mercoledì 30 novembre 2011

Giochi di parole

Con le parole di può fare molto. Si può consolare, sostenere, aiutare, motivare, incoraggiare, fortificare, illuminare, proteggere, incitare. Ma si può anche spaventare, deprimere, umiliare, scoraggiare, aggredire. ostacolare, compromettere, demolire, dividere, corrompere.
L'uso delle parole  è guidato per lo più
dalle emozioni e dalle passioni. Per questo quando apriamo bocca produciamo più danni che effetti positivi. Ma anche coloro che parlano guidati dal ragionamento e dalla logica riescono ad essere distruttivi, se manovrano le parole con il solo scopo del loro tornaconto personale.
L'uso della parola dovrebbe essere esercitato con un grande senso di responsabilità. Soprattutto occorre la valutazione delle intenzioni. Perchè chi ha come intenzione la verità e il bene degli altri, non combinerà mai danni irreparabili con le proprie parole. In caso contrario ricordiamoci sempre che possiamo fare davvero male con la nostra lingua.

martedì 22 novembre 2011

Bricolage: come costruire un caso e vivere felici (a parte i genitori)

Un lavoretto facile facile e di soddisfazione:
Prendere una famiglia dove - per una serie di motivi, per lo più indipendenti dalla volontà dei genitori - mancano le regole e la disciplina, il papà e la mamma sono occupati a mandare avanti le cose, c'è troppa televisione e videogiochi, e poco silenzio e dialogo. In breve tempo otterremo un figlio aggressivo, agitato, maleducato, schiavo della televisione, che dorme poco e si nutre male. 
Prendiamo ora un o una "Specialista", che dopo accurata riflessione, invece di suggerire alla famiglia quei piccoli cambiamenti che potrebbero risolvere il tutto, appiccicherà sul bambino, come un'etichetta sulla fronte, una bella diagnosi.  Magari una delle tante malattia di moda per l'età evolutiva.
Fatto questo primo, essenziale passo, consultiamo ora un secondo "Specialista",  il quale suggerirà di "curare" il pargolo con opportuno trattamento farmacologico, meglio se l'ultimo psicofarmaco uscito. Ergo, se va curato vuol dire che è malato. Se è malato vuol dire che è lui ad avere il problema. Adesso è tutto chiaro.
Ora prendiamo una scuola elementare, dove il bambino ovviamente fa fatica ad ambientarsi perchè (cosa strana per lui) bisogna stare seduti al banco e mancano pure i cartoni. La dirigente è caricata del problema di fornire al bambino con la Malattia sostegno, accoglienza, e piena integrazione. Il tutto pena un'immediata denuncia.
Prendiamo infine un'equipe che si riunisce periodicamente per valutare il caso e in un'ottica di "sinergia" (non vuol dire niente di più che unire le forze, ma fa più fico), seguirà il bambino, finchè non crescerà e avrà conquistato ampiamente la patente di "Malato", che si terrà stretta per tutta la vita insieme alla sua scatola di medicine. E il "Malato" resterà sulle spalle della famiglia, alla quale nessuno avrà realmente dato l'aiuto di cui aveva bisogno, e che sarà sempre quella che porterà il peso più grande del problema (il cetriolo torna sempre dall'ortolano).
Conclusioni: Ora che abbiamo così ottenuto un bambino problematico potremo utilizzarlo nell'interesse di tutti. Esso servirà infatti:
a) Alla specialista numero uno, per poter sfoggiare una diagnosi di cui non si sentiva affatto il bisogno, ma che fa tanto professionista;
b) Allo specialista numero due, per poter ottenere "l'effetto stregone" ("Io, bravo uomo-medicina, dare pillola, tu guarire");
c) Alla casa farmaceutica, che avrà vinto un altro cliente / dipendente (win for life!);
d) Alle insegnanti, per avere un alibi sempre utile: "E' vero che gli alunni non sanno leggere, scrivere e far di conto, ma la colpa è del bambino Malato che non ci ha permesso di svolgere il programma";
e) All'equipe, per raccogliere dati statistici sulla diffusione della Malattia;
g) ...E anche a me, che così potrò scrivere un altro velenoso post su quello che vedo in giro.

n. b. 1 Tutto ciò con estremo rispetto per chi soffre - anche se talvolta per gli errori degli altri - e per le tante insegnanti e  i tanti specialisti che invece svolgono con professionalità il loro lavoro.

n.b. 2 Chi è interessato a capire come secondo alcuni funziona l'invenzione delle malattie può leggere qui qui

venerdì 18 novembre 2011

Casi di coppia apparente

La separazione non è mai facile se prima si era stati una coppia. Nel senso che ci sono coppie che apparentenenrte  sembrano unite, ma in realtà non hanno mai intrapreso un percorso di vera intimità e condivisione. In questi casi non si può nemmeno parlare di separazione, perchè non c'è mai stata un'unità. Allora la separazione ufficiale è soltanto una manifestazione esterna di uno stato di separazione che è sempre esistito.
Ciò accade perchè non è l'attrazione fisica, il sesso, la passione, la convivenza che fa essere la coppia. Si tratta di casi di coppia apparente.
Moltissimi vivono anche per anni in uno stato di coppia apparente. Magari attraversano anche periodi di felicità, però ad un certo punto scoprono di essere solo due persone sconosciute che hanno in comune un indirizzo postale. Certo è la frantumazione di un progetto.
Perchè si arriva a questo, e in che modo si può rimediare? Si arriva a questo quando la coppia è apparente fin dall'inizio, è già un dato di fatto dalla partenza. Costruire una coppia, infatti,  esige delle condizioni che devono essere presenti quando i due decidono di concretizare il loro rapporto:
Innanzitutto occorre la volontà di tutti e due di amarsi per tutta la vita. Pur sapendo che verranno momenti difficili e ci saranno delusioni e crisi. Questa condizione è possibile, anche se suona strana per le nostre moderne orecchie, proprio perchè si tratta della volontà di amarsi. I sentimenti non sono sotto il nostro controllo, ma la volontà si.
Poi si deve decidere sul serio di condividere la vita. Il che vuol dire che non ci devono essere spazi privati (a parte la coscienza). Le decisioni, i progetti, i timori, le fragilità, tutto deve essere messo in comune, fin dall'inizio.
In terzo luogo, tutto quello che facciamo deve avere come obiettivo il bene dell'altro. Non perchè vogliamo sentirci ringraziati o per mettere a posto i sensi di colpa, o perchè così aumentiamo il nostro potere di controllo sull'altro. Ma solo pechè consideriamo l'altro parte di noi, e perciò lo trattiamo con la stessa cura con cui tratteremmo noi stessi.
Se la preparazione al matrimonio e alla vita di coppia fosse basata su questi tre caposaldi, si osserverebbero molti meno casi di coppie apparenti.
E per le coppie che si scoprono apparenti? Naturalmente intervenire dopo è sempre più difficile e faticoso, ma possibile. In questo caso la medicina migliore è la verità. Essere onesti verso se stessi e verso l'altro, chiamare le cose col loro nome e non cercare alibi. L'essere umano ha sempre la possibilità di ricominciare e di corregersi. Si può cambiare vita in meglio e modificare quello che non va bene. Soltanto che per fare questo si devono gettare le maschere e ci si deve mettere completamente in gioco.


martedì 15 novembre 2011

Ansia e Panico, una proposta d'intervento

L'ansia e il panico sono tra i primi sintomi che le persone segnalano  ad uno psicoogo o ad un medico. Questo perchè interferiscono pesantemente con il normale svolgimento delle attività quotidiane, fino al punto rendere davvero impossibile la vita. Ma anche  a livelli leggeri l'ansia può creare molte difficoltà.
E' possibilne riuscire a recuperare la propria autonomia, ma spesso il percorso è lungo e faticoso. Eppure molte persone potrebbero trovare beneficio anche da trattamenti estramente brevi, purchè mirati sul problema e imparando ad utilizzare gli strumenti giusti.
Il nostro Studio a gennaio partirà con una terapia di gruppo breve (durata quattro mesi) dedicata solo ai pazienti che soffrono di problematiche ansiose. Nel corso della terapia si apprenderanno tecniche di controllo e gestione dell'ansia efficaci e pratiche. In accordo con l'Associazione Kriterion, si è deciso di tenere il prezzo di partecipazione molto basso e di oranizzare gli incontri una volta a settimana, la sera, per dare a chiunque ne abbia bisogno l'opportunità di parttecipare a questa iniziativa esclusiva.

domenica 13 novembre 2011

Ancora sulla libertà di scelta

Diventare grandi ovviamente non è una questione anagrafica. C'è un criterio preciso per poter stabilire se una persona è arrivata all'età del giudizio e della maturità, indipendentemente da quanti anni abbia. E' la capacità di scegliere. Ne abbiamo già parlato pochi post fa, ma vale la pena riprendere il concetto. Scegliere vuol dire: 

1. Avere un sistema di valori solido (ovvero sapere con chiarezza ciò che è valido, ciò che che accettabile e ciò che è da rifiutare). 
2. Aver maturato la capacità di valutare autonomamente una qualunque situazione in base al sistema di valori. 
3. Tra un ventaglio di possibilità per affrontare una situazione, saper giudicare qual'è quella coerente con i propri valori, e non solo quella più conveniente. 
4. Assumersi la piena responsabilità delle conseguenze a lungo termine delle proprie scelte. 

Scopo dell'educazione è insegnare alle persone a scegliere, cioè ad essere liberi. Tutto il resto è accessorio.

martedì 8 novembre 2011

Ognuno è capo del Governo

Facciamo una sintetica fotografia dell'Italia patologica:

      Emergenze
Crisi finanziaria
Crisi politica
Nubifragi

      Situazioni endemiche
Arretratezza culturale
Diffusione delle dipendenze
Disoccupazione
Dissesto idrogeologico
Instabilità politica
Problemi del Sud
Criminalità organizzata
Crisi della famiglia
Corruzione
...

Problemi enormi, da far tremare chiunque. Ma il cittadino comune cosa può fare? La tentazione tipica è quella di fare il confronto, tra la propria piccola realtà e la società sovrastante,  e quindi perdere speranza di poter incidere in qualche modo. La conseguenza è deresponsabilizzarsi e farsi solo gli affari propri. In questi momenti di crisi invece, è sempre opportuno ricordare che ognuno di noi ha da amministrare un piccolo spicchio di società, composto dal proprio lavoro, dalla propria famiglia, dalla propria casa, dalle proprie relazioni. Ognuno di noi è il responsabile unico dell'andamento delle cose nel suo mondo. Ognuno di noi influisce sulla vita delle persone con cui entra in rapporto e se ne deve far carico. Uno spazzino che lavora male, un autista che guida ubriaco, un insegnante che non si occupa dei suoi allievi, un ragioniere che non segue bene i clienti, un avvocato che non si presenta in tribunale, un prete che sta al computer quando dovrebbe confessare... Esempi diversi, ma sono tutti cedimenti gravi di fronte alle proprie responsabilità. Bisogna ragionare in piccolo, compiere al meglio quelli che sono i propri doveri. Non conviene pensare a quello che gli altri non fanno, ma agire bene nella propria dimensione. Evitare alibi e scuse, evitare di nascondersi dietro l'ingiustizia degli altri.


mercoledì 2 novembre 2011

La necessità di scegliere bene



Partendo dal presupposto che la capacità di scegliere è l'elemento fondamentale della libertà umana, occorre dire che essa non è data dalla nascita, anzi. E' compito di una vita intera quella di acquisire e poi perfezionare la capacità del discernimento, che distingue l'uomo dagli animali e permette di "realizzarsi", cioè di vivere nel mondo pienamente, portando a compimento le proprie capacità e le proprie disposizioni.
I nemici che impediscono e condizionano la facoltà umana dello scegliere bene sono innumerevoli: i condizionamenti biologici, caratteriali, le esperienze di vita, l'educazione ricevuta, le pressioni sociali, la tendenza al conformismo, ecc. Diventare adulti vuol dire mettere a fuoco tali condizionamenti, imparare a gestirli, e coltivare quotidianamente l'arte del ben scegliere.
http://www.blogforlife.net/wp-content/uploads/scelta.jpgIn condizioni normali, cioè in una società sana, con delle famiglie attente all'azione educativa, in personalità equilibrate, imparare a scegliere bene è facilitato e quasi ricercato come ideale di vita. Ma la nostra società non è sana, le famiglie hanno un'infinità di problemi e le personalità ne risentono. Allora occorre che noi psicologi ci impegniamo su questo fronte, comprendendo che aiutare le persone non significa solo concentrarci sulle psicopatologie, ma svolgere un'azione prioritaria su questo fronte. La salute non è assenza di malattia, ma saper vivere in maniera pienamente responsabile le sfide che il nostro tempo ci pone.