lunedì 27 novembre 2017

Toglietemi tutto, ma non i miei pregiudizi

Pensi che i pregiudizi siano cose brutte, sporche e cattive? Niente di più sbagliato. Ne avevamo già parlato, ma è il caso di riprendere il discorso. 

Pre-giudizio vuol dire esattamente quello che dichiara il suo nome: giudizio preliminare, elaborato prima di verificare se tale giudizio corrisponde pienamente alla realtà. Non solo non c'è nulla di male in questo, ma il pregiudizio è prezioso, estremamente utile ed economico. Nel senso che fa risparmiare un sacco di fatica e di energia al cervello. D’altronde nulla esiste nell'uomo che non abbia un valore e una funzione; se talvolta non riusciamo a comprendere e a utilizzare tutto convenientemente il problema è nostro, nondi ciò che esiste.
Torniamo alla questione. Noi entriamo in relazione con casi particolari, mai con concetti generici. Ad esempio io mi imbatto in questo specifico peperoncino che c'è in cucina, non col concetto generale di peperoncino. Se non avessi un pregiudizio sul peperoncino in genere, cioè che pizzica se messo in bocca e spesso anche con forte piccantezza, e quindi se volessi ogni volta verificare, io dovrei assaggiare ogni peperoncino che mi capita a tiro per sentire se pizzica o no. Una perdita di tempo e praticamente un comportamento stupido. Certo potrebbe capitare, una volta su centomila, di trovare uno strano peperoncino anomalo che non pizzica proprio, ma sarebbe una stranezza, una rarità, e questa possibilità (posto che esista) comunque non mi obbliga ad assaggiare tutti i peperoncini per verificare. Ancora: io vedo questo poliziotto qui, non il concetto astratto di poliziotto. Così se mi trovo in difficoltà gli chiedo aiuto, non aspetto di chiedergli il tesserino, non mi informo della sua moralità, non verifico se sia competente, semplicemente chiedo aiuto. Perché il mio pregiudizio mi insegna che una persona vestita da poliziotto. a bordo di una macchina con la scritta "Polizia", è qualcuno da cui aspettarsi soccorso e assistenza.  Magari, una volta su centomila, quello non sarà un poliziotto vero, sarà una comparsa di una troupe cinematografica o un truffatore, ma al momento non mi pongo dubbi, ho bisogno di aiuto, chiedo aiuto alla persona più ragionevolmente adatta allo scopo.
Quindi, il pre-giudizio è una qualità del nostro cervello utile e pronta all'uso, addestrata in anni di vita grazie ad insegnamenti e ad esperienze personali. Guai a non aver pregiudizi, ogni volta dovremmo ripartire da capo a studiare il caso specifico ignorando del tutto quello che sappiamo del concetto generale.

Il pregiudizio è sempre buono? Si, se è accompagnato da una sufficiente elasticità mentale che non escluda le eccezioni. Se io, grazie a esperienze fatte, riflessioni, racconti di altri, ecc. ho costruito un pregiudizio per il quale ritengo che i pitbull siano animali pericolosi, sarei davvero incosciente a mettere la mano davanti al muso di un esemplare qualsiasi incontrato al parco. Devo ascoltare i consigli del mio pregiudizio, ma anche avere fiducia di poterlo modificare. Infatti se un amico mi dicesse che quel determinato pitbull lo conosce, sa che è buono, che è ben addestrato e che è estremamente socievole, potrei anche azzardare una carezza. Potrei imparare che il mio pregiudizio va corretto: molti pitbull sono pericolosi, ma forse dipende anche da come sono addestrati, ed è possibile incontrarne qualcuno buono. Questo esempio mostra come il problema non sia dei pregiudizi, ma della nostra rigidità o meno ad usarli. Infatti il pregiudizio è un work-in-progress, un atto cognitivo in continua evoluzione, che prima si ipotizza, poi si sperimenta, si verifica, si aggiusta, e quindi rimane sempre aperto a possibili rettifiche. È uno strumento che va costantemente affilato perché svolga al meglio il suo servizio.
Diversamente dal pregiudizio, ci sono le opinioni e le certezze. Le opinioni sono valutazioni estremamente soggettive e passeggere, su cui fare moderato affidamento, che possono essere il nucleo di futuri pregiudizi qualora ne verificassimo l’applicazione universale, ma che al momento offrono scarsa sicurezza, aiutano solo per un transitorio orientamento. Al contrario le certezze, sono quegli assunti frutto di un progressivo avvicinamento alla verità, che hanno valore assoluto e indiscutibile. Diciamo che hanno un’approssimazione al vero che arriva all’identificazione con esso. Ricordavo nel precedente post che va molto di moda la frase: “Non bisogna nascondersi dietro facili certezze”. Al di là se siano facili o meno, chi ha la fortuna di essere arrivato ad avere qualche certezza nella propria vita ci si nasconda pure dietro, anzi ci si aggrappi come una cozza si attacca allo scoglio. A quello servono le certezze, a dare sicurezza alla vita, a dare un senso e un ordine all’esistenza, ad essere dei fari per orientarsi nell’agire.


C’è un campo minato quando si parla di pregiudizi, ed è quello che riguarda le persone. Avere dei pensieri preordinati su qualcuno perché appartiene ad una determinata categoria, come ogni altro pregiudizio va incontro a possibili rischi: quello di non vedere l’unicità della persona, che può differenziarlo da tutti gli altri appartenenti alla sua categoria; quello di trascurare la libertà di scelta e possibilità di cambiamento; quello di chiuderlo in caselle predeterminate che la mortificano. Però non bisogna negare il contributo che ci può rendere un buon pregiudizio, anche applicato alle persone. Partendo dal presupposto che ogni individuo è unico, dobbiamo però ricordare che l’appartenenza sociale, etnica, culturale, familiare, sono tutti fattori che incidono molto sulla costruzione della persona e che inevitabilmente condizionano. Perciò pur con prudenza, non demonizziamo i pregiudizi, usiamoli in maniera intelligente, sottoponiamoli a verifica, ma non consideriamoli tanto negativamente. Avere un pregiudizio sui pregiudizi è il pregiudizio peggiore… 


«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

mercoledì 22 novembre 2017

La ragione, foglietto illustrativo

L'essere umano è dotato di ragione, finalizzata a conoscere la verità. Ma la ragione è uno strumento da usare, quindi non funziona autonomamente: ci vuole il desiderio di arrivare alla verità, la volontà di lavorarci con impegno, l'umiltà di accettarne i risultati. 

L'uso della ragione è un'abilità che si acquista lentamente, e non basta essere intelligenti. Infatti ci sono persone indubbiamente intelligenti, ma anche tremendamente orgogliose, che mortificano la loro intelligenza rifiutandosi di adeguarsi alla realtà evidenziata dal ragionamento. 

Un elemento che molto frequentemente interferisce con l'uso corretto della ragione è il prestare ascolto alle emozioni e ai sentimenti. La vita emozionale è una ricchezza umana, e a volte  possiamo arrivare a comprendere la verità utilizzando le intuizioni che sgorgano da questo terreno, ma questo tipo di conoscenza va sempre verificata con il ragionamento, perchè non ci sono contraddizioni di fronte alla realtà: se una cosa è vera rimane vera sia che ci si arrivi tramite un ragionamento che attraverso un'intuizione. Ma il ragionamento non ha bisogno del sostegno dell'emotività, mentre non è mai vero il contrario.  

La ragione va addestrata e praticata. E' una cosa utile fermarci di tanto in tanto a interrogarci sui nostri pensieri, se siano validi, se siano aderenti alla realtà, se siano affidabili. E' importante metterci in crisi da soli, non aver paura di verificare se certe convizioni che ci portiamo dietro siano fondate, Spesso si dice che non bisogna nascondersi dietro facili certezze. E' un consiglio giusto se queste certezze non sono provate vere, ovviamente è un consiglio da non prendere in considerazione se le certezze, valutate dalla ragione e dalla parola di maestri, si dimostrano vere. Anzi, bisogna scoprire la verità affichè le certezze che acquisiamo siano le fondamenta della vita, in una società fluida che non offre sicurezze, che è dubbiosa e traballante e nella quale dobbiamo ancorarci alla verità scoperta per non finire dispersi nel caos.

«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

venerdì 17 novembre 2017

Copio e incollo  con grande soddisfazione:

I pediatri americani escono allo scoperto con un documento chiarissimo, rigoroso sotto il profilo scientifico e decisamente coraggioso sul GENDER. Vi proponiamo una sintesi in italiano, un nostro commento e l’originale in inglese (pdf).
SINTESI:
  1. La sessualità umana è oggettivamente binaria: xx=femmina, XY= maschio.
  2. Nessuno è nato con un genere, tutti sono nati con un sesso.
  3. Se una persona crede di essere ciò che NON è, questa situazione è da considerare quantomeno come uno stato di confusione.
  4. La pubertà non è una malattia e gli ormoni che la bloccano possono essere pericolosi.
  5. Il 98% dei ragazzini e l’88% delle ragazzine che hanno problemi di identità di genere durante la pubertà li superano riconoscendosi nel proprio sesso dopo la pubertà.
  6. L’uso di ormoni per impersonare l’altro sesso può causare sterilità, malattie cardiache, ictus, diabete e cancro.
  7. Il tasso di suicidi tra i transessuali è 20 volte superiore a quello medio, anche nella Svezia che è tra i paesi più LGBT-favorevoli del mondo.
  8. E’ da considerarsi abuso sui minori convincere i bambini che sia normale impersonare l’altro sesso mediante ormoni o interventi chirurgici.
COMMENTO:
La “American College of Pediatricians” (seconda per importanza tra le due società americane di pediatria) prende posizione in modo chiaro, dal punto di vista medico, sulla pericolosità dell’ideologia gender e di alcune sue ricadute devastanti sulla vita dei bambini. Si tratta di un fatto molto positivo, perché finora nel conformismo generalizzato anche la classe medica su questioni di questo tipo si è perlopiù unita al coro più “alla moda” e più politicamente corretto. E’ incoraggiante trovare per una volta una affermazione (molto chiara e quasi dura) dei dati della realtà, riconoscibili da ognuno, non inquinati dall’ideologia dominante.
(Dr. med. Fabio Cattaneo, Medicina & Persona)


C'è poco da aggiungere. C'è molto da condividere.


"Dire la verità è un atto rivoluzionario" (George Orwell)

giovedì 16 novembre 2017

Dieci secondi di poesia

Una mia paziente ha scritto questi brevissimi versi, che mi sono piaciuti tanto e le ho chiesto il permesso di pubblicarli.









Forse gli aerei passano veramente/
forse i gabbiani ci sono davvero/
forse anch'io vorrei volare via da qui.










«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

martedì 7 novembre 2017

L'Album di Vita

Volevo condividere una pratica che ho sperimentato con i miei pazienti e che appare promettente. Non so se altri colleghi utilizzino qualcosa di simile nel loro lavoro, ma qualche anno fa l'idea mi è nata spontaneamente e l'ho messa a punto stando vicino a persone che erano impegnati in un lavoro di integrazione e ricostruzione del proprio percorso di vita.

E' molto semplice e chiunque può metterla in pratica, benchè l'analisi del risultato e il lavoro di approfondimento con ulteriori tecniche di sviluppo siano esperienza da condurre solo in ambito psicoterapeutico.

Bisogna costruire un album della propria vita, un oggetto che riepiloghi in sè l'evoluzione e la crescita personale, da conservare e lasciar agire. Si tratta di questo: 


  • Procurarsi un quadernone ad anelli in cui inserire buste di plastica forate.
  • Metterci dentro tante buste quant'è l'età della persona. Ad esempio, sono nato nel '92, ho 25 anni, quindi inserirò 25 buste, una per anno.
  • Su ogni busta, col pennarello, scrivere l'anno corrispondente in modo progressivo. Per rimanere al mio esempio, sulla prima busta scriverò 1992, sulla seconda 1993, e così via, fino all'ultima, 2017.
  • Finita questa fase preparatoria arriva il compito vero e proprio: Dentro ogni busta mettere qualche cosa (qualunque cosa va bene) legata a quello specifico anno. Ad esempio, una foto, un pensiero, un ricordo di un fatto, un oggetto, un souvenir, un titolo di canzone ascoltata... Qualsiasi cosa va bene purchè sia legata a quello specifico anno della mia vita e abbia un rapporto con me. Quindi è inutile mettere nella busta 2001 la notizia del primo caso della Mucca Pazza in Italia se per me quel fatto non rappresentava nulla, ma potrò metterlo se magari la mia famiglia aveva un negozio di macelleria, e quella notizia ha provocato mesi di crisi e problemi nella mia vita. Chiaro, no?
  • Volendo, in una busta posso mettere anche più di un oggetto se quell'anno  lo associo a tante cose importanti per me.
  • Un pò per volta, facendo ricerche familiari e ricostruendo il mio percorso di vita riempirò tutti gli anni ,arrivando alla fine ad avere una sintesi fatta di oggetti concreti, delle varie tappe che mi hanno portato ad essere quello che sono oggi.


La costruzione dell'album di vita è un processo che già così ha una forte valenza psichica, perchè permette di rispecchiarci in noi e cogliere rapidamente lo sviluppo della nostra identità. Regala il senso di un Continuum, di una coerenza interna in mezzo agli innumerevoli cambiamenti che ci sono stati nel cammino. Apre la mente ad intuizioni e domande su noi stessi, ci permette di recuperare un controllo sulle nostre scelte e a capire dove occorre rimettere ordine. Insomma è un mezzo semplice ed efficace per  uscire dalla palude del soggettivismo per iniziare a osservarsi in modo più autentico, ma con una chiave originale e creativa. Ognuno di noi è sintesi della propria storia l'Album di Vita ce la fa ricostuire in maniera simbolica.

Invito a realizzare il proprio album, a sperimentare e a mandarmi dei feedback per raccontarmi le proprie esperienze.

 "Dire la verità è un atto rivoluzionario" (George Orwell)