venerdì 26 maggio 2006

Il relativismo in psicologia non mi piace

"Si cerca di creare l'impressione che tutto sia relativo: anche le verità della fede dipenderebbero dalla situazione storica e dalla valutazione umana"

Queste alcune parole di Benedetto XVI in Polonia. In effetti, appare evidente un diffondersi sempre maggiore della mentalità relativistica: in tutti gli ambiti si sostiene che tutto è discutibile, tutto è accettabile, la verità cambia - di persona in persona, di cultura in cultura.

Anche nella psicologia, la corrente imperante tende a non essere direttiva con i pazienti, a non dare giudizi, a non esprimere opinioni, tutt'al più si possono far confrontare le idee esposte dal cliente con la loro opportunità o meno, cioè con la convenzienza delle loro conseguenze applicative. Ad esempio, se un paziente vuole divorziare, lo si fa riflettere soltanto se è quello ciò che veramente vuole e se - facendolo - starà meglio, senza mettere in dubbio la bontà della scelta. Così, in questo caso, l'unità familiare non viene considerata un valore in sè, ma solo una possibilità tra le altre. Ora, io credo che questo modo di agire sia pericoloso e ingiusto. Pericoloso perchè togliendo ogni valore assoluto si crea un mondo senza alcun riferimento, senza alcun limite, senza alcuna regola. Quindi un "non mondo". Ingiusto perchè si abituano le persone a pensare che il criterio base di verità siano le proprie idee del qui ed ora, mantenendole così in uno stato di costante infantilismo e impedendogli una ricerca personale.
Per quanto mi riguarda io credo che esistano dei valori universali. Uno di questi è la famiglia. E lo credo per una serie di validissime ragioni. Questo mio valore lo comunico esplicitamente ai miei pazienti, e lavoriamo a carte scoperte sul costruire, ricostruire o rifondare la propria famiglia. Anche nel malaugurato caso di una separazione, questa scelta viene vista come ultima di una serie di possibilità migliori e , comunque, affrontata salvaguardando il più possibile i rapporti, lasciando sempre una porta aperta a eventuali riprese di dialogo. I pazienti in genere apprezzano molto questa "scelta di campo", non si sentono condizionati dalle mie idee proprio perchè sono esplicite e chiare, e sono motivati a uscire dall'immaturità del proprio pensiero egocentrico. Non possiamo giocare a biglie con le verità che riguardano il cuore dell'essere umano e che ne possono segnare il destino.

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