Lo confesso, mi dispiace per Spelacchio, l'albero di Natale allestito a Roma in Piazza Venezia, mi dispiace per diversi motivi: perchè è un albero montano e io ho un debole per tutto ciò che appartiene o vive in montagna; perchè è in queste piccole (relativamente) cose che si evidenzia la trascuratezza, l'inettitudine e la sciatteria di chi lavora giusto per lo stipendio a fine mese senza curarsi della qualità di quel che fa; perchè è uno dei due simboli religiosi del Natale, insieme al Presepe. Infatti l'abete è un albero sempreverde e in quanto tale è stato scelto per rappresentare Cristo che è il Vivente. Invece Spelacchio è morto. E' proprio stecchito, ridotto come un gigantesco stuzzicadenti adatto ormai solo a pulire i denti degli orchi dopo il loro sanguinolento pasto.
Ma è pur vero che l'abete di Piazza Venezia doveva morire. Non c'erano motivi perchè dovesse vivere. Perchè mettere un segno di vita in una città dove ormai si adora la morte? In questi giorni i sommi sacerdoti dell'ideologia del cadavere, (i radicali, ovviamente) hanno lanciato le loro urla di trionfo per il completamento della loro missione: dopo aver portato allo sterminio dei centinaia di migliaia di bambini con l'aborto, dopo aver provocato la strage di un numero infinito di famiglie attraverso il divorzio, dopo aver storpiato l'anima di generazioni intere facendo passare l'idea della droga "leggera", dopo aver distrutto il concetto naturale di sesso, sono arrivati anche alla legge che permetterà di liberarsi di malati e anziani ormai cestinabili dalla la nostra società tecnologio/liberal/capitalista. Senza acqua, senza cibo, li faremo morire così, come un negretto qualsiasi dei patetici depliant raccogli-soldi dell'Unicef e degli altri enti internazionali, tanto pietosi da dare da mangiare gli africani e da togliere il cibo ai nostri nonni ammalati.
chi salme e Chi scende |
Spelacchio non doveva vivere, l'eutanasia ha necessariamente colpito anche lui. Aveva compiuto il suo dovere, aveva fatto guadagnare soldi a diverse persone, ora stava lì a rubare acqua dalla pioggia e luce dal sole senza offrire nulla in cambio, perciò doveva morire. Ora per favore toglietecelo dalle palle (di Natale). Sostituitelo con due belle riproduzioni della Bonino e di Pannella. Il Natale, festa della Natività, della Vita? Ma non diciamo fesserie! Forse a casa vostra, ma entrate al Parlamento e vedrete il trionfo dei feretri e dei beccamorti, delle lapidi e dei teschi parlanti, un halloween pieno di orride figure che brindano all'ennesimo omicidio. Cosa accidenti volete: un abete sempreverde? Ma fatevi ammazzare in silenzio e senza opporre resistenza, piuttosto. Continuate a girare per i centri commerciali, spendete e state tranquilli, quando avrete finito i soldi il becchino vi aspetterà fuori la porta.
Buon Natale.
Ps. A quelli che invece amano ancora la vita umana, la ritengono sacra in ogni sua forma e condizione, non vogliono commercializzarla e usarla un tanto al chilo, rispettano ogni uomo e donna come persona degna e unica, proprio a loro e alle loro calde e allegre famiglie un augurio sincero e affettuoso di Buon Natale.
«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)