domenica 25 dicembre 2016

il Pensiero Collettivo vende parole inutili

Come abbiamo già scoperto in molte altre occasioni, la nostra società ciclicamente si innamora di qualche parola che sembra molto significativa, così tutti iniziano ad usarla in ogni contesto, in modo indiscriminato, a-critico, e ce la ritroviamo oiantata dappertutto come bandiera di rassicurazione: "Tranquilli, qui sei in territorio amico, qui ci capiamo, siamo tutti d'accordo, conformati anche tu e otterrai approvazione senza dover sforzarti troppo".
Ma  a noi qualche sforzo non dispiace, anche perchè se ci riflettiamo un momento, ci rendiamo conto che queste parole sono spesso usate in maniera molto equivoca, sotto l'apparenza di  salvagenti sociali si rivelano poi piombi pesantissimi che fanno annegare il cervello in due centimetri di acqua fangosa.  
Potremmo farne un lungo elenco: ascoltosinergia, opportunità...  
Oggi la parola che tira molto è inclusione
Inclusione è un'espressione immancabile in ogni Pof (piano dell'offerta formativa) scolastico, in ogni progetto per chiedere fondi regionali, inclusione si usa nei convegni della sanità, della giustizia, della politica estera, delle innovazioni tecnologiche. Campanello d'allarme: quando una parola la usano troppe persone in troppi posti vuol dire che è una parola rinforzo del politicamente corretto, ovvero quella parola si presta ad equivoci o significa altro da quello che sembra, non è frutto di riflessione critica, non è una parola utile, alimenta la pigrizia mentale e il conformismo. 
Cosa si intende per inclusione? Si intende la possibilità di integrare all'interno di una realtà sociale  (un gruppo, la società intera, una certa comunità, una classe) persone che invece erano, per vari motivi, escluse. 
Detta così, l'inclusione sembra una cosa buona. Sembra. A guardar meglio invece, senza una doverosa serie di precisazioni, questo termine si rivela un'espressione paradossale e grottesca. Quando viene usata si  sottintende, infatti,  che ci sia una struttura sociale coesa dalla quale vengono escluse persone che quindi subiscono i danni legati alla presunta emarginazione. A me pare che le cose siano ben diverse.
Da anni e anni il potere ha intrapreso una battaglia per valorizzare l'individualismo più sfrenato, cioè il culto del soggetto le cui pretese hanno ogni precedenza e diritto ad ogni accoglienza. Si è promossa l'idolatria dell'io, la devastazione di ogni comunità cominciando dalla famiglia, vista come limite alla libertà individuale. Si è corrosa in questo modo la struttura portante della società. Oggi vediamo come risultato di questo lavoro un occidente dove ci sono sempre più vecchi, dove le poche famiglie non fanno figli, dove i maschi hanno visto decadere il loro livello di salute riproduttiva e ci sono sempre più donne sterili (chiedere agli specialisti), dove all'interno delle famiglie e di ogni altro gruppo il livello di conflittualità è sempre maggiore. Insomma, il sistema di relazioni collaborative e solidali è stato demolito dal culto dell'egoismo, promosso a virtù invece di malattia mortale. E ora, gli stessi  che - magari inconsapevolmente - con una mano  hanno portato acqua al mulino dei disgregatori della società, con l'altra spingono a fare progetti per l'inclusione, evidenziano quindi che c'è bisogno di una società per accogliere gli esclusi. E' il colmo: creano gli esclusi distruggendo la comunità poi fanno progetti per l'inclusione evidenziando quindi la necessità di una comunità accogliente! Se non è schizofrenia questa non so più cos'è la malattia mentale.
Questa mania dell'inclusione, è figlia ideologica della visione mondialista e globalizzatrice, quella che detesta barriere, confini e separazioni. Ma, come abbiamo considerato tante volte, senza limiti non ci sono nemmeno le diverse cose esistenti, ridotte ad una marmellata informe e indifferenziata. Senza confini ci sono invasioni di campo e miscugli informi, senza regole che creano ordine e separazione c'è il regno del caos. Senza confini netti non ci sono comunità, e senza comunità è ridicolo e imbarazzante parlare di inclusione.

Certe volte preferisco non essere incluso
Quando vedo scritto in ogni progetto, in ogni locadina di convegni, in ogni proposta "Innovativa" la parola inclusione penso a tutte queste cose e penso che per includere efficacemente bisogna prima escludere con intelligenza. Prima di preoccuparci di chi è fuori occore rinforzare la struttura che contiene il "dentro". Io preferisco lavorare per rinforzare le famiglie esistenti, perchè solo famiglie sane e forti formano comunità sane, e solo comunità sane sono solidali e prevengono l'emarginazione.  Cercare di includere gli emarginati in società sbrindellate, egoiste e litigiose sarebbe la stessa cosa di salvare un cane dal randagismo per chiuderlo dentro un canile-lager. Meglio non farsi includere dal Pensiero Collettivo.

 «In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)










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