martedì 15 luglio 2014

Connessioni condivise

  Basta guardarsi intorno e c'è tutto un mondo di cellulari e tablet perennemente connessi a internet, perennemente intasati da notifiche dei social network, perennemente occupati da messaggi e scambi. 
Come è facile dimostrare, più cresce la connessione pura - cioè quella in qualche modo "autistica", più aumenta la solitudine. Perchè la connessione è legata alla quantità (di persone della propria rete, di messaggi scambiati, ecc.), mentre la relazione è legata alla qualità. Se il tempo della connessione aumenta, diminuisce il tempo da dedicare a coltivare rapporti con le persone vere. Noto con un certo divertimento che.soprattutto i ragazzi raggiungono in questo campo dei livelli  surreali. Quando conoscono qualche coetaneo la prima cosa che fanno è inserirlo tra i loro contatti su Whatsapp e Facebook. Cosi uno viene riconosciuto amico vero quando viene iscritto nel mondo degli amici virtuali. Però sono sempre i ragazzi che ci suggeriscono un modo di vivere la connessione digitale senza spersonalizzarsi: condividere la cpnnessione, cioè utilizzare i cellulari e o computer insieme, in gruppo. 
Cattiva connessione
Ottima connessione
Giocare oppure navigare o scambiarsi foto e musica stando fianco a fianco. Perchè il vero problema delle nuove tecnologie è l'uso solitario e individualista. L'era digitale va affrontata all'interno di relazioni valide e non deve sostituirsi ai rapporti con persone in carne ed ossa. Per dirla in un modo un po' complicato: la connessione autistica, che costruisce solitudini condivise, deve essere sostituita da una connesssione socialmente condivisa che aumenti le relazioni autentiche.


«In questo tempo di inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell)

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