giovedì 17 marzo 2011

Un piccolo Bignami tricolore

Oggi si festeggiano i 150 anni dell'unità d'Italia. Mi sono reso conto che è passato diverso tempo da quando ho studiato queste cose, così mi sono divertito a recuperare un brevissimo Bignami che riassumesse i punti essenziali di questo processo. La nascita del nostro paese non è stata esattamente quella cosa che la propaganda partigiana e garibaldina vorrebbe far passare. In realtà è stato un'azione non popolare, ma pilotata da piccole elites, spesso con fini anticlericali e con interessi extra nazionali, ma la storia ha bisogno di molto tempo prima che venga riscritta ocn più aderenza alla verità. Per ora accontentiamoci e, tutto sommato, viva l'Italia, civiltà che ha insegnato al mondo tutto ciò che c'è di bello, grande e nobile.
  
L'Italia pre-unitaria

Nel milleottocento l'Italia era divisa in tanti piccoli stati: il Regno Lombardo-Veneto, il Regno di Sardegna, lo Stato della Chiesa e il Regno delle Due Sicilie, i Ducati di Modena, Massa e Carrara, di Lucca e di Parma, il Granducato di Toscana. Già esisteva l'idea di Italia, idea basata sulla stessa lingua, cultura e religione, ma organizzata in stati più piccoli e diversificati.
Tutti questi stati, fatta eccezione per il Regno di Sardegna che era governato dal Re Vittorio Emanuele I, erano sottomessi all'Austria.

Il risorgimento e le società segrete

In questo clima iniziò il Risorgimento, cioè il periodo in cui alcuni intellettuali e affiliati a determinatte apppartenenze diedero vita alle iniziative per la sua riunificazione. Queste attività furono per lo più orientate da idee circolanti all'interno di società segrete, le quali agivano in collaborazione anche con potenze internazionali, e presero a coordinare e guidare l'azione dei patrioti. Le principali società segrete furono la Carboneria e la Massoneria. Svolgevano le loro attività nell'ombra per evitare che gli austriaci ostacolassero i loro progetti. Tra i patrioti che s'impegnarono nel periodo risorgimentale si ricordano in particolare Silvio Pellico, lo scrittore di "Le mie prigioni", il racconto del periodo in cui fu prigioniero degli austriaci e Giuseppe Mazzini che fondò la Giovine Italia mentre era in esilio in Spagna, che auspicava un Italia indipendente e repubblicana; Giuseppe Garbaldi, rivoluzionario internazionale resosi famoso per la spedizione dei mille.


I moti rivoluzionari e le tre guerre d'indipendenza

L'unificazione non fu un processo pacifico, ma la conseguenza dei moti rivoluzionari, cioè le battaglie contro chi era visto come oppressore. Ma i moti non bastarono, anche perché non sempre ci fu la piena collaborazione dei cittadini dei diversi stati italiani e furono necessarie tre guerre d'Indipendenza per giungere all'Unità d'Italia.
La prima guerra d'indipendenza scoppiò nel 1848, il re di Sardegna, Carlo Alberto, su richiesta dei patrioti Lombardi dichiarò guerra all'Austria, inizialmente vittorioso fu poi sconfitto e dovette lasciare il regno al figlio Vittorio Emanuele II.
La seconda guerra d'Indipendenza scoppiò nel 1859 ed ebbe come conseguenza l'intervento su Lombardia e Sicilia. L'occupazione della Sicilia avvenne con l'azione di Giuseppe Garibaldi che aveva radunato un piccolo esercito sotto la protezione inglese. L'azione è ricordata come la "Spedizione dei mille". Nel 1861 venne dichiarato il regno d'Italia con capitale Torino.
Ma il progetto non era ancora completo: mancavano il Veneto e il Lazio. Con la terza guerra d'Indipendenza fu annesso il Veneto. Nel 1871 i bersaglieri giunsero a Roma e occuparono la città. Con lo spostamento della capitale a Roma fu così completato il processo di Unità.

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