martedì 26 agosto 2014

L'indispensabile potere

  Creature allergiche  all'idea di potere. Si sentono talmente democratiche, evolute, progressiste, da attegggiare la bocca ad una smorfia di disgusto quando se ne parla, e devono subito sottolineare che è nell'uguaglianza il segreto di un futuro pacifico, in cui nessuno cerchi la supremazia sull' altro, ma trionfi solo un dialogo alla pari senza condizionamenti sulle persone.
Questi dimostrano di non capire cosa sia il potere, né come funzioni la realtà. 
Il potere che dà fiducia
Il potere è la capacità di influenzare il comportamento degli altri. Punto. In questo senso non può non esistere: intorno a noi ci sono infinite situazioni o persone in grado di influenzarci,  pensiamo solo alla moda, a certi personaggi pubblici, o semplicemente ai nostri genitori. La disponibilità ad essere persuasi  è strettamente legata alla nostra limitatezza. Siccome non siamo autosufficienti abbiamo bisogno di chi ci aiuti a dirigere la nostra vita e ci consigli il comportamento 'giusto' da adottare. Può non piacere, ma noi funzioniamo così. Tutta la vita scorre all'interno di un gioco di poteri incrociati. Ci sono quelli che hanno la capacità di influenzarci e quelli che sono influenzati da noi. E magari sono le stesse persone, ma in momenti e contesti diversi: io - stimato per la mia eleganza - posso condizionare un amico a vestirsi in un certo modo, ma lui - esperto in vini - mi persuaderà a verificare se l'oste mi vuole fregare... Anche queste sono espressioni di potere.
Insomma il potere esiste, non può non esistere, ognuno di noi è soggetto a tanti poteri e ognuno di noi ha un certo potere distribuito su vari campi e con varie sfumature.
Chi si lancia in crociate contro il potere dimostra di avere due difficoltà, quella di non accettare le proprie debolezze e quella di non capire che ogni cosa che esiste ha un valore. Il potere che reciprocamente esercitiamo uno verso l'altro è l'aiuto ai nostri limiti. Aiuto, appunto. Se il potere è una ricerca spasmodica di dirigere l'altro per propri scopi egoistici allora è giusto opporsi e ribellarsi. Ma se viene utilizzato per migliorare le condizioni di vita delle persone o della comunità allora è utile e va sostenuto e promosso.
Purtroppo la mentalità ottusamente critica verso il potere è diffusa e largamente condivisa. A farne le spese è, per esempio, la famiglia. Nessuno può negare che i genitori posseggano un grande potere sui figli.  E' nell'ordine della natura. Un genitore non può annullare questo potere, ma il suo compito è quello di usare la sua capacità di influenza per sostenere la crescita e la maturazione dei figli indirizzandoli verso una sempre maggiore autonomia e libertà.  Se un padre o una madre rinnegassero il loro potere rinunciando al loro ruolo di guide, otterrebbero solo l'effetto di corrompere il potere trasformandolo in dittatura o anarchia, entrambe malattie mortali dell'educazione. 
Lo stesso discorso vale in ogni ambito: nella scuola, nella Chiesa, nel lavoro, nel governo. Chi si rifiuta di usare il proprio potere per quieto vivere, per evitare noie, per paura di sbagliare, viene meno alla sua responsabilità, cerca solo gli onori senza gli oneri. Con questa vigliaccheria vestita da furbizia lascia il proprio spazio agli avidi di potere, pronti a farne l'uso peggiore.


«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

domenica 17 agosto 2014

Psicologi americani sottomessi alle lobby?

Un articolo che mette sotto accusa gli psicologi americani, colpevoli di aver ceduto alle pressioni gay a discapito della scienza: http://mobilizer.instapaper.com/m?u=http%3A%2F%2Fwww.uccronline.it%2F2013%2F05%2F03%2Fnozze-gay-lapa-senza-credibilita-smentita-dagli-studi%2F

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

giovedì 14 agosto 2014

Pantani, Williams e altre tirate


Pantani, Robin Williams, quanta ipocrisia. Depressi, infelici, tormentati, sensibili, geni dolenti... e poi quasi per una piccola distrazione, cocainomani. La realtà è che Pantani - lo dice il suo medico - pippava coca in dosi industriali. Un etto a settimana,  un aspirapolvere. Robin Williams oltre alla coca anche l'alcol. E come loro una serie lunghissima di personaggi stroncati giovanissimi o meno giovani. Una lunghissima striscia di polvere color sangue.
Molti pensano che la droga, in modo particolare la cocaina, sia la modalità sbagliata di combattere la depressione e il disagio di vivere. Questa spiegazione è attendibile, in alcuni casi. Ma la cocaina è soprattutto la risposta al desiderio di vivere quattro vite contemporaneamente. Il desideio di andare oltre ogni limite, il desiderio di un piacere estremo per l'incapacità di essere felici e soddisfatti della normalità. Normalità è quasi una bestemmia per questi figli dell'incontentabilità, la vita normale viene vista come una vita da perdenti invece che la vita perfetta della persona realizzata. E allora comportamenti estremi, sport estremi, sesso estremo, atteggiamenti estremi. E alla fine non resta che una morte estrema.

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)