sabato 21 ottobre 2017

L'uomo che guarda non osserva i suoi occhi

Nella storia della psicologia ci sono stati tanti autori e studiosi che hanno provato a descrivere l'essere umano utilizzando i risultati delle riceche scientifiche e delle oservazioni cliniche. Alcuni hanno sottolineato di più l'aspetto biologico/energetico, altri quello comportamentale. Alcuni hanno concentrato l'attenzione sulla vita mentale, altri su quella sociale. Certi hanno visto l'uomo come un insieme di funzioni "assemblate", altri come un unico dotato di progettualità. Tante visioni diverse, a volte complementari, a volte completamente inconciliabili. 
Ancora oggi non c'è univocità di vedute e di opinioni. L'essere umano è così complesso e articolato da sfuggire ad ogni classificazione, Perchè l'uomo trascende l'uomo, cioè lo supera pur rimanendo perfettamente se stesso. Una persona vive se stessa, ma nello stesso tempo si osserva vivere ed esprime giudizi su di sè. Come se in noi ci fosse un qualcosa che va oltre: appartiene a noi e contemporaneamente è qualcosa di superiore a noi.
Ecco perchè probabilmente la psicologia non riuscirà mai ad arrivare ad un accordo definitivo sull'essere umano, almeno fino a quando non troverà un'antropologia comune, cioè fino a quando non adotterà una visione dell'uomo a monte della ricerca scientifica. 
A mio parere non esiste una psicologia scientifica in senso stretto e tanto meno oggettiva e indipendente. Ma può esistere una psicologia che dia conto della complessità dell'uomo, a partire da una cornice di riferimento che inquadri i dati della ricerca e li organizzi in tutto dotato di significato.



«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

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