mercoledì 18 maggio 2011

Scandalo a Genova

Un prete che se la fa con ragazzi di sedici anni, che tira la cocaina e che bestemmia.
Posto che la storia sia vera (e probabilmente lo è, a giudicare dalle reazioni della gente del posto e dalle scarse voci a difesa), e posto che la cosa sia arrivata alle orecchie della curia (e probabilmente è arrivata, considerato che la questione sembra essere piuttosto datata e che nella chiesa le voci girano), le domande legittime sono:
1. Dove stava il responsabile che doveva osservare, valutare, riflettere e decidere quando il futuro Don Riccardo è stato ammesso in seminario, quando è andato avanti nella preparaziome, quando ha preso i primi voti, quando è stato ordinato sacerdote, quando gli è stato dato un incarico in Parroccchia?
2. Dove stava il vescovo quando all'orecchio gli è arrivata qualche vocina sul conto di Don Riccardo?
3. Perchè certi uomini di chiesa continuano con la vecchia abitudine di mettere in silenzio questi casi con la scusa di non turbare le anime, quando invece le anime sono doppiamente scandalizzate da questi episodi e dal silenzio dei pastori? Soprattutto quando un Papa come Benedetto XVI inumerevoli volte ha alzato la voce contro il marciume dentro la Chiesa chiedendo che i responsabili siano denunciati e paghino?

Inutile nasconderlo. Ci sono vescovi, cardinali e preti che si ribellano e si oppongono con il loro comortamento a ciò che il Papa e il Magistero stabiliscomo. Avviene nella vita quotidiana della Chiesa attraverso la creatività liturgica, attraverso la creatività dell'insegnamento, attraverso la creatività della morale. Avviene quando chi ha responsabilità si gira dall'altra parte e tollera situazioni gravissime.
La Chiesa, da sempre guardata come modello di buona organizzazione  e buon funzionamento, ora - per colpa di alcuni che sono venuti meno al loro dovere e di altri che non hanno vigilato - è diventata un modello di disubbidienza, carrierismo, vigliaccheria, disordine e immoralità. E chi la paga sono i tanti che in silenzio, tra nille incomprensioni, lontano dai riflettori, fanno il loro dovere e lavorano per il bene di tutti.

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