domenica 25 febbraio 2007

NYT e zoccole

L'inviato del New York Times alle sfilate di moda di Milano, ha scritto un articolo con apprezzamenti poco eleganti rivolti al lavoro degli stilisti. In pratica ha scritto che si trattava di moda da zoccole. Apriti cielo! Le crisi isteriche degli eroi del taglio e cucito (più taglio che cucito. bisogna riconoscerlo) hanno richiesto quantità importanti di camomilla. Probabilmente quando si riprenderanno dal reato di lesa maestà avranno bisogno di qualche sostanziosa e corroborante pippata di cocaina per rimettersi in piedi. L'inviato del NYT, magari non è stato molto gentile nei toni, ma nella sostanza ha forse sbagliato? Spesso la maggior parte degli abiti che vengono mostrati sulle passerelle, a modesto parere di un uomo totalmente ignorante dell'argomento, sono innanzitutto brutti. Oltre ad essere brutti e pure ridicoli, tendono a esibire il corpo della donna, ma un corpo-merce e perciò senza vita. Non valorizzano la femminilità, ma presentano una donna sola e aggressiva che cerca qualcuno da sedurre per trovare attenzione. Sono mediocremente pornografici, perchè la sessualità - essendo relazione - è tutta un'altra cosa. Insomma, la definizione di moda da zoccole non mi pare un azzardo troppo grande, ma visto che le orecchie degli stilisti sono così delicate potremmo dire semplicemente: robaccia.

sabato 17 febbraio 2007

Rosi Bindi & Pollastrini

Bindi/Pollastrini: Accoppiata riDICOla

COPPIE DI FATTO?
COPPIE DIsFATTE!

Una delle più sciocche, contradditorie, inutili, puzzolenti proposte che abbia mai partorito testa (?) di politico.

venerdì 2 febbraio 2007

12 ragioni laiche a favore della famiglia

La famiglia fondata sul matrimonio riceve un trattamento giuridico speciale per il suo contributo unico alla vita e alla sopravvivenza della società. La famiglia stabile è infatti il luogo in cui l’uomo nasce, è accolto con amore, educato, è aiutato a formarsi a sua volta una famiglia, assistito nelle malattie, nelle prove, nella vecchiaia, fino alla morte, ed è ricordato anche dopo. Non è una questione di fede, ma un fatto razionale e naturale presente da sempre in tutte le culture.

1. La società ha bisogno di famiglie stabili e feconde, le uniche in grado di costruire il suo futuro umano, spirituale, morale e materiale. A famiglie sane corrisponde una società sana, a famiglie deboli una società debole.

2. Riconoscendo le unioni libere lo Stato concederebbe ai conviventi i diritti dei coniugi, senza imporre loro alcun dovere. Ma la giustizia impone che si trattino in modo uguale le situazioni uguali e in modo diverso le situazioni diverse. Non è giusto dare a chi non vuole o non può assumersi le funzioni e le responsabilità della famiglia gli stessi diritti dei coniugi.

3. La legge ha un forte effetto pedagogico: un comportamento riconosciuto dalla legge civile diventa per molti automaticamente possibile e buono. L’approvazione delle unioni di fatto renderebbe ancora più difficile la formazione di famiglie stabili.

4. Molti studi dimostrano purtroppo che i figli dei conviventi soffrono in misura decisamente maggiore disordini psicologici. La violenza domestica è molto più frequente e la depressione è tre volte maggiore.

5. I vantaggi che si pretende di dare alle unioni di fatto hanno dei costi per la collettività. Quindi per poter concedere questi benefici dovrebbero necessariamente aumentare e di molto le tasse. Viste le risorse limitate, si devono aiutare i disoccupati e le famiglie che non arrivano a fine mese.

6. È chiaro che i vantaggi concessi alle unioni di fatto si presterebbero ai facili abusi e alle truffe di coloro che vogliano assicurarsi in modo disonesto tali benefici (persone anziane con badanti, etc.).

7. La famiglia fondata sul matrimonio non è una creazione della legge, ma la precede. Lo Stato ha solo il dovere di riconoscerla, promuoverla e garantirne i diritti come nucleo vivente della successione (procreazione e educazione) delle generazioni umane.

8. C’è una fondamentale differenza tra interessi pubblici e interessi privati. Nel primo caso, la società ha il dovere di proteggerli e promuoverli, in vista dei benefici che essi apportano alla società stessa. Nel secondo deve limitarsi a garantirne la libertà, qualora non vadano contro i principi e le leggi. Il matrimonio e la famiglia rivestono un interesse pubblico di primissimo ordine. Le unioni di fatto sono scelte di carattere privato che non devono essere punite dalla Stato, ma che non devono essere trattate come se fossero di interesse pubblico.

9. L’approvazione dei PACS o come accidenti chiameranno le unioni di fatto è una misura ideologica, dato che sono già assicurati molti diritti ai conviventi e pienamente quelli dei figli. Per concedersi reciprocamente ulteriori diritti si possono già usare gli strumenti previsti dal diritto privato.

10. La grande maggioranza delle coppie di fatto in Italia pensa a un possibile matrimonio, le altre preferiscono restare senza vincoli. Anche le coppie omosessuali in maggioranza vogliono restare un fatto privato; altre invece sono il principale fattore di pressione, pensando al matrimonio omosessuale. Ma con la massima comprensione e rispetto per gli omosessuali, e senza tacere l’enorme ideologizzazione oggi in atto, il fatto più specifico del matrimonio è la generazione ed educazione dei figli. E ciò che la natura non dà non può essere creato dal diritto.

11. Il riconoscimento pubblico delle unioni di fatto non è una questione che interessi alla stragrande maggioranza degli italiani, preoccupati da ben altri problemi, ma è il prodotto di una fortissima campagna di mezzi di comunicazione e partiti politici, mossi da alcuni gruppi di pressione. L’orientamento di altri Paesi o del Parlamento Europeo non tocca la libertà del nostro ordinamento, sulla base della nostra storia e cultura.

12. L’Italia, e più in generale l’Occidente, è affetto da una grave malattia nella sua struttura portante che è la famiglia e da una altrettanto grave crisi demografica. C’è bisogno di urgenti e forti interventi in aiuto della famiglia (assegni familiari, casa, stabilità del lavoro, asili, etc.), non di un ulteriore grave indebolimento di essa, con l’istituzione di un “matrimonio light”.