mercoledì 25 marzo 2015

Una condizione incondizionata

"La vera contentezza è una cosa attiva come l’agricoltura. È la capacità di tirar fuori da una situazione tutto quello che contiene. È difficile ed è rara." (G.K. Chesterton)
La condizione della donna è l'essere donna. Parlare a tavolino del problema della condizione femminile è alquanto ambiguo.  Perchè allora potremmo parlare della condizione dell'uomo, della condizione del panda, di quella dell'airone e di quella del topo-ragno. Ma la condizione di qualsiasi cosa consiste esattamente dell'essere quella cosa specifica, e non un'altra.
Quello che maliziosamente penso è che il "Problema della Condizione Femminile" (tutto al maiuscolo così i benpensanti sono soddisfatti) nasconda sotto sotto l'idea che la condizione di una qualsivoglia realtà sia soggetta a manipolazioni, a modificazioni genetiche, a opinioni e tentativi di cambiamento. L'idea cioè che l'uomo abbia diritto a cambiare la realtà a suo piacimento, a sottoporla a critiche e a proporne delle revisioni. Non credo sia possibile.
Ciò che esiste ha una sua realtà precisa, che comporta dei limiti, delle possibili espressioni ben precise, delle caratteristiche definite. Le condizioni delle cose o delle persone non si cambiano, si accettano. Siamo amministratori di ciò che esiste, ma non padroni.


«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

lunedì 23 marzo 2015

Voglio una vita così così

Dunque, riepiloghiamo: l'eclissi c'è stata, parziale  ma c'è stata. La primavera è arrivata, anche se fa ancora freschetto e piove. Qualche segnale di ripresa c'è, deboluccia ma c'è. Insomma, le cose vanno, non proprio bene, ma vanno. Sono quelli che pretendono l'ottimo che non sono mai contenti, che protestano e hanno facce brutte e ringhiose. Ma la realtà non concepisce l'ottimo, vive di cose così così, di una sana normalità. E' solo all'interno di una sana normalità che si sviluppa la salute, il benessere e la pace. Chi non ama la normalità, la sobrietà, la moderazione è destinato al fallimento, perciò si incattivisce e odia. L'amore nasce solo dall'accettazione della vita, quella che qualche volta va bene, ma non sempre, perchè così deve essere per non farci mai affezionare troppo a ciò che è passeggero.


«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

lunedì 9 marzo 2015

Mal'Educazione?

Mal'Educazione. Negli uffici, per strada, in ogni ambiente. Sembra che il minimo rispetto per l'altro sia scomparso e che regni una totale scorrettezza reciproca. In effetti si, è così, ma non si tratta di maleducazione, cioè cattiva educazione, troppo facile. Si tratta invece di una perdita del concetto stesso di "Persona". Sostituito da quello di "Funzione".  Chi mi sta davanti non è un essere umano, che gode della mia stessa dignità e dei miei stessi diritti. L'altro è la funzione che io voglio svolga per me. Per cui un impiegato è solo una macchina che deve soddisfare il mio bisogno di ottenere una pratica. Una ragazza è solo un corpo che svolge la funzione di darmi un orgasmo, un padre è solo un erogatore di soldi, ecc. E non importa se l'impiegato mi dice che in questo momento l'ufficio è chiuso, non importa se la ragazza non vuole far l'amore con me, non fa niente se mio padre mi chiede in cambio un risultato scolastico adeguato. Con una funzione non si scende a patti, si pretende che la macchina faccia quello che deve fare, lo faccia bene e lo faccia ora. Altrimenti gli dò un pugno e vediamo se fa i capricci.
Altro che maleducazione: il maleducato vede delle persone ma non sa trattarle con gentilezza e rispetto. Ma qui non si vede proprio la persona.
A livello sociale questa cancellazione del concetto di persona si è manifestato in modo violento con la legislazione sull'aborto e sul divorzio. 
Col divorzio io posso venir meno al patto coniugale quando nell'altro non vedo più una persona, ma qualcuno che mi deve dare gioia e appagamento. Nel momento in cui non li trovo, invece di lottare per riconquistare un maggiore amore di coppia preferisco rinnegare il mio impegno. Rinuncio ad un "funzionario" scomodo e ne prendo un altro più docile. Lo stesso con l'aborto: mio figlio non è più una persona, ma un grumo di cellule che deve soddisfare il mio bisogno di sentirmi padre o madre. Se il grumo in qualche modo non azzecca il tempo e o la forma giusta, lo posso eliminare. E così via. Ovviamente non ci si ferma qui. Quando cade la percezione dell'altro come persona si apre la porta all'inferno. Non solo divorzio e aborto, ma pedofilia, eutanasia, ideologia del gender, ecc. ecc.

E pensare che duemila anni fa, in un mondo pagano e altrettanto barbaro (però in qualche modo vergine), il cristianesimo inaugurò proprio il concetto di persona, con cui schiavi e liberi, donne e uomini, adulti e bambini, sani e malati erano comunque unificati come esseri umani, come oggetti di un amore infinito, come degni di rispetto. Oggi abbiamo rinnegato questa conquista che ha dato origine alla civiltà moderna e stiamo regredendo alle grotte e alle clave. Se un sasso mi infastidisce lo prendo a calci, e faccio lo stesso con chiunque intralci il mio cammino. Con la piccola differenza che un sasso è un sasso, una persona è mio fratello. Anche se me lo sono dimenticato.


«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)