mercoledì 24 ottobre 2012

Le case tremano, e pure la scienza

Il giudice condanna duramente gli scienziati dei "Grandi Rischi" perché nel 2009 non hanno allertato la popolazione dell'Aquila sull'imminente terremoto. In prigione perché non hanno previsto l'imprevedibile. Tutto il mondo scientifico si è scandalizzato della sentenza. Ovviamente, diremo noi, come si fa a condannare per non aver avvertito di un pericolo, se il pericolo non si può prevedere? Tutti si sono sbracciati a dire che la scienza non può essere messa sotto accusa se non in grado di anticipare certi fenomeni, se le informazioni di cui dispone non riescono a coprire tutte le variabili coinvolte, se -insomma - non è perfetta.
Siamo assolutamente d'accordo: la scienza non è perfetta, non lo è mai stata e mai lo sarà, perché ha dei limiti intrinseci insuperabili. La scienza non è esatta, perché è basata su calcoli di probabilità, perché è approssimata alla realtà, ma non coincidente con essa, perché analizza le connessioni tra i fenomeni, ma non spiega mai perfettamente la loro natura, ecc. ecc. Però, ci permettiamo di ricordare, gli scienziati che oggi sono tanto umili nel riconoscere i loro limiti, perché hanno sempre tollerato i loro simili atteggiati a Profeti della Conoscenza in televisione e sui periodici? Siamo circondati da guru che con aria altezzosa e solenne inneggiano alla Scienza, che illustrano un futuro roseo se si ascoltassero i loro suggerimenti, che tranciano giudizi certi e inequivocabili sul cambiamento climatico, sulla sovrappopolazione mondiale, sulla prevenzione dell'AIDS, sulla speranza di vita, sul Bing Bang, sull'evoluzionismo e su mille altre questioni. Salvo poi essere smentiti da teorie opposte o da risultati di laboratorio che li costringono a rimangiarsi le loro parole. Prima si atteggiano a portatori di Verità, e poi protestano quando un giudice li prende sul serio e li condanna perché non hanno avvisato della verità di un terremoto.

Probabilmente il giudice ha preso un grosso abbaglio nel caso specifico. Probabilmente ha colpito degli scienziati competenti che hanno fatto onestamente il loro dovere. Ma altrettanto probabilmente la categoria degli scienziati dovrebbe scendere dal piedistallo, dovrebbe ammettere (come molti di quelli seri già fanno) che la scienza non arriverà mai a spiegare tutto, e che la tentazione di onnipotenza dell'uomo - anche nel campo della conoscenza - è una tentazione oltre che stupida anche ingenua.



«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

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