Qualche volta la Rai esce dal coma e piazza un colpo che arriva al cuore. Ho visto la fiction sulle sorelle Fontana. Mi è piaciuto molto. Mi sono piaciuti la regia, sobria e pulita, il ritmo, che manteneva l'attenzione senza scadere nella frenesia, e anche la recitazione, sicuramente di un livello superiore rispetto allo standard scadente a cui siamo abituati di solito in tv. La cosa però più interessante è stata la rappresentazione della famiglia Fontana. Una famiglia non perfetta, ben lontana dai mulini bianchi, ma capace di unirsi e di esserci quando qualcuno aveva dei problemi o aveva bisogno di incoraggiamento per intraprendere un progetto. Una famiglia che manifestava le tre caratteristiche fondamenali che fanno di un gruppo umano una famiglia: un grande affetto reciproco, il rispetto della libertà degli altri (con la conseguente possibilità di ognuno di rendersi autonomo e indipendente al momento opportuno), e l'umilta profonda dei suoi membri, che non si imbarazzavano a chiedere scusa e a riconoscere i loro errori.
Le tre protagoniste della fiction |
Ho sentito dire da Nicol Fontana, l'unica ancora vivente delle sorelle, che la fiction è stata molto aderente alla realtà e che la rappresentazione della loro vita è stata fedelissima. In questo caso fa ancor più piacere vedere una famiglia possibile e concreta, che si oppone nettamente allo stereotipo di famiglia che viene imposto attualmente sui media.
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