giovedì 31 agosto 2006

Moglie e buoi...

...dei paesi tuoi? Ma quali sono i paesi miei, in questo mondo globalizzato, dove tutto sembra mischiarsi in un minestrone di voci, colori ed emozioni? Dove i confini stanno sempre più perdendo di significato e l'identità di appartenenza è solo ciò la moda ha decretato valido per questa stagione?
Io non sono un no-global, almeno no nel senso che questa parola comunemente ha, però...
A parer mio i confini servono, anzi, sono indispensabili. Dal punto di vista psicologico, il non avere più confini è segno di patologia. Lo schizofrenico non sa più dove finisce l'io e dove comincia il tu. O meglio, in lui coesistono l'io e il tu contemporaneamente. La famiglia malata e schizofrenica non ha confini tra i suoi componenti e la comunicazione tra loro può raggiungere livelli stellari di follia. Una società senza confini è una società senza limiti e barriere, in cui è giusto tutto e il contrario di tutto, in cui è accettabile ogni espressione (ma allora - si domanda un cervello che funziona - è accettabile anche il rifiuto che sia accettabile ogni espressione?), in cui manca un criterio per definire qualcosa ed impossibile (e talvolta illegale) addirittura emettere un giudizio di merito su qualcosa. Allora, cos'è il vero? Cos'è il bene? Cos'è il giusto? Solo ciò che passa in mente in un determinato momento? No, non ci siamo proprio. Al termine di questa strada, se la percorreremo fino in fondo, troveremo solo l'angoscia del nulla. Occorre ricominciare, in nome della salute mentale, della salute individuale e sociale, a rivedere molte cose. A rivalutare innanzitutto i confini. E il senso del confine nasce in famiglia, dove tutti sono chiamati al rispetto degli altri. Il senso del confine nasce da un bello sculaccione, che il padre deve dare, per segnalare fin dove il bambino si può spingere. Il senso del confine sta nella bellezza del: "No, non si fa!", detto per amore, per rinforzare l'io, per far crescere persone libere e non cavallette, che masticano tutto ciò che trovano e poi - dopo un bel ruttino - vanno a strafogarsi altrove.

martedì 8 agosto 2006

Vacanze

Le vacanze sono un periodo splendido. Ma per sfruttarle fino in fondo ecco alcuni suggerimenti:

1. Dormi tanto e bene. Il sonno è la migliore medicina e riprendere un buon ritmo del sonno è importantissimo per la salute fisica e mentale.
2. Prendi del tempo per stare con te (da quanto tempo non ti fermi a chiacchierare sinceramente con te stesso?) e con la tua famiglia. Approfitta delle ore libere in più per parlare con lei o con lui della vostra coppia, e per ascoltare i tuoi figli.
3. Riprendi un contatto ammirato e stupito con la natura.
4. Vai piano, spegni i motori della tua vita. Muoviti con lentezza e guardati intorno. Fai un respiro profondo e rilassati. Questa è vacanza, e la puoi fare dove ti pare.

Buone vacanze

mercoledì 2 agosto 2006

Indulto

Insomma, alla fine l'hanno approvato questo indulto. A beneficiarne migliaia di detenuti in tutta Italia. A chiedere l'applicazione di questa misura di clemenza è stato nel 2000 Giovanni Paolo II, in occasione dell'anno giubilare. In quell'occasione l'indulto poteva avere un significato profondo, legato allo spirito di perdono e misericordia rappresentato dal Giubileo. Ma all'epoca il governo ha rifiutato. Ora, a distanza di sei anni, qual'è il significato di un simile gesto? A mio modesto parere, nessuno. Dire che l'indulto serve a liberare il carcere dal sovraffollamento è demenziale. Allora si costruissero nuovi carceri. Dire che serve a dare una nuova possibilità ai detenuti è un'ipocrisia. Chi vive ai margini della società, non avrà nuove possibilità se non quella di ripetere reati e rientrare in prigione; chi invece è ben inserito e si può permettere avvocati introdotti avrebbe comunque ottenuto - anche senza indulto - tanti di quei benefici e misure alternative che le porte della cella si sarebbero aperte lo stesso molto rapidamente. Sicuramente c'è qualcuno che per cui l'indulto è stato utile, qualche carcerato che non ha un'attitudine al reato, che ha sbagliato una volta, ma per circostanze in qualche modo estranee alla sua volontà, che da libero ha le possibilità e la volontà di reinserirsi socialmente. Ma questi detenuti sono la minoranza, aveva un senso un indulto generalizzato per aiutare qualcuno, che poteva tra l'altro essere individuato e aiutato in altri modi?
L'indulto è un pannicello caldo che non risolve i problemi. Le scorciatoie, quando i problemi sono seri, non pagano.