Non è la prima volta che ne parlo, ma non posso fare a meno di sottolinearlo di nuovo, visto che ascolto quotidianamente persone che presentano lo stesso problema. Oggi viviamo nell'epoca dell'emozione patologica. Non che le emozioni si ammalino, ma siamo noi che siamo ammalati di emozionismo. E ci ammaliamo perché ci siamo abituati a farci guidare dagli affetti. La parola d'ordine è 'Mi sento...' oppure 'Non mi sento...'. Tutto dipende nella nostra vita da quali emozioni ci invadono momento per momento, e in base a quelle decidiamo. Ma siccome le emozioni sono ballerine anche le decisioni lo saranno. Così ci mancherà ogni stabilità o scelta irrevocabile e saremo sempre bandierine al vento (compreso anche quel che riguarda le scelte di coppia).
Visto che non possiamo liberarci delle emozioni e non saremo mai novelli dott. Spock - il famoso personaggio puramente razionale di Star Trek - proviamo a conoscerle meglio nella speranza di non farci schiavizzare da esse.
Le emozioni si assomigliano molto da un punto di vista
neurofisiologico. Sono il frutto di una attivazione del sistema nervoso
piuttosto complessa su cui non è il caso di soffermarci qui. La percezione che
di esse abbiamo, invece, è diversa e dipende dal tipo di pensiero
associato. Ci sono quattro direttrici fondamentali: 1. Paura, 2. Rabbia,
3. Tristezza, 4. Gioia. Quando una di queste diventa dominante e pervasiva,
impregnando di sé la persona, emerge il corrispondente stato patologico: A. Ansia-fobia,
B. Aggressività, C. Depressione, D. Mania.
La paura è legata ad una percezione di un pericolo imminente, la rabbia ad una percezione di limitazione di noi stessi, la depressione ad un'esperienza di perdita/ abbandono, la gioia a quella di acquisizione/possesso. Naturalmente queste emozioni possono essere legate sia a fatti veri che immaginari, sia attuali che passati o anticipati. Per esempio, io posso essere gioioso pensando ad un regalo ricevuto quando ero bambino, ad uno reale che ho ricevuto adesso o ad uno immaginario che però spero di ricevere il prossimo mese.
Le emozioni sono accettabili quando si riferiscono a cose vere o verosimili o probabili. O quando arrivano in corrispondenza di questi stimoli. Sono inaccettabili e fonti di disturbo quando sono estranee al contesto, slegate da una causa proporzionata e permangono per un tempo significativamente superiore alla durata dello stimolo. Quando le emozioni sono – per così dire – “in fuorigioco” si rischia di sviluppare uno stato di sofferenza psichica e soprattutto di compromettere l'uso della propria libertà. In questo caso occorre porre rapidamente rimedio per non scivolare in una dipendenza emozionale.
Considerato tutto il fastidio che provocano, ci possiamo domandare a cosa servano le emozioni. Tecnicamente hanno lo scopo di fornire un'interfaccia tra gli eventi, il pensiero e l'azione. Sono i fornitori della giusta energia psichica per affrontare gli eventi che il pensiero ha analizzato. Il risultato è Il comportamento corretto eseguito con la giusta energia. Quindi le emozioni sono utilissime per un approccio equilibrato alla realtà, ma a patto che tutto passi attraverso l’elaborazione della ragione.
È evidente che un dott. Spock, cioè un individuo completamente privo di emozioni sia nella realtà un malato di mente, uno psicopatico non in grado di modulare la propria vita psichica e incapace di provare quelle esperienze gratificanti legate al vissuto di alcune emozioni o al superamento di altre. Ma è pur vero che il sentimentalista che patisce per tutto e la romantica che vive solo con il suo cuore nella tempesta, non stiano molto meglio.
La salute psichica è fatta di equilibrio e relazione tra le parti del sé. L'eccesso di una sulle altre può voler dire disturbo.
Si può superare la faticosissima altalena delle
emozioni? Si può raggiungere l’imperturbabilità dei sensi come un asceta
buddista? A parte il fatto che, oriente per oriente, tra lo gnosticismo settario del triste buddismo e il mercato variopinto dell’induismo, la sapiente allegria taoista è di gran lunga più stimolante, ma queste sono opinioni. In realtà, e senza scomodarci con viaggi mistici, è possibile
intraprendere un cammino per la pacificazione interiore che non mortifichi l’espressione
sana delle emozioni, ma che le unifichi in uno sguardo unico di stabilità. E
questa è un’altra storia… La paura è legata ad una percezione di un pericolo imminente, la rabbia ad una percezione di limitazione di noi stessi, la depressione ad un'esperienza di perdita/ abbandono, la gioia a quella di acquisizione/possesso. Naturalmente queste emozioni possono essere legate sia a fatti veri che immaginari, sia attuali che passati o anticipati. Per esempio, io posso essere gioioso pensando ad un regalo ricevuto quando ero bambino, ad uno reale che ho ricevuto adesso o ad uno immaginario che però spero di ricevere il prossimo mese.
Le emozioni sono accettabili quando si riferiscono a cose vere o verosimili o probabili. O quando arrivano in corrispondenza di questi stimoli. Sono inaccettabili e fonti di disturbo quando sono estranee al contesto, slegate da una causa proporzionata e permangono per un tempo significativamente superiore alla durata dello stimolo. Quando le emozioni sono – per così dire – “in fuorigioco” si rischia di sviluppare uno stato di sofferenza psichica e soprattutto di compromettere l'uso della propria libertà. In questo caso occorre porre rapidamente rimedio per non scivolare in una dipendenza emozionale.
Considerato tutto il fastidio che provocano, ci possiamo domandare a cosa servano le emozioni. Tecnicamente hanno lo scopo di fornire un'interfaccia tra gli eventi, il pensiero e l'azione. Sono i fornitori della giusta energia psichica per affrontare gli eventi che il pensiero ha analizzato. Il risultato è Il comportamento corretto eseguito con la giusta energia. Quindi le emozioni sono utilissime per un approccio equilibrato alla realtà, ma a patto che tutto passi attraverso l’elaborazione della ragione.
È evidente che un dott. Spock, cioè un individuo completamente privo di emozioni sia nella realtà un malato di mente, uno psicopatico non in grado di modulare la propria vita psichica e incapace di provare quelle esperienze gratificanti legate al vissuto di alcune emozioni o al superamento di altre. Ma è pur vero che il sentimentalista che patisce per tutto e la romantica che vive solo con il suo cuore nella tempesta, non stiano molto meglio.
La salute psichica è fatta di equilibrio e relazione tra le parti del sé. L'eccesso di una sulle altre può voler dire disturbo.
Silvio Rossi 14/10/2014 Tutti i diritti riservati
«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)
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