Il disorientamento. Una parola sufficiente a fotografare i nostri tempi e la nostra società. Dis-orientamento vuol dire aver perso di vista l'Oriente, cioè non possedere più un punto di riferimento fisso che serve a sapere dove ci si trova, a tracciare una rotta e a tornare a casa.
Per duemila anni buona parte del mondo ha avuto come "Oriente" un luogo preciso, che si trova al punto di intersezione del braccio verticale e del braccio orizzontale della Croce. In altre parole, l'Oriente era la persona stessa di Gesù Cristo, vista come Alfa e Omega, inizio e fine della storia, ricapitolazione di tutta la vicenda umana, la Verità stessa di Dio. Orientandosi verso la persona di Gesù Cristo miliardi e miliardi di uomini hanno trovato la ragione del loro esistere, del loro morire. Questo "Orientamento", cioè lo sguardo di tutta una vita concentrato su Cristo, per tutte queste persone ha rappresentato una direttrice per esaminare se stessi, il proprio comportamento, le proprie scelte. Questo "Orientamento" è anche stato un potente antidoto all'ansia, alla depressione, all'angoscia. E nello stesso tempo un invito alla laboriosità, alla produzione artistica, all'edificazione di architetture meravigliose.
Da osservatori occorre riconoscere che da quando la Chiesa - almeno in una buona misura - ha ceduto su questo fronte, lasciando indebolire in se stessa "l'Oriens", sia in senso teologico, che architettonico e liturgico, in tempi rapidissimi il mondo ha collassato, perdendo davvero la bussola e quindi ritrovandosi "dis-orientato", senza Oriente e quindi senza se stesso.
Ovviamente lascio ai dotti e agli studiosi l'approfondimento della questione dal punto di vista teologico e storico. Ma non si può non osservare che, messo in crisi il cristianesimo, il mondo non è stato capace di costruire una religione alternativa, e chi ci ha provato ha creato solo mostri e dittature. Contemporaneamente le società sono entrare in un turbamento profondo che nulla, a meno di un ribaltamento radicale, fa prevedere breve, reversibile, e innocuo.
Freud, il fondatore di quella che con un po' di ironia potremmo definire una "religione laica delle passioni laide", ha sostenuto in maniera molto convinta che la religione fosse una creazione dell'uomo in risposta ai propri bisogni. Io non lo penso affatto, ovviamente, ma se Freud fosse ancora tra noi credo che mai come adesso sosterrebbe che l'uomo abbia bisogno di una religione.
«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)
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