mercoledì 2 agosto 2006

Indulto

Insomma, alla fine l'hanno approvato questo indulto. A beneficiarne migliaia di detenuti in tutta Italia. A chiedere l'applicazione di questa misura di clemenza è stato nel 2000 Giovanni Paolo II, in occasione dell'anno giubilare. In quell'occasione l'indulto poteva avere un significato profondo, legato allo spirito di perdono e misericordia rappresentato dal Giubileo. Ma all'epoca il governo ha rifiutato. Ora, a distanza di sei anni, qual'è il significato di un simile gesto? A mio modesto parere, nessuno. Dire che l'indulto serve a liberare il carcere dal sovraffollamento è demenziale. Allora si costruissero nuovi carceri. Dire che serve a dare una nuova possibilità ai detenuti è un'ipocrisia. Chi vive ai margini della società, non avrà nuove possibilità se non quella di ripetere reati e rientrare in prigione; chi invece è ben inserito e si può permettere avvocati introdotti avrebbe comunque ottenuto - anche senza indulto - tanti di quei benefici e misure alternative che le porte della cella si sarebbero aperte lo stesso molto rapidamente. Sicuramente c'è qualcuno che per cui l'indulto è stato utile, qualche carcerato che non ha un'attitudine al reato, che ha sbagliato una volta, ma per circostanze in qualche modo estranee alla sua volontà, che da libero ha le possibilità e la volontà di reinserirsi socialmente. Ma questi detenuti sono la minoranza, aveva un senso un indulto generalizzato per aiutare qualcuno, che poteva tra l'altro essere individuato e aiutato in altri modi?
L'indulto è un pannicello caldo che non risolve i problemi. Le scorciatoie, quando i problemi sono seri, non pagano.

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