martedì 11 novembre 2014

L'attesa di Lungo Collo

La giraffa allunga il collo e fa spaziare il suo sguardo oltre gli arbusti e gli ostacoli. Uno sguardo che esplora  l'orizzonte autentico e non il limitato confine del recinto, dove chi urla di più si fa re e saggio. La giraffa sa cogliere i primissimi vagiti del nuovo giorno, percepisce per prima i rosei tremolii dell'aria nell'ultima notte, quella più nera. Trasmette inascoltata quanto ascolta.
Dentro al recinto il buio è reso ancora più scuro dalla puzza di cattività e cattiveria, e chi accende il fuoco non lo fa per illuminare la prigione, ma solo perché non si aspetta più che sorga l'atteso. 
È fredda la notte di chi non ha speranza, di chi è rassegnato a calpestare corpi nel buio per non essere calpestato. È fredda la notte di chi in ogni rumore coglie un pericolo e un agguato.  Ma la giraffa ignora tutto questo, col suo collo eretto non sente gli odori sordi della notte, ma il profumo dell'alba. Si tiene ancora dritta dopo una veglia d'attesa e di pietà. Da basso la chiamano, tirandola dentro il sepolcro di chi è caduto solo, ma il sole ormai l'ha presa, è tutto suo.


«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

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