Ad integrazione di quanto scrivevo tempo fa su Basaglia, quello che chiuso i manicomi perchè prima probabilmente aveva chiuso il cervello (link), riporto un breve ma prezioso scritto di Vittorio Messori, grande giornalista, scrittore ed intellettuale, sullo stesso soggetto:
Basaglia |
Un piccolo promemoria per chi non ha vissuto gli anni Settanta , forse i peggiori in quanto in essi si tentò – ovviamente con risultati disastrosi –di mettere in pratica le teorie del Sessantotto. Si ebbe modo, così, di avare conferma del detto del realista : chi vuol creare il paradiso in terra , come risultato sempre provoca l’inferno.Quegli anni furono anche quelli di Franco Basaglia , lo psichiatra il cui nome suona funesto per migliaia di famiglie italiane, ma che allora fu acclamato come il non plus ultra del progressismo sociale .Era certamente di buona volontà e in buona fede : al contatto , come psichiatra , con gli ospiti dei manicomi si rese conto ( del resto giustamente ) che le cose andavano cambiate, in quella sorta di lager. Ma, allora, chi non si ispirava al marxismo era marchiato come un fascista. Comunque , questo psichiatra comunista lo era davvero : tra l’altro, fu tra gli intellettuali che firmarono il malfamato appello pubblicato su L’espresso in cui si dava dell’assassino al commissario Calabresi . Un documento ripugnante che fu una condanna a morte per quel poliziotto, uomo di un cristianesimo vissuto con convinzione e coerenza di vita. Basaglia elaborò, così, un metodo tutto teorico basato sullo slogan : la società fa impazzire ma la società – quella ovviamente anticapitalista – può far guarire. Prigioniero dell’estremismo cui lo portarono gli applausi di intellettuali e politici , giunse a predicare che la pazzia non esiste : c’è sempre e soltanto gente che, trattata con comportamenti sociali adeguati , ritorna “ normale “ . Anzi , no :la normalità stessa , diceva, non esiste . Visto il clima politico del tempo , si arrivò nel 1978 all’abolizione dei manicomi con una legge che scaricava sulle famiglie il peso di figli, mariti, mogli , fatti uscire dalle case dove erano ricoverati e affidati ai parenti. Il manicomio, dicevano Basaglia e i suoi , è un ergastolo, dal quale tutti devono essere liberati: ma, in pratica, lo furono a spese degli sventurati consanguinei , visto che le sofisticate “ strutture d’appoggio “ previste non furono realizzate o realizzate con grandi ritardi e carenze di personale adeguato e consapevole.Il solito fallimento delle utopie , allorché si pretende di realizzarle . Se qui ne parliamo è perché , tra i miei ritagli , trovo un articolo di Basaglia proprio del 1978, l’anno dell’approvazione della sua legge . Mi sembra utile riportarne un brano per mostrare sino a che punto potesse giungere la perversione ideologica. Scriveva , dunque , lo psichiatra , “ democratico “ : << In Cina, la stragrande maggioranze dei cosiddetti “ matti “ è curata politicamente, con il pensiero di Mao . Glielo si legge o glielo si fa leggere . Una soluzione che può sembrare semplicistica a un occidentale ma alla quale va riconosciuto un grande vantaggio : quello di trattare i malati come tutti gli altri , dato che l’organizzazione cinese è un enorme sistema politico-pedagogico centrato sull’educazione del popolo >>.No comment, ovviamenteVittorio Messori "Vivaio" febbraio 2017
«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)