Gli adolescenti sono un problema?
Si e no.
Sì se l'adolescenza arriva improvvisa nella vita della famiglia. Se fino al giorno prima i figli non sono stati oggetto di azione educativa da parte dei genitori, se non si è mai affrontato il problema del bene e del male, se non c'è stata l'attenzione a crescere i figli nella responsabilità. In questo caso l'adolescenza è un vero problema, perché i ragazzi perdono i contatti con la famiglia, ma non hanno costruito ancora le risorse interiori per muoversi autonomamente nel mondo. E sono alla mercé di qualsiasi nemico.
Se invece l'adolescenza viene preparata fin dall'infanzia, dedicando tempo al dialogo con i figli, dando esempi maturi e coerenti di vita adulta, abituando i figli ai "no", ecc, allora questa fase della vita è una fase importante, ma non drammatica, in cui tutta la famiglia si rinnova e ringiovanisce, e in cui il padre rappresenta il faro luminoso che serve all'adolescente a non perdere di vista la propria origine e nello stesso tempo trovare la forza per raggiungere la propria destinazione.
La questione centrale dell'adolescenza è stare in gruppo, perché il gruppo rassicura ed è un laboratorio di vita sociale. Il gruppo va a occupare il posto che era stato della famiglia, mettendo i ragazzi in una condizione in cui il ruolo di "figlio" viene sostituito, attraverso il gioco della la competizione, con il ruolo sociale conquistato nella relazione con il gruppo.
La famiglia non esaurisce il suo compito quando un figlio diventa adolescente, me fino all'età adulta rappresenterà uno sfondo affettivo sui cui i ragazzi ritaglieranno la propria figura in primo piano.
«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)