono pazienti che cercano la terapia per uscire da un disagio a cui non sanno dare un nome, o a cui danno un nome sbagliato. Invece, mettendo da parte le inutili etichette, si rileva un nodo comunicativo di fondo, uno stile di contraddizione, di ambiguità, di compresenza di esigenze opposte, che tradiscono la presenza di un ambiente familiare malato, in cui il doppio legame ha trovato il suo terreno di coltura.
Sarò sempre grato ai miei insegnanti di un corso sulle dipendenze di diversi anni fa. Per la prima volta mi hanno parlato di doppio legame, argomento di cui in un'università dominata per lo più da docenti psicanalisti, non si parlava. Ricordo che il tema mi aveva molto colpito, forse ne avevo intuito l'interesse dal punto di vista logico, ma non avevo compreso pienamente la sua potenzialità patologica. Solo con l'inizio della pratica clinica, solo riflettendo sui racconti dei miei pazienti, solo cercando di aiutarli ad uscire dal pantano nel quale erano immersi ho imparato qualcosa di più. Intanto a riconoscere il doppio legame, cosa certamente non facile e per niente scontata, poi a ripresentarlo "spiegato" ai pazienti, facendoli sentire non più malati psichici, ma portatori di un dolore comprensibile, infine cercando di aiutarli a venirne fuori, impresa faticosa e frustrante, ma possibile.
Proprio oggi ho incontrato una nuova paziente, nell'intreccio ambivalente del suo racconto era annidato il doppio legame. Le ho anticipato la difficoltà del lavoro che ci aspetta, ma è una paziente intelligente e caparbia, collaboreremo bene.

23/07/13 Tutti i Diritti riservati: Silvio Rossi - Roma

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

domenica 14 luglio 2013

Dieci minuti preziosi


C'è un progetto di legge pericoloso, che potrà minare alla base la libertà d'opinione dei cittadini italiani. Se vuoi informazioni vai qui. Dedicare dieci minuti di tempo al tuo futuro e a quello dei tuoi figli è tempo ben speso.

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

venerdì 28 giugno 2013

Dov'è nascosta la verità?

C'è chi sostiene che la verità sia dentro di noi. Di conseguenza in giro c'è molta gente che fa soldi proponendo corsi, laboratori, incontri esperienziali, libri ed altro, pretendendo di insegnare a noi che siamo confusi e disorientati, il modo giusto per scoprire questa verità e diventare uomini "illuminati".
Se questo fosse vero dovremmo verificare che:
1. Chi pretende d'insegnare agli altri sia lui per primo illuminato. Non mi pare di vedere in giro tanta gente con la luce negli occhi.
2. I metodi per scoprire la verità dovrebbero essere, se non uguali almeno non in conflitto, e anche questo non si rileva.
3. Chi ha praticato questi metodi, almeno qualcuno di questi, sia arrivato all'illuminazione. Io non ne conosco.

Come scusa per nascondere questi risultati così poco incoraggianti i "maestri" utilizzano la famosa frase: "Chi sa non parla e chi parla non sa". Ovvero, se qualcuno ha raggiunto la verità non lo va a raccontare in giro. Mi pare una sciocchezza. Chi è felice e ha scoperto la verità, vorrebbe condividerla con gli altri per fare dell'umanità un insieme di persone pacificate e realizzate. Che gusto ci sarebbe a stare bene da soli in un mondo di bruti inconsapevoli? In realtà questa è la visione degli gnostici, persone poco raccomandabili che si frequentano tra di loro in piccoli circoli di sedicenti saggi e disprezzano la gente comune. 
Bocca della verità
Io penso invece, che la verità non sia affatto presente in noi. In noi esiste una fame di verità, un desiderio di trovarla, un bisogno di realizzarsi in essa. Ma non la possediamo e quindi non la possiamo trovare immergendoci dentro le nostre budella nell'autocontemplazione del nostro inconscio. La verità si trova fuori di noi, è un dono che dobbiamo ricevere da qualcuno che la possiede. Non c'è yoga, meditazione, reiki, antroposofia che regga. Nessun metodo new age, orientaloide, mistico-esoterico
può dare quello che non ha.  Chi ama la verità deve accettare il fatto che si deve incamminare in una ricerca umile e modesta, abbandonando il proprio io ingombrante, camminando sulle orme dei veri saggi che lo hanno preceduto, quelli che non esaltano se stessi e i propri "metodi", ma che indicano al di là del piccolo orizzonte umano la sorgente della verità. E accettare che la verità non sia un'idea, una filosofia, un metodo o una morale, ma qualcosa di concreto che deve avere il potere di cambiare la vita concreta delle persone.

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

sabato 22 giugno 2013

Un grande errore

Un grande errore - quanto sto per dire farà rabbrividire gli americani, ma tanto gli americani per fortuna non mi leggono - è questa affermazione: "Ognuno può far tutto" (o anche: "Chiunque può fare qualsisasi cosa, o simili). Ogni affermazione sottintende un pensiero, e ogni pensiero provoca dei comportamenti. Quindi se questa affermazione è un grande errore, anche il pensiero e i comportamenti collegati saranno gravemente sbagliati.
Dire che qualsiasi persona è in grado di fare qualsiasi cosa, significa credere che ognuno di noi, se messo nelle condizioni giuste e avendone le opportunità può realizzare ogni obiettivo. Significa pure pensare che non esistano barriere alle possibilità dell'essere umano, significa che siamo tutti uguali nelle capacità di fare e di realizzare. In altre parole è il pensiero che elimina i limiti, le differenze e le diversità. O meglio, è il pensiero che disprezza i limiti,  le differenze e le diversità, in nome di un'omologazione totale. Credere che una donna possa fare quello che fa l'uomo o che l'uomo possa fare quello che fa la donna è una delle tante conseguenze, come pure l'idea che l'opinione di chiunque sia di pari valore e importanza. In realtà, queste, come tante altre conseguenze, nascendo da un principio sbagliato, sono sbagliate anch'esse, e rappresentano un puro esercizio di demagogia, cioè utilizzare frasi che piacciono alle orecchie della gente e creano una fiducia rosea nelle illimitate capacità umane.
La verità è tutt'altra. 
Le differenze sono belle, necessarie e irrinuncianili all'interno di un sistema naturale. (Poi sono quelli che "fanno" i diversi, in maniera provocatoria, strumentale e artificiosa, ma di questi non ci interessiamo perchè qui stiamo parlando di una reale ecologia antropologica, cioè di una visione sistemica dell'ambiente umano alla luce della retta ragione). Le persone non si possono e non si devono omologare.  Ognuno di noi possiede un proprio ed esclusivo bagaglio di caratteristiche, che dà ad ogni persona una propria fisionomia unica e irripetibile, sia come qualità potenziali da esprimere che come propri  limiti invalicabili. Questo vuol dire che ognuno può fare alcune cose, ma nessuno può pensare di fare tutto o ciò che non gli appartiene come "diritto di nascita". E vuol dire anche che se una persona in un certo momento della vita può fare alcune cose, non è detto che possa farle in un altro. 
La frase "Chiunque può fare qualsiasi cosa" è una perversa invenzione di chi vuole mettere l'uomo in prigione, nella prigione dei desideri irraggiungibili, ma ostinatamente imposti.

Bisogna guarire da questo grave errore, che è una serissima minaccia per la salute psicologica  e l'equilibrio sociale. La via d'uscita è guardare con occhi veri la realtà, rendersi conto che, al di là delle sciocchezze dei film americani, non esistono il superuomo, il vincente, il realizzato, quello che dal niente scala le vette sociali
. Questi sono cartoni animati. Nella realtà, ci sono persone concrete: abili in qualcosa, dis-abili in altre, forti in qualcosa, fragili in altre, sicure in alcuni momenti, piene di dubbi in altri. Ci sono gli alti e i bassi, i chiacchieroni e i silenziosi, i belli e i brutti, i furbi e gli sprovveduti. Diversi gli uni da gli altri, quindi da trattare in modo diverso, ma tutti meritevoli di rispetto, onore e cura in quanto persone, al di là di ogni naturale e utile differenza.

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

martedì 11 giugno 2013

Oltre le parole

Papa Francesco non è un marziano. Non ha tre mani e cinque occhi. Non è un tradizionalista esasperato ed esasperante come l'ala più conservatrice e ottusa della Chiesa, ma non è nemmeno un grottesco rivoluzionario modello Don Gallo,  che ha passato una vita a sputare nel piatto in cui mangiava. Francesco è un Papa che insegna e ripete quella che è la dottrina di duemila anni di cristianesimo, perfettamente sulla linea dei suoi predecessori. Non ha inventato niente e non ha buttato via niente di ciò che è essenziale. Eppure Papa Francesco sta ottenendo un'attenzione da parte della gente veramente particolare. Molti, anche non cristiani, quando parlano di lui ne parlano con rispetto e stima. In tanti dicono che la sua forza sta nell'aver sottolineato la necessità di un ritorno ad una Chiesa povera e alla sua attenzione ai poveri. Indubbiamente questo elemento ha colpito, ha sollecitato l'immaginario legato al nome Francesco, richiamando alla mente San Francesco d'Assisi. Ma l'attenzione ai poveri non è certo invenzione di questo Papa. Anzi, nei secoli questa cura delle persone più bisognose è stato per così dire il "marchio di fabbrica" della Chiesa, che ha insegnato al mondo la solidarietà e la creazione di istituzioni dedicate proprio ai più fragili. La Chiesa povera invece è un concetto ambiguo e che si può fraintendere facilmente. La povertà non coincide col pauperismo, e San Francesco non era certo quel buonista che si pensa, ma su questo bisognerebbe soffermarsi con ben altro spazio e approfondimento.
Io credo che la forza di Papa Francesco sia una capacità straordinaria di arrivare con la sua comunicazione al cuore delle persone, costruendo immagini, metafore, esempi che rimangono e che non si cancellano più. Aiutato inoltre dalla sua voce dolce e sincera riesce a dire cose anche scomode, ma che da lui la gente le accetta volentieri.
Di lui potremmo usare la vecchia figura del "Pugno di ferro in guanto di velluto", deciso e inflessibile, ma con modi affabili, cortesi e paterni. E' un Papa che non dà l'idea di essere prigioniero in Vaticano, come purtroppo i suoi predecessori, i quali, pur animati dalle migliori intenzioni sono sembrati in qualche modo limitati nei loro movimenti da una curia invadente e litigiosa. Fino ad arrivare al clamoroso gesto delle dimissioni di Benedetto XVI. Papa Francesco, finora appare timoniere energico e volitivo, non solo desideroso, ma anche in grado di mettere ordine dove occorre. La gente questo lo percepisce, ed è questo che forse spiega la potente attrattiva esercitata da chi è stato chiamato "...alla fine del mondo".

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

martedì 4 giugno 2013

Il cosiddetto "femminicidio"

Orribile invenzione linguistica, il "femminicidio", ma orribile anche ciò che vuole rappresentare. In questo periodo ci sono stati numerosi casi di uccisione e ferimento di donne, spesso per motivi di gelosia e possesso. Cosa ci dice il buon senso in proposito?
1. I pazzi e gli assassini non diventano tali all'improvviso, ma anche all'inizio della storia di coppia certamente avevano dei comportamenti "strani". Se una ragazza accetta di mettersi insieme con una persona non pienamente affidabile ed equilibrata aumenta di molto le probabilità di andare incontro ad un destino tragico. La vecchia regola meglio soli che male accompagnati è sempre valida.
2. La maggior parte di questi soggetti soffrono di dipendenza, o da alcol, o da gioco, o da droghe. Mettersi insieme a qualcuno che ha problemi di dipendenza è un comportamento suicida.
3. Gli uomini, come le donne, non cambiano: si svelano. Il che vuol dire che col tempo e con l'amore il mio fidanzato non cambierà. Se ora mi prende a schiaffi e poi mi chiede scusa, tra un pò mi prenderà a martellate. 
4. L'innamoramento rende cretini. Anche nel tumulto delle passioni occorre conservare il cervello attivo e ascoltare il consiglio di persone sagge.
5. I padri sono i maggiori responsabili se i loro figli diventano delle belve. I padri dei figli maschi devono insegnar loro i valori che un tempo erano definiti "cavalleria", cioè buona educazione, fedeltà, mettere la loro forza a servizio dei deboli, rispetto per ogni persona, imparare a trovare soluzioni ai problemi alternative alla violenza, sicurezza nelle decisioni, prudenza. Se non lo faranno si dovranno assumere tutte le conseguenze delle azioni dei figli.




«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)