giovedì 5 novembre 2009

Morti in carcere, facciamo chiarezza


In questi giorni si sta parlando molto di carcere, soprattutto per due morti che ci sono state. La prima, quella di Stefano Cucchi, arrestato per droga e poi morto dopo un trasferimento dal carcere di regina Coeli all'Ospedale Pertini, con segni probabili (ma lo accerterà l'autopsia) di percosse. La seconda, della terrorista delle Brigate Rosse Diana Blefari, suicidatasi a Rebibbia.

La prima cosa da notare è stata la reazione variegata a questi due casi. Rapida Rassegna:
* L'opposizione ha usato queste vicende per dare addosso al Governo, denunciando il malfunzionamento delle carceri e della giustizia.
* Il Governo ha usato la morte della Blefari per dire che l'opposizione solleva il problema dei detenuti solo quando sono di sinistra, tra l'altro anche terroristi che hanno fatto vittime.
* L'estrema sinistra ha utilizzato la morte di Cucchi per sottolineare quanto sono cattivi i poliziotti e i carabinieri che pestano a morte le persone.
* I vari garanti e anime belle hanno sottolineato quanti suicidi ci sono in carcere e quanto deve essere infelice al vita in prigione.
* Ecc. ecc.

La seconda cosa da notare è che - nonostante i commenti di cui sopra - non si sa ancora come sia morto Cucchi. Non è escluso che possa essere stato malmenato da altri detenuti, in carcere o nei sotterranei del Tribunale finita l'udienza, dove non ci sono telecamenre.

La terza cosa da notare è che, certo, la percentuale di suicidi in carcere è più alta di quella all'esterno, ma non ci vuole un genio per capire che la popolazione carceraria non è statisticamente rappresentantiva di quella esterna. La maggioranza è composta da tossicodipendenti, con tutta la fragilità che questa condizione comporta. Molti di loro hanno una carica di aggressività tale che all'interno del carcere viene compressa a talvota trova sfogo anche contro di sè. Ci sono numerosi malati di mente. Ci sono persone che avevano giurato a loro stessi di rientrare più in carcere e invece sono di nuovo dentro... E' terribilmente ovvio che i suicidi in carcere siano di più, e non sempre si possono evitare.

La quarta cosa da notare è che quando, con la riforma dell'Ordinamento Penitenziario del 1975, si è inventato il Servizio Psicologico "Nuovi Giunti", teso a fare una diagnosi iniziale del detenuto e a valutarne il rischio di etero e auto lesionismo, il numero dei suicidi è drasticamente sceso. Oggi i colleghi che fanno parte di questo servizio, come pure quelli del Servizio Osservazione e Trattamento, hanno un monte ore ridicolo che ne inficia quasi completamente l'efficacia di intervento.


La quinta cosa da notare è che: a. Il carcere è brutto, ma è brutto anche ciò che le persone fanno prima di entrarci. Questo non giustifica la violenza, perchè il rispetto è dovuto anche alle persone detenute, ma non bisogna arrivare al rovesciamento dei valori. b. Il carcere non è sempre rieducativo, ma possiamo affermare con certezza scientifica che tutte le persone siano sempre rieducabili? c. Il carcere non è una risposta valida alla criminalità. D'accordo, ma nel frattempo che scopriamo una risposta valida che ne facciamo di quelli che commettono reati? d. I detenuti meritano comprensione e umanità. Quando i carcerati erano solo carne da buttare in segrete puzzolenti, andarli a trovare era già considerata un'opera di misericordia per i cristiani. Oggi, nel nostro Stato Laico, la pietà deve essere prescritta per legge?

La sesta cosa da notare è che la popolazione carceraria è in aumento. Ma la popolazione carceraria è composta in maggior parte da stranieri. Forse la questione andrebbe risolta con una politica dell'immigrazione più efficace e responsabile.

Dopodichè, che i responsabili paghino, ma non facciamo demagogia, non ricordiamoci dei detenuti solo quando un loro cadavere si presta ai nostri giochi.

Intanto, in questo post trovate delle riflessioni sul tema. Poi, entro qualche giorno uscirà un nuovo numero del Giornale degli Psicologi del Lazio in cui, insieme con altri colleghi esperti dell'argomento, si tratterà in modo approfondito della questione carcere per quanto riguarda la materia psicologica. Il mio contributo lo inserirò nella sezione articoli all'interno del sito.

silvio rossi psicologia psicoterapia  roma montesacro www.psykenet.it

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