sabato 3 novembre 2007

Il paese delle emergenze

"Emergenza" deriva dal verbo "emergere". Emergere improvvisamente dall'oscurità per segnalarsi come problema urgente da risolvere e affrontare. Ma quando il problema era stato già segnalato da anni e anni, era previsto e prevedibile, era semplicemente individuabile con l'uso del buon senso, e non è stato affrontato in tempo, allora il problema non è un'emergenza, ma il frutto di trascuratezza, di mancanza di organizzazione, di assenza di una riflessione fatta per tempo. Ora, se noi italiani viviamo in un paese delle emergenze, nel quale - ad esempio - il buon politico di turno si sveglia e si accorge che gli immigrati irregolari possono essere pericolosi (quando tutti i cittadini che si muovono in città senza scorta se n'erano accorti da tempo), vuol dire che qualcosa di estremamente serio ci sta minacciando. Vuol dire che al timone di comando del nostro paese c'è e c'è stata gente incapace di riflettere e di pensare, incapace di un minimo di previsione e lungimiranza, pronta a riempirsi la bocca di chiacchiere da Vespa e Santoro, ma inadeguata a comprendere il tempo nel quale viviamo e ad anticiparne tendenze e mutamenti. Insomma una casta (per usare un termine di moda) di sprovveduti.
Essere capaci di prevedere, e quindi di provvedere, è un'abilità importante, fondamentale nell'essere umano. E' necessaria per la stessa sopravvivenza della specie. Vuol dire saper guardarsi intorno, cogliere gli elementi significativi, individuare le forze che si muovono e in quale direzione vanno, anticipare le criticità e le minacce possibili, insomma: non lasciarsi sorprendere. E' l'abilità necessaria non solo per il politico e lo stratega, ma per ognuno di noi che vuole vivere la vita e non lasciarsi vivere. Ma per acquisire questa abilità ci vuole tempo, studio e riflessione. Ci vuole il contatto con uomini saggi ed esperti, ci vuole umiltà e il saper prendere delle decisioni a volte difficili. Se ci pensiamo bene, molti degli eventi tragici che ora turbano la vita delle nazioni, delle famiglie e dei singoli si potevano anticipare e quindi in qualche modo limitare - se non del tutto scongiurare. Ma non è stato fatto, e ora ci arrabbiamo con tutti meno che con noi stessi. Siamo ancora in tempo per riprendere in mano la nostra vita e poter provvedere diversamente per il futuro.

1 commento:

Angela ha detto...

Per prima cosa volevo farti i complimenti per la tua presentazione, siamo rimasti in pochi a pensarla così (è l'esatta descrizione di me stessa)
Tu dici:
Siamo ancora in tempo per riprendere in mano la nostra vita e poter provvedere diversamente per il futuro.
Ma cosa possiamo fare, noi piccoli esserini che facciamo solo numero su questa terra??? prendiamo la questione rumeni o comunque immigrati di ogni genere... il vero problema (per quanto sia cattolica) è che questa gente non dovrebbe proprio entrare senza avere un contratto regolare, è inutile far entrare migliaia di persone a bivaccare ed a sopravvivere sulle nostre spalle, il grande popolo italiano famoso per la sua generosità!!!! Adesso basta!!!! anche noi siamo andati all'estero, ma senza un contratto ci buttavano fuori dal paese!!!!
questi politici , destra o sinistra che sia, ci hanno proprio rotto! pensano solo ai loro interessi! dovremmo fare un referendum popolare come hanno fatto in isvizzera forse solo così possiamo risolvere alcune questioni, perchè se aspettiamo alle leggi che arrivano dall'alto.....